Storia di un cuckold (parte 2)

Scritto da , il 2020-08-23, genere tradimenti

Rprendo il racconto della mia storia da cuckold. nella prima parte ho raccontato quello che è successo fino a sei anni fa.


Gli incontri proseguirono per parecchio tempo, anche se non frequentissimi, finché decidemmo di far evolvere la situazione introducendo nel ménage un bull fisso.
La scelta cadde su un mio amico di vecchissima data, con l’idea di renderlo partecipe della mia condizione di cornuto felice e consenziente.
Alessandro era il mio socio, separato da 3 anni e amico da oltre 30.
Il problema, al solito, era come coinvolgerlo. L’occasione capitò durante una cena tra noi tre, cosa che dopo la sua separazione avveniva abbastanza spesso.
Angela si mise in tiro e riscosse subito un grande successo. Alessandro non riusciva a smettere di guardare le generose porzioni di corpo che lei metteva in mostra con classe e impudicizia.
Dopo cena, mentre Angela rimetteva in ordine in cucina, chiacchierando con il mio amico feci cadere il discorso su di lei.
«È bella e intelligente» commentò, tenendosi sul vago.
«Questo è niente» buttai lì, calando l’asso. «Dovresti vederla in lingerie.»
«L’ho vista in costume» rispose, per nulla imbarazzato e con una luce concupiscente nello sguardo. «Ma non è la stessa cosa.»
Chiamai Angela e le dissi che Alessandro aveva voglia di vederla in lingerie.
«Voi siete matti» rise lei, prima di sparire nella zona notte.
Io e Alessandro continuammo a bere l’amaro a piccoli sorsi, poi Angela tornò lasciandolo a bocca aperta.
Era in guêpière, perizoma, auto reggenti e tacco 12: semplicemente abbagliante.
«Va bene così?» esordì, mettendosi in posa sexy in mezzo al salotto.
Misi su un po’ di musica che avevo scelto per l’occasione e lo invitai a ballare con lei. Cominciarono un lento sensualissimo, bacino contro bacino, con Alessandro che faticava visibilmente a tenere le mani lontane dal culo sodo di mia moglie.
Quando la musica finì Angela si girò a guardarmi.
«Lo devo baciare?» mi chiese.
Le feci cenno di sì con la testa e lei gli infilò la lingua in bocca.
Fu un bacio lungo, erotico e dolce. Quando si staccarono, di malavoglia, Alessandro mi fissò. «È tua se vuoi» lo incitai. Non se lo fece ripetere due volte. Ne avevano voglia entrambi. Cominciarono a divorarsi le bocche a vicenda, le lingue intrecciate come serpenti, finché lei si inginocchiò di
fronte a lui e tirò fuori un cazzo di buone dimensioni. Come la prima volta, con il cazzo in mano, mi chiese se era quello che volevo.
Al mio sì si avventò sull’asta come un animale da preda. Alessandro cominciò a gemere e ad ansimare. La bocca di mia moglie era un’idrovora, anche se ormai io non la provavo quasi più. Cominciò così la monta sul nostro letto matrimoniale, dapprima a pecora, con colpi violenti che le facevano ballare le tette come durante una corsa, poi in tante altre posizioni. Per la prima volta Angela non aveva voluto usare il preservativo.
«Dioooo siiiiiiiii» gridò lei, eccitata come l’avevo vista di rado, dandomi la prova di un coinvolgimento molto più profondo del solito. «Era una vita che volevo il tuo cazzo!» Come ormai era mia abitudine, chiesi a Alessandro il permesso di potermi masturbare, ma lui me lo negò.
«Per ora guarda e basta» disse, tra un colpo e l’altro, con una durezza di cui lo sapevo capace ma che non avevo mai sperimentato in prima persona. «Impara come si fa godere una femmina.»
«Vuoi far soffrire il mio cazzetto frocetto?» intervenne ansimando Angela. «Così glielo farai scoppiare.»
Obbedii, limitandomi a guardare come si faceva mia moglie. Era molto bravo e la faceva godere moltissimo. «Guarda come si scopa, frocio» mi gridò Angela mentre veniva. «Ora sì che ho dentro un cazzo
verooooohhhhh...» Quasi contemporaneamente anche lui raggiunse l’orgasmo con un grugnito animalesco, riempiendole la fica di sperma.
Io, con il cazzo che scoppiava, fui costretto a guardarli mentre si baciavano durante le coccole post coitali,rilassati e sazi. Non potei fare a meno di notare la crema che colava fuori dal sesso di mia moglie, aperto come un’orchidea.
«Vado a darmi una sciacquata» disse Alessandro dopo una decina di minuti. «Poi ricominciamo.» «Aspetta» lo interruppe lei, guardandomi con un sorrisetto. «Facciamo fare qualcosa anche al cornuto. Dai,coglione, pulisciglielo.»
«Vado a prendere un fazzoletto umidificato» risposi, eccitato da morire per questa evoluzione inaspettata.
«Lascia perdere i fazzoletti» ribatté lei. «Hai già tutto quello che ti serve.»
«Non capisco...» «Usa la lingua, coglione. Leccaglielo.»
Rimasi paralizzato. Si trattava di superare un tabù virile ancora più radicato della fedeltà della sposa,profondamente inculcato in ogni maschio italiano fin dalla più tenera età. Prendere in bocca il cazzo di un altro uomo...
«Allora?» mi incalzò Angela. «So che lo vuoi, frocetto. Sbrigati a leccare quel cazzo, sto perdendo la pazienza.»
Mi avvicinai al letto, da cui mi ero tenuto a debita distanza per non disturbarli mentre scopavano, e mi inginocchiai dal lato in cui di solito dormivo io e che ora era riservato all’amante di mia moglie.
Alessandro non sembrava affatto sorpreso. Forse la cosa non era nuova per lui quanto lo era per me. Allungai piano la mano destra e presi delicatamente in mano il cazzo ancora abbastanza turgido nonostante l’epica sborrata. Era appiccicoso a causa delle abbondantissime secrezioni vaginali di Angela. La sensazione
fu molto diversa da quella che provavo quando prendevo in mano il mio, che era molto più piccolo anche in erezione.
Avvicinai le labbra alla cappella, guardando negli occhi Angela che aveva un’espressione intensa, rapace. Tirai fuori la lingua e ne passai la punta sul glande, una, due, tre volte. Sentivo il sapore di Angela mescolato
a quello meno familiare di Alessandro, che emise un sospiro soddisfatto. Stavo leccando il cazzo del mio vecchio amico sotto gli occhi di mia moglie.
«Bravo il mio frocetto» rise Angela. «Ma puoi fare di meglio. Prendilo tutto, forza, coglione.» Obbedii, perché ormai ero il loro balia e non potevo fare altro, ma anche perché volevo farlo. Ero eccitato da morire, più di quanto ricordassi di essere mai stato prima. Anche molle mi riempì completamente la bocca. «Ora succhia. Ti ho fatto vedere come si fa» mi incitò lei.
Cominciai a succhiare e quasi subito sentii che Alessandro apprezzava e reagiva. Dopo meno di un minuto avevo la cappella dura in gola. Facevo scorrere le labbra sull’asta con un ritmo lento e regolare: ormai la finzione della pulizia aveva ceduto il passo a un vero e proprio pompino. Quando Alessandro mi mise la
mano sulla testa e mi ficcò tutta l’asta in gola fino soffocarmi venni nei pantaloni senza neanche toccarmi.Fu una vera e propria epifania. Avevo trovato la mia dimensione di cuckold sottomesso e umiliato, ed ero felice.
«Basta così» mi bloccò Angela. «Vedo che entrambi apprezzate e la cosa diverte anche me, ma quel cazzo è mio. Ora puliscimi la fica che ho voglia di ricominciare a scopare.» Mi spostai dall’altro lato, con rimpianto perché avrei voluto farlo godere, e cominciai a ripulire la fica di moglie immaginando che quella sborra che ingoiavo mi fosse stata schizzata in bocca dal mio amico.
Grazie alla mia lingua Angela andò su di giri al punto che, a un certo punto, mi spinse via e si impalò sul cazzo ora durissimo di Alessandro, duro grazie alla mia lingua, pensai non senza orgoglio, e iniziò e iniziò una
cavalcata feroce.
Quella volta scoparono tutta la notte come animali in calore. Io dormii poche ore disteso per terra accanto al letto, ripulendo loro cazzo e fica ogni volta che me lo chiedevano.
Da quel momento in poi Angela divenne a tutti gli effetti la donna di Alessandro, sia in casa che fuori. In un paio di occasioni la scopò insieme a un suo amico, in un’altra le sverginò il culo, sempre insultandomi e chiamandomi frocio, cazzetto e coglione. L’ultimo gradino della scala dell’umiliazione lo discesi qualche mese fa.
Dopo la monta, come al solito avevo ripulito il cazzo di Alessandro prima di fare un bidet con la lingua anche a Angela.
Lei quella volta si era messa in piedi nella doccia mentre io, in ginocchio, ingoiavo la sborra del suo bull. D’un tratto, alzando lo sguardo, vidi Angela sorridere mentre cominciavo a sentire un calore umido sulla schiena: Alessandro mi stava pisciando addosso. Quasi contemporaneamente, mia moglie cominciò a pisciarmi a sua volta in bocca, che era praticamente incollata alla fica. Il liquido bollente mi finì in gola e lo ingoiai per non soffocare. Sembrava non finire mai. «Bevi, coglione» mi ordinò lei. «Ingoia tutto.»
Entrambi scoppiarono in una risata e io venni nei pantaloni del pigiama fradici della piscia di entrambi. Mi impedirono di cambiarmi e lavarmi e rimasi bagnato finché il pigiama non mi si asciugò addosso. Fu meraviglioso.
Diventare la loro latrina umana aggiunse un altro stupendo tassello al mio personale paradiso terrestre. Perché è così. Per molti di voi la mia storia sembrerà un inferno, ma non per me e per quelli come me. Perché io sono un cuckold.

Questa è una storia vera. ​

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