EVA & PAT: La ragazza dei castelli di sabbia (Parte 2 - finale)

Scritto da , il 2022-03-07, genere pulp

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LA RAGAZZA DEI CASTELLI DI SABBIA (giorno 2)
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Decisamente io ed Eva attiriamo i guai come una calamita attira il ferro.
Questi 2 giorni a Bellaria dovevano essere una vacanza in tutto relax...ma ci siamo andate ad invischiare in una situazione maledettamente complessa.

Tutto è nato dall'aver conosciuto in spiaggia TINA, una ragazza sordomuta dotata però di uno straordinario talento nel fare costruzioni di sabbia.
Un bocconcino prelibato che io ed Eva vorremmo aggiungere al nostro carniere...Purtroppo la giovane è terrorizzata dal contatto femminile; un trauma casusatole da sua madre, una donna violenta e alcolizzata.
Come se non bastasse, Tina viene anche tormentata da un gruppo di bulli che abusano sessualmente di lei, minacciando di sequestrarle i soldi che guadagna con le sue sculture.

Insomma, è una situazione davvero incasinata. Perché abbiamo deciso di impicciarcene? Non lo so bene. Forse perché troppo spesso ci focalizziamo sui grandi mali del mondo dimenticandoci dei piccoli drammi che abbiamo davanti agli occhi. Anche quelli sono dei "mondi", dopotutto. Le guerre, le epidemie, la fame, i terremoti...sono problemi troppo grandi e distanti, noi gente comune non possiamo risolverli con le nostre misere forze personali. Ma la faccenda di Tina è alla nostra portata, ed è proprio qui di fronte a noi. Non abbiamo scuse per voltare la testa e fare finta di niente.

Abbiamo speso la notte a studiare un piano d'azione; ora è tempo di metterlo in pratica.

*****

Il giorno dopo ci ritroviamo in spiaggia. Stavolta con noi c'è anche Jasmine. Non è stato facile convincerla a scendere dalla Serenissima; lei si sente a disagio nei luoghi affollati.

Tina è già al lavoro al solito posto. Questa volta ha riprodotto il Duomo di Milano con la sabbia.
Per avvicinarla attendiamo l'ora di pranzo, quando la spiaggia è meno popolosa.
Eva si pone davanti a lei.
- «Ciao, Tina. Vorrei presentarti la nostra amica Jasmine.»
Tina la guarda e fa un cenno di saluto col capo. Jasmine le sorride e si inginocchia di fronte a lei, e si trattiene così senza dire nulla.

Sulle prime, Tina sembra quasi sorpresa del fatto che Jasmine non tenti di parlare con lei...ma non pare sentirsi a disagio per questo. Anzi.
Io ed Eva le osserviamo a distanza di qualche passo. Non dicono una parola. Stanno lì a guardarsi, a lungo, senza l'imbarazzo del silenzio. Sembra quasi che stiano comunicando telepaticamente.
E dopo un po' accade l'incredibile: TINA SORRIDE.
Ha il sorriso più bello che abbia mai visto, una cosa da far sciogliere il cuore. Ma le sorprese non sono finite.

Lentamente, Jas tende una mano verso di lei. Come al solito Tina si irrigidisce d'istinto, ma Jasmine non si ferma. Le accarezza un braccio con la punta delle dita. Tina sembra sorpresa di non provare dolore.
Ormai il ghiaccio è rotto. Si lascia accarezzare da Jasmine con entrambe le mani, poi a sua volta fa una carezza sul viso della nostra berbera.
Credo che abbiamo appena assistito alla definizione di "miracolo". E in tutto questo, non c'è stato bisogno di dire una sola parola. Potenza del linguaggio non verbale.

Eva si riporta di fronte a Tina:
- «Noi ora andiamo a preparare il pranzo sulla nostra barca. Sei invitata anche tu, se vuoi. Ti basterà seguire Jasmine.»
Dopo di che, ci allontaniamo dalle due giovinette per risalire sulla Serenissima.

*****

Mezz'ora dopo non si è ancora fatto vivo nessuno. Io ed Eva siamo a tavola, di fronte al pranzo di pesce che si sta raffreddando.
- «Credi che sia stata una buona idea, Eva?»
L'olandesina scuote le spalle.
- «Non lo so. In queste cose si va a tentativi. Di sicuro però non possiamo peggiorare la situazione, quindi...sì, credo che abbiamo fatto bene.»

Come in risposta, sentiamo dei piedi calpestare la tolda. Più di due. Missione compiuta, pare.
Infatti pochi secondi dopo si presenta Jasmine che conduce per mano Tina verso il suo posto a tavola.
La ragazzina appare un po' stranita per il fatto di trovarsi in un luogo del tutto nuovo. Comunque non sembra intimorita. Pare fidarsi molto della nostra Jas.
- «Complimenti, Jasmine. Hai compiuto un'impresa», le dico.
- «Non stato difficile. In Tunisia io già incontrato persone come Tina.»
- «Davvero, Jas?»
- «Sì. Noi berberi chiamiamo loro "OUGHENYS". Tutti hanno rispetto per oughenys, perché loro sono stati toccati da Allah. Allah ha tolto a loro qualcosa per rendere loro speciali. Oughenys hanno destino diverso da uomini normali, destino più grande. Chi aiuta un ougheny condivide anche suo grande destino; chi invece disprezza un ougheny attira su di sé pioggia di cacca.»

E meno male che per noi occidentali i berberi sono visti come dei mezzi selvaggi!
Ci sono tre "progrediti" a cui Jasmine potrebbe insegnare un paio di cosette sulla civiltà...ma di loro ce ne occuperemo più tardi; ora è tempo di prenderci cura della nostra piccola "Oughena".

*****

Terminato il pranzo, facciamo alzare Tina e la circondiamo sfiorandola delicatamente, tutte e tre insieme.
Sembra chiedersi il perché di tutte quelle carezze, e come mai non le trova...spiacevoli. Pare proprio che stia superando la sua paura del contatto femminile.
Appoggio lievemente le mie labbra sulle sue. La sua espressione stupita mi fa pensare che sia la prima volta che qualcuno la bacia.
Intorno, Eva e Jasmine hanno cominciato a passarle la lingua sul collo e sulle spalle. Io le slaccio il top e le sfioro i capezzoli con le dita.
Tina inizia ad ansimare forte, sopraffatta da quelle nuove, gradevoli sensazioni. Sta reagendo bene ai nostri primi approcci; possiamo provare a spingerci un po' oltre.
Io passo a leccarle le punte, mentre Eva le infila una mano negli slip e Jasmine le caccia la lingua in bocca. La ragazzina è scossa da violenti fremiti di piacere, tanto che le gambe le cedono.

La facciamo sdraiare sul divanetto. Eva e Jasmine si dedicano a ciucciarle le tette, lasciando a me il compito di lavorarla tra le cosce.
Le divarico le gambe e inizio a massaggiarle la vulva, molto lentamente. Di solito le mie amanti sono abituata a distruggerle...ma con questa ragazzina traumatizzata devo andarci piano; basterebbe una mossa irruenta per far riaffiorare tutte le sue paure.
Così lecco le tenere labbra con la massima delicatezza possibile, mentre sondo l'ingresso della fessura con un dito.
Scruto le sue reazioni. Pare godersela parecchio...così aggiungo un altro dito e inizio a dare pressioni sulla parete anteriore della sua vagina.
Doppia ciucciata di tette più lappata di clitoride con annessa stimolazione del Punto G...Sfido qualsiasi donna a non decollare verso il paradiso!
E infatti pochi secondi dopo Tina inizia a vibrare e a contorcersi, travolta da un orgasmo formidabile.
- «Hnm!...Hnm!...Hkk?!...HGH-H-H-HHHHHHHGGHHH!!!»

Alzo lo sguardo. L'espressione di Tina è impagabile: ha gli occhi sgranati e la bocca spalancata, pare incredula della scossa di piacere che l'ha appena attraversata. Probabilmente è stato il primo vero orgasmo della sua vita.

Forse con ciò ha superato la sua fobia del contatto femminile...ma per sicurezza, è meglio somministrarle un'altra dose di "medicina".
Così Jasmine si distende sulla schiena e noi le posizioniamo sopra Tina a 69.
Jas riprende a leccarle la fica da sotto, mentre Eva si dedica a lapparle il culetto e io le tormento i capezzoli da davanti. Tina ricomincia a fremere e ad ansimare.
Contempla la fichetta sugosa di Jasmine sotto di sé, poi mi fissa come a chiedermi cosa deve fare...Al che, io le mimo con la lingua il movimento corretto.
Subito dopo Tina immerge la faccia tra le gambe di Jas. Non malaccio, per essere il suo primo cunnilingus. La piccola non avrà esperienza, però ci mette una grande passione.
Nel frattempo, Eva le infila due dita nella fica, e tanto per gradire gliene aggiunge uno anche nel buchetto posteriore. La giovinetta boccheggia e freme; ogni sua parte sensibile manda scariche di goduria al suo cervello. Sta ritornando in orbita.

Insistiamo con quell'assalto plurimo, finché la nostra ospite esplode in un secondo orgasmo...
...al quale in breve ne segue un altro...ed un altro...ed un altro ancora...
Cavolo, a quanto pare abbiamo tra le mani un fortunato esemplare di femmina multi-orgasmica...e nemmeno sapeva di esserlo! (Forse Jasmine aveva ragione, sugli "oughenys": Dio ha tolto qualcosa a Tina da una parte...per renderglielo da un'altra!)

Dopo il 5° orgasmo consecutivo, Tina si affloscia esausta.
La lasciamo rifiatare per un paio di minuti, poi la facciamo alzare dal divano e la abbracciamo tutte e tre insieme. Lei singhiozza e si abbandona ad un silenzioso pianto di gioia. Non la finisce più di accarezzarci e di sbaciucchiarci le mani. Buffo, se penso che fino a un paio di ore fa era terrorizzata dalla sola idea di farsi sfiorare con un dito...

*****

Ok, la "terapia" ha avuto successo. Lasciamo Tina in compagnia di Jasmine (sembrano capirsi al volo anche solo guardandosi), mentre io ed Eva studiamo la prossima mossa.
- «Come procediamo adesso, Eva?»
- «Il problema principale di Tina è sua madre. La ragazza avrebbe bisogno di un po' di soldi per andarsene di casa...ma non potrà mai lavorare in pace, finché ci saranno quei tre bulli che la tormentano.»
- «A quegli stronzi ci penso io; lasciami solo fare una telefonata a una certa persona che ho incontrato ieri in spiaggia...»

*****

Qualche ora più tardi, Tina è tornata in spiaggia e si è rimessa al lavoro. Noi la teniamo d'occhio a distanza.
Ogni tanto ci manda un'occhiata e sorride...facendo poi una strana smorfia (immagino che le facciano un po' male i muscoli delle guance; è comprensibile, dato che non aveva mai sorriso prima di oggi. Un dolce dolorino a cui si dovrà abituare, se le cose andranno come abbiamo programmato).

La giornata di sole sta per finire, e la spiaggia si spopola.
Puntuali, i tre bulli si ripresentano da Tina.
- «Ciao, sordona...Ti siamo mancati?»
- «Ma certo, questa minorata moriva dalla voglia di rivederci...Non perdiamo tempo, allora!», dice il secondo puntando subito al cestello delle offerte.
- «Urca, quanta grana! Stavolta dovrai offrirci un servizio speciale, se vuoi riaverla...»

Prima che possano proseguire, io ed Eva ci avviciniamo ancheggiando in modo sinuoso.
- «Vi accontentate delle ragazzine, bei maschioni?»
- «Uh? E voi chi siete?»
- «Turiste annoiate in cerca di emozioni forti...e in giro si dice che voi tre ci sapete fare, con le donne.»
- «Ah...Si dice così?»
- «Le voci corrono, bello mio...ma non è detto che siano vere.»
- «Ci puoi giurare che sono vere! Possiamo dimostrarvelo quando volete!»
- «Che ne dite di...SUBITO? Se c'è una cabina libera...», dico passandomi la lingua sulle labbra.
I tre si scambiano un'occhiata complice.
- «Sapete una cosa? A me la mongoloide ha stufato; non sente nulla, è come scoparsi una bambola gonfiabile.»
- «Yeah, è ora di variare un po' il menù...Guardate che tette la più giovane!»
- «Cosa stiamo aspettando, allora? Mostriamo a queste due cos'è un vero uomo!»

È incredibile la vanità maschile: appena una donna dimostra interesse, pensano solo che sia per la loro virilità. Non sospettano mai che lei possa avere altri motivi.

*****

In breve, ci ritroviamo all'interno della loro cabina.
Ci strusciamo subito addosso ai maschioni, per tenerli su di giri. Tempo un minuto e hanno già sfoderato gli uccelli.
Quella porca di Eva non si lascia sfuggire l'occasione di praticare una spagnola ad uno dei tre, ben sapendo che io non posso imitarla...così recupero terreno con un doppio pompino ai due restanti.
- «Uuuhoahh!!...Siete davvero due maiale scatenate...Non so proprio dire quale è la più brava...»
E' proprio l'occasione che aspettavamo. Colgo la palla al balzo:
- «In tal caso facciamo un gioco: adesso voi vi piegate di pancia sul tavolo, mentre io ed Eva ci mettiamo sotto e vi ciucciamo il cazzo a turno...e dopo voi dovrete dirci quale di noi due è stata la migliore!»
- «Ah beh, se è per una nobile causa, ci prestiamo volentieri...»
Obbedienti, i tre si mettono nella posizione richiesta.
- «Ora chiudete gli occhi, voi non dovete sapere da che lato ci infiliamo sotto il banco!»
Facendo un sorriso beota, i balordi eseguono e...

...TLACK, TLACK, TLACK! Nel giro di un secondo, i tre si ritrovano coi polsi ammanettati al piano del tavolo.
- «EHI! Che scherzo è?...»
Prima che si riprendano dalla sorpresa, provvediamo a legargli anche i piedi.
- «C-cosa state facendo, brutte zoccole...Lasciateci andare!!»
Con calma, accendo la radio alzando il volume a palla. Ora possono strillare quanto gli pare, non li sentirà nessuno (e durante la prossima fase strilleranno parecchio, temo!)

Mentre Eva estrae una telecamera dalla borsetta, io faccio un segnale all'esterno della cabina.
Poco dopo entra LINO, il mio amico bidello. I tre lo guardano perplessi.
- «Giovanotti...Ora questo gentiluomo si occuperà di istruirvi su come ci si comporta nel mondo civile.»
- «Tranquilla, Pat...So ben io come rimettere in riga i bambini cattivi!», sogghigna Lino estraendo dai pantaloncini il suo spaventoso randello.
Subito dopo si mette a palpeggiare con gusto le natiche dei tre malcapitati.
- «Ma che caz...? Tieni giù le mani, bestione, cosa vuoi fare?»

In teoria adesso dovrei lasciar fare tutto a Lino...ma non resisto alla tentazione di dare una stoccatina personale:
- «Dite, ragazzi...Voi lo sapevate che per i berberi chi disprezza un ougheny si attira addosso una pioggia di cacca?»
- «EH?!...Ma che cazzo stai dicendo?»
- «Sto dicendo che per voi tre è in arrivo un gran diluvio di merda...e non avete neanche un ombrellino sotto cui ripararvi!»
- «M-ma dai, basta con questo scherz...OOOOOOHUAAAAAHHH!!!»
(Mmmmmh!...Il latrato di uno stronzo che lo prende nel culo...Ditemi voi se esiste una musica più dolce di questa!)

*****

In breve tempo, il buon Lino se li passa in rassegna uno per uno, per tre volte. E intanto io ed Eva gli giriamo intorno con le telecamere, filmando il tutto con dovizia di primi piani.
Quando alla fine Lino ha fatto i suoi comodi, si ritrovano a piangere come mocciosi. Non credo che proveranno mai più a tormentare un debole, d'ora in poi.
- «Bene, terzetto di rottinculo...Ora, se non volete che sbattiamo questi filmini su Internet, dovrete svuotare le tasche fino all'ultimo centesimo!»

Non provano a fare i furbi. Ci consegnano tutto ciò che è disponibile nella cabina: rolex, monili, carte di credito...e un sacco di contanti.
- «Tu che dici, Eva...Può bastare?»
- «Bah, speravo meglio, non ci sono più gli yuppies di una volta...Ma dato che questi pezzenti non hanno altro...»

Bene, è ora di levare le tende...ma prima mi voglio cavare il gusto di esibirmi nel mio sport verbale preferito: L'AMMONIMENTO.
- «Okay, brutti stronzi, per stavolta ve la siete cavata con poco...ma se provate a toccare ancora la ragazza dei castelli di sabbia, se solo vi avvicinate di nuovo a lei...vi taglio l'uccello e ve lo faccio mangiare! E NON per modo di dire, capito?», gli intimo sventolandogli sotto il naso il mio coltello da sub.
- «C-ca...capito, signora...», singhiozzano i tre ex-machos.

Dopo di che, ce ne andiamo richiudendo la porta. La musica alta impedisce che i loro richiami siano uditi dall'esterno.
- «Beh, li lasciamo lì così? Rischiano davvero di restarci per un sacco di tempo...», mi dice Eva.
- «Non è affar nostro. Di loro se ne occuperà il santo protettore degli stronzi.»
- «...se non è troppo impegnato», aggiunge Lino facendoci piegare dal ridere.

*****

Archiviato il problema "bulli", facciamo il punto della situazione.
Ora Tina ha a disposizione un bel mucchio di quattrini...ma questo non risolve affatto i suoi problemi, per un motivo che Eva riassume egregiamente:
- «Se consegniamo a Tina questi soldi senza cambiare la sua situazione famigliare, finiranno tutti in bottiglie di whisky.»
- «Lo so. E quindi che si fa?»
- «Lo sappiamo già entrambe.»
- «È vero, però...a quale di noi due tocca dire "La teniamo con noi almeno per qualche giorno"?»
- «Uhmm...Con Jasmine a chi è toccato?»
- «Non ricordo, sono passati tanti anni...»



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EPILOGO
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Serenissima, verso sera.
Abbiamo spiegato la nostra intenzione a Tina, che ci ha ascoltato con una espressione indecifrabile.
Ci ha chiesto un po' di tempo per passare da casa a raccogliere le sue cose e per mandare al diavolo la madre alcolizzata.
Si è fatta accompagnare da Jasmine, ma dopo due ore non sono ancora tornate. Io comincio ad andare un po' in ansia; dopotutto, il comportamento di Tina è imprevedibile.

Alla fine, finalmente, sentiamo qualcuno salire dalla passerella. È Jasmine. Ma è da SOLA.
Ha un'espressione triste. Senza dire una parola, ci porge una busta e poi si ritira subito nella sua cabina, singhiozzando.
Apriamo la busta. È una lettera di Tina:

"Eva, Pat...
Grazie per l'offerta di farmi rimanere con voi, ma non posso accettarla. E il cielo sa quanto lo vorrei. Ma devo seguire la mia nuova strada da sola, senza più nessun aiuto. Se non lo faccio adesso, subito, non saprò mai quali sono le mie reali forze.
Ora grazie a voi ho un po' di soldi per cominciare a vivere in modo indipendente. E ad esprimere i miei talenti senza più doverlo fare di nascosto.
Fra un mese, a Saint-Tropez si svolgerà un concorso di sculture di sabbia. Ci saranno i più grandi sand-artists del mondo, ma non importa. Vincerò io. E sarà solo l'inizio.
Grazie per tutto quello che avete fatto per me. Non vi scorderò mai. Un abbraccio.
TINA
(P.S. Ho lasciato qualcosa per voi sulla spiaggia.)"

*****

Non perdiamo tempo e corriamo subito sulla spiaggia.
Ci guardiamo un attimo intorno...finché ci ritroviamo di fronte un'immagine che ci toglie il fiato.

È una scultura di sabbia. Due mezzibusti di me ed Eva che ci baciamo. La somiglianza è così perfetta da farci venire le lacrime agli occhi.
- «È...È qualcosa di...», farfuglio, senza riuscire a trovare le parole.
Ci accovacciamo di fronte alla scultura, in silenzio. Si ode solo il rumore delle onde, che già lambiscono la base della costruzione.
Eva mi appoggia la testa su una spalla. Non c'è bisogno di dire nulla, restiamo solo in contemplazione.

La marea incalza. Le prime onde alte cominciano a sgretolare la scultura, e noi non possiamo fare nulla per impedirlo.
- «Non è giusto, Eva...Una cosa così bella...»
- «Prima o poi tutte le cose belle finiscono, Pat. Bisogna godersele al massimo finché ci sono. Solo così non ci saranno né rimpianti né rimorsi.»

Capisco a cosa allude. La abbraccio e ci sdraiamo sulla sabbia a baciarci.
Non ci stacchiamo finché la marea ci raggiunge i piedi.
- «Facciamo rotta verso Saint-Tropez?»
- «C'è tempo. Un mese.»
- «E come lo passiamo?»
- «Lo sappiamo già entrambe.»
- «È vero, però...A quale di noi due tocca dire "Ti amo"?»

[FINE]

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