Una Donna sola al potere
di
umile schiavo
genere
dominazione
Questo racconto è liberamente ispirato alle vicende politiche di questi giorni ma è puro frutto della mia fantasia e non c'è relazione alcuna con persone o fatti reali. Per quasto anche i nomi sono di fantasia.
- Giuro di essere fedele alla... alla Repubblica... -
Che emozione sentire Valentina che pronuncia quelle parole!
Sono immobilizzato, fremente.
È il coronamento di una vita di sacrifici.
Fin da quel nostro primo incontro tanti anni fa: da allora l'unico senso della mia vita è stato servirla.
Da quel tranquillo pomeriggio di dicembre in cui mi aggredì e mise a terra, ai suoi piedi.
Camminavo pensando a nulla se non tornare a casa per cena, neanche mi ero accorto di lei.
Era già buio, l'illuminazione pubblica scarsa e Valentina si sentiva seguita, minacciata da quel grosso ragazzotto che percorreva dietro di lei le stesse strade.
Fece quello che nessuna ragazzina normale avrebbe fatto.
Girato un angolo mi arrestai scompostamente perché me la trovai di fronte, ferma, che mi puntava addossi io suoi occhi chiari dal basso verso l'alto.
Crollai a terra.
Sentii un dolore acuto ai testicoli che si irradiava a tutto il ventre: mi aveva sferrato una micidiale ginocchiata.
- Perché mi segui? -
Mi contorcevo a terra incapace di capire quello che disse.
- PERCHÉ MI SEGUI ? -
Ripetè con tono perentorio a voce alta.
- Scusa... no... scusa... non ti seguivo... -
Balbettai qualcosa di poco comprensibile, ancora dolorante a terra.
Si avvicinò, era sopra di me.
- Come non mi seguivi? È da dieci minuti che mi cammini dietro! -
E battè un piede a terra facendo rimbombare il frastuono nella mia testa.
In quell'istante cambiò tutto.
Non so perché, forse quella situazione permise alla mia natura di manifestarsi, manifestarsi anche a me.
Allungai il collo e baciai quella scarpa.
- Scusa... non l'ho fatto apposta... scusa... tornavo solo a casa... abito qui in via Xxxx...-
E dicendo continuavo a sottomettermi baciando le sue estremità.
Rimase ferma, impassibile.
- Ti prego... scusa... permettimi di rimediare ... -
- Come vorresti rimediare? -
- Non lo so... scusa... come vuoi tu ... -
Da quel giorno fui al suo servizio.
Dovevo aiutarla a scuola.
Non banalmente farle i compiti: dovevo insegnarle, spiegarle, prepararla perché potesse apprendere molto di più di quanto sapevano anche i migliori dei suoi coetanei.
Dovevo anche impegnarmi per studiare e capire tutto ciò che qualche anno dopo avrei dovuto trasmetterle.
Indirizzò tutte le mie scelte, abbandonai qualunque attività e qualunque frequentazione che non fosse utile a lei.
Mi dedicai a lei con tutte le mie forze senza ricevere mai nulla in cambio se non disprezzo.
Quando finì le scuole ed intraprese la carriera politica fui adibito a studiare tutte le situazioni, analizzarle, informarla, preparare note scritte, articoli, interventi ma non mancava di utilizzarmi anche come fattorino o sguattero o per qualunque mansione noiosa, faticosa o degradante. Accettai qualche lavoretto che mi pervetteva di guadagnare pochi soldi per le mie modeste esigenze e per le sue.
Quando iniziò a guadagnare pretese che mi trasferissi in un sottoscala nel palazzo dove viveva, pochi ambienti stretti, spartani e disadroni ma «per me erano anche troppo».
Alternavo l'analisi della situazione politica alla preparazione della sua attività alle pulizie di casa sua ed a qualunque attività le fosse utile in qualche modo.
Spesso faceva domande per capire bene ma poi faceva esattamente quello che proponevo io ma non mi ha mai ringraziato né gratificato se non utilizzandomi sprezzantemente come leccapiedi.
Di me si sapeva che ero un poveretto che Valentina sopportava con benevolenza, non mi era mai permesso di partecipare a riunioni o manifestazioni ma spesso ascoltavo in diretta arraverso il suo cellulare o le registrazioni.
Anche ora stò pulendo in ginocchio i pavimenti di casa sua mentre ascolto alla TV le sue parole. Lacrime di commozione mi solcano il viso.
Quanto sono fortunato ... quanto ti amo Valentina!
- ... di osservare lealmente la Costituzione e le Leggi, e di esercitare il mio mandato e le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione. -
- Giuro di essere fedele alla... alla Repubblica... -
Che emozione sentire Valentina che pronuncia quelle parole!
Sono immobilizzato, fremente.
È il coronamento di una vita di sacrifici.
Fin da quel nostro primo incontro tanti anni fa: da allora l'unico senso della mia vita è stato servirla.
Da quel tranquillo pomeriggio di dicembre in cui mi aggredì e mise a terra, ai suoi piedi.
Camminavo pensando a nulla se non tornare a casa per cena, neanche mi ero accorto di lei.
Era già buio, l'illuminazione pubblica scarsa e Valentina si sentiva seguita, minacciata da quel grosso ragazzotto che percorreva dietro di lei le stesse strade.
Fece quello che nessuna ragazzina normale avrebbe fatto.
Girato un angolo mi arrestai scompostamente perché me la trovai di fronte, ferma, che mi puntava addossi io suoi occhi chiari dal basso verso l'alto.
Crollai a terra.
Sentii un dolore acuto ai testicoli che si irradiava a tutto il ventre: mi aveva sferrato una micidiale ginocchiata.
- Perché mi segui? -
Mi contorcevo a terra incapace di capire quello che disse.
- PERCHÉ MI SEGUI ? -
Ripetè con tono perentorio a voce alta.
- Scusa... no... scusa... non ti seguivo... -
Balbettai qualcosa di poco comprensibile, ancora dolorante a terra.
Si avvicinò, era sopra di me.
- Come non mi seguivi? È da dieci minuti che mi cammini dietro! -
E battè un piede a terra facendo rimbombare il frastuono nella mia testa.
In quell'istante cambiò tutto.
Non so perché, forse quella situazione permise alla mia natura di manifestarsi, manifestarsi anche a me.
Allungai il collo e baciai quella scarpa.
- Scusa... non l'ho fatto apposta... scusa... tornavo solo a casa... abito qui in via Xxxx...-
E dicendo continuavo a sottomettermi baciando le sue estremità.
Rimase ferma, impassibile.
- Ti prego... scusa... permettimi di rimediare ... -
- Come vorresti rimediare? -
- Non lo so... scusa... come vuoi tu ... -
Da quel giorno fui al suo servizio.
Dovevo aiutarla a scuola.
Non banalmente farle i compiti: dovevo insegnarle, spiegarle, prepararla perché potesse apprendere molto di più di quanto sapevano anche i migliori dei suoi coetanei.
Dovevo anche impegnarmi per studiare e capire tutto ciò che qualche anno dopo avrei dovuto trasmetterle.
Indirizzò tutte le mie scelte, abbandonai qualunque attività e qualunque frequentazione che non fosse utile a lei.
Mi dedicai a lei con tutte le mie forze senza ricevere mai nulla in cambio se non disprezzo.
Quando finì le scuole ed intraprese la carriera politica fui adibito a studiare tutte le situazioni, analizzarle, informarla, preparare note scritte, articoli, interventi ma non mancava di utilizzarmi anche come fattorino o sguattero o per qualunque mansione noiosa, faticosa o degradante. Accettai qualche lavoretto che mi pervetteva di guadagnare pochi soldi per le mie modeste esigenze e per le sue.
Quando iniziò a guadagnare pretese che mi trasferissi in un sottoscala nel palazzo dove viveva, pochi ambienti stretti, spartani e disadroni ma «per me erano anche troppo».
Alternavo l'analisi della situazione politica alla preparazione della sua attività alle pulizie di casa sua ed a qualunque attività le fosse utile in qualche modo.
Spesso faceva domande per capire bene ma poi faceva esattamente quello che proponevo io ma non mi ha mai ringraziato né gratificato se non utilizzandomi sprezzantemente come leccapiedi.
Di me si sapeva che ero un poveretto che Valentina sopportava con benevolenza, non mi era mai permesso di partecipare a riunioni o manifestazioni ma spesso ascoltavo in diretta arraverso il suo cellulare o le registrazioni.
Anche ora stò pulendo in ginocchio i pavimenti di casa sua mentre ascolto alla TV le sue parole. Lacrime di commozione mi solcano il viso.
Quanto sono fortunato ... quanto ti amo Valentina!
- ... di osservare lealmente la Costituzione e le Leggi, e di esercitare il mio mandato e le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione. -
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