Quel compleanno inaspettato

Scritto da , il 2020-02-05, genere gay

Quel giorno era il mio compleanno. Avevo lasciato l’università ed ero ritornato a casa. Con mio e suo dispiacere mia madre era in vacanza; mi aveva lasciato il regalo di compleanno, jeans e camicia, ed un biglietto che mi diceva che le dispiaceva di non esserci. Aveva anche lasciato detto che Giorgio, il suo giovane giardiniere, sarebbe venuto per fare alcuni lavori.
Era una mattina soleggiata fresca e nelle mie intenzioni doveva essere come qualsiasi altro giorno che avevo passato a casa, rilassato. Caffè mattutino e cornflakes, la posta di mia madre sotto l’orologio sul caminetto.
Mi aspettavo che prima o poi bussassero, ma le nove di mattina non erano precisamente il momento migliore, prima che avessi avuto tempo per svegliarmi completamente o prepararmi.
Quando andai alla porta vidi chiaramente Giorgio, anche se distorto attraverso l’occhio magico.
“Buon giorno, Sergio” Cinguettò quando aprii la porta ed allungò mollemente una mano: “Io sono Giorgio. Credo che tua madre abbia lasciato detto che sarei venuto oggi.”
Sorrisi mentre gli davo la mano, era il massimo essere salutato da una visione così bella il mattino presto: “Sì, mia madre ha lasciato una comunicazione, ti stavo aspettando.” Lasciai andare la sua mano, non mi aspettavo che fosse un tale schianto.
“Ti ho portato qualche cosa, Sergio.” Mi sorrise mentre mi dava una scatola di cioccolatini con un biglietto di compleanno: “Buon compleanno.”
“Grazie, Giorgio. Molto gentile da parte tua.” Dissi prendendo il regalo e cogliendo l’occasione di stringergli il braccio, completamente sorpreso che il giovane mi avesse comprato un regalo: “Entra, ho appena fatto del caffè, ne vuoi una tazza?”
Giorgio strisciò il suo bel corpo contro il mio mentre passava e mi lanciò un sorriso che posso descrivere solo come sessuale e seducente: “Grazie. Nero e senza zucchero” Mi disse mettendosi le mani intorno alla vita stretta ed accarezzandosi poi la pancia piatta per indicare che non voleva ingrassare.
“Che lavoro devi fare oggi?” Chiesi passandogli la sua bevanda.
“Tua madre ha lasciato qualche indicazione per me?”
“Niente sul suo biglietto.”
“Darò un’occhiata al prato.” Prese dell’altro caffè: “A meno non ci sia qualche cosa d’altro che tu vuoi che faccia?” I suoi occhi brillarono in maniera malandrina.
Nella mia mente sporca balenò subito un pensiero su quello che avrei gradito che Giorgio facesse. Ricordai di aver avuto simili pensieri sporchi da piccolo ed anche in quella giovane età trovavo immensamente eccitante guardare i giovani giardinieri di mia madre al lavoro, li osservavo nelle calde sere d’estate curvi in giardino, vestiti solo di succinti pantaloncini.
Spesso mi chiedevo cosa ci fosse sotto quelle protuberanze coperte di cotone che comparivano tra le loro cosce muscolose.
Anche in quel momento non ne avevo idea perché non avevo mai avuto una risposta a quella domanda o perché la risposta non mi fu mai offerta liberamente. Mai nessuno di loro aveva mai svelato il contenuto dei pantaloni.
“Fammi prendere un cioccolatino ed esprimere un desiderio.” Dissi, disperando di poter allontanare i pensieri di spogliarlo.
Lui sorrise di nuovo col suo sorriso seducente: “Spero che ti piacciano, quelli con la crema bianca dentro sono è veramente buoni. Mi piace farci un buco e succhiarla fuori tutta.”
Il mio cazzo si contorse a quella provocazione: “Prova.” Dissi cercandone uno in modo che potesse darmene la dimostrazione.
Giorgio sbirciò nella scatola: “Eccone uno” Disse prendendolo, estraendolo e mettendomelo sul palmo della mano
“No, fallo tu.” Insistetti rendendogli il cioccolatino scartato.
Guardai le sue labbra aprirsi sul cioccolatino a forma di salsiccia ed i suoi denti mordicchiarlo. Il mio cazzo tornò a contorcersi quando fece il rumore di succhiare. Una goccia di bianca crema appiccicosa si aggrappò all’angolo della sua bocca; gliela leccai via mentalmente prima che la sua lingua deliziosa uscisse e la lappasse.
“Uhm” Sospirò: “Delizioso.”
“Pensiamo al lavoro” Dissi mentre disperatamente volevo che stesse a portata delle mie braccia.
“Benissimo. Cosa devo fare?”
Inventai di pulire la serra esotica sapendo che il calore tropicale lo avrebbe portato a togliersi la maglietta che io stavo morendo dalla voglia di strappare dal suo corpo fin da quando era arrivato e, se non fosse successo, semplicemente guardare le sue natiche deliziose, quando si piegava sotto il banano o l’edera, sarebbe stata una ricompensa sufficiente.
Giorgio sorrise, un altro sorriso provocante e piegò il braccio per gonfiare i bicipiti: “Ok, andiamo.”
Sicuramente stava architettando qualche cosa, sembrava di un umore molto allegro. Con mio grande piacere prima che cominciasse il suo lavoro, si tolse la maglietta con la scritta Bad Boy e la lanciò su una sedia di vimini.
Anche dalla quella distanza potevo sentire il profumo delle sue ascelle, un leggero sentore di deodorante dolce. Potevo anche sentire l’elettrizzante aura di sessualità che trasudava da ogni suo poro. Cominciai a chiedermi se, come proclamava la sua maglietta, fosse davvero un Cattivo Ragazzo.
Mentre lui lavorava e la mia mente pensava ai suoi pantaloni, continuò a sorridermi perversamente.
Io continuavo a pensare che avesse in mente qualche cosa di sporco, ma cosa fosse dovevo ancora scoprirlo. Dopotutto era molto probabile che fosse la mia libidinosa immaginazione a farmelo desiderare.
Guardando il suo torace abbronzato brillare nel calore della serra, capii che volevo abbracciare il suo corpo seminudo, sentire il suo torace umido contro la mia faccia o contro il mio torace nudo. Volevo anche scivolare nei suoi shorts aderenti alle sue piccole natiche compatte e spingere la mia faccia nel profumo della sua giovane protuberanza che sospettavo stesse in un paio di slip bianchi.
Consapevole che il mio cazzo era cresciuto tanto da essere ritenuto indecente alla presenza di un estraneo, andai in cucina e mi versai un bicchiere di scotch con del ghiaccio che sarebbe stato indubbiamente meglio usare nelle mie mutande.
Pochi minuti dopo essere tornato nella serra, allo studio di giardinaggio e dell’anatomia di un giovane lavoratore, ero completamente sudato. Il tutto aggiunto allo scotch che avevo bevuto, mi stava trasformando in un vulcano umano.
Giorgio sembrava fresco, anche se l’umidità intorno alla linea di giunzione dei suoi pantaloncini, dove si aprivano le guance delle sue natiche deliziose, mi faceva credere che anche lui si stava scaldando.
“Hai caldo, Sergio?” Mi chiese mentre si asciugava le sopracciglia ed il torace nudo: “Perché non ti togli la maglietta? Io sto sudando anche senza la maglietta.”
Quel commento mi sbalordì. Un estraneo, anche se stupendo, mi suggeriva di togliermi parte dell’abbigliamento. Fui tentato di dire: “Solo se tu prima ti togli i pantaloncini.” Ma semplicemente gli chiesi se voleva che spegnessi il riscaldamento.
“Non ce n’è bisogno.” Fu la replica che non mi aspettavo ma che mi piacque; la possibilità che lui avesse presto bisogno di rimuovere qualche cosa d’altro mi eccitava. Era probabile che i suoi pantaloncini divenissero così bagnati che presto avrei potuto vederci in trasparenza.
Obbedendo al mio adorabile ragazzo, mentre lui continuava a lavorare nella serra, io mi feci passare la maglietta sulla testa e la lanciai sopra la sua.
“Vedi. Non sei più comodo?” Un bagliore di denti bianchi accompagnò il suo commento, il suo sorriso fece quasi sciogliere il ghiaccio nel mio bicchiere e provocò una piccola eruzione vulcanica nei miei pantaloni.
Cominciai a chiedermi se sapeva che ero gay, io non avevo idea se lui lo fosse. L’eccitazione alla prospettiva che potesse esserlo, mi fece sudare ancora di più.
“Stai sudando, Sergio.” Commentò: “Puoi asciugarti con la mia T-shirt.”
Stava dicendo una cosa strana, una cosa erotica e sessuale o era solo un’offerta innocente? Comunque, farlo era erotico, era sessuale ed era tutto meno che innocente e praticamente il mio cuore sussultò quando strofinai la faccia nella maglietta.
L’odore delle ascelle di quel giovane corpo era scioccante. Quando mi strofinai la faccia con l’area della maglietta che era stata più vicina al suo inguine, il profumo di cazzo sudato era semplicemente sensazionale. Mi chiesi se aumentando il calore, fosse possibile che si togliesse le mutande e mi suggerisse di asciugare il sudore dalla mia faccia con quelle. Non ne vedevo l’ora.
“Va meglio?” E mi sorrise seducentemente.
Ringraziai Dio che non potesse vedere nelle mie mutande, le avrebbe trovate incollate al mio stomaco per la quantità di appiccicosa pre eiaculazione che avevo schizzato.
“Sì, grazie.” Sospirai.
Restammo insieme nella serra bollente, ambedue nudi fino alla vita. Giorgio aveva ancora quell’aria birichina che trasudava da ogni poro, mentre io, avendo bevuto molti bicchieri per calmarmi, trasudavo scotch dai miei.
All’ora di pranzo la serra non assomigliava più ad una giungla. Mentre davo a Giorgio il suo pranzo, cominciai a pensare quale altro compito inventare per poter tenere con me il suo corpo tormentosamente nudo. Mi chiesi se potevo mandarlo a curare le piante del bagno. Quando fosse stato vicino alla doccia avrei potuto aprire accidentalmente l’acqua ed avrei potuto vedere quei pantaloncini stretti tesi così invitantemente sulle sue natiche, assorbire l’acqua e bagnare quella verga tentatrice seppellita nella boscaglia dei suoi peli pubici neri.
“Ora devo andare, Sergio.”
Non era la frase che avrei desiderato sentire dal mio giovane lavoratore, ma ebbi la promessa che sarebbe ritornato dopo un’ora per fare altri lavori.
Si mise la maglietta su quel corpo veramente delizioso. Avendo strofinato quella stoffa morbida sulla mia faccia, almeno sapevo che gli odori ed i fluidi dei nostri corpi ora stavano uniti. In qualche modo trovavo la cosa soddisfacente.
Chiudendo la porta dietro a tale graziosa parte posteriore, fui tentato di andare subito nella mia camera da letto e farmi una bella sega, ma la promessa del suo ritorno mi condusse verso la bottiglia di scotch. Io mi augurai un buon compleanno per la terza volta e ne bevvi un altro.
Misi un CD di Mozart a ruotare sotto la testa laser del lettore mentre tentavo di impedire alla mia testa di fare la stessa cosa. Sospettai che tanti scotch prima di mezzogiorno non erano una buona idea. Non potevo pensare ad altro che a Giorgio. Non avevo capito cosa c’era nei suoi pantaloncini.
Il mio cervello inzuppato di scotch era impazzito ed emetteva lascivia. Fui precipitato in un mondo di fantasia. Giorgio indossava slip, boxer o nulla sotto quei shorts stretti? Era passivo o attivo, o ambedue? Era violento o appassionato, gentile e carezzevole a letto? Cosa più importante di tutto, lo era?
Un ora più tardi il suono delle campane tibetane appese al soffitto davanti alla porta mi fece uscire dai miei pensieri osceni. Giorgio, come promesso, era ritornato. Sarebbe andato bene il bagno o qualsiasi altro lavoro che richiedesse la rimozione di altre parti di vestiario?
Entrò in sala, non in maniera presuntuosa ed arrogante come molti giovani credono sia necessario. Era più uno scivolare, uno stare a galla dolcemente andando verso il mio corpo torturato. Aveva cambiato la maglietta dopo essere andato via, speravo non a causa del profumo del mio corpo. Ora si leggeva ” I’m a very very bad boy”.
Voleva dirmi qualche cosa?
“Sergio. Come va?” Mi salutò, il suo sorriso era come sempre birichino.
Era una cosa strana, sembrava che fosse la prima volta che mi vedeva quel giorno. Mi frenai dal dirgli che ero brillo o che ero dannatamente arrapato ed avrei voluto tuffarmi nei suo pantaloncini o qualsiasi altra dichiarazione veritiera; semplicemente gli dissi che stavo bene.
Mozart continuava a sedurre le mie orecchie mentre Giorgio continuava a sedurre il mio intero essere. Quando stavo per tentare la manovra del bagno, lui mi chiese di non alzarmi ma di chiudere ermeticamente gli occhi, aveva un’altra sorpresa.
Non ho idea del perché obbedissi a quel giovane che conoscevo solo da poche ore, ma tenni le palpebre chiuse ermeticamente ed aspettai per quello che mi sembrò un secolo. Solo quando mi stavo praticamente addormentando, cullato da quella meravigliosa musica e dall’alcol, la sua voce profonda annunciò: “Ora può aprirli.”
Stiracchiandomi alzai molto lentamente le palpebre. Stordito da quello che mi salutò, spalancai gli occhi.
Un grido di meraviglia mi salì alle labbra ma mi rimase bloccato in gola quando ebbi la visione di quella bellezza.
Di fronte a me c’era Giorgio, nudo come il giorno in cui era nato!
I miei occhi si focalizzarono avidamente sul suo cazzo molle che pendeva sulle sue giovani palle. Sopra l’offerta deliziosa, un piccolo ciuffo di ricci neri.
Presi un bel sorso di scotch per calmare la mia gioia.
“Giorgio” Bisbigliai, il mio corpo rabbrividiva ed il mio cazzo stava sorgendo: “Cosa stai facendo!”
“Non alzarti, Sergio. Chiudi ancora gli occhi.” Mi disse con una voce che scivolò su tutto il mio corpo come un massaggio all’olio.
Obbedii senza esitazione, senza sapere le conseguenze delle mie azioni. E quali sarebbero state le conseguenze? Avrei trovato Giorgio nudo seduto sul mio grembo, con la faccia rivolta verso di me! O avrei avuto il piacere di avere il suo cespuglio di neri peli ricci seppellito nel mio inguine sopra il mio uccello? Meglio ancora, la sua bella verga che spingeva contro la mia bocca per stuzzicarmi.
“Puoi aprirli.” Fu l’ordine a lungo atteso.
Li aprii lentamente, molto, molto lentamente. Li chiusi rapidamente, li aprii di nuovo poi tornai a chiuderli.
Ero ubriaco. No, ero addormentato. No, stavo sognando. No, ero tutte e tre le cose. Li aprii di nuovo lentamente. Ero completamente scioccato! Per prima cosa i miei bulbi oculari videro Giorgio nudo, senza un’erezione, e vicino a lui un altro Giorgio nudo, anch’egli senza un’erezione. Non potevo credere a quello che stavo vedendo. Giorgio aveva un gemello, un delizioso, sensazionale, sensuale, splendido e perfettamente uguale doppione, o così mi sembrava?
Quasi mi bagnai i pantaloni!
Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a distogliere gli occhi da quei peli pubici e da quei quindici centimetri di cazzo molle, o dalle quattro palle nei loro piccoli sacchi glabri.
Questa volta bagnai veramente i pantaloni con una ricca ed appiccicosa pre eiaculazione.
I due giovani sorrisero, la luce del sole illuminò i loro perfetti denti bianchi.
“Giorgio?” Domandai guardandone uno, per poi ripetere la domanda guardando l’altro. Rimasero silenziosi e tornarono a sorridere, poi cominciarono a scivolare verso il mio corpo disperato con un cazzo palpitante ancora più disperato.
Il mio cuore mi si fermò, per davvero, poi diede un colpo enorme, quasi rompendomi due costole, poi cominciò a correre come un cavallo al galoppo.
“Cosa state facendo? Cosa sta succedendo?” Chiesi emozionato ai due.
Ancora silenzio, gli adorabili giovani continuarono ad avvicinarsi al mio corpo che si stava sciogliendo. Giunti accanto a me due tenere mani afferrarono le mie. Con un giovane nudo per mano, mi condussero verso la mia camera da letto dove c’era una poltrona ai piedi del letto. Io ero ancora in uno stato di shock sessuale e mi fu chiesto di sedermi.
Giorgio ed il suo gemello si allontanarono e si misero ai due lati del letto. In un momento si riunirono al centro del materasso. Avevo notato, poco prima che salissero sul letto, che ambedue ce l’avevano un po’ duro, stranamente con la stessa angolazione e della stessa lunghezza. Si rannicchiarono sul mio piumone multicolore, assomigliavano a due magnifici fiori, due decorazioni della biancheria da letto della più alta qualità.
Pazientemente, ma emozionato, attesi che lo show cominciasse. Uno spettacolo che potevo solo sperare che fosse della più alta qualità.
Non una parola uscì dalle labbra dei ragazzi mentre Giorgio ed il suo gemello copiavano uno i movimenti dell’altro. Mi stavo chiedendo se questo fosse ciò che facevano nella vita quando i giovani palmi delle mani cominciarono a scivolare sulle piccole cosce, sui toraci indefiniti, sulle pance piatte, ancora sulle cosce e finalmente sui sodi, giovani, cazzi sexy di quindici centimetri.
I movimenti dei giovani erano all’unisono mentre i prepuzi rotolavano sulle aste snelle, poi indietro sulle gonfie cappelle color porpora, per poi rotolare di nuovo indietro. Si carezzavano dolcemente, molto dolcemente, l’un l’altro i giovani cazzi rigidi. Io ero sicuro che se avessi misurato la lunghezza della loro molle e tenera carne che scivolava sulle aste, non ci sarebbe stato un millimetro di differenza, tale era la loro sincronia.
Quando le bocche incontrarono le bocche, le lingue solleticarono le lingue e le labbra inumidirono le labbra, il mio cazzo esplose in spasmi di liquido preseminale. Erano giunti ad un punto che desiderai di unirmi urgentemente a loro.
Come lo volevo disperatamente!
Cominciai a togliermi i vestiti. Non ero sicuro che mi fosse permesso ma sapevo che sarei sicuramente morto se non l’avessi fatto.
I giovani interruppero brevemente la loro azione e mi rivolsero un sorriso distruggi anima mentre mi svestivo, confermandomi che non ero andato contro nessuna regola.
Mi accasciai sulla poltrona. Ero nudo e sudato, il mio uccello era così rigido che avrebbe potuto fare un buco attraverso venti centimetri di calcestruzzo, e continuai ad essere allietato dalla superba vista dei magnifici gemelli che succhiavano ed assaporavano l’uno la pelle sexy dell’altro.
Il mio corpo si alzò e si curvò mentre dolci e succulenti giovani cazzi venivano succhiati deliziosamente, e succhiati, e succhiati. Cominciai a carezzare il mio pene incapace di resistere un altro momento.
Poi accadde. I ragazzi alzarono una mano e mi fecero cenno di unirmi a loro. Anche se fecero quel gesto cordiale di accoglienza, le loro bocche continuarono a lavorare, succhiandosi l’un l’altro i giovani sessi rigidi, stimolando le loro piccole palle ripiene di sperma con sensazionali succhiate.
Improvvisamente fui colpito da uno strano senso di colpa. Era un crimine separare tale bella unione? La mia colpa sparì rapidamente quando Giorgio, che riconobbi perché aveva una piccola voglia graziosa sul collo snello, allungò una mano e mi passò un preservativo ed una bustina di lubrificante profumato.
Per un angosciante momento cominciai a dubitare di poter entrare nella loro routine erotica senza interrompere il loro flusso, ma cominciai il mio viaggio di scoperta baciando il giovane culo di Giorgio prima si salire lungo il corpo voluttuoso, l’addome, l’ombelico, il torace, il collo e finalmente le labbra. Mentre la mia bocca faceva il suo viaggio di ritorno, le sue gambe si erano allargate.
Il mio cuore accelerò per l’emozione. Sarebbe stata la prima volta che scopavo dei ragazzi più giovani di me. I ragazzi cessarono di succhiare, si girarono e sorrisero. Ambedue con un cenno mi indicarono che avrei dovuto cominciare a lubrificare il buco senza peli di Giorgio.
Con le dita tremanti lacerai ambedue le bustine profumate aprendole, prima il preservativo e poi il lubrificante. In pochi secondi stavo sondando le profondità del buco più morbido che avessi mai toccato mentre lubrificavo il passaggio stretto. Il mio sesso duro sostituì presto le mie dita e con colpi eccezionalmente lenti il mio cazzo scivolò nelle morbide natiche lisce di Giorgio, scopandolo dolcemente ed amorevolmente.
I loro primi gemiti, le loro espressioni di piacere quasi mi portarono al punto di venire. Affascinato, mi dilettai nella visione di delicati cazzi che sparivano e riapparivano dalle graziose facce mentre i ragazzi succhiavano dolcemente. Incapace di contenere il mio bisogno di venire, spinsi profondamente il mio uccello nel buco di Giorgio e mi preparai a sparare.
I ragazzi dovevano essere esperti, sapevano precisamente a quale punto per fermarsi. Nel momento in cui stavo quasi per emettere un rantolo gioioso e disfarmi dei miei succhi nel piccolo culo stretto, il gemello di Giorgio mi passò un secondo preservativo ed il lubrificante indicandomi che era il suo turno di essere inculato.
Tolsi il cazzo scivoloso dal giovane buco, permettendo al mio sperma di ritirarsi nelle palle doloranti. Mi spostai all’altro lato del letto cominciai il mio secondo atto in una maniera del tutto simile al primo, assaporai la pelle del gemello come avevo fatto con Giorgio prima che anche lui mi offrisse il suo tenero buco.
Erano come la stessa persona perché quando penetrai il secondo paio di natiche succulente, spingendo con forza e profondamente nel gemello di Giorgio, ero sicuro che suo fratello stava ricevendo una quantità di piacere uguale dalla mia inculata.
Guardai con piacere Giorgio che succhiava il suo bel gemello che gli ricambiava il piacere. Come avrei voluto succhiare tutti e due gli uccelli. Ben presto i loro lamenti estatici di piacere cominciarono e riempirono la camera da letto.
La testa mi girava e mi dolevano le palle. Questa volta i due avrebbero ingoiato litri di giovane sborra ed io avrei rilasciato sperma sufficiente per affogarli.
Ma non doveva essere così. Non lo sapevo ma i giovani avevano altri piani. Ancora una volta dovetti far ritirare i miei succhi quando loro si spostarono ai miei fianchi.
Era il momento dei baci. Ragazzi era il momento dei baci!
Lingue, più dolci dei giovani cazzi, entrarono ed uscirono nella mia bocca mentre dita femminee cercavano ed accarezzavano il mio cazzo. Ben presto mi stavo contorcendo nell’estasi, come un verme appeso ad un amo e praticamente gridando per l’euforia.
Non poteva esserci niente di meglio.
Poteva!
Un paio di labbra sulle mie, un altro paio che scivolavano sul mio uccello; un paio di labbra sulle mie, un altro paio che scivolavano sul mio cazzo, un paio di labbra sulle mie un altro... La mia meravigliosa sofferenza era infinita quando ogni gemello a turno succhiava e leccava il mio cazzo o mi baciava appassionatamente.
“Per favore lasciatemi venire. Per favore fate finire questo meraviglioso dolore!” Gridavo dentro di me.
Ma non smisero. Non si permettevano di smettere!
Giorgio prese in estasi il mio cazzo mentre io prendevo in bocca il gemello, e poi il rovescio. Suo fratello faceva un sessantanove con me mentre io venivo inculato alla morte da Giorgio, e poi il rovescio. Ogni possibile combinazione sessuale fu esplorata e riesplorata, poi esplorata di nuovo.
Quei gemelli erano dei persecutori e dei provocatori, dei bei persecutori. Avrei voluto bagnarli molte volte di sperma bollente. Me lo impedirono ogni volta. Sembrava mi avessero catturato per il loro piacere e mi tenessero prigioniero in un inferno paradisiaco dal quale non mi avrebbero mai lasciato scappare.
Poi fu l’atto finale. Dio, doveva essere l’atto finale!
I gemelli si misero in una posizione di altalena in modo che le loro palle si toccassero ed i loro cazzi stessero in piedi orgogliosamente uniti. Con un altro sorriso seducente ed un cenno mi invitarono ad abbassare la bocca sui due sessi, ingoiandoli fino alle loro basi deliziose. Pazzo di desiderio per la loro sborra, mi riempii la mia bocca scendendo fino ai loro ciuffi di pelli pubici. Lavorandoli come un bambino affamato, feci correre i palmi delle mani sui loro stomachi snelli e morbidi, poi più sotto a stringere le loro palle.
I ragazzi emisero guaiti di felicità, sollevarono i corpi e strinsero i toraci nudi con le giovani braccia. Unirono le loro bocche da baciare e spedirono salve del loro dolce sperma turbinando nella mia bocca che succhiava e sparandole giù nella mia gola.
Impazzito catturai i loro succhi cremosi, concentrandomi sulle loro cappelle per raccogliere ogni dolce gocciolina. Mentre il gusto meraviglioso si attardava ancora nel mio palato, i giovani portarono le loro teste tra le mie gambe e due bocche sensazionali cominciarono a succhiare in rapida sequenza. Non passò un microsecondo senza che una meravigliosa bocca manipolasse il mio pene o le mie palle piene di sborra.
Le mie natiche si strinsero e mi inarcai verso l’alto, spingendo il cazzo contro le loro belle facce. Mi stavo chiedendo quale dei ragazzi avrebbe avuto il siluro liquido caricato nel mio tubo di lancio. Ma i ragazzi erano degli esperti pompinari e quando emisi il finale guaito di piacere e sparai il mio carico, ambedue riuscirono ad assaporare ed avere la stessa quantità di sborra scambiandosela tra le loro bocche e facendo uno snow ball mentre si scambiavano il bacio finale.
Rimasi sdraiato sul letto, semicosciente ed ucciso dal sesso. I ragazzi andarono in cucina e poi ritornarono con i drink. Avevano indossato le loro magliette con la scritta Bad Boy. Mi passarono un bicchiere colmo di liquore, ne avevo bisogno, ed alzarono i loro.
“Buon Compleanno, Sergio!” Mi salutarono e poi risero selvaggiamente.

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