Sogno di una notte di mezza estate - Parte 2

di
genere
masturbazione

La serata volse al termine? Eh no. Non proprio. Usciti tutti dal locale, rimasero quasi un’ora a chiacchierare davanti alle varie macchine, i maschietti nell’ultimo disperato tentativo di dare un senso erotico alla serata, le ragazze a difendersi da tutte le chiacchiere inutili che non riuscivano a infrangere minimamente le difese.

Erano le 3 e 28 del mattino quando Manu mise in moto la macchina e ormai il temporale era passato sopra Perugia e si iniziava a vedere strisce di sereno e la luna illuminava a tratti il cielo quando le poche nuvole rimaste la lasciavano libera di riempire le strade della sua luce lattiginosa.

Manu non aveva proprio voglia di andare a letto. Tornare in una casa vuota e da sola dopo tutto quello che era successo dal pomeriggio in poi. Dalla chat ad altissimo tasso erotico, dal gioco con la bottiglia, alla serata, alla confessione di tutto a Mia. E poi quando poco prima di uscire i ragazzi avevano ordinato una nuova bottiglia di prosecco giusto per chiudere la serata, nonostante il locale fosse famoso per le birre, Manu alla fine si era presa la bottiglia così per ricordo della serata, tra gli sguardi di rimprovero da parte di Mia e quelli curiosi di tutti gli altri che non avevano mai visto portare a casa una bottiglia vuota da un locale.

Manu prese a guidare lentamente per la città e ad un certo punto si trovò in zona Ponte d’Oddi, dove ad un certo punto le tornò in mente quello che si era ripromessa di fare nei giorni precedenti, anticipando il desiderio al suo Maestro ma che non aveva mai trovato il coraggio di fare.

E poi le tornò in mente esattamente quello che si era detta tra sé e sé quando usciva di casa: “Che seratina mi aspetta … mi sento persa, sta per piovere e dire che avevo una voglia folle di … ma forse lo faccio comunque”. Guardò il cielo e ormai la pioggia era andata e la voglia folle tornò a galoppare forsennata nella testa di Manu, con il cuore che pompava a mille all’ora mentre girava la macchina nella direzione del Parco di Montegrillo, piccola area verde di Perugia dove però sapeva esserci molta tranquillità e pochissimi rischi di notte.

Parcheggiò proprio all’ingresso del sentiero ad ovest del parco, in via Turroni e rimase a luci spente dentro la macchina chiusa per qualche minuto. La luce della luna ormai illuminava bene i dintorni e la sua macchina parcheggiata vicina ai cassonetti sembrava essere l’unica cosa “animata” della zona.

Erano quasi le quattro del mattino e come in preda ad un momento di follia, decise di fare quella cosa che sognava da sempre. Frugando nella borsa nel piccolo bagagliaio della smart, trovò le scarpette di plastica che la accompagnavano ovunque nelle sue passeggiate lungo i fiumi che tanto adorava fare nel suo gruppo di amiche. Rientrata in macchina aveva disattivato la luce di cortesia dell’auto e si era spogliata completamente nuda, portandosi con sé soltanto la piccola borsetta, incamminandosi per il sentiero fino alla cima del parco.

Intorno era tutto tremendamente buio, con solo la luce della luna ad illuminare il parco. Quando spariva dietro una delle poche nubi rimaste a tappezzare il cielo di Perugia, l’oscurità scendeva totale attorno a Manu. La paura di usare la torcia del cellulare era altissima. Non poteva farsi vedere, non aveva voglia di attirare strane attenzioni. Sì quel luogo gli amici le avevano sempre detto essere molto tranquillo e calmo ma era decisamente meglio non rischiare.

Quando il buio la avvolgeva, Manu di fermava, acquattandosi su se stessa per esporre meno sagoma possibile alla vista e ogni volta che si piegava, sentiva l’eccitazione che non solo pompava adrenalina in ogni singola cellula del suo corpo ma che ormai aveva deciso di rompere ogni tipo di diga tra le sue gambe.

Ad ogni piegamento sentiva le labbra della sua figa aprirsi dolcemente nel movimento e rilasciare una piccola quantità di liquido dovuta al suo folle stato di eccitazione. Benedette nuvole che la facevano piegare più volte nel percorso!

“Maestro, mi sono spogliata per te, volevo stare con te nella mia testa, nuda in un bosco, su un prato con gli umori del sesso con la bottiglia e con tutti i nuovi che mi sono montati dentro in queste ore”

Trovato un posto tranquillo e isolato, Manu si coricò sull’erba ancora fredda e bagnata dall’acquazzone e la sensazione sulla pelle nuda era di fastidio, l’erba pungeva e sicuramente c’erano dei piccoli sassi o delle cose comunque appuntite che non regalavano la sensazione di essere su un morbido materasso ma…

Ma a Manu tutto questo non importava assolutamente nulla. Anzi questa sensazione di immergersi totalmente nella natura, nell’erba, nella rugiada la faceva sentire viva, reale, forte, donna, finalmente donna, dopo tanti anni di rapporti con maschi che non erano mai riusciti a tirare fuori la sua essenza più profonda.

All’orizzonte si iniziavano a vedere le prime luci dell’aurora, e Manu ormai si stava toccando da decine e decine di minuti senza alcun altro pensiero se non perdersi nel piacere, senza pensare se non a quelle dita che frugavano dentro e fuori dalla sua fica. Gli orgasmi ormai non si contavano più mentre ti faceva lentamente giorno al pensiero del suo maestro che con le mani la sfiorava, carezzava i seni, tirava i capezzoli, li mordeva giocava con le mollette come le aveva sempre detto di fare, scivolava lungo i fianchi e poi la apriva per penetrarla come solo lui sapeva fare con le dita.

Due dita ad uncino che entrando dentro e ruotando come fosse una chiave in una serratura, continuavano a squassarla provando orgasmi su orgasmi a cui non sapeva mai dire basta.

Aprendo gli occhi un secondo le venne in mente la frase che il suo Maestro usava spesso.

“Tu sei la gazzella e io il leone. Posso attendere giornate intere perché tu vada al fiume per abbeverarti. Prima o poi la sete si farà sentire e tu scenderai a bere, consapevole che io sono lì che ti osservo. La prima volta avrai paura, la seconda avrai meno paura, poi piano piano ti abituerai all’idea di dover bere sotto lo sguardo affamato del tuo leone e quando alla fine ti salterò al collo, sarai la MIA preda perfetta”

Alla luce del giorno che ormai si stava facendo era la in perfetta vista e non avrebbe avuto scampo. Manu prese il cellulare e pensò che fosse in minimo regalare al suo Maestro una testimonianza della sua totale e indiscussa dipendenza.

Furono minuti intensi a cercare la migliore inquadratura che evidenziasse il suo corpo fremente di piacere mentre con l’altra mano continuava la sua cullante masturbazione. Fece decine di foto prima di riuscire a sentirsi soddisfatta, sia del viso, sia del seno, sia di una immagine di tre quarti per far vedere i due capezzoli duri come due sassolini di pietra rosa fragola e infine un primo piano della sua fica gocciolante di umori con le dita ormai lucide di tutti gli orgasmi che aveva provato nelle ultime ore.

Lo sfondo del cielo marezzato di rosso sulle nuvole sparpagliate in cielo, con in primo piano il corpo sinuoso ed eccitato di Manu erano il regalo più giusto che poteva ricevere il Maestro per una serata come questa. Sì sarebbe stato contento.

Ad un certo punto il sogno ebbe una brusca interruzione. Manu sentì voci maschili in lontananza e il rumore di un camion che si muoveva. “Cazzo sono venuti a prendere la spazzatura. Cazzo la macchina è parcheggiata davanti ai cassonetti”

Manu recuperò quel poco di lucidità che le rimaneva e chinandosi come una gazzella in fuga nella savana ritrovò il sentiero che la portava alla macchina e, molto attenta dal non farsi notare da nessuno, arrivò a qualche decine di metri da dove il camion della spazzatura stava tranquillamente raccogliendo la spazzatura dai vari bidoni presenti sulla piazzetta in cima alla strada.

I due netturbini chiacchieravano tranquilli fumando una sigaretta assolutamente incuranti di avere una splendida fanciulla completamente nuda a pochi metri quando uno dei due si accorse dei vestiti depositati sui sedili della Smart e urlò.

“Guarda te, stanotte qualcuno si è divertito parecchio tra questi boschetti, ci sono tutti i vestiti di una ragazza sui sedili di una macchina qua, una bottiglia di prosecco vuota. Pure le scarpe appoggiate sul sedile. Ma dimmi tu, chi sarà quel matto che avrà fatto uscire la sua lei completamente nuda magari per scoparsela sul cofano per poi portarla via lasciando tutto qua?” …. “

“Tu sei sempre il solito maiale, sempre a pensare a chissà quali porcate. Devi smettere di ammazzarti dalle seghe guardando Youporn o simili. Figuriamoci se c’è qualcuno che scopa una donna in mezzo alla città nuda appoggiata sul cofano di una Smart poi. Qui, in mezzo alla città? Ma dai muoviamoci dai…”

Manu rideva in silenzio pur preoccupata di far il minimo rumore ed essere scoperta. Che figura di merda sarebbe stata. In una città come Perugia, farsi trovare in queste condizioni l’avrebbe distrutta. Per non parlare delle possibili azioni fisiche che i due netturbini nel silenzio di una domenica mattina d’estate avrebbero potuto fare … La voglia di masturbarsi a pochi metri da quella situazione surreale le passò per la testa e la mano destra scivolò lenta tra le cosce per trovare nuovamente una fica fradicia e vogliosa. Forse era meglio non esagerare.

Mentre pensava a tutti i più incredibili scenari possibili per riuscire ad uscire indenne da questa situazione, vide il camion ripartire e girare l’angolo della strada.

Finalmente sola. Nuda ma sola.

Corse rapidamente alla macchina e si rivestì giusto in tempo per veder aprire il portone di una casa a pochi metri dalla sua smart. Uno scambio di sguardi. Un uomo che la mattina alle sei sta per uscire per andare a correre. Una ragazza appena rivestita che ha goduto tutta la notte a pochi metri da casa. Manu lasciò l’uomo con il più splendido dei sorrisi e si voltò per fare manovra. Chissà cosa sarà frullato nella testa di quell’uomo durante la sua corsetta mattutina?

Manu corse verso casa fermandoci dieci minuti in un bar che conosceva per rimettersi un po’ a posto e prendere un caffè; La ragazza cinese che non fece alcuna domanda o alcuna considerazione sullo stato della ragazza, quando il cellulare di Manu suonò.

“Ciao Manu, sono Mia. Vieni a casa che andiamo fuori oggi, magari ci scappa anche un salto al lago per fare un bagnetto visto che il tempo si è rimesso. Corri che decidiamo cosa fare”.

Quando Manu suonò, Mia aprendo la porta la vide con i vestiti della sera prima addosso e si mise a ridere come una matta “sei rimasta a fare porcate con lui in chat tutta la notte fino adesso vero?”

“Mia, non mi chiedere nulla. Sappi che quello che ho provato stanotte è indescrivibile”

“Fatti una doccia che ti do qualcosa io, immagino che tu sia senza costume, ti do uno dei miei, tranquilla, sull’intimo non saprei, ah non importa tanto sei abituata a stare senza …”

Scivolare sotto la doccia fu un momento intenso.

Via il sudore della serata, il muschio, l’erba, via gli odori del sesso, via il profumo di tutti gli orgasmi che l’avevano travolta durante tutta la notte. Ma anche via tutta la follia di quello che era successo.

Sotto quella doccia, Manu comprese che stava lavandosi via un sogno di una notte di mezza estate.
scritto il
2022-08-18
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