Nascosti dal diluvio

Scritto da , il 2022-10-04, genere tradimenti

Aveva iniziato a piovere da qualche minuto, Ilaria correva su viale Trastevere in direzione della fermata del tram, cercando di coprirsi come poteva con la borsa sulla testa; il rumore assordante dei clacson era consuetudine su quella via, ma dovette voltarsi sentendone uno che intervallava con particolare insistenza e si trovò una macchina rossa alle sue spalle, con la testa di Mattia che sporgeva dal finestrino.

Non se lo fece ripetere e corse a ripararsi, chiudendo lo sportello alle sue spalle e scrollandosi l’acqua dai capelli già bagnati.

Non si vedevano da mesi, da quando avevano litigato a inizio estate e lei lo aveva preso a male parole, dopo la loro tormentata storia segreta.
Ilenia era una delle migliori amiche della ragazza di Mattia e tra i due, nel periodo tra lo scorso inverno e primavera, c’era stata una storia tanto breve quanto intensa, iniziata con un litigio sfociato in un bacio, proseguita con un chiarimento, preludio di una fuga alla casa al mare di lei, trasformatasi in una passionale scopata sul tavolo del salone.
Per quanto la crisi di coppia che lei stava vivendo col suo ragazzo storico stesse contribuendo in maniera decisiva a quel rapporto, la situazione divenne insostenibile e Ilenia decise di troncare con Matteo, includendo anche l’obbligo di non vedersi in alcun modo.
L’estate passò nell’ ostentazione di un’ambigua normalità e i due non si videro più, anche se Valeria, ragazza di Mattia, lamentò più volte degli atteggiamenti strani da parte dell’amica; fino a che, una sera a cena, raccontó al suo ragazzo della confessione che Ilaria le aveva fatto la sera prima: Aveva iniziato a vedersi di nascosto con un collega, con Mattia che dovette nascondere la furia cocente che lo invase dentro all’apprendimento di quella notizia.
Il vaso della sua resistenza si ruppe a ridosso del compleanno della sua ragazza, con lei che aveva organizzato una festa con tutti e venne snobbata dalla sua amica per la festa dell’ex di Valeria, con il quale erano rimasti amici, cosa che fece stare la ragazza molto male; a quel punto Mattia decise che era opportuno un confronto con Ilaria, giusto per capire il perché di molti suoi atteggiamenti e questo ci riporta all’incontrò sotto la pioggia.



La ragazza non riuscì a nascondere la botta per quella frase, trasalì e lui continuò.

Improvvisamente prese a ridere, di gusto, troppo di gusto, in maniera accentuata e finta.

Il traffico scorreva a rilento intorno a noi, aveva anche smesso di piovere.



Ilenia sbuffó: >
>
Distolse lo sguardo e prese a guardare un punto indefinito del finestrino bagnato e appannato.

Arrivati su via Magna Grecia, all’incrocio con via Appia, proseguii dritto verso piazza Lodi e, una volta li, ancora più giù, direzione largo Preneste.



Ilenia scrolló le spalle, mentre io imboccavo via Casilina, superando il tipico ingorgo del Pigneto.

Aveva assunto un espressione interrogativa, al limite del basito.

C’era una strana tensione crescente, un senso di libertà di parola maggiore.

Casa di lei era sempre più vicina e il clima non dava idea di miglioramento.

La domanda gli uscì spontaneamente, senza averla pensata prima, quell’impulsività era legata alla gelosia che provava all’idea di lei con un altro; si ero innamorato di lei, gli mancava, sentiva il bisogno di vivere ancora il sesso travolgente che aveva fatto, detestava saperlo senza poterlo ammettere a nessuno, detestava il fatto di non detestarla, al punto tale che nella rabbia, se avesse potuto, avrebbe fermato il tempo e scostato ogni singola goccia di pioggia immobile in aria per continuare a vederla in attesa a quella fermata del tram .



Erano fermi al semaforo, Mattia alzó le mani come a dire “ e chi dice il contrario”.
Arrivarono sotto casa di Ilenia e lui si sporse sul sedile posteriore per prenderle un ombrello, così da fronteggiare un minimo il nubifragio che veniva giù, a tal punto che neanche il suo portone a pochi metri si vedeva.
Glielo porse, si guardarono mentre lei lo prendeva, la pioggia sbatteva tutto intorno, non si sentiva altro rumore che uno scroscío assordante, ogni suono diverso era annullato e ogni cosa era invisibile.
Ilaria si mise a cavalcioni su di lui, afferrò la sua faccia, si fissarono negli occhi per un secondo, poi le loro lingue presero a fondersi in un bacio represso da mesi, in un secondo buttarono all’aria mesi di sacrificio, il momento più bello, quello in cui si cede, il più appagante, non ha paragone.
Così come aveva iniziato, Ilaria pose fine al bacio, si staccò senza dire niente, passó sul sedile posteriore, inginocchiandosi con il sedere rivolto verso di lui, afferrandosi la stretta gonna nera e tirandosela su fino in vita.
Non si dissero altro, non servivano parole; Mattia impuntò le ginocchia sui sedili anteriori, sbottonò la cintura in un tintinnio, le afferrò le calze e le abbassò fino a che riuscì, fece la stessa cosa con le mutande rosse che indossava, uno slip di pizzo finissimo che non lasciava spazio all’immaginazione.
Ilaria gli mise davanti la faccio il culo, il suo culo, per lui una promessa di paradiso, lo spettacolo più accattivante dell’universo, il punto debole per eccellenza e lei lo sapeva, da quando una sera di gennaio lo aveva beccato a guardarglielo con sguardo rapito, durante una serata di gruppo al bowling, pochi mesi prima del loro primo bacio; più in basso c’era la sua fica carnosa, incorniciata da una corona di peli corti e scuri; l’istinto era di affondare la faccia in quella meraviglia, ma lei già grondava di piacere e la voglia di entrambi era straripante.
Mattia sporse ed entrò dentro di lei, emise un gemito, non ce la facevano più a resistere oltre, il ritmo fu subito furioso e lei fece capire di non desiderare altro, voleva sfondarla, distruggerla, farla godere, sentirla godere e lei non si fece pregare, urlò, sfruttando la copertura sonora dell’acquazzone, erano in un mondo loro, loro l’universo, loro le regole del gioco e si lasciò andare con lui, come aveva fatto solo a sprazzi, o forse mai.
Nonostante il diluvio, un passante intravide dentro la macchina un movimento ondulatorio, una sagoma indefinita, mai assimilabile ad un uomo che possedeva brutalmente una donna, piegata a pecora davanti a lui con movimenti sempre più rapidi e decisi.
Nell’intenso grigiore piovano la macchina rossa risaltava totalmente, sembrava un bizzarro gioco cromatico, un razzo segnalatore nella nebbia e dentro Mattia e Ilaria, attraverso del passionale sesso, stavano scambiandosi qualcosa di molto intimo e di molto più forte di un semplice atto carnale.
La ragazza era stata travolta dal più forte orgasmo della sua vita, forse per la lunga attesa repressa, forse per la situazione, era esplosa in un piacere mai provato prima; Mattia la teneva per i capelli e la baciava in bocca, leccava ogni centimetro del suo volto raggiungibile con la lingua e la perdizione, l’euforia, furono più forti di tutto e le parole trovarono la luce da infondo la caverna del cuore.
Nessuno apparte loro, da fuori, poté sentire le loro dichiarazioni d’amore esplicite, si persero nella pioggia e nei loro ricordi, innegabili nella loro intimità, mai esistite per il resto del mondo.
Mentre Ilaria gli sussurrava di aver perso la testa per lui, Mattia giunse al limite e si abbandonò, non se ne fecero una colpa, era stato inevitabile; lui lasciò esplodere il suo piacere dentro di lei, ma avrebbe voluto durasse in eterno, non avrebbe mai voluto smettere.
A differenza delle tre volte precedenti, questa volta tennero lontano il senso di colpa, non attribuirono il tutto a una presunta debolezza, o allo sfizio di un po’ di attrazione fisica, no; sapevano anche loro, e non potevano negarlo, di aver appena fatto l’amore e in virtù di questo, avvolti tutt’intorno dalla bufera, si sdraiarono abbracciati sul sedile posteriore, senza dire nulla, con le mani intrecciate e nessuna voglia di rompere quell’attimo incantato.

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