Una matrigna in pelle - Cap. 1

Scritto da , il 2021-03-26, genere incesti

Mi chiamo Daniela e sono una donna di 45 anni, sposata con mio marito Roberto da 5. Il nostro rapporto dopo soli 3 anni è andato in crisi perché sono preferita ad altre donne ovviamente più giovani di me. Roberto preferisce adesso le donne con un massimo di 30 e io ormai non sono
degna nemmeno dei suoi sguardi e questo mi deprime. Eppure il fatto di aver superato gli ‘anta’ da un bel po’, io non mi considero una donna la cui bellezza è sfiorita. Sono alta 1,65 m e peso 68 kg, certo dovrei pesare di meno visto che ho un po’ di pancia, ma purtroppo non so rinunciare ai piaceri della tavola e poi fisicamente sono formosa, perché ho una terza abbondante, i fianchi larghi e un culetto grosso. Infine i miei capelli sono biondi (naturali) e corti alle spalle. Insomma ho nonostante la mia età ancora un bel corpo solo che non riscuoto gli interessi di mio marito, tuttavia sono studiata ai raggi x da parte di altri uomini, in particolare ragazzi. Questo avviene specialmente quando indosso i numerosi abiti di pelle che ho nel mio armadio: gonne, pantaloni,stivali… (abiti che a lui non piacciono, una volta vedendomi mi disse che una donna della mia età se veste così è una porca).
Nonostante questi numerosi sguardi io resisto e non tradisco mio marito sebbene lui lo faccia da tempo. Visto che non riscuoto più l’interesse da parte di mio marito cerco di dare tutto il mio affetto verso Marco suo figlio, avuto con la sua prima moglie. Ho sempre desiderato essere
mamma, ma purtroppo non ho avuto questa fortuna e quindi mi devo accontentare di essere una matrigna.
Il mio rapporto con lui non è idilliaco perché ancora non ha superato del tutto la morte della
mamma a cui era molto legato. La cosa che più mi dispiace e che pur avendo 19 anni non ha una ragazza e si masturba continuamente, visto che ha una nutrita collezione di dvd porno e le sue mutande sono sporche di sperma.
Un giorno il mio rapporto con Marco cambiò radicalmente quando decisi di farmi accompagnare da lui al nuovo centro commerciale.
– Marco! Io esco, ti va di accompagnarmi?
– No, devo studiare.
– Ancora, ma se sono le 7.
– Si, ma sto facendo i compiti per domani e dopodomani.
– Ma dai, su vieni almeno stiamo un po’ insieme.
– No ti prego di non insistere.
– Eddai su – tirandolo per la mano.
– E va bene.
Ci infilammo i cappotti, prendemmo la macchina e andammo in direzione del centro commerciale. Visitammo diversi negozi fin quando non mi fermai in un negozio che vendevano articoli in pelle.
– Entriamo qui- dissi io.
– OK.
Entrammo e guardai per gli scaffali, c’erano numerosi vesti di pelle ma ciò che mi colpì fu una gonna nera di pelle lunga al polpaccio. La presi e mi recai verso il camerino per indossarla.
Entrata lì tolsi le mie scarpe con tacco di 8 cm e poi sbottonai e feci scivolare lungo i miei fianchi il jeans. Non appena li tolsi presi la gonna e la indossai, abbottonando il bottone e poi tirando su la zip. Terminato questo mi osservai allo specchio e mi vedevo bella, mi accarezzai la pancia e sentii delle bellissime sensazioni al contatto con la pelle della gonna, poi mi voltai per controllare se la zip e il bottone stavano al centro e infine rimisi le scarpe. Uscii dal camerino:
– Marco, come mi sta?
– Si bene, ma lo sai che a papà non piace che tu metta abiti di pelle. Perché ne compri altri?
– Uffa, non riesci a fare un complimento senza mettere diecimila critiche. Comunque a me piace e la prendo- risposi un po’ stizzita. Ritornai in camerino, tolsi la gonna e rimisi il jeans.
Andammo alla cassa e pagai il mio acquisto e poi ci dirigemmo verso l’auto per ritornare a casa.
Ritornati a casa appoggia la gonna appena acquistata sulla poltrona in camera da letto per poi
andare in cucina per preparare la cena. Mentre io cucinavo Marco apparecchiava la tavola per tre.
In cucina regnava il silenzio che fu poi interrotto dal ragazzo:
Daniela, sei arrabbiata per caso? Mi dispiace.
No non sono arrabbiata, solo che se fai un complimento devi fare solo un complimento.
Capisco. Senti ti posso chiedere se questa sera potresti indossare la gonna che hai appena
comprato?
Ma sto cucinando?
Va bene – ma dai suoi occhi traspariva un po’ di delusione.
Ok, la indosserò, vado in camera da letto a cambiarmi, tu intanto apparecchia e controlla i fornelli.
Rientrai in camera da letto, pensando alle parole di Marco e al mio stupore per quella richiesta che seppur strana decisi di esaudire, magari così i nostri rapporti sarebbero migliorati.
Mi tolsi le scarpe e i jeans, rimanendo con i collant. Notai che erano smagliati e quindi tolsi anch’essi. Aprii il cassetto e decisi di osare, indossando un paio di autoreggenti e di mettere un paio di stivali di pelle nera con il tacco a spillo. Poi estrassi la gonna e la indossai. Una volta
indossata ritornai in cucina e quando Marco mi vide esclamò:
– Sei molto bella Daniela.
– Grazie, Marco.
Ripresi a cucinare e dopo un po’ squillò il telefono, risposi era mio marito:
Daniela non vengo a cena stasera, ho una riunione in azienda…ciao – e riattaccò al telefono.
Sapevo che non era vero del resto mentre parlava si sentiva ridacchiare e alcune voci erano femminili.
Marco togli un piatto, papà non viene – con tono molto deluso.
Ok.
Mangiammo e parlammo del più e del meno, ma notai che Marco era più aperto del solito nei miei
confronti.
Una volta finito di cenare ci sedemmo sul divano.
Sei di cattivo umore perché papà non è venuto a cena?
Si, ma ormai ci ho fatto l’abitudine. Tuo padre non mi ama.
Mi dispiace, tu non te lo meriti sei una donna molto bella.
Grazie, sei molto dolce Marco – e lo accarezzai in viso.
Le carezze gli piacquero molto, ma subito dopo la situazione precipitò perché Marco mi diede un
bacio e iniziò ad intrufolarsi nella gonna accarezzandomi l’interno coscia.
Ma che fai? – tirandogli una sberla.
Scusami – e fuggì in camera sua.
Lo segui ed entrai in camera da letto e lo guardai
Scusami non volevo darti quello schiaffo.
Ti prego non dire nulla a papà.
Mi sedetti accanto a lui sul letto
Perché mi hai baciata?
Perché tu mi piaci molto, come donna.
Ma sono la tua matrigna.
Si ma papà non ti vuole e io sì.
Mi desideri?
Si moltissimo. Non dire nulla a papà.
Non ti preoccupare non dirò nulla, sarà il nostro piccolo segreto – e gli misi l’indice della mia mano destra sulle sue labbra.
Grazie.
Senti papà non tornerà stanotte, ti va di dormire con me?
Si sarebbe bellissimo, prendo il pigiama.
Entrammo nella mia camera da letto e io mi misi davanti al comò, tolsi la collana di perle e un braccialetto e dallo specchio vidi che Marco mi osservava, gli sorrisi.
– Daniela, ho voglia di abbracciarti.
– E perché non lo fai?
Si avvicinò a me e mi abbracciò da dietro. Solo che quello non fu un abbraccio dolce fra mamma o
meglio matrigna e figlio, fu molto di più. Quando fu dietro di me, mi abbracciò e con le mani iniziò a massaggiarmi la pancia, mentre la sua testa era appoggiata sulla mia spalla. Notai che mentre lo faceva mi guardava l’incavo dei seni che si vedeva appena dalla mia camicetta bianca.
Che fai mi guardi la scollatura? – ridendo.
Si. – mentre mi rispose io sbottonai la camicetta mettendo in bella mostra il mio seno sostenuto dal
reggiseno nero di nylon.
Quella visione fu per lui una vera proprio provocazione, abbandonò la pancia e toccò le mie mammelle. Il suo sguardo era pieno di desiderio sul mio corpo e io gli sorrisi e sussurrai:
– Vuoi fare l’amore con me?
Quella mia domanda lo stordì e lo mandò in visibilio e mi rispose:
– Si.
– Mettiti sul letto.
Marco abbandonò la presa sul mio corpo e si distese sul letto denudandosi. Io una volta voltatami slacciai il reggiseno, tolsi la gonna e il perizoma, rimanendo così con le autoreggenti e gli stivali.
Appoggiai le mie ginocchia sul letto e poi mi posizionai sul pene di Marco accogliendolo nellavagina. Quella prima penetrazione causò un fremito in lui, sorrisi ancora e poi cominciai uno smorzacandela con ritmi lenti e poi veloci. Mentre io mi muovevo sul suo pene, lui era ammaliato dalla mia terza abbondante che ballonzolava ad ogni penetrazione e nei momenti in cui mi fermavo la offrivo alla sua bocca che succhiava avidamente come se fosse un bambino.
Continuammo per alcuni minuti fin quando non sentii i fotti di sperma che mi riempivano la vagina e lui che ansimando disse:
– Oh, siiiiiiiiii Danielaaaaaaaaaaaaa.
Ci baciammo e poi indossammo i vestiti per la notte, io una camicetta da notte blu e lui il suo pigiama. Quella notte fu molto bella perché mi sentii apprezzata come donna.

Scrivetemi a mammadaniela35@gmail.com

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