Giada per sempre - vol. IV

Scritto da , il 2020-03-09, genere incesti

[....] Giada approfitta della pausa forzata per cambiare posizione. Si mette a quattro zampe. Il suo corpo in quella posizione è veramente qualcosa che non si può descrivere. Quelle curve tese, le natiche naturalmente aperte che espongono insolentemente quel prezioso orifizio, la schiena arcuata con quella leggera fenditura che corre lungo la colonna vertebrale, sono un tormento di lussuria ai miei occhi. Lei abbassa la testa ruotandola a sinistra quasi a cercare il mio sguardo e a darmi il via. Giada è ancora calda e non del tutto paga nonostante gli orgasmi raggiunti. La afferro per la pancia e piazzo sotto le sue ginocchia un cuscino che la porti ad una altezza per me più agevole. Appoggio il glande e dopo averlo spennellato nel suo solco umido, entro senza esitazione. L’ingresso deciso è stato apprezzato, la sua schiena si inarca ancora di più e la sento gemere più forte di prima. Mi fa capire, con il livello della voce, che quella è la sua posizione. Desidera che il maschio la prenda da dietro, che la afferri e la blocchi mentre la monta senza alternative. Si tratta di una forma di sottomissione volontaria in cui si depongono le armi e si riconosce al maschio il diritto di non chiedere più, a prendere quanto gli spetta. Non si tratta di una sopraffazione ma di un rituale in cui la femmina ha deciso che sarà quel maschio a montarla, da quel momento in poi, è lui a dover condurre le danze.
Mi eccita il pensiero di lei che viene impalata da Claudio in quel modo. Le afferro la vita strettissima con le mie grandi mani che quasi si toccano e la chiavo con forza, aumentando il ritmo delle penetrazioni, il suo piacere si fa così intenso che è costretta ad abbassare le spalle fino ad appoggiarle al divano con la testa girata a sinistra e inarcando ancor di più quella schiena vellutata di ballerina.
_ Chiavami papà ….!
Le afferro le spalle con una mano e il collo con l’altra stringendolo un po’ e continuo a impiantarglielo, duro, sempre più forte. Le palle, ormai gonfissime, sbattono rumorosamente su cosce e clitoride, Quei colpi la fanno impazzire, il suo collo arrossato mette in rilievo le vene mentre trattiene il respiro.
L’orgasmo è ancora una volta fortissimo, geme senza controllo, incurante di poter essere udita dai vicini al punto che devo tapparle la bocca, la riconoscerebbero. Di fronte a tanto piacere nessuna possibile conseguenza sembra essere abbastanza dissuasiva. Devo di nuovo rallentare, lei mi incita ancora a venirle dentro senza preoccuparmene. Percepisco che in quella posizione l’istinto le dice che alla sua età, la gravidanza è quasi garantita, specie con un maschio così eccitato e carico di liquido seminale. Lascio cadere due fiotti di saliva che si infilano nel alveo delle natiche, Il mio pollice ne frena lo scorrere repentino e indirizza la saliva al mio nuovo destino. Entro con tutto il pollice e cerco di allargarlo lentamente, mentre continuo a penetrarla. Lo estraggo e lascio cadere un nuovo fiotto che questa volta entra direttamente nel ano. Entro con il medio questa volta e quando possibile aggiungo l’indice nel tentativo di dilatarlo un po’ di più. Giada respira profondamente e non fiata. Penso che anche questa sarà una pratica a lei familiare, oramai. Solleva il busto fino a raggiungere la posizione eretta e arretrando le spalle stringendo le scapole scapole mentre io la abbraccio da dietro, incrociando le braccia e cingendo il suo seno. É come se mi avesse letto nel pensiero e sussurrando mi risponde, li Claudio non è ancora entrato …
La giro pancia arriva e stringendole le gambe continuo a penetrarla, mentre inizio a leccarle avidamente i piedi; sono piccoli, riesco a prenderne uno in bocca per più un terzo. Glieli succhio, passo la lingua tra le dita, una a una, poi mi concentro sull’alluce succhiandolo e facendolo entrare ed uscire come in un rapporto orale. Quel piedino di cui mi mostrava il collo teso, in auto e nella sua cameretta, è ora un nuovo strumento di piacere per entrambi. Vorrei usare quei piedini per masturbarmi e riempirli di sperma, ma non voglio ancora che tutto questo finisca.
Giada è in estasi, la mia lingua passa alle caviglie affusolate poi corre insalivandole quei meravigliosi polpacci tonici e si ferma arrivata alla piega del ginocchio. Le gambe strette rendono quella penetrazione difficile da continuare senza godere. Ogni sei o sette colpi devo fermarmi. Lo estraggo, le metto un cuscino sotto la parte lombare e ripiego le gambe sul suo ventre così da sollevarle il bacino. Cingo il mio pene alla base e scorrendo la mano verso l’alto raccolgo le sue copiose secrezioni biancastre. Mi porto il pollice alla bocca per assaporare quel liquido tiepido e viscoso che sa di lei. Lei ride e mi chiede di provarlo, le porgo l’indice che è quello su cui si è più concentrato il denso liquido. Lei ci passa la lingua calda mentre mi fissa negli occhi con sguardo sfidante e seduttore, poi fa sparire il dito nella sua bocca e raccoglie tutto sulla sua lingua che estroflette mostrandomi il nuovo trofeo. Io, che adoro i liquidi corporali e gli odori, mi piego su di lei, le infilo violentemente la lingua in bocca per condividere quel sapore afrodisiaco. Lei mi abbraccia il collo come fa una innamorata e mi bacia con lussuria.
Vorrei addentrarmi in lei attraverso ogni suo orifizio, gustarne ogni sapore, esplorarne i meandri meglio celati. Scendo nuovamente al suo sesso e riprendo a divorarlo famelicamente. La lingua mulina, esplora e raccoglie altri liquidi, umori, odori. Giada si aggrappa al lenzuolo e quasi in apnea geme con scatti nervosi nel tentativo maldestro di sottrarsi alla nuova piacevole tortura. Quando noto che il suo piacere si fa troppo intenso, prima che venga per la quinta volta, inizio ad aprirle le natiche semplicemente spingendo le sue ginocchia contro il suo seno. Il suo ventre piatto e la sua flessibilità permettono che le sue rotule siano siano completamente appoggiate alle sue spalle. Quel piccolo forellino rosa, sembra pretendere la sua dose di attenzione. Con la lingua vellico la zona peri anale, ricca di terminazioni nervose, poi le insalivo la parte delle natiche adiacenti al ano cercando di afferrarne una parte con la bocca, ma sono troppo lisce e toniche per darmi qualche appiglio.
Raccolgo la saliva e passo delicatamente la lingua attorno quel piccolo fiore rugoso. Con un movimento lentissimo ma perentorio, appoggio la lingua sul ano e estromettendola quanto più possibile dalla mia bocca, inizio ad addentrarmi. É necessario un movimento percussorio per poter affondare ogni tre o quattro colpi, di un centimetro. Un lento movimento rotatorio aiuta a rilassarle l’anello rettale. Il piacere anale è una questione di fiducia nell’altro, è necessario tempo e prove di attenzione. Sono già almeno quattro i centimetri di lingua che la esplorano. I muscoli si stanno rilassando, la piccola sta godendo e mi chiede di continuare, di non fermarmi. La lingua è più larga alla base, per aggiungere altri due o tre centimetri alla penetrazione dovrò aiutarmi con le dita. Inizio con il medio per raggiungere la maggior profondità possibile. Potrei incontrare sorprese, ma sono così eccitato che nessuna presenza mi fermerebbe. La parte terminale del suo intestino è invece libera e sensibile, la esploro a 360 gradi sperando che quel contatto con il mio dito possa darle piacere. Entro ed esco una decina di volte, lentamente. Il contatto tra la nocca del dito e l’anello rettale la fa sospirare più intensamente, quindi insisto. E’ chiaro che quella è la zona più innervata. Al medio aggiungo allora l’anulare, mentre con l’indice della stessa mano le titillo il clitoride. La doppia azione la fa passare ad un ulteriore stadio di eccitazione e godimento. Il fastidio iniziale ha lasciato ora il posto, al solo piacere. Con un movimento roto-traslatorio cerco di allargare quella cavità. Un azione prolungata di una trentina di secondi mi permette ora di rinfilare la lingua. Adesso posso entrare agevolmente di altri tre centimetri, che non sono di più solo per la limitata lunghezza della mia estremità. Dio solo sa come vorrei che quel muscolo umido potesse allungarsi come la lingua di un serpente e spingersi, bifido, a vellicare il suo intestino retto. Le scopo l’ano con la lingua stringendole al contempo quel piccolo seno sodo, forse esagero con la stretta, le sue mani si appoggiano alle mie, penso voglia allargarle ma sta semplicemente unendole alle mie. Non intendeva allentare la presa, anzi, stringe le mie mani affinché aumenti la pressione. Infilo agevolmente indice e medio nella sua vagina pressionandone la parte bassa. Istintivamente la mia lingua che sta arrotandosi nella sua cavità anale, cerca un elemento di contrasto. Introduco due dita nella vagina e cerco il movimento della mia lingua attraverso quel sottile strato di carne che separa i due canali.
É arrivato, fortissimo e prolungato il quinto orgasmo.
Mia figlia è esausta, stravolta dal piacere, come me non ha mai provato niente del genere.
Realizzo che nulla sarà come prima, non lo saranno i nostri sguardi, lo sfiorarsi dei nostri corpi, i baci affettuosi di un tempo. Ogni comune attività svolta insieme sarà d’ora in avanti accompagnata dal pensiero del sesso consumato.
Che ne sarà dell’autorità del padre, dell’affetto familiare, quando si sono condivisi, gemiti, orgasmi, liquidi corporali. Abbiamo superato un muro invalicabile per definizione, il tabù dei tabù. Da qui, lo abbiamo chiaro entrambi, non si torna più indietro.
Sfilo la lingua e la sostituisco con tre dita affinché non si richiuda il canale. Avvicino il membro alla sua bocca che sa cosa deve fare e perché.
La mantengo pancia arriva e torno piegarle le gambe. Il movimento favorisce la dilatazione del ano. Appoggio il mio glande e lo spingo con il pollice mentre tento di avanzare il bacino. Ne entra una parte ma aspetto un po', deve rilassarsi altrimenti le farà male. Lo sfilo e spingo nuovamente indietro le gambe per sollevarle il bacino, poi sputo. Il foro è sufficientemente dilatato da far entrare tutta la saliva e per non farla fuoriuscire mi metto in piedi, punto la cappella sullo sfintere e lentamente, ma senza indugi, spingo finche l’anello elastico non cede. Il glande è dentro, quattro leggeri movimenti per guadagnare altri due centimetri e Giada tra un gemito e una smorfia di dolore, inizia a masturbarsi titillandosi il clitoride. E’ quello che deve fare per rilassare il muscolo, attendo pochi secondi e lo pianto con movimento verticale, fino alla radice. Nessun grido, solo un siiiiiiii … rauco e prolungato. La abbasso un po' fino a mettermi in ginocchio. Comincio a pompare lentamente mentre lei continua a toccarsi, d’ora in poi sarà solo piacere.
Mi piego su di lei che mi dice sospirante, …..
_ Inculami papà!
Questa richiesta perentoria e perversa mi fa aumentare il ritmo, mi abbasso sopra di lei, le apro la bocca e faccio cadere un lungo e denso fiotto di saliva e subito dopo un secondo, lei lo accoglie tutto e lo mulina con la lingua prima di ingoiarlo. Mi fermo per non venire e la giro a novanta gradi, ho capito che è la sua posizione preferita. Abbassa il busto per alzare il culetto più in alto possibile. Io salgo con i due piedi sul divano all’altezza del suo seno e spingo il pene sopra l’orifizio. La posizione è faticosa costringendo a un lavoro di gambe ma la penetrazione anale da questa posizione la farà impazzire, lei riprende a masturbarsi mentre io le reimpianto la cappella e scendo in verticale fino a fine corsa. Inizio a trapanarla con decisione e ritmo, le sciolgo il chignon e la afferro per i capelli costringendola ad arcuare ancor di più la schiena, lei cerca qualcosa da leccare e si avventa sul mio alluce. Lo prende in bocca, mi passa la lingua tra le dita e geme. Per me è troppo. Cinque possenti colpi ed esplodo, non prima di avvisarla che sto per riempirle l’intestino, ma lei si sfila repentinamente e si gira. Mi fissa negli occhi e apre la bocca in gesto di totale sottomissione. Non aspetto un secondo e glielo infilo in bocca fino all’esofago e tenendola per i capelli gli scopo la gola. Sbaglio i tempi ed il primo enorme fiotto glielo sparo direttamente nel tubo digerente. Le viene un leggero conato, lo sfilo rapidamente ed un secondo getto, lunghissimo, unisce il suo viso alla parete blu retrostante, lasciando una lunga scia densa e penzolante che resterà li senza essere rimossa. Cerco di aggiustare il tiro visto che la sua bocca è spalancata e in attesa di essere riempita. Il terzo lo indirizzo con precisione, alla cavità orale, un lungo getto che le colpisce con forza il palato superiore e si deposita, abbondantissimo, sull’ugola e sulle tonsille. Il quarto le riempie completamente la bocca ma non la fa desistere dal tenerla aperta. Il quinto entra per la metà mentre il resto trabocca sui lati della bocca e le scende verso il collo. Gli ultimi tre le imbrattano il viso che è ora segnato da quattro fiotti incrociati densi e lunghi che le imbrattano anche i capelli con uno le copre il nasino e si raccoglie nella cavità oculare. Muove con cautela la lingua in modo da amalgamare le differenti densità senza farlo fuoriuscire e senza distogliere gli occhi in nessun momento, sembra aspettare un mio cenno, la guardo amorevolmente per pochi secondi e le dico:
_ ingoialo amore!
Mentre con una mano ha ripreso a masturbarsi, con un movimento gutturale ne ingoia una parte poi, una seconda più copiosa deglutizione le fa scendere nello stomaco il resto del grumoso liquido. Con un dito le libero l’occhio trascinando lo sperma verso la bocca e lo stesso faccio con qualche altro agglomerato denso che le imperla il viso. Poi mi avvicino e partendo dal piercing alla narice, glielo lecco tutto, raccogliendo quanto rimasto. Un bacio appassionato mi permette di condividere con lei anche quel intenso sapore dolciastro, mentre un altro orgasmo la fa gemere senza contegno. Quel fiato caldo, che odora leggermente di cloro mentre ansima, mette fine al atto più inalienabile e senza ritorno della mia vita. Giada ed io siamo piegati sulle ginocchia, guardandoci in silenzio. Lo stato di estasi si è concluso violentemente dopo essere venuto e la situazione mi appare in tutta la sua gravità. La mia sconsiderata abdicazione dal ruolo paterno mi fa piombare in uno stato d’ansia e paura. Pagherò un prezzo alto per aver vissuto il paradiso e ne sarò l’unico responsabile.
Giada mi si avvicina, mi afferra la testa e se la porta sul suo petto. Sento il suo cuore pulsare forte, e così il mio. Avvicina la sua bocca al mio orecchio e mi sussurra: Stai tranquillo papà, è e resterà un nostro segreto. Io ti amo e voglio essere, d’ora in poi, la tua donna. Voglio vivere con te, cucinare per te, voglio dormire al tuo fianco e fare l’amore con te, ogni giorno della mia vita.
La allontano per guardarla negli occhi, quasi a cercare una conferma nelle sue parole che chiunque considererebbe malate. Un brivido mi scende lungo la schiena, sto tremando a differenza di lei.
Giada mi fissa a sua volta speranzosa di un mio qualche segnale di approvazione.
Non ho la forza di darglielo, è qualcosa di più grande di me per cui non so trovare le parole.
Solo ora sto realizzando quello che è successo e quel velo di eccitazione animale, caduto con l’ultimo eiaculato mi pone difronte a me stesso e ai miei errori.
L’abbraccio e la stringo fortemente al mio petto. Annuso quei capelli ancora imbrattati del mio sperma e rimango in silenzio.
Indietro ormai non si torna ….. (continua)

antinooa69@gmail.com

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