Dominatore XL 2.0

Scritto da , il 2022-09-07, genere gay

Quando arriva il tuo messaggio, sono seduto sulla vasca da bagno.
Hai scritto: “Ti va bene se facciamo mezzora prima? Sono già in zona”.
Oh sì, cazzo, sì che mi va bene: è da almeno un’ora che mi slabbro il culo col fallo XXL Monster, e sono talmente eccitato che, se non sto attento, rischio di schizzarmi addosso.
Ti rispondo: “Certo, quando vuoi”.

È un qualcosa che faccio da sempre, o quasi.
Mi riferisco alla mia abitudine, che alcuni hanno giudicato bizzarra, se non addirittura poco sana, di prepararmi al sesso anale allargandomi ben bene il culo.
Inizio con le dita, naturalmente; poi passo a un fallo basilare, ossia lungo circa 18 cm e largo tanto quanto un pene nella media; infine, giunge il momento di dedicarmi a magnifiche riproduzioni che raggiungano o superino i 24 cm, anche se, di fatto, è il loro atavico spessore a fare la differenza.
Un profano, vedendoli, non riterrebbe possibile farsi scivolare tutti quei centimetri nel culo; invece lo è, possibile. Eccome.
Perché mi masturbo furiosamente il culo prima di un rapporto annunciato? Beh, ne parliamo dopo.

Sono stato io a scriverti, su Grindr.
Due giorni fa.
Ti vedevo online, a pochi km, da oltre un anno; tuttavia, non mi davi una bella sensazione.
La tua foto principale esibiva un fisico talmente scolpito da sembrare fake - foto ritoccata o rubata a un qualche modello porno? -, il tuo nickname era un banalissimo “XL”, il profilo era scevro da qualsiasi informazione.
Insomma, parevi il classico profilo finto. O da Escort.
Eppure l’altro giorno, non so nemmeno io perché, ti ho scritto.
Ed è andata pressa poco così:
“Oh, sei attivo?”
“Sì”
“Ti mando foto hot; se ti piaccio, rispondimi con foto. Cazzo soprattutto”
“Sexy”.

A questo punto, mi hai mandato le tue foto.
Ho bestemmiato e mi sono eccitato come una qualsiasi altra troietta passiva dotata di occhi avrebbe fatto.
Una roba esagerata.
Fisico, cazzo… e ok, è vero, mancava la foto del volto, ma sapete che c’è? Non me ne fotteva un cazzo, in quel momento. Ma proprio un cazzo.
Ovviamente, ho sentito il bisogno di contenermi, perciò non ti ho risposto con ciò che davvero pensavo, ossia “Cristo-Di-Un-Dio-Vieni-A-Sfondarmi-II-Culo-E-A-Spingemerlo-In-Gola-Fino-A-Farmi-Venire-I-Conati-SUBITO-CAZZO!!!”, ma mi sono limitato a un più dignitoso:

“Mm, bene”.

D’altronde, ero ancora sicuro che fossi un fake.
La conversazione non è andata avanti per molto; tu rispondevi mostrando interesse, ma eri monosillabico. Ci siamo detti le solite cose da sex chat, dai.
Hai palesato reale eccitazione quando ti ho detto che mi piace il sesso rozzo (skullfuck, schiaffi in faccia, sodomia feroce), e mi hai chiesto se potevo ospitarti.
Sì, potevo; o meglio, avrei potuto il giorno dopo.
E così ci siamo messi d’accordo: lunedì, h 17.00, scopata rozza, preservativo obbligatorio.

Lunedì è oggi.
Ho passato tutta la mattina a pulire il bagno e i pavimenti; attenzione, non è che fossero sporchi, sia chiaro, però potevano essere più puliti, mi capite?
Detesto andare a casa di sconosciuti per farmi scopare e trovare il bagno poco pulito, i pavimenti non lucidi e le lenzuola non fresche di bucato; dunque, tratto chi ospito come IO vorrei essere trattato.
E ora sono qui, col mio giga fallo piantato saldamente nel culo.
Certamente, è merito anche del lubrificante, ma ora entra ed esce con facilità, e questo mi galvanizza, mi rassicura: sono pronto a farmi fottere.
Devo ammetterlo: i rapporti anali, soprattutto se occasionali, mi mettono ancora un po’ d’ansia.
L’esperienza mi ha insegnato che è meglio farsi trovare pronti, ed essere pronti significa essere larghi e puliti.
Larghi, perché alcuni attivi sono incapaci coi preliminari, e una penetrazione che inizi male, per quanto mi riguarda, preclude completamente il piacere per l’intero rapporto. Alcuni sanno leccare, massaggiare e preparare per bene il culo; altri arrivano lì, con la loro mazza turgida, e spingono.
Puliti, perché non basta farsi la doccia, o il bidet. Il culo è fatto per cagare, ricordiamocelo; è lo sbocco dell’intestino, che tendenzialmente è pieno di merda. Ma la merda non piace a nessuno, e incidenti che la riguardino, per quanto comprensibili e fisiologici, sarebbe meglio evitarli.
Masturbarsi il culo con le modalità menzionate finora risolve entrambe le problematiche.
Rifletteteci: è così bizzarra la mia preparazione?

Mi scrivi che stai cercando parcheggio, e dunque provvedo ai preparativi finali: spingo fuori il fallo e constato con orgoglio che non riporta alcuna particella spiacevole; mi rifaccio il bidet per togliere tutto il lubrificante; lavo il fallo e lo metto via; mi do una rinfrescata generale; mi do due schiaffi sul volto per sembrare meno pallido; porto il gatto in cucina e chiudo la porta, implorandolo di perdonarmi.
Mi scrivi che sei dal mio portone, e quindi ti indico il mio piano.
Ti apro il portone, poi apro la porta di casa.
Sento l’ascensore attivarsi, sta venendo a prenderti.
Chi sei? Sei davvero l’agglomerato testosteronico di poche, pochissime parole con cui ho chattato ieri?
Provo ansia, come sempre poco prima di ogni incontro del genere.
Rallento la frequenza respiratoria e mi ricordo che non sono costretto a farti entrare: posso sempre mandarti via.
Se non sei tu, o se cambio idea per qualsiasi ragione, ti mando via. Ed è come se non fosse successo nulla.
L’ascensore arriva al mio piano, e si ferma. Le ante si aprono. E ne fuoriesci tu.
L’altezza era veritiera: circa 1,80 cm.
Occhi e capelli scuri, e questi ultimi sono portati corti.
Indossi un tutino da ciclista, molto aderente.
Dalle foto sembravi più grosso, ma la sagoma non mente: sei asciutto, definito, e l’essere più snello potrebbe essere un ulteriore pregio.
L’impatto generale mi spiazza: sei incredibilmente figo, più di quanto potessi aspettarmi.
Viso molto ben curato, ma mascolino.
Sono totalmente obnubilato quando mi sorridi.
L’ansia scompare, per lasciare spazio al solito incendio interiore che avverto qualora mi trovi di fronte un uomo attraente.
E tu sei un figo senza senso.
Ti faccio entrare. Usi qualche frase di circostanza, ma non ti ascolto: mi va in fiamme il cervello.
Ti mostro il bagno, indicandoti gli asciugamani riservati per te.
Poi andiamo in camera.
Superata la soglia, è come se facessi uno switch: il sorriso dal tuo volto scompare, e improvvisamente inizi a fissarmi, negli occhi, con un atteggiamento espressamente serioso.
No, serioso non è la parola giusta.
Ti avvicini, sfiorando le mie labbra con le tue.
Uhm, non avevamo parlato dell’eventualità di baciarci; ma sì, puoi farlo.
Mi apri la bocca con la lingua.
Non è un vero bacio, quello che mi dai: le tue labbra distano qualche millimetro di troppo, ma mi esplori il palato con la lingua, e rispondi alle mie sollecitazioni.
Mi metti le mani attorno al collo, senza stringere troppo.
È un monito.
Riapro gli occhi, accorgendomi solo ora d’averli chiusi; ma i tuoi sono spalancati, piantanti nei miei.
No, non sono seriosi: sono impositivi.
Stai per dominarmi, e questo è il segnale.
Sono eccitatissimo, al punto da non poter più attendere: mi sfilo l’accappatoio e ti faccio cenno di togliere i vestiti.
Lo fai, e poi ti sdrai sul letto.
Il mio letto.
Ti metti a pancia in su, gambe divaricate, braccia dietro la testa, cazzo eretto al… Uhm, direi al 75%.
Ti osservo: il tuo corpo muscoloso, asciutto, nervoso, definito, perfettamente depilato. Sei fottutamente sodo, tutto duro. Compatto. Ma alla fine, per quanto bello tu possa essere, è il tuo cazzo a richiamare tutta la mia attenzione.
È meraviglioso: robusto, largo, rozzo. Molto più spesso di quanto apparisse in foto. Già scappellato. Lungo, massiccio, poggia su due coglioni gonfi, larghi, perfettamente depilati.
Resto a fissarti, estasiato.
Per il tuo corpo.
Per il tuo cazzo.
Per la disinvoltura con cui ti sei mosso, spogliato, sdraiato.
La tua voce mi stordisce, facendomi riprendere dall’estasi.
Mi dici di leccarti le palle.
Hai un tono autorevole, autentico.
Mi lancio sopra di te, consapevole di sembrare una troietta schiava del cazzo.
E non m’interessa.
Prendo in bocca quanto riesco del tuo scroto, con foga.
Lecco, succhio, stringo.
Mi afferri i capelli e mi intimi di fare piano.
Non volevi che li prendessi in bocca? Ho stretto troppo?
In effetti, mi avevi detto di leccare, e non ho saputo contenermi.
Ti chiedo scusa, e riprendo a leccare come meglio posso quei coglioni magnificentissimi.
Dopo poco, ti sento gemere.
Vedo e sento il tuo uccello corposo sbattere sulla mia fronte, e non resisto: me lo infilo in bocca.
Lo faccio senza pensarci, e non riesco a deglutirlo completamente: è davvero largo, sembra impossibile mandare giù quegli ultimi centimetri. Tiro fuori la lingua e la porto verso lo scroto, mentre seguito a fare su e giù su quel cazzo. A tratti lo stringo fra le labbra; a tratti cerco di farlo scendere in gola il più possibile. Lo sento sbattere contro le tonsille, inizio a sbavare: saliva, muco. In pochi minuti sei completamente imbrattato, ma provo vergogna nel non essere riuscito a raggiungere la base.
Tu non lo sai, ma ci sto già provando con tutto me stesso.
Mi chiedi se mi piace.
Tu che cazzo ne pensi? Mi sto letteralmente soffocando sul tuo uccello, sbavando come una troia completamente fuori controllo; non è ovvio che mi piaccia?
O meglio: mi fa uscire di testa.
Rinuncio ad averlo in bocca per biascicare un “sì”, e poi riprendo il mio disperato tentativo di farlo scendere in qualche modo nell’esofago, nella sua interezza.
Mi metti le mani dietro la testa e mi solleciti nella manovra. Poi dai un colpo di bacino, e all’improvviso mi ritrovo con le labbra attaccate alle tue palle; provo un dolore lancinante alla gola, come se stessi affogando. Mi manca completamente il respiro, ma capisco di esserci riuscito: l’ho ingoiato integralmente. Sento la tua presa, salda, che non intende lasciarmi andare. Percepisco il tuo piacere, e mi sforzo di resistere il più possibile. Avverto i conati, come li percepisci tu: sai che potrei vomitare, ma non cercherò di divincolarmi finché non mi lascerai andare.
Sto soffrendo, ma al tempo stesso ciò che mi stai facendo è proprio ciò che voglio.
Questo momento, terribile quanto meraviglioso, sembra infinito; ma non lo è.
Dalla bocca e dal naso mi fuoriescono secrezioni indescrivibili, sento gli occhi andare a fuoco e le guance rigate di lacrime; e all’improvviso mi tiri per i capelli e mi fai scivolare il cazzo fuori.
Tossisco in modo incontrollato, cercando di ridare aria ai polmoni.
Nel mentre, ti osservo il cazzo: la cappella è completamente avvolta da una massa mucosa estremamente densa, che cola su tutto il tronco. C’è saliva ovunque, ti ho imbrattato perfino l’addome e le cosce. Porto lo sguardo verso di te, cercando di capire se sei soddisfatto o deluso.
Non sembri affatto turbato per lo schifo che ti ho combinato.
Sento gli occhi esplodere, e li immagino completamente venati, arrossati.
Allunghi lentamente una mano verso di me. Mi infili un dito in bocca, poi due.
Lo fai con gentilezza, e di questo ti sono segretamente grato. Ho la gola completamente infiammata, ma non volendoti negare nulla, se avessi voluto spingermele giù, avrei accettato di soffrire ancora.
Invece, capisco che vuoi che le succhi.
Lo faccio, e ti osservo fare sì con la testa, senza parlare.
Mi metti l’altra mano intorno al collo, esercitando una pressione gentile.
Mi stai facendo riposare, alimentando l’eccitazione col tuo sguardo dominante.
All’improvviso provo vergogna: ma che sto facendo? Perché perdo tempo? Quest’uomo è un sogno da cui non vorrei mai svegliarmi.
Devo riprende a succhiarlo, subito.
Mi rinfilo in bocca quel cazzo - che nel frattempo ha decisamente raggiunto l’erezione al 100%, esplodendo in tutta la sua gloria virile - così com’è, ossia imbrattato di muco e saliva.
A ogni spinta, ne mando giù qualche centimetro in più.
Ti sento manifestare sospiri d’apprezzamento; è così che ti piace, eh? Vuoi vedere l’impegno, la totale adorazione del cazzo.
E io intendo dartela.
Mi aiuti nuovamente quando capisci che mi serve la tua spinta, e allora cerco di trattenerlo dentro, in fondo, più a lungo di prima.
Quando sto per vomitare, o forse soffocare, mi liberi, e senza che sia tu a dirmelo ti lecco le palle voracemente, mentre provo a riprendere fiato.
Ripetiamo questo loop lussurioso per cinque o sei volte, fintanto che capisco di non farcela più.
Ed è allora che allungo una mano, afferro un preservativo e te lo lancio.
“Ti prego”.
Non so nemmeno io cosa volessi intendere con quel “ti prego”: ti prego basta con la gola? Ti prego inculami? Ti prego apri tu il condom perché sto morendo?
In ogni caso, sembri sorpreso mentre mi domandi se voglia prenderlo in culo.
Perché sei sorpreso? Pensavi volessi farti venire solo di bocca? Non mi ritieni in grado di farmi penetrare dal tuo pene XXL?
Non mi stupirei se alcune donne o uomini del tuo passato avessero rifiutato il rapporto anale: il tuo strumento si erge tanto appariscente e orgoglioso quanto inquietante e spaventoso.
Ma avevo 17 anni quando mi feci sodomizzare la prima volta; ora ne ho 37.
Tanti anni, tanti cazzi. Tutti grossi, massicci. Perché mi piacciono così.
Il tuo è più grosso di molti dei cazzi che ho avuto, sì, ma ho passato più di un’ora a penetrarmi col mio fallo XXL Monster, e ora, questo tuo cazzo prodigioso mi scenderà in culo come se avessi una figa fradicia.
Per il piacere di entrambi.
Ti rispondo “assolutamente, per favore”, e ti osservo armeggiare col condom, che a fatica copre metà del cazzo.
Mi riempio una mano di lubrificante, mi infilo due dita nel culo, ti sputo sul cazzo e poi lo massaggio.
Accenno a volermi sedere sopra di te, ma tu, perplesso, mi dici che ovviamente vuoi prendermi da dietro. Ti chiedo se posso iniziare così, e annuisci.
Impugno il prodigio, lo guido verso il buco, e fissandoti negli occhi mi ci siedo sopra, facendolo scorrere immediatamente tutto nel culo. Godo nel sentirmi pieno, farcito. Scivola bene grazie al lubrificante, ma mi riempie con forza; sento le pareti del culo sforzarsi di non allargarsi ulteriormente, ma piano piano le avverto cedere all’imposizione efferata.
Socchiudi per un secondo gli occhi, emettendo un breve sospiro.
Sorpreso? Questo è niente.
Inizio a sollevarmi fino ad avvertire la cappella a livello dell’ano, e poi torno giù, facendo schioccare le mie chiappe sulle tue cosce. Lo faccio sempre più forte e veloce.
Voglio sentire bene lo schiocco.
Dopo alcuni gemiti, torni a fissarmi negli occhi e ti sollevi.
Mi metti a schiena in giù.
Mi sollevi le gambe fino a farmici trovare la testa in mezzo.
Dunque, riprendi il comando e inizi a scoparmi.
Ora fai sul serio.
Spingi molto più forte di quanto riuscissi a fare io.
Sei energico, vigoroso; dai colpi che prevedono sempre la quasi totale fuoriuscita del membro, per poi tornare a imporlo ancora e ancora al mio culo, tutto, fino alle palle cariche di seme, che mi sbattono sull’ano.
Ogni volta è come se riuscissi ad andare più a fondo, stimolandomi quell’insieme di dolore e piacere che mi dà alla testa.
Non capisco se sto soffrendo o godendo, ma nel vederti così, sopra di me, muscoloso, sudato, completamente concentrato a incularmi con violenza, come avevamo concordato, vorrei che questo momento non finisse mai.
Mi infili di nuovo le dita in bocca e mi dai un leggero schiaffo sul viso; emetto un gemito più forte degli altri, e capisci che mi piace. Così me ne dai un altro, più deciso, continuando a incularmi brutalmente. Capisco che sto per venire e che non posso e non voglio chiederti di smettere.
Ansimando, ti chiedo di farlo ancora, di più, più forte.
Col bacino mi dai colpi talmente severi da farmi pensare che potresti spezzarmi la schiena. Ho le anche che vanno a fuoco per la posizione, a me scomoda; ma il piacere che mi stai dando nel culo è qualcosa di totalizzante. Mi sento pieno di sperma e inizio a masturbarmi per liberarmi da questo piacere straziante. Mi domandi dove voglio che tu venga, e lo fai dandomi delle manate in faccia talmente forti da farmi capire che stai perdendo il controllo; ma godo, e ti incito a continuare perché percepisco la tua estasi.
Ti rispondo che puoi fare cosa cazzo vuoi.
Mi chiedi se lo voglio in faccia.
Ti rispondo dicendoti che sto venendo nell’esatto momento in cui mi schizzo addosso.
Mi infili metà della tua mano in bocca, dai ancora due spinte, più lente, e ti svuoti pure tu.
Nel mio culo.
Ti avvolgo il bacino con le gambe: vorrei restassi sopra di me per sempre.
Siamo lerci di sudore, muco, sperma, sputo. Ed è meraviglioso.
Ansimiamo per diversi minuti.
Poi esci da me, dicendo “Oh cazzo”.
Ti domando cosa sia successo, e mi assicuri che l’avevi messo.
Ti chiedo che cosa; mi rispondi il condom.
Ti rispondo che lo so, e poi capisco: il preservativo ti si è sfilato dal cazzo e mi è rimasto nel culo.
Ti sdrai dal lato opposto del letto, stravolto quanto me.
Riprendiamo fiato.
Dopo un poco mi tiro su, e mettendomi a novanta provo a spingere il preservativo fuori; ma non riesco, e non lo sento nemmeno con le dita.
Ti chiedo di aiutarmi, perché ho paura di spingerlo più su.
Mi infili le dita nel culo, e dopo diversi secondi dici “ecco, l’ho preso!”.
Tiro un sospiro di sollievo, e poi ti sento sfilarlo.
Eccolo, è fuori. Pieno di sperma.
Ora sei diverso: sei gentile, quasi timido. Mi chiedi con garbo di poterti fare una doccia, e ti rispondo, ancora una volta, che puoi fare tutto quello che vuoi.
Ti sento fare la doccia, e rifletto su quanto tu sia bravo: a mantenere quel fisico, a fottere, a uscire dal ruolo di dominatore una volta finita la scopata.
Mi guardo allo specchio: ho i segni delle tue dita sulla guancia.
Sì, sei veramente bravo.
Mi chiedi un bicchiere d’acqua, ti vesti e mi dici “alla prossima”.
Ti rispondo “ci conto”.

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