Supermarket (terza parte)

Scritto da , il 2020-03-31, genere tradimenti

SUPERMARKET (terza parte).

Guidando verso casa la mia mente era totalmente occupata da quella sensazione incredibile, provata pochi minuti prima. Il tocco di Fabrizia sulla mia asta, la sua bocca sulle mie labbra, tutto improvviso, devastante, pazzesco. Devo controllarmi, entrando nel vialetto di casa non faccio che ripetere “rilassati, calma ora, piano…” ma quel mantra non riusciva ad allentare la mia erezione, ancora notevole.
“Ma finalmente papi, quanto ci hai messo?”
“Hai preso tutto?”
Le due donne di casa non mi hanno certo lasciato il tempo di appoggiare le borse della spesa, subito un assalto all’arma bianca. Meglio così, quella doccia fredda mi stava calmando.
“C’era un esercito di persone, comunque si, c’è tutto…”
Mi sgancio lasciandole con la spesa e mi dirigo veloce verso il bagno. Dentro controllo e come sospettavo il boxer è bagnato dei miei liquidi. Mi devo cambiare e fare una doccia. Appoggio il cellulare sulla mensola quando il led comincia a lampeggiare, messaggio in arrivo. Butto un occhio prima della doccia, è Fabrizia. Mi scrive tramite il sistema di mail che connette tutti noi genitori del Liceo.
“Quando ci rivediamo?”
Non penso, rispondo subito, appena leggo.
“Stasera”
Stesso stile suo, nessun fronzolo, nessuna frase di circostanza.
Mi metto in doccia, sono di nuovo in subbuglio. Mi lavo il cazzo, ma tra le mani inevitabilmente ricomincia a diventare duro. Mi sego lentamente, non voglio venire…so benissimo che non ci vedremo stasera ma comunque voglio tenere tutto lo sperma dentro di me. Chiudo la doccia, mi asciugo, lei ha gia risposto.
“Alle 20.30 nel parcheggio dietro il centro commerciale Rover.”
Ma….ed ora come ne esco? Come faccio ad uscire? Che situazione, mai avrei pensato ad una sua risposta. Dunque mi dirigo verso la cucina, fingendo una incazzatura con me stesso.
“Mi sono dimenticato che oggi Gianluca aveva organizzato la cena con noi del team di progettazione…”
“Ma come? Ed adesso?”
La preoccupazione di mia figlia è relativa al fatto che si sarebbero dovute arrangiare a cucinare, mansione che spetta di solito a me in casa.
“Eh, dirò che non posso andare…..ma che figura….se voi non riuscite a cavarvela da sole…”
“Ma figurati, che problemi ci sono? Piuttosto, non c’è il balsamo che ti avevo chiesto…”
“Infatti, non l’ho trovato…allora io vado a prepararmi, non faccio tardi”
Senza aspttare repliche scompaio in camera, jeans, camicia e golfino blu, scarpe d'ordinanza, nessun accenno di ostentazione, è pur sempre una cena tra amici.
Saluto le donne ed esco, ho circa 20 minuti per arrivare al centro commerciale che è esattamente dall’altra parte della città. Guido con una certa tensione, l’eccitazione ora sta salendo, non voglio pensare a nulla.
Arrivo infine al parcheggio, appena in tempo: sono le 20.30 e per fortuna tutta la zona è vuota, non ci sono macchine né altre coppiette clandestine, almeno per il momento.
Dopo poco arriva Fabrizia e parcheggia accanto a me, mi fa un cenno, vuole che salga da lei. Apro la portiera e non credo ai miei occhi. Una mini cortissima, tacco 12 ed uno scollo vertiginoso inebriano i miei sensi, sono stordito.
“Rimani lì o entri?”
Le sorrido, che bella voce. Richiudo la porta dietro a me e mi giro verso quella femmina misteriosa. Apro la bocca per parlare e lei non me ne lascia il tempo, è su di me, mi ha avvolto con le braccia inchiodandomi al sedile. Ora mi sta leccando il labbro inferiore, poi risale ed entra dentro la bocca. Ha la lingua caldissima di prima, la mia erezione ora è impressionante. Lei se ne accorge e rallenta, si sposta e viene a sedersi sopra di me. La gonna ora è totalmente sollevata, ha le autoreggenti…ha messo in campo tutte le armi pesanti che una donna può dispiegare. Come prima la mano scende verso il mio cazzo e si ferma a saggiare l'asta con un movimento dolce ma deciso. Ora le cerco il seno, senza tanti preamboli entro con le mani dentro il vestito fino a trovare il reggiseno. Percorro l'orlo per qualche secondo poi supero anche questa barriera. I capezzoli sono già duri. Li tormento, prima lievemente poi sempre più forte, guidato dai suoi rantoli che si fanmo sempre più densi e forti.
“Cosa hai pensato prima?”
Chissà perché questa domanda ora, forse per allentare la tensione, forse per prendere tempo.
“Che sei veramente una donna molto bella, molto sensuale…”
Mi guarda, ride di gusto…
“E poi che sono una troia, ammettilo…”
Faccio fatica a convincerla che neppure per un istante abbia pensato a lei in quest termini. Restiamo a parlare per un po’, lei sopra di me, io in una dimensione sconosciuta.
“Posso?”
Senza attendere risposta mi slaccia i pantaloni, facendoli scendere in basso. Accarezza la punta dell’uccello con un fare incredibile, ha tutto sotto controllo. Poi mi abbassa i boxer e lo prende in mano. Il contatto diretto con la sua mano ha un effetto devastante, quasi un piccolo orgasmo. Lo capisce benissimo e si limita a stringere l'asta senza segarmi. Poi mi abbassa la pelle lasciando la punta scoperta. Un altro sobbalzo, non voglio venire subito ma questa donna mi sta facendo andare via di testa. Ora comincia una lentissima sega, prendo il suo ritmo ma sono concentrato per non sborrare immediatamente.
“Rilassati, lasciati andare…”
Butto la testa all'indietro, la mano di Fabrizia ora controlla me ed il mio cazzo. Lei si accorge che lo schizzo sta salendo e quindi scende dalle mie gambe, la sento mettersi in basso, poi accelera ilritmo, non resisto piu…non mi accorgo quasi che me lo sta prendendo in bocca ora, un paio di colpi e sborro copiosamente mentre mi spompina, uno, due, tre schizzi…continuo a pulsare incontrollato, ha la bocca piena di liquido ora. Deglutisce, sorridendo. Poi si ricompone e risale lungo il mio corpo cercando la bocca. Normalmente non gradirei sentire il sapore cosi forte dello sperma ma mi lascio andare, lei mi infila ancora la lingua e comincia a roteare dentro come una forsennata, come se la mia lingua fosse un secondo cazzo. Il sapore è attenuato dalla saliva, ma è comunque fortissimo. Non mi importa, ora è di nuovo sopra di me. Il cazzo ha ripreso vigore, comincio a darle lievi spinte facendola inarcare, ci separa solo il tessuto delle sue mutandine. Ora la sto facendo godere, con le mani scendo a stringerle entrambe le natiche, sode, consistenti. La sollevo, con un dito scosto il tessuto e comincio a passarlo sulle labbra esterne, umide dei suoi liquidi.
“Mi piace….”
Ora mi ha dato la spinta che cercavo, infilo prima due poi tre dita dentro di lei, ruotandole con lentezza ma continuità. Ansima, è davvero bella ora. Aumento il ritmo, provo con l'altra mano a cercarle il buchino dietro, non oppone nessuna resistenza, anzi.
“Si, si, dai…”
Ora è una doppia penetrazione sopra il mio cazzo, che rimane in attesa semiduro. Affondo le dita, sento che posso osare, la penetro facendola sentire vacca, come desidera essere. Provo ad esagerare, vediamo.
“Puttana, dimmi qualcosa…dai…voglio sentire una porcata..”
Ho sempre il timore che quell' istante finisca, magari perché commetto un errore, o semplicemente perché lei lo voglia. Ma non ne ha abbastanza, mi segue nella fantasia, sempre più calda.
“Fammi godere, porco…”
Accelero, ora le sto aprendo la figa con forza, infilo un quarto dito, giro la mano e lei gode come un pazza, salta, urla, uno spettacolo. Poi mi afferra le braccia e capisco che devo fermarmi. Ha una serie di contrazioni fortissime, mai visto nulla di simile. È un orgasmo così violento da farmi quasi paura, trema e continua a stringermi le braccia per un tempo che sembra infinito. Lentamente si calma, ed anche io mi tranquillizzo facendo uscire le dita da lei, zuppe di liquido. Entrambi cerchiamo dei fazzoletti per pulirci, la macchina è piena di un acre odore dei nostri piaceri.
“Bravissimo….ma ora devo andare”
Mi rivesto con una certa velocità, capisco che il mio tempo con lei è finito, perlomeno per quella sera.
“Favolosa donna, io….”
“Ssst…buono….non occorre dire nulla….dai, andiamo, è stato bello, ora …buonanotte”
La accarezzo, le guardo le gambe, completamente visibili perché la gonna è ancora parzialmente arrotolata, un bacio veloce a quelle coscie stupende e sono fuori dalla sua auto, nel parcheggio, tra sogno e realtà.
(Continua)

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