La Morosa

Scritto da , il 2021-06-19, genere etero

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Nota dell'autore: Questa è un'opera di fantasia, qualsiasi somiglianza con nomi, persone, fatti o situazioni della vita reale è puramente casuale.
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Venerdì, 30 aprile 2021.
Come tutte le mattine la sveglia suona alle 5:00.
Salto dal letto e, in meno di cinque minuti sono in strada, con tuta e sneakers a correre, nonostante il cattivo tempo.
Mi piace molto correre, e per me è stata una vera tortura i lunghi periodi di lockdown a cui ho dovuto sottopormi, insieme al resto della nazione.
Ma, per lo meno, sono qui in salute, posso godermi la corsa e, quando si potrà, ricomincerò a fare le non competitive.
Rientro in casa dopo tre quarti d'ora di corsa abbastanza tirata, faccio doccia e colazione e, alle sette sono pronto per le mie attività.
Decido dedicarmi allo studio per un esame che sosterrò a giugno, alla Statale, dove sto facendo il triennale di Matematica.
Il mio percorso accademico, tutt'altro che lineare, è stato delineato da una parte dalle mie passioni, dall'altra dalle circostanze della vita.
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Mi chiamo Carlo, sono nato il primo marzo del 1997, e sono figlio unico.
Mio padre era, all'epoca, un piccolo industriale e mia madre una maestra di pianoforte.
Sono cresciuto tutta la mia vita in questo appartamento vicino a San Siro, a Milano, dove adesso abito da solo, dato che i miei genitori si sono trasferiti a Varazze, fine 2016.
Il 2016, è stato, anzi, un anno particolarmente perturbato ed anche l'anno di svolta per me e per la mia famiglia.
Mi ero iscritto, l'anno prima, al corso d'ingegneria del Politecnico, su insistenza di mio padre desideroso che, in futuro, lo affiancassi nella conduzione della sua, ben avviata, ditta di costruzioni meccaniche di precisione.
Fatto sta che, inizio gennaio del 2016, gli venne un infarto che per poco non lo porta all'altro mondo.
Da molto tempo lui aveva problemi cardiaci, ma non li prendeva sul serio, continuando a fumare il suo pacchetto di sigarette giornaliero, sul balcone, quando era a casa, perché mia madre ha sempre proibito il fumo dentro di casa.
Le sue vicissitudini gli fecero ripensare la vita: decise vendere la ditta ad un concorrente che da anni lo tampinava, andare a vivere in riviera ed abbandonare le sigarette.
Mi ritrovai così da solo, a Milano, pieno di soldi, poiché nel 2015 mio padre mi aveva cointestato la ditta, cosicché metà dei soldi della vendita, più di cento milioni di Euro al netto delle tasse, era mio.
Essendo molto assennato, non mi montai la testa, continuai il corso d'ingegneria, nonostante non mi piacesse molto, e rimandai a più tardi la decisione di cosa volessi fare da grande.
Questa decisione, in realtà non l'ho ancora presa del tutto.
Nonostante la pandemia, mi sono laureato ingegnere meccanico, a pieni voti, nel 2020, ma già l'anno prima mi ero iscritto alla Statale nel corso di Matematica, mia grande passione.
Oltre a questo, grazie alle lezioni che mia madre mi ha impartito fin da bambino, già da qualche anno guadagno qualche soldo componendo musiche per videogames, ed ho buoni risultati anche speculando in borsa.
Insomma per il momento non ho preoccupazioni economiche e non posso lamentarmi per la noia.
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Sono nello studio, al computer, quando suona lo Skype.
Lo accendo e mi trovo davanti papà e mamma dall'altra parte.
- Ciao!- mi dicono all'unisono.
- Ciao, come state?- rispondo.
Dopo qualche convenevole papà viene al punto:
- Senti, vieni domani a vedere la partita?-
- Certamente.-
Papà è un tifoso sfegatato dell'Inter, nonostante il suo medico dica sempre che ciò è altamente sconsigliato ai cardiopatici.
Era tradizionale che io andassi, per lo meno una volta al mese, il sabato o la domenica, a Varazze per vedere assieme a lui la partita alla televisione.
Purtroppo questa stagione avevamo dovuto abdicare di questa tradizione a causa della pandemia, proprio durante la cavalcata trionfale della nostra squadra verso lo scudetto.
Questa era la prima occasione che avevamo e non l'avrei persa: il lockdown era stato ritirato e sia mamma che papà si erano già vaccinati.
- Tieni conto che Rosa oggi va a Milano e lunedì sarà da te.- m'informa mamma.
- Ottimo! Qui in casa ormai è tutto sporco e sottosopra.-
- Me lo posso immaginare!- è il commento di mamma.
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Quando sono stato concepito, mia madre era ormai quarantenne, e la gravidanza si prospettò, da subito, d'alto rischio.
Con la moglie praticamente confinata a letto, papà contattò una Colf filippina, che lavorava presso un suo cliente, per sapere se lei conoscesse qualcuno che lo potesse aiutare a tirare avanti la casa.
Lei gli indicò sua sorella, allora diciottenne, che desiderava venire in Italia.
Arrivò così Rosa, che lavora presso di noi da allora e mi ha visto nascere.
Quando i miei si stabilirono a Varazze, fecero un accordo con lei.
Tutti i venerdì tornava in treno a Milano, dove era solita passare il fine settimana con la famiglia della sorella, il lunedì mattina faceva le pulizie nel mio appartamento ed il pomeriggio prendeva il treno di ritorno a Varazze.
Da mesi, ormai, Rosa è rimasta bloccata in Liguria, e questa sarà la prima volta che torna a Milano a rivedere la sorella.
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Ci stiamo già mettendo d'accordo sui dettagli, quando mi lascio sfuggire:
- Ah! Ho una sorpresa!-
- Vieni con la morosa?- chiede mamma, piena di speranze.
- Ma che dici?- rispondo.
Posso vedere nel volto di mamma un'ombra di disappunto.
Quella della morosa è una fissa che ha mamma da parecchio tempo, ed io, essendo molto restio con le donne, non l'aiuto molto in questo senso.
- E allora, di cosa si tratta?- incalza papà.
- Se ve lo dico che razza di sorpresa è?- ribatto io.
Dopo i saluti, chiudiamo la comunicazione.
A proposito della sorpresa, controllo l'ora e vedo che devo già uscire.
Mi vesto con qualcosa di più urbano della tuta che uso abitualmente, ed esco.
Prendo la metropolitana e raggiungo un concessionario Porsche, dove mi aspetta la mia 911 Carrera 4S Cabriolet, che ho ordinato mesi fa.
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L'appartamento dove abito, fu acquistato da papà all'inizio degli anni novanta.
Signorile, senza essere di lusso, aveva in dotazione due box per unità.
L'anno scorso sono riuscito a comprare un terzo box, da un vicino in difficoltà economiche, già con l'idea di comprare un cabriolet.
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Torno a casa e, finalmente, parcheggio nel neo-acquistato box, il bolide che ho comprato.
Devo ammettere che ho il pallino dei motori.
Avendo accumulato negli ultimi anni dei buoni guadagni nelle mie speculazioni, avevo deciso di fare spese pazze e rinnovare la flotta.
In un box tengo la Stelvio Quadrifoglio, comprata inizio dell'anno passato, pensando di utilizzarla per andare a sciare, ovviamente quasi mai usata, e nel secondo una Smart elettrica Cabrio da usare in città, anche questa poco usata ed una Guzzi 85TT, che mi sono regalato per il mio compleanno di quest'anno.

Sabato, 1 maggio 2021.
Dopo il mio solito footing e colazione, parto, con la 911, in direzione a Varazze.
Purtroppo il cattivo tempo non mi permette abbassare la cappotta, ma lo stesso mi godo la guida, soprattutto nella classica discesa da Serravalle a Genova.
Arrivo nell'appartamento dei miei genitori alle dieci in punto.
Mamma mi abbraccia, come se fossi il figliol prodigo, già papà sembra più interessato alla mia "sorpresa".
Molto più sobrio di me in fatto di automobili, da sempre ha optato per le solide macchine svedesi, prima Saab, e poi Volvo, ultima una XC90 a benzina, comprata due anni fa.
Nonostante faccia di tutto per nasconderlo, rimane anche lui ammaliato dalle sensuali curve della macchina e, alla fine partiamo per un test drive, con lui alla guida, ed io come passeggero.
A mezzogiorno pranziamo una squisita pietanza che ci prepara mamma, con diritto ai brontolii di papà, che si lamenta che in questa casa si mangia bene solo quando ci sono io.
Il pomeriggio passa rapidamente e, alle diciotto, io e papà ci piazziamo davanti al televisore con le maglie dell'Inter, a tifare rumorosamente.
Terminata la partita, contenti per la vittoria, mangiamo una pizza, commentando il gioco.
Alle 21:30 prendo la strada di ritorno e a mezzanotte sono a nanna.

Lunedì, 3 maggio 2021.
Smaltita la sbornia di festeggiamenti per lo scudetto, fatti di ieri con papà per Skype, stamattina, durante la corsa, comincia a circolarmi per la testa una melodia.
Terminata la doccia, mio siedo davanti al pianoforte digitale che ho in sala e, cuffie in testa, comincio a svilupparla.
Non sento così arrivare Rosa, che ha le chiavi di casa, cosicché lei arriva da dietro e mi abbraccia forte, forte.
Rosa ha per me un affetto smisurato: è come se avessi due mamme.
Anche lei mi tampina con la storia della morosa, al che io contrattacco, ricordandole che anche lei non ha il moroso, e allora lei si schermisce.
Devo dire che Rosa è la persona più schiva che io conosca, con tutti, tranne con me.
Addirittura tratta con deferenza i miei genitori, coi quali convive da ormai 25 anni.
Ma con me è diverso: mi alzo, la sollevo di peso, lei non arriva al metro e mezzo, mentre io sono alto 1.85 m, l'abbraccio e le scocco due baci sulla guancia, mentre lei quasi piange dall'emozione.
La seguo in cucina, dove lei mi prepara la colazione, mentre chiacchieriamo, mischiando italiano e tagalog, che lei mi ha insegnato quando ero bambino.
Come sempre l'argomento scivola sulla morosa.
- Carlo, hai trovato qualcuna?-
- Ma figurati, cosa vuoi che abbia potuto fare, chiuso qui in casa per il lockdown.-
- E Internet? Puoi cercarle lì, invece di guardare solo porno.-
Fingo di essere offeso, e rispondo:
- Rosa, ma che razza di idee ti sei fatta su di me! Sono un ragazzo serio, io!- e mi metto a ridere.
- Contane un'altra, che voi uomini siete tutti uguali!-
La stuzzico dicendo:
- E poi, magari, finisco per trovarne una che a te non va come nuora.-
Lei si fa seria, si avvicina, mi dà un bacio in fronte dicendomi:
- Carlo, amore mio, io vorrò bene a qualunque ragazza che ti ami.-
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Forse a causa della minore differenza d'età, riesco ad aprirmi molto di più con Rosa che con mia madre, anche se, normalmente, ci diciamo le cose in tono scherzoso.
È come se lei fosse la mia sorella maggiore.
Devo però ammettere che una decina di anni fa, all'arrivo della pubertà, durante un certo periodo ho nutrito qualche sentimento "incestuoso" verso di lei.
Difatti, le prime pippe della mia vita, le ho fatte in suo onore.
Rosa non è sicuramente bella di volto, oltre ad essere bassa e mingherlina.
È sempre seria e compunta, regalando esclusivamente a me radiosi e magnifici sorrisi.
La mia sbandata sessuale verso di lei svanì con la fine della mia adolescenza, rimanendo, però, un profondo e reciproco affetto.
Sono sicuro che lei si accorse della mia infatuazione verso di lei, ma mai fece un commento al riguardo.
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Come tutti i lunedì, quando viene a pulire l'appartamento, mi sbatte fuori di casa per lavorare in tranquillità.
Mi dice:
- Senti, Carlo, è inutile che tu torni prima dell'una, che l'appartamento sembra un campo di battaglia, e ne avrò di lavoro.-
Approfitto che non sta piovendo, per andare al Monte Stella, a studiare un po' sullo smartphone.
Sono seduto su una panchina, quando vedo passare una ragazza che sta correndo.
La osservo con la coda dell'occhio e approfitto per fare lo scanning tipico dei maschi.
È sicuramente carina, sul metro e sessanta, capelli corvini corti e ricci, carnagione caffelatte, fisico asciutto fasciato da una tuta attillata, tette piccole, senza reggiseno mi pare, ed un bel sederino a mandolino.
Una volta passata torno a studiare.
Interrompo di nuovo la mia lettura, qualche minuto dopo, quando vedo che sta ritornando, terminato il giro.
Sto per ripetere la scansione, nel caso qualche dettaglio mi sia scappato, quando vedo un cane di taglia media che corre nella sua direzione abbaiando furiosamente.
Le va a morderle direttamente lo stinco.
Istintivamente, metto via il cellulare e corro verso di lei gridando al cane.
Allora lui corre in mia direzione e prima che io riesca ad afferragli il collare, mi morde la mano destra.
Tenendolo saldamente per il collare, gli do uno scappellotto sul sedere, sgridandolo con voce arrabbiata, affinché capisca che ha fatto una cosa sbagliata.
Vedo una coppia di anziani che viene verso di noi.
- Il cane è vostro?-
- Si. Lei lo ha picchiato!- risponde lui.
- Me ne scuso, veramente lui non ha colpa. Dovrei, invece, sgridare voi, che lo tenete senza guinzaglio e museruola.-
- Ma è tanto docile.- mi dice la donna, mentre l'uomo attacca il moschettone del guinzaglio al collare.
- Ditelo a lui, allora!- ribatto.
Guardando la mia mano sanguinante, aggiungo:
- È vaccinato, per lo meno?-
- Sicuramente, che cosa crede?- risponde lui.
Guardo la ragazza che, dopo l'urlo iniziale, è rimasta muta dallo shock: ha l'orlo della gamba sinistra della tuta strappato e s'intravede un po' di sangue sullo stinco.
- Signorina, lei ha fatto l'antitetanica ultimamente?-
Ci pensa un po', poi, scuotendo la testa risponde, con voce melodiosa, in spagnolo:
- Non credo.-
Le dico allora in spagnolo, lingua che conosco bene grazie alle vacanze che ho fatto più volte in Spagna:
- In questo caso le consiglio di venire con me al Pronto Soccorso per fare un richiamo della vaccina. Può camminare?-
Lei fa un passo di prova, poi annuisce.
Scambio i numeri di cellulare col padrone del cane, affinché possa informarmi qualsiasi problema di salute dell'animale nei prossimi giorni ed io e la ragazza ci avviamo.
Chiamo un taxi per farci portare al pronto soccorso.
Complice la mia timidezza verso le ragazze e le mascherine che indossiamo, durante il viaggio e l'attesa nell'ambulatorio, rimaniamo in silenzio.
Riesco comunque a sbirciare il suo passaporto quando lo presenta, venendo a sapere che si chiama Isabel ed è honduregna.
Dopo che veniamo medicati e vaccinati, prima di separarci le passo il mio numero di cellulare, caso mai abbia qualche problema di salute nei prossimi giorni.
Ci salutiamo con un colpo di gomito, ed io torno a casa camminando.
Quando Rosa mi vede arrivare, più presto e con la mano fasciata, si spaventa e mi chiede:
- Carlo! Che cosa ti sei fatto?-
Le spiego che, al parco, sono stato morso da un cane, e sono stato al pronto soccorso per pura precauzione, non menzionando nulla di Isabel.
Rassicurata, mi dice che posso rimanere nello studio, che lei ha già pulito.
Mi ritiro così, a studiare, in quella che era stata la sua stanza, quando abitava qui, ed io ho convertito posteriormente nel mio studio.
All'una pranziamo assieme l'ottima pizzaiola che lei prepara e, il pomeriggio, lei prende il suo zaino per andare in stazione per iniziare il ritorno in Liguria, non senza prima salutarmi con un affettuosissimo abbraccio.
Torno così al pianoforte, a riprendere la stesura della melodia di stamani.
La fasciatura della mano destra mi da molto fastidio, ma riesco, lo stesso, a tirar giù qualcosa che sicuramente potrò usare in futuro.

Martedì, 4 maggio 2021.
La giornata scorre normale, ed io avanzo molto nella preparazione dell'esame. Peccato che la sessione sia a giugno, poiché se fosse ora, a maggio, sarei già pronto.
Sto giustamente pensando a questo, nella pausa caffè di metà pomeriggio, quando suona il mio cellulare: è un numero sconosciuto.
- Pronto!- dico.
- Salve, sono Isabel, la ragazza del morso del cane.- mi dice in spagnolo.
- Stai bene? Hai qualche problema?- dico, preoccupato.
- Va tutto bene con la salute. Volevo invece invitarti stasera a venire con me ad una pizzeria, per sdebitarmi, perché sei stato tanto carino ieri. Spero che tu non sia occupato.-
Questo suo invito mi spiazza, veramente non ho niente da fare stasera, e potrei accettare senza alcun problema.
Tento lo stesso però procrastinare:
- Senti, non si potrebbe un altro giorno?-
- Purtroppo è difficile: domani lavoro tutto il giorno, la sera vado a Roma, e da lì stesso, torno a Los Angeles, dove abito. È un gran peccato che tu sia occupato stasera.-
- Non è che io sia occupato, però...-
- Capisco. Hai una fidanzata molto gelosa.-
- No, non si tratta di questo. Non ho la fidanzata.-
- E allora, vieni! Non mordo mica, io!-
Decido di lasciare da parte il mio carattere da orso, ed accettare. Lei mi dice di andarla a prenderla in un hotel, vicino alla Stazione Centrale.
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Su una cosa mia madre e Rosa hanno ragione: se mi sforzassi un po' di più troverei facilmente una morosa.
In fondo ho una bella presenza, sono intelligente, simpatico e, il che non guasta, ricco.
Sono però rimasto scottato da una breve relazione che ho avuto nell'estate del 2015.
Proprio nei giorni della maturità, venni sorpreso dall'invito da parte di un gruppetto di colleghi della mia sezione, di accompagnarli in una settimana di campeggio in Marche.
Dico sorpreso, poiché io non facevo parte del loro normale convivio.
Si trattava di Anna, la sua compagna di banco Olga, e Franco, fratello gemello di Anna.
Oltre a questi miei compagni di classe, veniva anche Alex, il fidanzato di Olga, che studiava già all'università.
Partimmo stipati sull'auto di Alex, pochi giorni dopo il termino della maturità.
Io ero molto speranzoso di riuscire a fare breccia nel cuore di Anna, che era il mio crush segreto.
E, mi parve di esserci riuscito, dato che lei cominciò a trattarmi come se fossi il suo ragazzo.
Io, cieco d'amore, non mi resi conto delle situazioni strane che accadevano attorno a me.
Fatto sta che persi la mia verginità in un pomeriggio nel quale ci appartammo, Anna ed io, in una delle tende canadesi che occupavamo.
A pensarci bene, non fu un granché: lei si certificò che mi fossi messo bene il preservativo, si sdraiò, si tirò da una parte gli slip del bikini e mi lasciò chiavarla.
Un paio di bacetti senza molto trasporto da parte sua, le mie mani che pastrugnavano le sue tettine e venni rapidamente.
Per me fu però come toccare il cielo con un dito.
Rimane per me l'unica relazione sessuale che ho mai avuto, dato che nei giorni successivi lei rigettò le mie avances, dicendo che le era cominciata la mestruazione.
Quando tornammo a Milano lei cominciò ad evitarmi completamente, non rispondendo alle mie chiamate telefoniche.
Dopo una settimana di tentativi, finalmente mi risponde, dandomi appuntamento in una gelateria.
Mi ricordo che ci andai portando un mazzo di fiori.
Chi mi aspettava là era però Franco, che mi spiegò didatticamente la situazione che io non avevo colto.
Anna era innamorata di Alex e lui di Olga.
Nello schema che i due gemelli avevano preparato, io servivo solo da catalizzatore, per far ingelosire Alex.
Il piano era riuscito alla perfezione e le due nuove coppie si erano già formate.
Mi ricordo che mi alzai senza neanche salutarlo e uscì fuori di corsa, poiché non volevo che mi vedesse piangere.
Gettai il mazzo di fiori in un cassonetto e non ebbi neanche il coraggio di raccontare gli imbarazzanti dettagli a Rosa.
Da quel momento non mi sono più avvicinato ad una ragazza.
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Decido di andare a trovarla in metropolitana, casomai ci scappasse una birra per accompagnare la pizza.
Arrivo all'hotel alle sette precise e la chiamo dalla reception.
Isabel scende dopo pochi minuti.
Indossa la stessa tuta del giorno prima con una giacca a vento sopra.
Dove aver rammendato lo strappo sulla gamba, poiché non si vede più il risultato dell'incidente di ieri.
Le porgo il gomito per il saluto, ma subito dopo, lei mi prende a braccetto per uscire.
Mi spiega:
- Sono arrivata da Los Angeles domenica, con solo uno zainetto di roba, per cui ieri ho lavato la tuta, oggi l'ho stirata e rammendata.-
Andiamo ad una pizzeria non distante e, dopo aver ordinato parliamo un po', davanti a due boccali di birra.
- Dimmi, Carlo, tu cosa fai per vivere?-
- Sono studente. Studio matematica.- rispondo io, senza mentire.
- Abiti qui a Milano?-
- Sì. Abito nell'appartamento dei miei genitori, non distante da dove sei stata morsicata ieri.-
- Ah, allora tu abiti con i tuoi?-
- No. Loro si sono ritirati nella riviera ligure e mi hanno lasciato solo qui a Milano.-
Dopo una sosta lei incalza:
- Come mai un ragazzo attraente e coraggioso come te non ha la fidanzata?-
- Mah. Forse non sono tanto coraggioso come tu credi.-
- Sì, soprattutto con le ragazze! Siamo qui da più di un quarto d'ora, non hai chiesto niente di me, non mi hai fatto ne' un complimento, ne' un'avance.
Comunque una cosa ti dirò di me: sono estremamente sincera e per niente timida. Non lasciarti fuorviare da ieri, che ero in stato di choc per causa di quel cerbero che mi ha morso.
Allora: la mia intenzione stasera è di portarti a letto.-
Dopo questa lunga tirata, beve un sorso di birra e mi lancia uno sguardo di sfida.
Sono salvo dall'arrivo del cameriere con le nostre pizze.
Durante gli ultimi anni, alcune ragazze, non molte in verità, avevano cercato di perforare la mia corazza, senza successo.
Una in particolare, una mia collega al Politecnico, era stata abbastanza insistente, mi aveva quasi fatto cedere, ma, all'ultimo momento, non so perché, aveva desistito.
Ora Isabel sta attaccando con artiglieria pesante, non so come poter resistere.
Da un lato maledico il fatto d'avere accettato l'invito, dall'altro mi sento attratto de lei, come una falena da una lampadina.
Visto che non dico niente, con la scusa di mangiare, parla lei:
- Già che non chiedi niente di me, mi presento io. Sono nata a Tegucigalpa, ed ho venti anni. Due anni fa sono andata a Los Angeles, per fare un corso. Ho cominciato a lavorare, come cameriera, per mantenermi.
Un mese fa, vista la scarsità di lavoro, ho cominciato a fare film porno.
Sono qui in Italia, perché sono stata contattata da un produttore italiano, per fare qualche film qui. Uno sarà a Gallarate domani, e gli altri a Roma. Ho accettato perché ho avuto sempre voglia di conoscere l'Italia.-
Io rimango zitto, mentre processo le informazioni.
Lei mi da un calcio sotto il tavolo e mi dice:
- Ma dì qualcosa! Caramba!-
- Scusa, ma sto mangiando.-
- Lo capisco perché non hai la fidanzata: sei insopportabile!- e mi fa una linguaccia, ridendo.
Accidenti! Questa fa sul serio!
Mi lavora i fianchi come un abile pugile.
È bella, attraente, simpatica ed estroversa: praticamente irresistibile.
Lei continua a sostenere da sola la conversazione, mentre io sono già praticamente cotto.
Ma il colpo di grazia me lo da, inconsapevolmente, alla fine del pranzo.
Raccontandomi del suo passato a Tegucigalpa mi dà un'informazione, che in realtà io conoscevo già, che in Centroamerica sono fanatici di calcio e che tifano squadre dei campionati europei, perlopiù spagnole.
Il dettaglio è che tutti nella sua famiglia sono tifosi del Real Madrid, tranne lei, che è interista.
Subito me la immagino con la maglia nerazzurra nel salotto a Varazze, seduta tra me e papà, che esulta per un gol di Lukaku.
Pago il conto e mi lascio condurre per mano, quasi in trance fino al suo hotel.
Saliamo direttamente alla sua stanza.
Lei si spoglia in un istante.
Come avevo intuito ieri il suo corpo è esile, ad eccezione delle anche, che fanno una curva mozzafiato.
Le tette sono piccole, quasi inesistenti, sormontate da capezzoli rigidi marron.
Ha il pube completamente depilato che mette in evidenza una bella fichetta, dalle labbra scure, sormontato da un clitoride ben in evidenza.
Ma quello che fa perdere la testa, è la tonalità caffelatte, uniforme, della pelle.
Si accarezza le tette dicendo:
- Sono piccole però sensibili. Mi raccomando baciale e accarezzale sempre, se vuoi vedermi godere.-
Viene vicino a me e mi dà un appassionato bacio.
- Che fai, non ti spogli?- mi chiede.
Mi strappo da dosso i vestiti, e lei s'inginocchia davanti a me per farmi un pompino.
Dopo qualche ciucciata, se lo leva dalla bocca, lo soppesa, e mi dice:
- Lo sai che hai un bel cazzo. Bello come te! Non vedo l'ora di sentirlo dentro di me.- e riprende il pompino.
Ad un certo punto se lo ficca tutto in bocca, ed io sento che la sua gola preme sulla punta del mio cazzo.
Ci spostiamo sul letto, dove cominciamo un sessantanove.
Ho così l'occasione di assaporarle la fica.
È la prima volta che lo faccio. Ha un sapore inebriante, che mi manda in tilt la testa.
Ad un certo punto sento le sue gambe che mi stringono la testa: è venuta.
Lei si stacca e mi dice:
- Basta non ne posso più: ho bisogno di sentirti dentro di me.-
Esce da sotto di me, va verso lo zaino che tiene nell'armadio, ed estrae da una tasca esterna una confezione di preservativi.
Si ferma un istante, come folgorata da un dubbio, e mi chiede:
- Senti, Carlo, quando è stata l’ultima volta che sei stato con una donna?-
Faccio un rapido calcolo mentale, e rispondo:
- Sei anni fa.-
Lei ributta la scatola dei preservativi nello zaino, dicendo:
- Credo che possiamo fare a meno di questi. Sarà più bello!-
Lei torna sul letto, si mette a cavalcioni su di me, posiziona il mio cazzo nell'entrata della sua fica e scende lentamente, emettendo un gemito di piacere.
Prende le mie mani e le piazza sulle sue tettine.
- Strizzamele con forza. Non aver paura di farmi male. Voglio godere.-
Le stringo i capezzoli con forza e la sento irrigidirsi dal piacere.
Dopo un istante, per riprendersi dall'orgasmo, comincia a cavalcarmi con furia.
Quando sta per godere di nuovo lei mi dice:
- Strizza!-
Le stringo i capezzoli forte, lei gode di nuovo lanciando un grido soffocato e cadendo su di me.
Mi bacia teneramente e, quando riesce a riprendere il respiro, mi sussurra nell'orecchio:
- Mamma mia, sei delizioso! Con te riesco a godere con una facilità incredibile. Adesso su, inculami.-
Si sdraia supina alza le gambe, e mi dice:
- Non essere delicato e, mi raccomando, le tette.-
Si sputa su una mano e mi passa la saliva sul cazzo.
Mi sdraio su di lei, s'indirizza la punta del cazzo sul suo ano e comincio a spingere.
Il cazzo entra con una facilità impressionante.
Mi sdraio su di lei e comincio a baciarla, mentre comincio a stantuffarle il culo.
Lei subito prende le mie mani e se le piazza sulle tette.
Non resisto cinque minuti.
In compenso lei viene prima di me.
Rimaniamo qualche tempo a coccolarci, poi lei mi chiede:
- Ti piace assistere a filmini porno?-
Io normalmente mi schermirei, ma credo che non è il caso di farlo con Isabel, per cui rispondo sinceramente:
- Sì, devo dire che ogni tanto li vedo.-
- Allora te ne faccio vedere uno mio.-
Si alza e va a frugare nel suo zaino. Posso così ammirarle il sedere con calma.
Vedo che dall'ano ancora dilatato, le sta scorrendo la mia sborra.
Lei se accorge, ne raccoglie un po' con le dita, se le porta alla bocca e se le succhia, schioccando la lingua, come se fosse una prelibatezza.
- Mhmm. Hai un buon sapore: non credere di cavartela con una sola chiavata!-
Torna sul letto con un piccolo laptop.
Ci sdraiamo a lato a lato, col mio cazzo moscio mollemente appoggiato sul suo sedere.
Fa partire un filmato, avvisandomi:
- Questo è una versione compatta del secondo e penultimo filmato, che ho fatto, in California, due settimane fa.
L'ultimo, che ho fatto la settimana scorsa, non è ancora stato collocato nel site.-
Vedo lei che si presenta, fa un rapido strip-tease e poi si dilata l'ano con un enorme dildo.
Quindi appaiono sei negri, nudi, che si masturbano le loro enormi verghe.
Il filmato continua mostrando i negri che infilano i loro cazzi, senza molta delicatezza, nella bocca di Isabel.
Poi comincia la sessione di sodomia, intercalata col pissing, nella quale tutti le pisciano nella bocca e sul corpo.
I negri la inculano due a due, dilatando all'inverosimile il suo ano.
Prima che io faccia qualche commento, lei mi avvisa che il filmato era 0% pussy, per cui la sua fica era off limits.
Alla fine tutti le sborrano, a turno, nel culo.
Lei scoreggia la sborra in un bicchiere, che poi beve platealmente.
Devo ammettere che il breve filmato mi ha eccitato parecchio ed il mio cazzo s'è indurito, contro il suo sedere.
Lei gira la testa e mi bacia, poi dice:
- Vedo che vedermi coi negri ti arrapa.
Voglio fare di nuovo l'amore con te. Ti va di chiavarmi la bocca?-
Non ho neanche bisogno di rispondere: il mio cazzo parla per me.
- Vieni! Andiamo in bagno sennò sporchiamo la moquette. Porta una sedia, che l'altra la porto io.-
Senza capire molto bene, faccio quello che lei mi chiede.
Arrivato in bagno, faccio per lavarmi il cazzo nel lavandino.
Lei subito mi redarguisce:
- Ma che fai? Ti sporcherò molto di più il cazzo. Ci laveremo alla fine!-
Isabel piazza le due sedie nel centro del bagno, praticamente si sdraia, col sedere su una sedia, le spalle sull'altra e la testa piegata all'indietro.
Mi spiega:
- Tu adesso mi chiavi la bocca come se fosse una fica. Non fermarti prima di aver goduto, non preoccuparti se vomito, e, mi raccomando, strizzami le tette.-
Faccio quello che mi chiede, chiavandogli la bocca con forza, mentre lei si masturba furiosamente.
Il fondo della sua gola massaggia deliziosamente la punta del mio cazzo.
Il mio ventre viene presto colpito da un getto di vomito: birra e resti di pizza le scorrono in faccia e sui capelli.
Io seguo rigorosamente le sue istruzioni e continuo a chiavarle la bocca.
Quando sto per godere, grido:
- Vengo!-
Lei mi prende il sedere con le mani, e mi preme forte contro la sua bocca, cosicché le sborro direttamente in gola, mentre le strizzo i capezzoli con forza.
Estraggo il mio cazzo dalla sua bocca e l'aiuto ad alzarsi.
È un po' malferma sulle gambe.
L'abbraccio e le pulisco delicatamente le palpebre.
La bacio, e posso sentire il forte sapore del suo vomito.
- Adesso sì, è ora di prendere una doccia, ma prima fammi dare una pulita per terra.-
Con l'aiuto di asciugamani puliamo il vomito dalle piastrelle.
Ci spostiamo nel box della doccia.
Faccio per aprire l'acqua quando lei mi ferma la mano:
- Aspetta, amore, voglio che tu mi pisci addosso.-
Senza aspettare risposta s'inginocchia davanti a me.
Ho veramente voglia di pisciare, quindi imito quello che ho visto fare dai negri nel filmato e comincio a pisciarle sul suo corpo.
Lei apre la bocca, per catturarne il massimo possibile.
Vedo che ne beve parecchia e comincio ad eccitarmi.
Il mio cazzo comincia ad indurirsi, ostacolando l'uscita dell'urina.
Lei se ne accorge, si alza, si appoggia alla parete dandomi le terga, prende il mio cazzo e se lo infila nel culo, ed io comincio ad incularla con foga.
Come sempre, prende una mia mano e se la porta sul seno.
Inspiegabilmente, vengo rapidamente, accompagnata da lei.
Prima che io possa ritirare il mio cazzo dal suo culo, lei mi dice.
- Aspetta! Finisci la tua pisciata nel mio intestino.-
Dopo un po' riesco a far uscire l'urina dal mio cazzo.
Lei si contorce dal piacere, masturbandosi furiosamente, mentre alle tette ci penso io.
Gode, per l'ennesima volta, prima che io finisca.
Quando ritiro il cazzo, le mie gambe ricevono una doccia della mia urina, mista con altre cose marron, che preferisco ignorare.
Lei mi sorprende di nuovo, inginocchiandosi davanti a me e cominciando ciucciare delicatamente il mio cazzo, già mezzo moscio.
Mi dice:
- Se ce ne hai ancora un po', per favore, piscia mentre ti faccio il pompino.-
Con tutta la forza di volontà riesco solo a cavare fuori un paio di getti di urina, che lei beve avidamente.
Lei si alza, mi abbraccia, e mi bacia.
- Amore, non ci crederai, ma non ho mai goduto tanto in vita mia.- mi dice.
- Possiamo fare la doccia adesso?- chiedo io.
- C'è solo una cosa che vorrei fare prima.-
- Che cosa?-
- Tu mi piaci molto! Prendimi per una sciocca, ma io voglio marcarti come mio uomo: voglio pisciarti in bocca.-
Rimango interdetto, un istante, senza riuscire a rispondere.
- Per favore! Se vuoi sarà solo una cosa simbolica, solo un getto di piscia, che non hai bisogno di inghiottire.-
Senza dire niente m'inginocchio davanti a lei, collocando la mia faccia a pochi centimetri dalla sua fica.
Vengo raggiunto da un primo getto d'urina, apro la bocca e catturo il secondo getto.
Ne ingoio un po' e sento il suo aroma acre.
La mia testa, ormai fusa dalle ore passate in continua eccitazione, entra in tilt, e comincio a lappargli la fica, mentre la piscia ormai fuoriesce continua.
Finito quest'ultimo rito, finalmente facciamo la nostra doccia, seguita da gargarismi con Listerine.
Al momento di accomiatarci, lei mi dice:
- Allora, domani mattina ti aspetto qui, alle otto, così andiamo assieme a Gallarate.-
Esco dall'hotel che ormai la metropolitana ha smesso di funzionare.
Decido di fare una corsettina fino a casa, giacché calzo, come quasi sempre, scarpe sportive.

Mercoledì, 5 maggio 2021
Stanotte sono andato a dormire alle due, cosicché salto il mio footing mattinale.
Visto che il tempo non è male, decido uscire con la Guzzi, portando un casco extra per Isabel.
Quando arrivo all'hotel la trovo nella reception col suo zaino, dato che ha già fatto il suo check-out.
Non ci avevo pensato, stamattina, quando ho preso la moto.
Fortunatamente lo zaino è il suo unico bagaglio, cosicché riusciamo ad arrivare al nostro destino, nella periferia di Gallarate, senza problemi.
Sembra un capannone dismesso di una fabbrica.
Indossiamo le mascherine ed entriamo.
Seguendo una luce accesa, saliamo in un mezzanino.
Isabel entra prima di me nella stanza, e sento che la salutano.
Quando entro, trovo una stanza abbastanza spoglia, con al centro un tavolo da riunioni, che ha visto giorni migliori, con cinque individui seduti attorno. Nessuno usa la mascherina.
Si ammutoliscono tutti quando mi vedono, ed io presento che qualcosa non va.
- E lei, chi è?- mi chiede un signore di mezz'età calvo, che deve essere il capo della combriccola.
- Sono il fidanzato di Isabel.- dichiaro.
- Mi dispiace, ma lei deve ritirarsi, qui possono rimanere solo gli addetti ai lavori.-
Io, che in queste occasioni ho parecchia presenza di spirito, rispondo:
- Mi scusi, ma io oltre che fidanzato sono l'agente di Isabel, per cui sono un addetto ai lavori anch'io, e rimango.- e mi siedo sulla sedia a fianco di Isabel.
La tensione nella stanza e palpabile e sento che Isabel è tesissima.
Sono io che rompo il silenzio:
- Allora, vorrei vedere il contratto per studiare le condizioni, in dettaglio.-
- Non c'è nessun contratto, giovanotto, si tratta solo di un provino.-
- Chiedo scusa, ma voglio rivedere i termini coi quali voi avete contatto la mia Cliente. Isabel, per favore, potresti farmi vedere i messaggi che hai ricevuto?- dico io bluffando.
Isabel che, al contrario di me, evidentemente non reagisce bene in situazioni di stress, rimane imbambolata.
Le devo dare una discreta gomitata e sussurrargli di prendere il computer ed aprire i messaggi che ha ricevuto.
Lei ha un sobbalzo, come se stesse uscendo da una trance, prende il laptop dallo zaino che tiene in grembo, e lo accende.
Il calvo fa per dire qualcosa, ma io lo zittisco, alzando una mano:
- Prima di qualunque altra cosa, voglio che siano chiariti gli accordi iniziali: "Pacta sunt servanda".-
- Lei è avvocato?- mi chiede il calvo.
- Certamente!- dico, continuando il mio bluff.
Isabel mi passa il computer, con aperto una e-mail.
Do una rapida occhiata al messaggio e dico:
- Vedo che il suo messaggio la smentisce. Vedo anche, che lei garantisce il risarcimento immediato delle spese di viaggio e alloggio della mia Cliente, per cui cominciamo da questo.-
Faccio una breve pausa d'effetto: ora la tensione nella sala si può tagliare con un coltello.
- Prima di qualunque altra cosa, la mia Cliente presenterà i comprovanti delle sue spese: il ticket aereo e la fattura dell'hotel e vossignoria procederà a saldare il rimborso. Possibilmente in cash, perché sennò dovremmo aspettare le compensazioni bancarie.-
- Ma le cose non funzionano così: prima bisogna fare i film, poi venderli, e poi si vedrà per i rimborsi.- ribatte il calvo.
- Tengo a precisare che il termine "immediate compensation", cito come scritto nel messaggio, difficilmente potrà essere interpretato in questo modo da qualunque tribunale.-
La mia minaccia non è per niente velata.
Chiudendo il computer mi alzo e dico:
- Facciamo così: la mia Cliente le invierà oggi stesso il resoconto delle spese, con copia dei documenti giustificativi, e istruzioni per il deposito bancario. Quando salderete il pagamento, se ne riparlerà. Arrivederci. Vieni, Isabel.-
Un brutto ceffo, seduto a fianco del calvo, fa per alzarsi, ma lui lo trattiene con un gesto.
Usciamo rapidamente dal fabbricato, prendiamo la moto e ci allontaniamo.
Sento che, dietro di me, Isabel è tesissima.
Ad un certo punto, lungo l'autostrada, la sento tremare.
Decido fermarmi in un autogrill.
Quando scendiamo dalla moto devo sorreggerla.
La metto a sedere ad un tavolino e le porto una cioccolata calda.
Si mette a piangere.
- E adesso, cosa faccio? Non ho soldi, ho raggiunto il tetto della mia carta di credito, il mio ritorno è tra quaranta giorni e per cambiarlo la multa è salata.-
- Per cominciare, bevi la cioccolata ed asciugati le lacrime.- rispondo io.
Lei comincia a ridere e piangere allo stesso tempo.
- Sono stata un sciocca a cadere in un colpo del genere. Che farabutti.-
- Non sei stata la prima, ne' sarai l'ultima. Comunque, non preoccuparti che gliela faremo pagare. Quanto ai soldi, ti farò un buon sconto e potrai rimanere nel mio appartamento a gratis: ci sono un sacco di letti liberi là.-
Lei apre un sorriso e risponde:
- Mi stai salvando sempre: non so che farei senza di te.-
Più rinfrancata, riprendiamo il viaggio, fino a casa.
Quando arriviamo al mio box, lei guarda incuriosita la Smart.
Notando che è elettrica, commenta:
- Accidenti, sei proprio ecologico tu!-
- Neanche tanto!- rispondo pensando alle forti bevitrici di benzina che ho nei box attigui.
Saliamo al mio appartamento.
Subito all'entrata rimane incantata col pianoforte in salotto.
- Da bambina sognavo d'essere pianista.- mi dice.
- Allora andrai d'accordo con mamma, che è pianista. Comunque, anch'io suono un po'.-
Le faccio vedere la casa, lasciando per ultimo la mia stanza.
- Allora, oltre a questo letto single, c'è il divano letto in sala, un letto a scomparsa nello studio e il lettone nella stanza dei miei genitori. Come vedi c'è una vasta gamma di scelta.-
- Io voglio il letto in cui tu sei con me!- mi dice risoluta, ed aggiunge:
- Anzi, ti voglio adesso!-
Approfitta del fatto che mi sono seduto sul letto, per saltarmi addosso e baciarmi.
Un rapido break per spogliarci e subito il mio cazzo trova alloggio nella sua accogliente fica.
Andiamo avanti fino all'una, quando la fame si fa sentire.
In cucina scaldo nel microonde un surgelato, che mangiamo rapidamente.
Devo insistere un po' affinché prepari e mandi il messaggio al capo della combriccola, dopodiché torniamo subito a far l'amore.
Tra una chiavata e l'altra mi racconta un po' della sua storia, e come già da molto giovane le piaceva il sesso.
Quando, poco più di un mese fa, s'era trovata senza lavoro, fu per lei naturale abbinare l'utile al dilettevole e lavorare nel porno.

Giovedì, 6 maggio 2021
Ieri abbiamo fatto l'amore fino a tardi, ma quando la sveglia suona, alle cinque del mattino, butto giù letteralmente Isabel dal letto.
La obbligo a mettersi la tuta, ed usciamo a correre.
Ovviamente devo tenere un ritmo minore perché lei riesca a mantenere il mio passo, ma non fa niente.
Al ritorno lei vorrebbe subito far l'amore, ma io m'impongo e andiamo a fare la doccia.
Non riesco a trattenerla da farmi un pompino nel box, comunque riesco a portarla subito fuori casa.
Quando apro il box e lei vede la Porsche, rimane folgorata.
- Non mi avevi detto che avevi un bolide del genere in garage! Ma dimmi: tu sei ricco sfondato?-
- Diciamo che non me la passo male.-
Partiamo con la cappotta aperta, grazie al bel tempo, e dopo una rapida tappa in un bar per fare colazione, andiamo in direzione al lago di Como.
Come non poteva non succedere, Isabel rimane incantata con la bellezza che vede.
Giriamo in lungo e in largo per questi meravigliosi paraggi, mangiamo benissimo e, la sera torniamo a casa, dove subito ci mettiamo a far l'amore.

Sabato, 8 maggio 2021
Ieri ho portato Isabel a visitare il lago di Garda, e di nuovo s'è riempita gli occhi di tanta bellezza.
Oggi siamo partiti in direzione a Varazze.
Ho comunicato il mio arrivo ai miei, solo con uno stringato messaggio, per cui la presenza di Isabel sarà veramente una sorpresa.
Quando la vedono, quasi svengono.
Dico a loro:
- Non volevate che venissi con la morosa? Eccomi qua.-
Ci spostiamo in cucina, e mamma comincia a preparare il pranzo, aiutata da Isabel.
Io mi siedo al tavolo, assieme a papà, e racconto per filo e per segno tutto quello che è successo negli ultimi giorni.
Stranamente la professione di Isabel non genera particolari reazioni, soprattutto a papà.
Continuiamo a chiacchierare durante tutto il pranzo e davanti al caffè, mentre Isabel e mamma sparecchiano papà mi dice:
- Allora, andiamo per parti: io conosco un produttore di film hard, questo sì serio. Posso contattarlo lunedì per vedere se può fare un provino ad Isabel, per poterla introdurre in qualche film.
Poi chiamerò Giovanni, Giuanin, che è uno dei nostri: interista. Lavora nella questura di Milano e potrà dare delle dritte per il permesso di soggiorno di Isabel, voglio mica che la tua morosa riceva un foglio di via obbligatorio.
Poi, per pizzicare la combriccola che ha raggirato Isabel, io ti consiglierei di contattare il Capitano Gherardi.
Te lo ricorderai di sicuro: è quell'investigatore privato, che mi ha aiutato qualche anno fa in quel caso di spionaggio industriale che ho sofferto.-
Dopo un pomeriggio gradevole, alle 18:00 ci sediamo davanti al televisore, ed ho la soddisfazione di vedere Isabel, che indossa una maglia nerazzurra che le ho prestato, esultare assieme a papà per i gol dell'Inter.
Dopo la pizza serale, torniamo a Milano.
La sera andiamo a letto, occupando per la prima volta il lettone che i miei genitori mi hanno offerto, inaugurandolo con una sessione infuocata di sesso.

Domenica, 23 maggio 2021
Oggi scendiamo presto con la Porsche a Varazze, per vedere l'ultima partita del campionato e l'assegnamento dello scudetto.
Ho fatto molto bene a non scendere sabato scorso, perché papà, quando l'Inter perde dalla Juve, diventa intrattabile.
A parte questo sono molto contento: ho finalmente una morosa di cui sono innamorato, ed oggi sarà un giorno di festa.
Isabel ha anche passato lo scrutinio di Rosa, a cui era quasi venuto un colpo, quando l'altro lunedì se l'è vista davanti.
Sono però sono subito diventate amiche.
Quel lunedì ho anche ricevuto una chiamata da papà, informandomi che il produttore, che lui conosceva, stava aspettando Isabel a braccia aperte, giacché conosceva già i tre film che lei aveva interpretato in America.
Infatti in queste due settimane, Isabel ha già partecipato di due film.
In quella chiamata, papà mi ha anche indicato che aveva prenotato un appuntamento di Giuanin con Isabel, per cominciare l'iter del suo permesso di soggiorno.
Ho contrattato il Capitano Gherardi, che rapidamente ha individuato i componenti della combriccola che ha raggirato Isabel.
Tutti loro sono tutt'altro che incensurati.
Adesso sta studiando il modo di colpirli, con tutti i mezzi legali a disposizione, nel modo più doloroso possibile.
Ma oggi lascio di lato tutti questi problemi, perché oggi è il giorno di festeggiare.
Il domani nessuno lo conosce, e può succedere che l'Inter rimanga altri dieci anni senza vincere lo scudetto.
Fine

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