Un mio alunno mi ja venduta - anni dopo - Terzo racconto a mio marito.

Scritto da , il 2021-01-05, genere dominazione

terzo racconto a mio marito
Ti sono in debito del racconto di quello che è successo con il tizio che sul bus si era goduto lo spettacolo di me che venivo letteralmente masturbata e che, con un sorriso beffardo mi faceva capire quanto avesse apprezzato.
Ho detto che in quel momento non potevo sapere che l'incontro con lui era solo rinviato di alcune settimane. Proprio a casa nostra, quella condivisa con le altre inquiline.
Rientravo i fine settimana, ma qualche volta, in vicinanza degli esami, stavo a Cagliari per studiare, da sola o con colleghe..
Ormai i nostri due “cavalieri”, che si erano spartiti me e l'altra il giorno della festa, entravano a casa come fossero davvero i nostri uomini Avevo te, qui e il mio praticamente amante laggiù,
Addirittura capitava che quando venivano da noi si portavano dietro anche dei loro amici noi e ce li presentavano. Quindi noi, li conoscevamo solo in quell'istante.
Come succede qualche volta, instaurato il contatto, poi, capita che anche se appena conosciuti ci si cominci a frequentare. Un po' come capita a dei connazionali che si conoscono in un paese straniero.
Un pomeriggio però ho davvero tremato, mi stavo sentendo male tanto da precipitarmi in bagno per l'arrivo di conati di vomito. Ovviamente premurandomi di nascondere agli altri presenti il mio stato.. Le mie due coinquiline i due nostri anici/scopatori e il ragazzo? L'uomo? ….. che sul bus si era goduto lo spettacolo di una ragazza masturbata il mezzo alla folla con orgasmo finale di lei forzatamente discreto e nascosto (Per quanto possibile). Le candidate alle loto attenzioni eravamo sia io ed Efisia, che già avevamo avuto modo di sperimentare le mani addosso di due dei tre uomini presenti, ma anche la terza ragazza che abitava con noi, una che oltre lo studio universitario, frequentava una comunità in cui si preparava alla vita consacrata. Insomma percorreva la via per diventare suora. Non era brutta, anzi, a sentire i tre maiali dopo che lei era uscita per impegni suoi in comunità appunto da quell'incontro improvvisato di quel tardo pomeriggio. Quel fisico assolutamente non appariscente, legato nell'immaginario dei tizi, ma per la verità anche io lo pensavo, al suo voler cercare castità e purezza in un mondo dove le tentazioni sono dietro l'angolo, poteva benissimo far salire il sangue alla testa a più di un uomo che conosceva la situazione
Le birre, la coca cola con whisky, le mini bottiglie di vari intrugli alcoolici fatti in casa che i ragazzi si erano portati dietro e i mirto e limoncino che noi avevamo, potevano essere un vero apri pista a tutto quello che quei maiali volevano sicuramente farci. Dopo uscita di casa, i discorsi su tutto quello che le avrebbero voluto far subire, senza filtri o ,mezze frasi. Il pensarla ancora vergine era per quegli infoiati altra benzina sul fuoco
Andavamo verso la bella stagione, il mio abbigliamento etra adeguato al clima atmosferico del centro sud: abitino da casa con abbottonatura sul davanti, nessuna scollatura o fronzoli o vedo non vedo con delle bretelline sulle spalle ben al di sopra del seno che mi arriva a metà ginocchio, niente di che. Gambe nude e ciabattine. Unico elemento distraente era il fatto che l'assenza di un bottone sulla parte del vestito che copriva le cosce lo faceva scivolare giù scoprendo un pezzetto di quella parte di gambe che evitavo di accavallare come mia abitudine. Di fronte avevo proprio lui: il porcello tarchiato.
Il mix di bevande più che su noi ragazze sembrava aver fatto effetto sui maschietti presenti che ad una certa ora hanno alzato bandiera bianca togliendo il disturbo da casa nostra.
Stavolta non ero affatto delusa, anzi, avevo solo voglia di starmene tranquilla in camera mia. Efisia aveva approfittato della presenza dei ragazzi per farsi accompagnare da una sua collega. Ero sola in casa.
Poco prima di iniziare a cambiarmi, il campanello dell'appartamento ha suonato. Avvicinandomi alla porta prima di aprire ho chiesto chi fosse; era lui, il ragazzo arrivato con i nostri due “amici” che diceva di voler recuperare sigarette e accendino poggiate sul mobile in cucina poco prima. Volevo verificare; ho risposto: -Un attimo-. Effettivamente sigarette e accendino erano lì
Le ho prese per dargliele senza farlo entrare, ma come ho aperto uno spintone alla porta l'ha fatta sbattere alla parete e io sono caduta per terra. Inutile dire che la caduta ha fatto si che le mie cosce fossero del tutto scoperte, completamente nude con le mutandine in bella vista. Al porco stavano uscendo le pupille dagli occhi. Mentre richiudeva la porta, mi sono alzata provando a ricompormi, lui di scatto mi ha spinta spalle al muro, con l'avambraccio sinistro mi premeva sul collo togliendomi l'aria. Con la destra dopo avermi strappato di mano sigarette e accendino ed esserseli messi in tasca, si intrufolava prepotentemente tra le polpe delle mie cosce.
Lui: - È tutto il pomeriggio che mi sbatti in faccia le gambe con queste cosce da stupro che ti ritrovi. Se volevi farmi indurire il cazzo ci sei riuscita alla perfezione. mi sta scoppiando dentro i pantaloni. Da quanto è duro mi fa male-. Se tolgo il braccio dal collo tu non scappi. Vero che non scappi? Perché tanto sai che ti riacchiappo-.
Ho fatto il cenno di si con la testa. Come ha tolto il braccio, la fame d'aria non mi faceva smettere di tossire. Sono scesa con le spalle attaccate alla parete fino a sedermi per terra, rannicchiata in me stessa, le cosce verso il busto i talloni a contatto con le natiche, Abbracciavo le mie stesse ginocchia sulle quali appoggiavo la fronte. La mano tra le cosce aveva fatto il suo effetto; le tenevo strette per cercare di bloccarla il più possibile, per non dar modo a lui di godersi le mie polpe, per non dargli modo di sentire sulle sue dita le labbra della fica che sentivo gonfiarsi per l'eccitazione, ma respingevo questa idea senza poter evitare che accadesse, per non dargli modo di iniziare a masturbarmi. Tutte cose che invece sono puntualmente accadute nonostante io sfregassi le cosce l'una sull'altra per provare ad espellere da lì quella mano estranea, forte, decisa, ormai padrona della mia intimità.
La sua voce: - Guarda-. Mi ha riportato lì, in quella situazione. La mia mente fuggiva. Alzando lo sguardo ho visto il pene, non lunghissimo ma grosso; sicuramente grosso, sproporzionato. Tanto che ho subito pensato ad una lacerazione delle carni quando me l'avrebbe spinto dentro la vagina, a quanto dolore avrei sentito e per quanti giorni, ma un brivido sulla schiena l'ho avvertito pensando al piacere che avrei provato dopo il primo dolore e quanto alla fine di quel piacere ne sarei diventata schiava come mi era successo la sera sul pullman e poi la notte con i due maiali Non riuscivo neanche a pensare di dovergli dare il culo.
È stato un gioco per lui afferrarmi il polso e farsi masturbare. Ero un automa, non reagivo. Ho solo provato a rifiutarmi quando costringendomi ad aprire la bocca mi ha intimato di succhiarglielo. Le labbra spalancate, mi facevano male le mascelle, lui spingeva sempre più forte. Mi stava fottendo la bocca . La cappella raschiava il palato, mi sbatteva in gola. Nel momento che ha smesso di spingere sono stata io, senza rendermene neanche conto a cominciare a succhiarglielo veramente. Solo dopo che ho sentito la sborra invadermi la gola e che non ho potuto fare altro che ingoiare, mi sono resa conto di quello che svevo fatto: gli avevo praticamente fatto capire che mi era piaciuto. Gli avevo dato il permesso, on il mio comportamento, di continuare a fare i suoi porci comodi. Mai e poi mai mi sarei ritenuta capace di fare tutto questo, ma è successo così.
In un attimo di suo rilassamento ho trovato le forze per fiondarmi in bagno, avevo solo voglia di rimettere, di togliermi quel liquido denso, appiccicoso dallo stomaco, non mi sono certo preoccupata di chiudermi dentro.
In ginocchio davanti al wc cercavo di procurarmi il vomito. Ho sentito mani che ,mi palpavano le natiche, le cosce e i fianchi, poi è stato un attimo: il glande mi separava le labbra della fica, un braccio mi cingeva la vita con la mano che mi si infilava ancora tra le cosce per costringermi a sporgere il sedere all'indietro. Un colpo di reni potente e una spinta furibonda. Ho urlato, la vagina mi bruciava. Le prime sue spinte mi procuravano un dolore assurdo, sentivo le carni lacerate, che si modellavano completamente attorno a quel pezzo di ferro caldo, avvolgendone anche le nodosità più piccole.
Tre o quattro colpi sono bastati perché quelle stesse nodosità, quel duro, cominciasse a procurarmi piacere. Un piacere che cresceva ad ogni colpo, ad ogni affondo del cazzo sempre più dentro. Godevo; maledicendo me stessa godevo.
-MMMmmsiiiii lo sapevo che ti piaceee, sei tutta stretta. Hai un lago bollente in figata. Continuando a stringermi il cazzo così mi farai sborrare subito, ma non impiota, tanto ti fotto ancora, eccome se mi ti faccio! Sei tutta da godere, da fottere senza ritegno.-.
Con un “pp o r c o ooo porcooo” gli sono venuta sul cazzo mentre lui pompava ancora e io non smettevo di avere orgasmi che mo sono cessati solo quando gli schizzi potenti dello sperma mi hanno colpito l'utero. Il mio corpo continuava a fremere, sussultare, tremaste anche dopo un discreto tempo che mi aveva scopata. La tregua è durata poco; prendendomi in braccio mi ha portata in camera, sul letto. La sua testa tra le mie cosce: - voglio il miele della tua fica sulla lingua. Voglio sentirne il sapore
la barba mi pungeva la parte più delicata dell'interno coscia ma non potevo fare a meno di fargliele sentire calde lisce e polpose. Anche in quell'occasione ho iniziato subito a godere e venire.
Interrompendo quel giochino mi ha fatta voltate mettendomisi dietro ed è successo quel che immaginavo. Il glande mi separava le natiche, sono scivolata distendendomi sul letto con il culo a sua disposizione. L'urlo lancinante è stato soffocato dal cuscino in cui premendomi la nuca ha affondato la mia faccia. È riuscito poco a desistere alle strette delle mie natiche attorno al cazzo ed ha sborrato presto.
Ansimavo a quando si è disteso sul letto. Aveva il cazzo con il mio sangue, mi sono girata pancia in si e mi ha masturbato ancora succhiandomi un capezzolo e facendomi venire ancora.
Mi ha lasciato dicendomi che sarei diventata una gran scopatrice e che difficilmente un solo uomo sarebbe riuscito a soddisfarmi completamente, ci siamo rivisti per un po' di tempo, io gli resistevo, mala fine sapevamo entrambi che la scopata ci sarebbe stata. Poi ci siamo persi per rincontrarci sempre su un bus strapieno mesi dopo ed anche lì, lui dietro di me attaccato alle mie natiche, io ben accomodata sul suo uccello, abbiamo inzuppato i nostri abiti di sperma e liquidi vaginale.
Ma diciamo che un qualcosa, almeno nelle mie escursioni mentali mi è successo anche in tempi non così lontani come l'Università. Quando prima degli episodi in casa famiglia trascorrevamo u n periodo serenamente normale:
Ricordi che spesso durante i nostri viaggi, da soli, in macchina … carezze e palpate non mancavano e Ricordi quella volta che ci siamo fermati a un semaforo e un camion ci ha raggiunti affiancandoci? L'autista dall'alto della cabina del suo camion ci ha visto è scattato il verde, tu hai dato una sgommata e siamo scappati, poi, al bar del paese successivo, fermati per un caffè, ce lo siamo ritrovati a fianco,abbiamo pagato in tutta fretta e... via... ce lo siamo tolti di torno,
la notte abbiamo fatto l'amore . Mi hai detto che mi sentivi più calda, più stretta... più femmina! Ti sei meravigliato alle mie parole: - Porco! Bastardo! È così che mi vuoi? Goditi questa figa. Te lo avvolgo bene, vero? Te lo strizzo. Aprimela di più sbattimi fino in fondo maiale. Fammi male ma fammi godere. Porco! Mi sei venuto dentro in un lampo!in un tempo ancora più breve di quanto riesci a starmi dentro solitamente e io ancora ne avrei voluto. Avevo ancora tanta voglia. Ho provato a stimolarti con la mano e volevo usare la bocca, ma tu: - ti prego. Mi hai sfinito-. Mi hai detto-.
Devo confessarti una cosa: mentre mi scopavi nel pensiero sovrapponevo la faccia di quel porco alla tua e quel che dicevo e facevo mi veniva naturale.
Torniamo però, a episodi più recenti:

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