I racconti di nonna Chica -Federica- -Promettimi di farlo tu (ripubblicato) 1 parte. Mi ha strappato la promessa

Scritto da , il 2021-07-26, genere dominazione

Mi ha fatto promettere che non avendo lei il coraggio, l'avrei fatto io: pubblicare questo scritto,
Mantengo la promessa fatta ad una donna che davvero meritava. Una gran femmina.

Ormai la nostra Federica l’aveva capito a sue spese che le esperienze della vita cambiano le persone anche attraverso percorsi che fino a quando non vengono intrapresi, si stenta a credere possano appartenere alla propria natura. A volte, le strade che ci si trova a percorrere non si scelgono, semplicemente capitano, ma se la vita ce le propone tutte hanno un significato. Poi, una volta concluse o mentre si stanno percorrendo e magari non si vorrebbe essere lì, danno la misura di quanto ancora si abbia da conoscere di se stessi, di quanto ancora sia possibile esplorare aspetti poco chiari della propria persona, caratteristiche che pur appartenendoci vengono distanti anni luce. Per comodità, perché mettono in discussione tutto quello che l'individuo ha raggiunto, tutto quello che a fatica si è costruito e che gli/le dà sicurezza e fa credere di essere in perfetto e stabile equilibrio che però viene perso con robusta folata di vento.
Le esperienze vissute cambiano le persone. Eccome se le cambiano! Le cambiano in fretta!

Tutto quello che le era successo, tutte le avventure iniziate quando suo marito, inconsapevolmente l’aveva praticamente spinta dentro l’auto dell’uomo che non si era limitato a scoparsela, ma l'aveva addirittura ceduta ad altri perfetti sconosciuti e chi ha letto “Federica e le sue amiche” sa a cosa ci si stia riferendo, avevano fatto si che lei, guardandosi allo specchio non si riconoscesse più. In pochi anni e non più giovane, le erano capitate situazioni di cui era stata protagonista e che per tutta una vita aveva considerato completamente impossibili per lei donna tranquilla, ormai settantenne, ex insegnante dedita alla famiglia, figli adulti e sistemati che l’avevano resa nonna di ragazzini ormai preadolescenti. Lei, impegnata nella cura dell’azienda agricola del marito Michele famoso produttore di vini rinomati, produzione ormai nelle mani di uno dei figli. Lei, partecipante attivissima alla vita del gruppo di famiglie vicine alla Chiesa, gruppo che insieme al marito spesso li portava fuori casa per incontri con altre realtà parrocchiali, quando a livello di zona o di Provincia si riunivano per incontri di tutta una giornata o a volte anche di più giorni.

Possibile che quel fisico di donna ormai anziana potesse ancora essere di forte attrattiva per i maschi? Cosa stava succedendo? Colpa dei tempi, nei quali sembra non esserci più alcun limite, oppure erano i maschi più che mai affamati di sesso? Lei non riteneva di essere una gran bellezza e ne il suo modo di vestire, ne i suoi comportamenti, certo cordiali ma non più di tanto, riteneva potessero incoraggiare o farla pensare donna disponibile se non a un’amicizia o a qualche forma di aiuto come le leggi cristiane prevedono.

Fino ad allora niente di eccessivo le era capitato, lasciando perdere qualche complimento anche piuttosto pesante, che ogni tanto qualche maschio le rivolgeva fin da quando giovane era arrivata nell’isola sarda dalla sua Lombardia, dove era nata un dodici di un maggio dell'immediato secondo dopoguerra e dove aveva ricevuto un’educazione rigidamente cristiana come si conviene alle fanciulle delle cosiddette ”famiglie bene” di una stirpe alla quale appartenevano anche personaggi suoi contemporanei di spicco, sia a livello locale che nazionale. La sua vita fino ad allora era stata tranquilla, forse anche monotona, e a lei era andata bene così. Non considerando gli occasionali -ciao bella nonnina, che ne dici se andiamo a conoscerci meglio?- nei quali anche qualche giovane ancora si cimentava oppure -mamma mia, si vede proprio che sei ancora una bella cavallona. Secondo me fai godere ancora parecchio- o ancora – mi ti farei, ti aprirei tutta facendotelo sentire bene tutto dentro;- non aveva mai dovuto affrontare situazioni particolarmente difficili o insidie sessuali particolarmente impegnative. Perché allora, questo le capitava da anziana. Certo per una profonda credente la spiegazione era – il diavolo tentatore è sempre in agguato-, ma perché proprio ora?
Senza considerare gli episodi del racconto precedente, solo altre due o tre volte potenti brividi alla schiena l'avevano scossa e quelle volte se le ricordava bene. Una volta era successo durante un invito al bar del paese vicino a quello dove lei abitava: un loro cliente incontrato per caso mentre lei e il marito rincasavano di rientro da una visita a lontani parenti li aveva invitati e alle presentazioni tutti i presenti hanno ammesso di conoscere il produttore di vini e sua moglie. Così mentre il marito era preso in una discussione con due uomini, un terzo decisamente alterato dal vino le si era avvicinato dicendole che avrebbe avuto piacere di conoscerla più ”approfonditamente”, aggiungendo che la immaginava come femmina ancora pronta a regalare gran belle scopate e spingendosi in considerazioni come:- secondo me, tuo marito non ce la fa a scoparti come veramente meriti. Forse lo hai consumato troppo presto! Concludendo con un: -a starti vicina, si sente la voglia di sesso che sprizzi da tutti i pori della pelle. Se ne sente l'odore-!

Quel fulmine a ciel sereno, quelle parole ricevute da un perfetto sconosciuto, seppur chiaramente ubriaco, dette così, senza nessun preambolo, senza la minima preparazione che facesse immaginare dove il tizio voleva condurre il discorso (e non solo quello) hanno completamente spiazzato la donna. Un attimo di smarrimento; per alcuni secondi non capiva dov'era e cosa stesse succedendo. In quell'attimo, visto che nessun altro prestava loro attenzione, l'uomo avrebbe potuto constatare, anche se solo con fugaci palpate, la morbidezza di quelle carni, di quelle natiche, di quelle cosce. Magari sul seno no, operazione troppo visibile, ma lì sotto si, gli sarebbe bastato allungare la mano di pochi centimetri, non è successo. Lei non sarebbe stata capace di reagire. Un po' per la timidezza del suo carattere, timidezza che l'educazione rigida e pudica aveva rafforzato e un po' perché presa alla sprovvista da quelle parole, la mancanza di prontezza nel reagire, lasciava spazio al piacere che subito cominciava a crescere prendendo il posto dell'imbarazzo e della vergogna. Una certa vena di inconsapevole masochismo? Può darsi. Non che si lasciasse fare chissà cosa … o forse si. Bastava che il “fortunato” di turno sapesse fare tutto con estrema discrezione, ma deciso, senza dubbi o tentennamenti, non lasciandosi convincere dai primi “no” della donna. D'altronde la sua prima masturbazione era seguita a un episodio vissuto in adolescenza quando sua madre l'aveva inviata a ritirare i biglietti per il Teatro, prenotati la settimana prima per lei e il marito. Si era creata una ressa dopo che una voce in circolazione dava per insufficienti i tagliandi per tutti. La folla rumoreggiante si era agitata e lei si era sentita afferrata per i fianchi e costretta a sporgere il bacino indietro, non eccessivamente, ma il tanto giusto che le facesse sentite attraverso la gonna leggera, era primavera inoltrata, qualcosa di molto duro e consistente sistemarsi proprio sul solco tra le natiche. Da diciottenne era già donna fatta, il sedere di Federica non passava inosservato. Per nulla volgare, senza eccessi, ma decisamente ben modellato, messo in evidenza dalla vita fine e da fianchi leggermente prosperosi dai quali partivano le belle cosce decisamente promettenti di notevoli piaceri nell'accarezzarle, palparle, sentircisi avvolti mentre il cazzo scorreva in quella vagina stretta, elastica, bollente.
Dopo neanche tre o quattro secondi, il tizio che in un fugace sguardo senza il coraggio di voltare la faccia completamente all'indietro lei aveva giudicato come uomo sulla cinquantina con baffi, occhiali e cappello, sempre afferrandola per i fianchi con decisione, ma senza farle male, le stava facendo sentire la cappella, da lei giudicata decisamente grande e dura, tra cosce e natiche, proprio a contatto, sempre attraverso i vestiti, con le labbra della figa. Lei d'istinto aveva stretto le cosce catturandogliela e costringendolo a sborrare lì, in quel preciso istante; tra le cosce di una ragazza incontrata per caso, ma a sua volta incapace di trattenere l'orgasmo che l'aveva colta all'improvviso sentendo un pene durissimo infilarsi tra le sue cosce, insinuarsi tra le carni morbide, tra le pieghe più sensibili del suo corpo ormai di donna. Aveva resistito fino ad afferrare i biglietti, poi era corsa a casa e senza farsi vedere dalla madre e dalla domestica si era chiusa in camera per “sfogarsi”, ma non le era certo bastato. Le mutandine zuppe cambiate dopo vari lavaggi per cercare di calmarsi, operazione non riuscita, la notte passata tra masturbazioni e incubi, hanno decisamente contribuito a far diventare Federica la donna apparentemente energica leonessa, padrona di se stessa e degli eventi, ma dentro, nel profondo, nell'intimo, sempre timida, pudica, riservatissima e ahimè incapace di opporre la benché minima resistenza quando anche solo con i discorsi, con le parole con le situazioni si travalicavano certi confini. Era questo il suo punto debole, che poi in definitiva aveva consentito all'uomo in auto di gustarsi quel bocconcino prelibato e che aveva cominciato a mettere a nudo una Federica alla quale con un po' di insistenza si poteva fare quello che di lei si voleva, portandola addirittura a confessare il piacere scaturito dall'essere messa alle strette, dal non avere difese e non poter fare altro che lasciarsi andare completamente quando era “costretta a subire”.

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