La cena dei camionisti

Scritto da , il 2012-04-05, genere orge

Percorrevo la nuova autostrada quando vidi annunciare lo svincolo per quella località dove una vecchia compagna di avventure sapevo vivere con i genitori che avevano un bar-trattoria. Decisi di vedere se dopo tanto tempo l'avrei ritrovata e presi l'uscita. Il locale era poco distante dall'autostrada, era appena passata l'ora di cena e il parcheggio era pieno di camion e furgoni, perlopiù con targa straniera. Appena entrata la riconobbi subito, indaffarata a servire gli avventori che si stipavano davanti al banco. Dovetti farmi largo tra di loro per raggiungerla e, accortasi di me, mi sorrise meravigliata. Uscì dal banco e ci abbracciammo quasi commosse. Sono disperata, mi disse, e raccontandom i brevemente di essere rimasta sola a gestire il locale dopo che gli anziani genitori si erano ritirati, aggiunse che quella sera non sapeva come fare perchè la sua cameriera brasiliana non era venuta e lei non sarebbe riuscita a servire i pasti e tutto il resto con due sole braccia. Stava per mettersi a piangere e allora le dissi "non preoccuparti, per un paio d'ore ti aiuterò io" e lei "davvero lo farai?" e mi abbracciò di nuovo ringraziandomi. Si decise che io avrei servito ai tavoli e lei sarebbe rimasta dietro al banco dove occorreva più esperienza. Non ero vestita in modo adatto e mi indicò la stanza guardaroba dicendomi di cercare qualcosa che mi andasse bene nell'armadio della cameriera. C'erano vari indumenti e dalla loro grandezza intuii che la brasiliana aveva due tagli e inferiori alla mia e che avrei faticato a trovare qualcosa di comodo. Tra i grembiuli vidi anche una specie di costume da french maid che non lasciava molte parti coperte e al momento non ne compresi la presenza. Per fortuna trovai un comodo monopezzo in tela grossa abbottonato davanti, lungo al ginocchio, accollato e senza maniche. Tolsi le mie decoltè con il tacco alto e misi delle ciabatte di sughero. Cominciai a fare la spola tra la cucina e i tavoli e, nonostante la mia divisa informale e castigata, mi accorsi di non passare inosservata anzi, le occhiate e gli ammiccamenti che mi indirizzavano i clienti, tutti maschi, erano molto più che amichevoli, quasi compiaciute e inspiegabilmente piene di complicità e attesa. Alcuni di loro mi sorridevano e cercavano di allungare le mani, senza riuscire a toccarmi perchè passavo veloce tra le file. Facevo un buon lavoro e la mia amica mi ringraziava continuamente. Ormai avevo imp arato a muovermo alla svelta senza fare danni e le varie portate si avvicinavano alla fine. La mia mia amica aveva già iniziato a servire i caffè e i liquori e i clienti cominciavano ad avere un'espressione più rilassata. Qualcuno, con la scusa di distendere le gambe in mezzo alla corsia, riusciva a fermarmi e a toccarmi il sedere, mentre con una risata allusiva guardava gli altri compagni. Il loro comportamento era strano, come se già mi conoscessero e si aspettassero qualcosa da me. Approffittando del diminuire del lavoro mi avvicinai al banco e chiesi alla mia amica di dirmi se avevo qualcosa che non andava, riferendole lo strano comportamento di molti tra i clienti. No, anzi tutto il contrario, disse, ho visto che sei molto ammirata, aggiunse. Al momento non diedi importanza alle sue parole e continuai il mio lavoro, accettando le sempre maggiori confidenze che si prendevano gli uomini sulle mie gambe e il mio sedere, e che cominciavano a darmi sempre meno fastidio, anche se non lo dimostravo. La cena era finita, erano già passate le ore 23 e io mi ero seduta un poco per riposarmi quando vidi che la mia amica era stata chiamata da un gruppo numeroso di clienti che si era radunato in fondo alla sala e dalle loro espressioni intuivo che l'argomento era controverso perchè la mia amica faceva continui cenni di diniego mentre loro insistevano sempre più decisi. Quando tornò indietro le chiesi spiegazioni e mi rispose che la situazione era sotto controllo e non c'erano problemi. Molta gente se n'era già andata e nel locale rimanevano ancora due gruppi di clienti ancora seduti nella sala. Alcuni di loro si alzarono e raggiunsero la mia amica, ricominciando a parlottare con lei e lanciando continue occhiate nella mia direzione. Uno la afferrò per un braccio e le parlò con espressione minacciosa e io cominciavo a preoccuparmi. Allor a vidi che la mia amica assentì con la testa e subito l'uomo la lasciò e tutti ritornarono ai loro tavoli, non prima di avermi sorriso e lanciato dei baci con le mani. La mia amica mi sedette vicino e mi spiegò "devi sapere che tutti questi camionisti sono rimasti nel locale perchè sono clienti abituali e per loro ogni volta veniva offerto, dopo la chiusura, un piccolo intrattenimento da parte della cameriera brasiliana, che per questo riceveva un compenso extra". E allora, dissi, io che c'entro? Sono nei guai, disse, se non li accontento in qualche modo hanno detto che non si faranno più vedere e che passeranno voce in modo che nessun camionista si fermerà più qui, e io perderò la maggior parte dei clienti. Ti prego, aggiunse, mi ricordo che ti piaceva ballare e potresti dare una piccola dimostrazione. Loro hanno deciso che vogliono vedere te e sono sicura che dopo s e ne andrebbero soddisfatti. No, dissi, non se ne parla proprio, ma mentre lo dicevo un certo brivido di lussuria mi scorreva sulla pelle e capivo che sarebbe bastata poca insistenza delle mia amica per farmi accettare. Va bene, dissi, ti voglio aiutare, però mi devi assicurare che la cosa non uscirà da queste mura. Non preoccuparti, disse, questi sono tutti stranieri e non danno confidenza agli italiani, quindi sei sicura che nessuno lo saprà. Sentivo la temperatura del mio cervello salire insieme alla mia libidine, ma non lo feci capire e dissi con noncuranza "Ok, però non so come fare, cosa indossava la brasiliana quando si esibiva?" Lei si metteva il costume da sexy cameriera, quello corto, disse, ma non so se riuscirai a entrarci, lei era più piccola di te. Va bene, dissi, vedrò cosa posso fare, tu intanto chiudi bene il locale e prepara la scena, e così dicendo andai nel guardaroba. Mentre mi vestivo sentivo il rumore dei tavoli che si muovevano e che era partita una musica brasiliana lenta ad alto volume. Quando feci il mio ingresso in sala si alzò un coro di urla e fischi e tutti applaudirono, la mia amica compresa. Il costume da french maid lasciava poco spazio all'immaginazione. Il corpetto tratteneva a stento il mio seno e i capezzoli erano quasi fuori. La gonnellina copriva appena l'inguine e dietro si vedeva mezzo sedere. Le mie gambe erano fasciate da calze velate nere con la riga posteriore, sollevate da un reggicalze in pizzo. Avevo delle mutandine nere trasparenti e sotto si intravedeva il triangolino e il filo di un minuscolo perizoma. In testa avevo una piccola cuffia bianca e ai piedi le mie decoltè di vernice nere con tacco 12 cm.- I tavoli erano stati uniti in fila al centro della sala e i camionisti erano seduti tutto intorno, La mia amica sedeva in disparte. Cominciai a muovermi a suon di musica e ancheggiando vistosamente mi avvicinai alle file di uomini seduti. Gli applausi continuavano sonoramente, tutti mi fissavano ammirati e anch'io cominciai a guardarli meglio, ad uno ad uno. Alcuni erano giovani e attraenti, altri più maturi e meno belli, altri ancora con facce da maiale, ed erano quelli che mi facevano più paura. Ma ormai ero trasportata dall'eccitazione e mentre danzavo sensualmente accarezzandomi il seno e i fianchi, mi concentravo a guardarli e a ricavare dalle loro espressioni ulteriore stimolo per aumentare il mio sex appeal, volevo vederli strisciare ai miei piedi implorando le mie tette, il mio culo , la mia fica, la mia bocca. Tutti si toccavano tra le gambe, sopra i pantaloni, e di alcuni indovinavo un rigonfiamento notevole, che mi incuriosiva alquanto. Dopo aver fatto il giro completo della fila degli uomini, salii sopra la passerella creata con i tavoli e diedi inizio al vero spettacolo. Ancheggiavo, mi abbassavo, scule ttavo e facevo di tutto perchè mi vedessero sotto la gonnella e dentro il reggipetto. Le mie tettone scoppiavano e fuoriuscivano maestose quasi per intero dall'orlo del corpetto. Mi tolsi le mutandine e il mio culone abbronzato riempì la visuale reso ancora più attraente dal filo nero che separava i due glutei e il pelo scuro che usciva dal triangolino trasparente del perizoma attirava inesorabilmente gli sguardi di tutti presenti. La samba lenta era molto coinvolgente e le mie mosse divenivano sempre più sensuali e audaci. Ora tutti gli spettatori avevano le brache calate e il cazzo in mano, che menavano energicamente. Lentamente e sempre ancheggiando e muovendo il sedere all'indietro, tolsi il corpetto liberando le tette dalla sua morsa. I capezzoli erano ritti per l'eccitazione e il seno ondeggiava leggermente, accompagnando le note della musica. Sculettando piano piano abbassai la gonnella un centimetro alla volta, mentre i maschi urlavano ec citati, e il mio culone e il mio ventre si offrirono per intero alla platea plaudente. Con mosse lente e sensuali spostai il triangolino del perizoma e dietro il filo tra i glutei e con una mano mi masturbai il clitoride e con l'altra infilai un dito nell'ano, continuando a muoverre il bacino avanti e indietro. Tutti gridavano "fica, figona, tettona, troiona, ci fai morire". Uno dei giovani stava per sborrare, si alzò in piedi e si avvicinò cercando di dirigere lo spruzzo verso di me. Gemendo diceva "vacca, puttana, ti sborro tutta......... ooooooooh..... e sborrò copiosamente sul tavolo nella mia direzione. Ormai l'atmosfera era surriscaldata e la situazione aveva preso una piega che andava ben oltre l'esibizione di un semplice balletto, assumendo la forma preliminare di una vera orgia. Io ormai ero partita e volevo assaggiare quei bei cazzoni duri e scoppiettanti che mi puntavano addosso. Scesi dalla passerella e cominciai a strusciarmi con il se dere sopra gli uomini seduti, gustando la sensazione che mi davano le cappelle dure quando passavano sulla mia fica e sul mio buco del culo. Già il primo mi aveva strappato il perizoma e gli altri avevano fatto scempio delle mie calze ed ero rimasta tutta nuda, con le sole scarpe, a sculettare e sollevare le tettone davanti a loro che a turno mi afferravano e mi facevano sedere sui loro cazzi durissimi. Io li assecondavo, anzi li incoraggiavo a proseguire le loro manovre che mi eccitavano tanto. Le loro mani mi toccavano e si infilavano dappertutto, tastando entrambi i miei buchi. Su di un uomo in particolare mi soffermavo a farmi palpare; era corpulento, quasi pingue, molto peloso, aveva le mani grandi e le dita corte e nodose, il viso era prominente e la forma del naso e della bocca gli davano un'espressione da vero maiale e nell'insieme era repellente, però aveva un cazzo quasi asinino, con una cappella grossa come un pugno. Afferrav a il suo bastone con due mani e ancora ne usciva una misura che per gli altri era quasi normale. L'asta aveva una superficie ruvida e venosa e il glande era rotondo e ben proporzionato , un cazzone perfetto, sembrava finto. Non riuscivo a staccare lo sguardo da quel bellissimo fallo e tornavo sempre nelle sue vicinanze per accarezzarlo e strofinarmici sopra, eseguendo per lui quasi una danza rituale. Anche gli altri si accorsero della mia preferenza e allora si misero a incitare l'uomo perchè mi dominasse, mi sottomettesse al suo potere fallico. Due di loro fecero alzare l'uomo, lo aiutarono a denudarsi e lo stesero su di una panca. Il corpo era sdraiato a pancia in sù, le ginocchia piegate, i piedi a terra e il super cazzone eretto verso l'alto, senza sostegno, in una posizione cerimoniale. Mi calai nella parte della sacerdotessa dell'antico Priapo, dio latino della fertilità, e iniziai a danzargli intorno con i movimenti che simulavano la seduzione, l'attrazione, il coito. Il pubblico dei camionisti era entusiasta, non avevano mai assistito allo spettacolo di una donna così formosa come me, che ballava tutta nuda in adorazione di un cazzone gigante. Ricordando di come certe antiche usanze prevedevano la deflorazione rituale di donne vergini mediante un fallo sacro artificiale, mi misi a cavalcioni dell'uomo in modo che la mia fica fosse esattamente sopra il suo bastone e, sempre facendo danzare il mio bacino a suon di musica e sollevando le braccia ad accarezzarmi i capelli, mi lasciai cadere verso il basso. Come inghiottito da una medusa il cazzone scivolò per un terzo dentro la mia fica. Mi abbassai ancora ed entrò per metà. Allora chiamai vicino due uomini, li feci inginocchiare ai miei lati, mi appoggiai con le mani sulle loro spalle, alzai le gambe da terra e il peso del mio corpo mi impalò sull'obelisco per tutta la sua lunghezza.. Sent ivo il mio ventre pieno come se fossi stata gravida e mi mancava il respiro. Poi a poco a poco la mia vagina si adattò alla misura e comiciai a sentire delle sensazioni di appagamento. Sentivo che il cazzone fremeva dentro di me e lo sentivo vivo e pulsante. Avevo delle sensazioni mai provate, mi sentivo posseduta completamente. Misi i piedi a terra, lasciai l'appoggio sui due uomini e misi le mani sul petto dell'uomo disteso. Cominciai a muovere il bacino lentamente, a far uscire qualche centimetro di cazzo e poi a ridiscendere. Vampate di calore e di piacere mi salivano lungo la schiena e i miei gemiti diventavano sempre più forti. Gli altri uomini si erano tutti alzati in piedi e si erano avvicinati in circolo intorno a me, molto vicini. Tutti si menavano l'uccello e con la mano libera mi toccavano e palpavano dappertutto, mentre io cavalcavo il cazzone che sentivo sempre più duro dentro di me. Gli uomini cercavano di avvicinare le loro cappelle alle&nbs p; mie labbra e io cercavo di baciarle e leccarle come potevo. Mi sentivo la dea del sesso, circondata di cazzi in adorazione. L'uomo sotto di me cominciò ad ansimar e e mi prese per i fianchi. Allora mi alzai in piedi, lo feci alzare e sedere sulla panca e mi inginocchiai fra le sue gambe. Il palo svettava diritto a pochi centimetri dalle mie labbra. Il pubblico lanciava urla di incitamento "in bocca, prendilo in bocca, fatti sborrare in bocca". Non lo toccai con le mani, stava su da solo quasi immobile. Tirai fuori bene la lingua perchè tuttti potessero vedere e con la punta girai intorno alla cappella, poi passai lungo tutta l'asta, su e giù più volte fino a scendere sotto lo scroto. Poi, sempre con la lingua in fuori per dare spettacolo, leccai il cazzone dappertutto. Poi misi una mano sotto i coglioni dell'uomo a cercare il suo buco del culo e lo titillai con le dita, mentre con l'altra mano lo segavo lentamente. Spalancai la bocc a e imboccai la cappella, ma mi accorsi che avevo poco spazio per muovere la lingua. Allora sollevai la testa e ripresi il leccamento esterno, facendo in modo che tutti potessero vedere quanto ero brava. L'uomo era allo stremo e già le prime gocce mi colavano sul mento. "Dài, dài, fallo sborrare" gridavano gli uomini. Volevo essere la troia di tutti e farli divertire e non volevo nascondere la sborrata dentro la mia bocca. Allora strinsi più forte e segai con decisione, aprendo la bocca e tirando fuori la lingua. Il primo getto mi colpì sulla guancia e allora spostai la direzione. Gli altri raggiunsero la mia lingua che, ad uno ad uno li inghiottiva senza farne cadere una goccia. Gli spettatori urlavano "troia, succhia, succhia la sborra, sei una puttana, sei favolosa". Svuotatosi, l'uomo si alzò e mi ringraziò con un bacio, infilandomi la lingua in bocca. Al suo posto si distese un giovane, già pronto con il cazzo duro e io mi ci infilai sopra. Mentre lo cavalcavo sentii che un'altro si era messo dietro di me e cercava di allargarmi il culo con le mani. Allora mi alzai un poco per aiutarlo e sentii la sua cappell premere sul mio buco del culo. Il mio ano era lubrificato dagli umori vaginali e il cazzo entrò facilmente. Mi godetti la doppia penetrazione più che potevo e raggiunsi l'orgasmo simultaneamente a quello che mi inculava, sentendo il calore del suo seme dentro le mie viscere. Con l'altro che mi chiavava ripetei la manovra del super cazzone e stavolta fu possibile ingoiarlo tutto fino alle palle. Non riuscii a farli sborrare tutti dentro di me perchè tutti si segavano e non potendo resi stere a lungo si avvicinavano e mi sborravano sul viso, sulle tette e su tutto il corpo. Il primo giro era terminato, tutti erano venuti, me compresa. Gli uomini si sedettero e chiesero da bere. La mia amica li servì e mi diede un scatola che conteneva un vibratore e un bel cazzo formato naturale. Io allora ripescai e indossai solo il grembiulino della sexy cameriera, che mi copriva appena il basso ventre. Allacciai il grembiule facendo un bel fiocco dietro all'altezza della cintura. Mi vedevo molto sexy, con le tettone nude, il culo scoperto e il grembiulino davanti, molto minuscolo. Le tettone ballavano e io sculettavo sui tacchi alti come una troia. Risalii sulla passerella e ripresi a danzare, infilandomi i due giocattoli in fica e in culo e vedevo che già alcuni cazzi si erano risvegliati. La mia amica si avvicinò e mi chiese di abbassarmi e di sedere sull'orlo di un tavolo, con le gambe di fuori. Si era spogliata, rimanendo con le s ole mutande. Prese il cazzo finto, lo leccò e me lo infilò nella fica facendolo andare dentro e fuori. Io spalancai le gambe e mi misi sdraiata, in modo che tutti potessero vedere. La mia amica tirò fuori il cazzo finto e lo sostituì con la sua lingua, che fece roteare dentro la mia fica. La manovra mi diede piacere e cominciai a muovere lentamente il bacino per aiutarla. Mi prese il clitoride tra le labbra e lo succhiò e lo leccò come fosse un piccolo cazzo, portandomi verso un nuovo orgasmo. Anche gli uomini si erano avvicinati per vedere meglio, si stavano eccitando di nuovo e con i loro cazzi toccavano me e la mia amica. Uno si alzò sopra i tavoli, si avvicinò, si sdraiò e mi mise il cazzo in bocca, seguito da un'altro che mi mise il cazzo in mano. Ero eccitatissima e godetti nella bocca della mia amica mentre anche gli altri due uomini mi sborravano addosso copiosamente. La scena lesbica piacque molto a i camionisti, tanto che vollero che io e la mia amica ci sdraiassimo sulla panca e facessimo un 69 tra noi due. Iniziammo a leccarci voluttuosamente e mentre con gli occhi chiusi gustavo gli umori che scendevano dalla fica della mia amica, sentii che un liquido caldo mi bagnava la schiena. Aprii gli occhi e vidi che un uomo mi stava urinando addosso. Istintivamente pensai di allontanarlo, ma poi una voglia di porcellaggine prese il sopravvento e lo lasciai fare, anzi mi spostai per ricevere il getto anche sul culo. Incoraggiati dalla mia mossa, anche alcuni altri si avvicinarono e cominciarono a pisciare dirigendo i loro getti su me e sulla mia amica, bagnandoci dappertutto. Non contenti di aver fatto quella maialata vollero ancora di più e, facendoci spostare di nuovo sdraiate a pancia in sù opposte l'una all'altra, in modo che i nostri visi fossero ai due limiti esterni della panca, si misero a turno a cavalcioni delle nostre facce, si aprir ono le chiappe con le mani e premettero i loro buchi del culo sulle nostre bocche ordinandoci di leccare. Anche in quella occasione il mio primo istinto fu quello di sottrarmi, ma poi vinse la libidine e tirai fuori la lingua. Io e la mia amica leccammo il buco del culo di tutti i camionisti, nessuno escluso, anche se qualcuno non era proprio pulito e alla fine eravamo diventate due cessi, grondanti di piscio e sporche di cacca. Mi alzai e dissi alla mia amica "questi maiali sono stati proprio dei porci schifosi, meritano una punizione". Facendo cenno alla mia amica di aiutarmi, afferrai uno di loro per un braccio e lo stendemmo a terra rivolto all'insù, nudo com'era. Ne prendemmo degli altri e ripetemmo la manovra. Alla fine ce n'erano 6 a terra, scelti tra i più brutti e schifosi. Allora io e la mia amica ci mettemmo a gambe larghe sopra ciascuno di loro, ci abbassammo avvicinando le nostre fiche sopra le loro facce da porci, allarg ammo le grandi labbra della nostra vulva e cominciammo a pisciare, ordinando loro di tirare fuori la lingua e leccarci per bene. Tutti eseguirono senza discutere e noi fummo meravigliate di una così immediata sottomissione. La loro porcaggine e passività mi spinse ad esagerare e allora sulla bocca di quello più antipatico, oltre a pisciare, spinsi fuori anche un pò di cacca, che lui inghiottì prontamente. Pensai allora che questi camionisti stranieri sono proprio dei "mangia merda". Svuotate le nostre vesciche sui camionisti, io e la mia amica andammo in bagno a lavarci, non prima di aver ricevuto palpate e baci di commiato dappertutto. La mattina dopo ripartii per la mia destinazione, era ancora presto, ma il parcheggio era già vuoto.


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