La capo ufficio

Scritto da , il 2012-01-17, genere etero

La Capo Ufficio

Non sapeva come era finito in quella situazione; la sua capoufficio, 55 anni, a coscie larghe distesa sul tavolo della sua stanza si stava facendo leccare la fica da lui che aveva almeno 20 anni meno di lei. Con una scusa lo aveva invitato a intrattenersi ancora un poco in ufficio dopo la chiusura…, si la scusa erano state quelle fotocopie da consultare…ora lui la stava leccando con grande passione; la fica della dottoressa R. era tutta bagnata; lui baciava anche quelle belle cosce tornite che erano state solo parzialmente liberate dalle calze. Ad un certo punto la dottoressa con molta professionalità e con un dolce sorrisetto gli accenno di fermarsi un attimo. Si finì di liberare delle calze che appoggiò su un angolo del tavolo e si accucciò davanti a lui prendendogli l’asta nerboruta in bocca. Cominciò a ciucciare con passione e ritmo; si faceva manovrare quella sberla di carne nella bocca come se quella fosse una sua seconda fica, ma qualcosa non la rendeva tranquilla… – Luca ? – gli disse ad un certo punto … - può andare a chiudere la porta dell’ufficio? - … - si – rispose Luca e velocemente deambulando con quel palo duro sguainato andò verso l’ingresso dell’ufficio e lo chiuse con due mandate.
La trovò nuda, tranne la maglia che ancora le nascondeva i seni, appoggiata al termosifone. –Non dica nulla di questo, per favore – Ma non si deve preoccupare- rispose Luca ed intanto il pisello gli si era riammosciato. Si sorrisero a vicenda, un sorriso complice; lei aveva dei capelli biondi leggermente brizzolati; era di media altezza, formosa, con due bei seni, un bel culetto e una figa pelosetta. Si abbracciarono e si baciarono con un lingua lingua interminabile; ora lui desiderava quella femmina come non mai, la strinse a se e intanto gli massaggiava robustamente le natiche con le sue mani tozze e pelose; lei si avvinghiò a lui con dolcezza felina, il pene di Luca si inturgidì nuovamente come un tizzone di legno che ardeva; fu lei a condurlo prima fra le labbra bagnate della sua figa e quindi dentro quella calda, umida grotta. Scoparono selvaggiamente per 10 minuti circa; lei a cavalcioni su di lui e lui che spingeva come un ossesso. Lui gli venne dentro in modo prorompente e selvaggio; erano rossi e caldi come non mai dopo quell’amplesso selvaggio; avrebbero voluto continuare ad amarsi sotto una doccia oppure in un giaciglio caldo, ma la situazione imponeva che ritornassero alle loro case e che riprendessero per un po’ a vivere la loro vita distintamente l’uno dall’altra. Si rivestirono, appunto. Si precipitarono come un corpo solo verso la macchinetta automatica del caffè; bevvero ancora qualche cosa di caldo insieme e poi… bye bye…alla prossima, anzi a domani mattina …che…si lavora.


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