Il rapimento - Capitolo 1 – Rapimento alla stazione di servizio.

Scritto da , il 2019-10-24, genere incesti


Ero molto arrabbiato quando sono salito in macchina, mi avevano tirato giù dal letto in piena notte per andare ad una stupida cerimonia di famiglia, la cresima di mio cugino. I miei dovevano lavorare fino al tardo pomeriggio quel venerdì per organizzare il weekend ai dipendenti dato che si sarebbero assentati entrambi volevano essere sicuri che tutto fosse in ordine. Avevano avuto parecchi problemi per le nuove attrezzature acquistate e negli ultimi giorni avevo notato un certo nervosismo, erano parecchio preoccupati per degli incidenti che erano accaduti a lavoro, ma a casa non ne parlavano mai, cose da grandi pensai. Visti i problemi a lavoro, una partenza anticipata era da escludere, l'unica alternativa plausibile era partire all'alba per poter arrivare in tempo a Palermo dove viveva la sorella di mia madre. Sarebbe stato un viaggio orribilmente lungo ed essendo maggio cominciava pure a fare caldo.... non parliamo poi del fatto che mi ero dovuto vestire elegante, giacca, cravatta e tutto il resto, non ci sarebbe stato il tempo di cambiarsi una volta arrivati, che meraviglia!! Abiti scomodi ed un lungo viaggio in compagnia di mia sorella sul sedile posteriore... per poi arrivare a Palermo dove mi aspettava tutto il parentame... cominciavo già a pentirmi di non essermi finto malato. Ma ormai eravamo partiti ed ero in trappola, tanto valeva cercare di trarne il meglio e passare il tempo osservando furtivamente mia sorella maggiore, ci passavamo un paio d'anni.
Non lo avrei mai ammesso con nessun dato che eravamo cane e gatto, ma in fondo pensavo che mia sorella Alessia fosse molto sexy, quasi maggiorenne ed un corpo giovane e formoso, in forma come poche dato che aveva fatto ginnastica agonistica fino a poco tempo prima. Avevamo una tipica relazione tra sorella maggiore e fratello minore e stuzzicarsi l'un l'altro era il nostro passatempo preferito quando eravamo in casa, anche se ultimamente visti i rispettivi impegni ci incrociavamo poco per la gioia dei miei genitori che non ci dovevano separare continuamente. Sport, amiche ed i primi “fidanzati” occupavano le giornate di mia sorella, mentre io da scapestrato qual ero, non facevo altro che giocare tutto il giorno a pallone oppure alla Play a casa di qualcuno dei miei amici, ogni tanto quando andavamo a casa di quelli che avevano fratelli più grandi, magari ci scappava pure un filmino porno sottratto di nascosto, per poi immancabilmente volare di fantasia, da bravi ragazzini sfigati, finendo a fantasticare sulle nostre compagne di classe o meglio ancora sulle professoresse, quella di matematica era la mia preferita, giovane e formosa, oppure su madri e sorelle. Devo dire, che sia mia sorella che mia madre erano spesso in cima alla lista di quelle più apprezzate dai miei compagni.
Quindi visto che le prossime ore le avrei passate bloccato lì, seduto accanto a lei in macchina ogni volta che potevo senza essere visto sbirciavo la sua scollatura o le sue belle e lunghe gambe. Devo ammetterlo, a casa avevo anche provato a vedere più del suo corpo, provando a spiarla quando si cambiava in camera sua o quando faceva la doccia ma con scarso successo, finora non l'avevo vista nuda, anzi nemmeno intravista. Ed avendo gli ormoni a mille tenevo sempre gli occhi aperti per cogliere ogni occasione si fosse presentata, avesse mai lasciato socchiusa la porta della sua camera mentre si cambiava o la porta del bagno... avrei potuto approfittarne per una sbirciatina, ma era abbastanza attenta a non farsi vedere da me. E' stato molto imbarazzante il giorno che mi ha beccato mentre cercavo di fargli una foto col cellulare alla scollatura, mi ha definito un "pervertito".
Forse, anzi senza forse, ero veramente un "pervertito" dato che qualche volta mi masturbavo mentre immaginavo di scopare mia sorella, ma aveva davvero un corpo fantastico e dato che di altre ragazze sul radar non c'era traccia...beh lei era per così dire a portata di “mano”. Una biondina naturale, Alessia aveva tette piene e sode, una seconda misura credo, forse anche una terza ed un culetto sodo, un bel viso angelico, occhi celesti e gambe lunghe. Aveva sicuramente ripreso da mamma dato che poteva benissimo essere una sua copia in miniatura anche se non era alta come lei, crescendo poteva benissimo raggiungerla. Mamma è 1 metro e 75 più o meno e si tiene in forma, dopotutto è impossibile non farlo visto che per lavoro fa l'insegnante di ginnastica, i miei gestiscono un piccolo centro sportivo.
Nello stesso momento in cui ho iniziato a fantasticare su Alessia, ho iniziato a notare anche mamma. In realtà, non le avevo mai viste come “oggetto del desiderio” fino a quando un giorno a casa di un mio amico qualcuno ha cominciato a parlare di loro, di come quando mi accompagnavano a scuola le fissavano le tette e di quanto sembrasse giovane, di sicuro non dimostrava 40 anni, una vera MILF, anzi la MILF per eccellenza, all'inizio rimasi piuttosto infastidito dai commenti, ero geloso, ma poi dato che si parlava anche delle mamme e sorelle degli altri, sorvolai sui commenti spinti che facevano su di loro e poi... come dargli torto, pensandoci bene avevano ragione, erano proprio gnocche. Mamma aveva qualche difetti certo, ma quelle gambe lunghe, il viso attraente, un trucco leggero, sempre curata ed i capelli biondo/castani lunghi fino alle spalle che spesso legava a coda di cavallo... e le tette, oh si quelle erano sicuramente il suo punto di forza, una terza abbondante, forse no, una quarta...comunque belle grosse, mi fecero pensare a lei come donna più che come mamma. Mamma ed io abbiamo avuto i nostri disaccordi, molti in realtà, da quando mi sentivo grande, un “uomo” ero passato velocemente da essere un angioletto ad un vero diavolo in piena tempesta ormonale, ne combinavo di tutti i colori e studiare poi, non mi andava proprio e si capiva dai miei voti. Però di notte quando ero a letto da solo, potevo fingere che non fosse mia madre e pensare a lei solo come una femmina attraente, una donna matura, calda, dai grossi seni da succhiare. Come per Alessia, non avevo avuto la fortuna di vedere mamma nuda. Il meglio che avevo avuto fino a quel momento per ravvivare la mia fantasia era vederla quando indossava qualche camicia da notte estiva, un po' trasparente che faceva intuire che non indossasse il reggiseno, vedere le sue grosse tette oscillare liberamente sotto il tessuto sottile di qualche vestitino leggero o buttare l'occhio nella scollatura quando faceva le pulizie per casa per intravedere il reggiseno... ma fino ad ora per il 90 per cento avevo dovuto usare la mia fervida immaginazione.
Tornando al viaggio, Papà guidava tranquillo mentre uscivamo dalla città, rischiammo di fare un incidente quando un idiota su una mercedes grigia ci tagliò la strada mentre stavamo per prendere lo svincolo per l'autostrada appena fuori città. L'uomo alla guida ci affiancò facendoci gestacci e Papà sbiancò, guardò mamma preoccupato, di sicuro non era l'inizio migliore per un lungo viaggio in macchina ma la sua reazione mi sembrò abbastanza esagerata, in fondo in città tutti guidavano come pazzi e di stronzi che guidavano così o peggio ce n'erano tanti. Comunque imboccammo l'autostrada, mamma era sul sedile del passeggero anteriore, proprio di fronte a me, quindi non potevo vedere gran parte del suo corpo, ahimè. Il viaggio in autostrada fu abbastanza noioso, approfittammo tutti per farci una bella dormita, tranne il povero papà che doveva guidare, l'unico momento di svago fu l'imbarco sul traghetto quando potemmo fare 2 passi per sgranchirci le gambe sul ponte mentre attraversavamo lo stretto, sbarcati a Messina risalimmo veloci in macchina, non avevamo molto margine per arrivare in tempo a Palermo. Ci fermammo solo per fare benzina ed approfittare per una sosta veloce al bagno quando ormai eravamo quasi arrivati a destinazione. Mentre papà faceva il pieno al nostro SUV, mamma ed Alessia andarono nella stazione di servizio per usare il bagno e darsi una rinfrescata, qualche ritocco al trucco etc... Io ero ancora mezzo appisolato e rimasi in macchina, al bagno c'ero andato sul traghetto.
Non sapevo bene dove fossimo, ma non era di certo una bella zona, sembrava un quartiere malfamato. C'era solo un altra macchina parcheggiata vicino la stazione di servizio, un mercedes grigio... Ho notato subito i due uomini appoggiati al cofano, erano tipi loschi, stavano entrambi fumando una sigaretta. Uno era un ragazzetto magrolino ma sembrava più vecchio con i baffi sottili e la barba di due giorni, indossava una camicia sbottonata con una catenina d'oro al collo e jeans. L'altro era un omone dall'aspetto davvero spaventoso, abbastanza alto e pesante, con tatuaggi sulle sue braccia muscolose, sembra un pugile o un buttafuori di un locale, indossava una maglietta bianca smanicata e pantaloni attillati, evidentemente per mettere in mostra i muscoli ed i tatuaggi. Entrambi fissarono Alessia mentre camminava nel suo abito leggero di cotone senza maniche. Non rimasi affatto sorpreso che i due tizi approfittavano per dare un'occhiata ad una bella ragazza giovane e sensuale, dopotutto non potevo biasimarli, la stavo guardando anche io! Devo ammettere che un po' mi sono ingelosito ma allo stesso tempo ero eccitato guardando quei due spogliare con gli occhi mia sorella.
Alessia era seguita da presso da mamma e naturalmente la scena si ripeté, anche se questa volta la squadrarono attentamente cercando però di non farsi vedere, strano... di solito tipi di quel genere non perdono occasione per dimostrare al monto quanto sono stupidi aprendo bocca a vanvera... Ancora una volta, però capivo il motivo della loro attenzione. Mamma aveva indossato un abito nuovo che non le avevo mai visto prima, una gonna azzurra abbastanza corta e molto attillata con una camicetta scollata semitrasparente, le si intravedeva il reggiseno. Durante il lungo viaggio in macchina, aveva tolto il copri spalle per il caldo, ed il tessuto sottile dei suoi abiti le fasciavano il corpo, mettendo in risalto le sue forme prosperose e voluttuose, era veramente bella. Le sue chiappe ondeggiavano mentre camminava sui tacchi alti e gli occhi dei due ragazzi le si incollarono addosso, anche se ogni tanto si voltavano a guardare nella nostra direzione. Quando li superò, i loro occhi si posarono sul suo culo e lo seguirono mentre camminava. L'omone guardò il piccolo sorridendo e tese le mani, i palmi verso l'altro, muovendoli su e giù davanti al petto, imitando chiaramente le grandi tette di mamma. Il più basso sorrise e annuì. La doppia vista di una mamma e di mia sorella oltre ai 2 uomini che chissà cosa stavano immaginando mi provocarono un piccolo brivido di piacere ed un formicolio al cazzo.
Dopo che la mamma entrò nella stazione di servizio, i due tizi si sussurrarono qualcosa l'un l'altro. Poi fecero un cenno verso di noi e guardarono di nuovo verso la nostra macchina indicando papà che faceva benzina. Papà dava le spalle alla stazione, quindi non notò i due uomini che guardavano sua moglie e sua figlia. Ebbi un brutto presentimento, ma venni distratto poco dopo da Alessia che usciva dalla stazione e tornava in macchina sul sedile posteriore dietro il guidatore, mentre i due nuovamente le guardavano il culo. Quindi quando anche la mamma uscì dalla stazione, i due uomini si raddrizzarono, presero qualcosa in macchina, buttarono le sigarette ed iniziarono a camminare dietro di loro. Il più piccolo più piccolo fece un'osservazione alla mamma che non riuscii a sentire. Si girò guardando verso il tizio sorridente, sembrò riconoscerlo, si voltò e continuò a camminare verso la macchina accelerando il passo senza voltarsi.
Mentre la mamma si avvicinava alla portiera della macchina, i due uomini si separarono. Il più grosso seguì la mamma dal suo lato dell'auto mentre il piccoletto si avvicinò a papà. Gli disse qualcosa, mi sembrò di capire che chiedeva dei soldi... forse voleva qualche euro o qualcosa del genere. Papà cercò di spostarlo e risalire in macchina, ma fece appena in tempo ad aprire la portiera che l'uomo tirò fuori un manganello e gli diede una botta molto forte in testa. Papà ricadde in macchina, svenuto, gli occhiali gli volarono via dalla testa. Il tizio salì a bordo spingendo dentro le gambe di papà.
Allo stesso tempo, l'energumeno tirò fuori una pistola, afferrò mamma per un braccio e le ordinò: "Entra dietro!". Spingendola verso il retro dell'auto, aprì la portiera dal mio lato e spinse mamma dentro, facendola finire sopra di me. Sbatté la portiera chiudendola e salì sul sedile anteriore lato passeggero accanto a papà incosciente. L'uomo più piccolo si mise al volante, mise in moto e partì sgommando precipitandosi fuori dalla stazione di servizio, mentre spingeva il tasto sul cruscotto per bloccare le serrature. Mamma ed Alessia urlavano, papà sembrava essere completamente privo di sensi ed io mi sedetti spostai sul sedile centrale per far posto a mamma, sistemandomi tra lei ed Alessia in silenzio, sbalordito per quello che stava accadendo.
"Zitte! O lo sparo!" Gridò il ragazzo grosso sul sedile del passeggero, puntando la pistola verso papà.
La mamma si ammutolì, ma Alessia continuava ad urlare isterica. "Alessia, stai zitta" le disse mamma stizzita, mentre allungava un braccio per scuoterla e farla tacere. Alla fine, quando il ragazzo puntò la pistola nella sua direzione, ansimò e poi chiuse la bocca. Finalmente... mi stava fracassando i timpani.
"Carlo? Carlo?" La mamma cercò di chiamare papà, che si mosse leggermente, ma era sostanzialmente privo di sensi.
"Non ti preoccupare, non l'ho colpito forte", disse il guidatore, con un accento molto pesante, sembrava napoletano, ma parlavano un pessimo italiano, sgrammaticato, in 2 forse arrivavano alla prima media... Nello specchietto retrovisore lo vedevo sorridere. Gli mancavano molti denti.
“Che cosa volete da noi?” Chiese mamma spaventata “Lasciateci andare.”
I 2 si scambiarono uno sguardo di intesa poi il più grande disse: “Nessuno scherza con Genny O'Pazz! Noi abbiamo rispettato i patti, avete avuto i soldi in prestito, ora però dovete pagare gli interessi o si mette maaaaalee!” biascicò, allungando le vocali come a voler far risaltarne il significato.
Mamma ammutolì mentre io ed Alessia la guardavamo perplessi non capendo che accadesse e cosa volesse dire, chi era Genny Opazz?
“Vi avevamo già avvertito quando avete preso gli attrezzi, ma vi siete dimostrati poco furbi.... nessuno ci fa uno sgarro e la passa liscia!”. Evidentemente per comprare le costose attrezzature nuove per la palestra i miei avevano fatto qualche impiccio, forse si erano rivolti a qualcuno che aveva della merce rubata o qualcosa del genere ed una volta finiti nel giro quelli avevano approfittato per cercare di mettere le mani sulle entrate della palestra o forse volevano il pizzo o riciclare denaro sporco, chissà... se ne sentivano tante in TV ...
Stavamo guidando attraverso alcune strade urbane, con attività commerciali su ogni lato, ma poche persone a piedi o macchine intorno a noi, stavamo riuscendo dalla periferia della città. "Datemi le borse... qui!" ordinò quello più grande. Mamma e Alessia gli porsero le pochette. "E tu, il tuo portafoglio e il telefono", mi disse. Glieli passai entrami. Li prese e poi cercò il portafoglio ed il telefono di papà in tasca ai suoi pantaloni, lo aprì e diede una veloce occhiata dentro, poi disse all'altro: “E' lui.” Ignorò il resto bottino, di sicuro quella non era una rapina e lo mise in una sacca. Si sistemò sul sedile anteriore, praticamente sopra papà accasciato tra il sedile ed il cruscotto ed appoggiandosi si voltò tenendoci sotto tiro ed osservandoci. Parlottarono tra loro per un po', mamma li interruppe cercando di convincerli a lasciarci andare, gli offrì anche parecchi soldi, fino a che il tizio grande e grosso non tagliò corto:
“Ti ho detto devi stare zitta! Non vogliamo soldi, siamo qui per darvi una lezione!”
Poi disse qualcosa in dialetto che non capii all'autista, si voltò e guardò Alessia. La gonna si era alzata per l'eccitazione del momento sopra la metà della coscia, non ci avevo fatto caso.
"Ehi, Biondina, hai proprio due belle cosce!" Si fermò a fissarla, ammirando le gambe nude di mia sorella. "Facci vedere il resto. Alza la gonna."
Alessia spinse l'orlo verso il ginocchio, piagnucolando.
"Vuoi che colpisca di nuovo tuo padre?" disse, alzando il calcio della pistola.
"No!" Disse la mamma con voce vacillante, voltandosi verso Alessia, "Per favore, lascialo in pace. Lasciatela stare."
Il ragazzo grosso invece puntò la pistola contro di me. "Muta devi stare! Apri di nuovo la bocca, mamma, lo fai e lo sparo, capito?" indicandomi con la canna puntata.
La mamma non rispose, il passeggero si rivolse di nuovo ad Alessia e le ripeté: "Solleva la gonna."
"Mamma!?!" Alessia piagnucolò voltandosi verso mamma.
"Fai solo quello che dice; andrà tutto bene", rispose la mamma.
Le mani tremanti di Alessia afferrarono l'orlo della gonna e lentamente la fecero scivolare risalendo sulle gambe. Il mio cazzo si mosse nei pantaloni mentre guardavo le sue lunghe gambe esposte. Quando si fermò arrivata vicino all'inguine, il ragazzo grosso disse: "Fino in fondo. Faccela vedere".
Alessia aveva un'espressione spaventata negli occhi. Si lamentò di nuovo, ma si sollevò dal sedile quel tanto che bastava per tirare su la gonna fino ai fianchi, esponendo le sue mutandine di cotone rosa. Mi voltai a guardarla, potevo finalmente vedere qualcosina di più, le sue gambe nude e le mutandine strette che coprivano la sua figa. Anche il tipo fissò le sue mutandine mentre l'autista regolava lo specchietto retrovisore per avere una visuale migliore del sedile posteriore. "Allarga le gambe, forza! Più largamente," ordinò in un pessimo italiano ed Alessia con riluttanza aprì le gambe.
Eravamo ancora in una zona abitata con un po' di traffico ed il ragazzo grande ogni tanto si guardava intorno per assicurarsi che nessuno badasse a noi. Ma erano solo occhiate fugaci, ero concentrato ad ammirare le gambe di Alessia e le sua figa coperta appena dalle mutandine semitrasparenti. Gli occhi di mia sorella erano bassi, si vergognava e non voleva incrociare lo sguardo con nessuno.
Alla fine l'autista disse qualcosa. Pensavo di aver capito "Madre".
"Si, Ciro" disse il passeggero. Si rivolse alla mamma. "Vuole che mostri le tue gambe adesso. Dai!"
La mamma lanciò un'occhiata a me ed Alessia. C'era paura nei suoi occhi. La sua bocca era semi aperta, mosse appena la mascella, sembrava che stesse per dire qualcosa, ma si fermò, la minaccia era stata chiara.
Fai solo quello che dice, mamma; pensai tra me, andrà tutto bene, mi ripetei, ricordando ciò che mamma aveva detto ad Alessia poco prima. Tenni a freno la lingua e mi voltai verso di lei in attesa. Il passeggero sospirò e sollevò la pistola. Ciò fece immediatamente muovere mamma.
La gonna della mamma era stretta e ci volle un po' di sforzo per sollevarla sulle cosce, tirandola da un lato alla volta. Anche lei si fermò quando la sua gonna arrivò all'altezza del cavallo, ma su insistenza del ragazzo, sollevò il sedere dal sedile e spostò la gonna tirandola su quasi fino alla vita, intorno all'ombelico.
La mamma indossava mutandine di pizzo bianche, nessuna sorpresa dato che indossava una gonna chiara. Ma aveva messo anche delle autoreggenti per non stare a gambe scoperte... La posizione delle sue braccia mi bloccava la visuale della sua vita. Tuttavia, c'era qualcosa di molto erotico nel vedere le mutandine della mamma, con la gonna ammucchiata in vita, le autoreggenti con merletto di pizzo che le fasciavano le cosce e due sconosciuti che la guardavano seminuda.
"Oh, bella mamma," si complimentò il passeggero. L'autista fece un commento ridacchiante nella lingua che non capivo e fischiò per lo stupore. Mamma cercava di essere stoica, con una mascella ferma ed i muscoli del viso tesi, evidentemente arrabbiata, ma i suoi occhi la tradivano e la paura era evidente così come l'umiliazione e l'impotenza che senza dubbio provava. Avrei dovuto essere galante o semplicemente un bravo figlio o fratello e distogliere lo sguardo da loro, ma presentandomi inaspettato uno spettacolo che avevo solo sognato, fissavo entrambe senza vergogna, voltandomi di volta in volta verso le gambe di mamma, cercando di sbirciare per vederle le mutandine per poi tornare su Alessia.
Il passeggero tornò a guardare Alessia. "Ehi, Biondina, si na biunda naturale? Eh? Rispondi!"
"Sì," piagnucolò Alessia.
"Dimostralo. Fammi vedere che c'è là sotto. Vediamo se sei una bugiardella."
Alessia piagnucolò e scosse la testa. Guardando implorante la madre.
La pistola tornò di nuovo su di me. "OK, fratello muore, lo fai?” Mia sorella non si mosse e pensai tra me, certo, così ci guadagna 2 volte, si toglie me dalle palle e non si spoglia.
Poi il tizio la convinse: ”Metti da parte le tue mutandine o colpisco di nuovo Padre." E diede una gomitata sulla nuca di papà che non si mosse di un millimetro.
"Dai! Ora basta metti da parte e mutanne. ORA!" Aggiunse furioso. La mia mano sinistra tremava. Non aveva modo di sapere quanto volessi vedere anche io cosa c'era sotto le mutande di mia sorella. Alessia sussultò quando la mia mano involontariamente le sfiorò la parte superiore della coscia nuda. Non disse nulla mentre tenevo la mia mano ferma in contatto con la coscia di mia sorella.
L'uomo si voltò verso di me e mi intimò.. puntandomi la canna della pistola: ”Aiutala! Fallo tu!” Ebbi un sussulto, mi attraversò un brivido. Mi aveva letto nel pensiero, come ordinatomi, sollevai la mano strusciandola lungo la sua gamba ed afferrai con cautela il bordo delle sue mutandine all'altezza dell'inguine, artigliai il tessuto, famelico. Non so perché pensavo che sarebbe stato più difficile, che ci sarebbe voluto un po' di lavoro per arrivare a quel punto, credevo che il suo intimo fosse come una cintura di castità d'acciaio ed io non avevo la chiave, ma il tessuto di sottile cotone cedette facilmente mentre tiravo l'elastico.
La mia mano ora sfiorava i peli pubici di mia sorella. Come già sapevo, era una bionda naturale anche se i peli della figa erano leggermente più scuri dei suoi capelli. La teneva ben curata, aveva tagliato via dai lati parte dei peli ed il resto lo aveva tenuto abbastanza corto forse un po' troppo per i miei gusti. Ma c'era comunque una striscetta di peli biondi lunga 3-4 cm sopra la sua fessura. Spostai leggermente la mano sulla sua coscia, tenendo la stoffa da parte, i due potevano ammirare la figa di Alessia e così anche io. Era la prima vera figa nuda che vedevo dal vivo in vita mia e non mi importava che fosse di mia sorella, mi bastava poterla ammirare e sfiorare...
Arrivammo ad un incrocio, dove c'era un po' di traffico, noi tre maschi ammiravamo la figa di mia sorella, mentre i due discutevano di qualcosa.
"Ah ah. Pensi che anche la madre sia rasata?" Ciro chiese all'altro, evidentemente commentando la figa depilata di Alessia.
Il tipo grande sorrise, guardò la mamma negli occhi e rispose: "Non lo so, ma vogliamo scoprirlo subito. Togliti le mutandine" ordinò. Mamma inspirò a fondo, gli lanciò un'occhiataccia indignata, guardò in basso e si fermò. Quindi sospirò buttando fuori il fiato e prima di respirare nuovamente, sollevò il sedere dal sedile, afferrò il bordo delle mutandine e cominciò a spostarle verso il basso.
Non ci potevo credere. Stavo per vedere anche la figa di mamma!
La mamma teneva le cosce unite e strette mentre si risedeva, su ordine del tipo grande, iniziò a sfilarle, passando la mutande oltre le ginocchia ed i polpacci e giù dai piedi, li sollevò togliendosi le scarpe e sfilandosele le passò al tizio. Vidi una macchia di peli pubici castano chiari sporgere tra le sue cosce strette.
Il tizio odorò le mutandine di mamma e poi le passò al compare: "Allarga le gambe, facci vedere, davvero BUONA ASSAI!"
Come ordinato, la mamma allargò le gambe, premendo la sua coscia sinistra nuda contro la coscia destra.
"Di più!"
La mamma sollevò la gamba e la passò sopra la mia, allargando le gambe il più possibile. Ora noi tre potevamo ammirare l'ampio triangolo di peli pubici, più selvaggi rispetto Alessia, non li aveva tagliati come la figlia, ma non badai molto a come mamma teneva i suoi peli, mi stava mostrando le labbra rosa della fica sotto di essi.
Ciro, l'autista emise una grido di giubilo: “Ueeeee!”, spostando lo specchietto retrovisore verso la figa nuda di mia madre per vedere meglio. L'autista, chiamò Gennarino il tipo grosso e si scambiarono parecchi commenti al riguardo.
Gennarino tornò a guardare Alessia. Tenevo ancora le mutande da parte per lui ed approfittando degli scossoni della macchina ogni tanto strofinavo un po' la mano sul suo monte di venere, toccando col dorso delle dita la striscetta di peli. "Anche tu ti allargale, come la mamma. Togliti le mutandine!
Lasciai andare contrariato le mutandine di Alessia, che a sua volta sollevò il sedere dal sedile e le fece scivolare giù sfilandole, poi gettò il ginocchio destro sopra il mio ginocchio sinistro e come ordinato allargò le gambe. Adesso avevo le gambe di mia madre e mia sorella sulle mie e fissavo entrambe le loro fighe nude. Senza altro posto dove mettere le mani, le tenevo sollevate fino a che le braccia cominciarono a farmi male, così le abbassai poggiando i palmi sulle loro cosce. Devo ammettere con me stesso che avrei potuto resistere un altro pochino, ma la situazione era troppo eccitante, perché non approfittarne un po'? Che male c'era, un leggero tocco innocente. Nel frattempo il mio pisello era diventato bello duro e palpitante nascosto nei miei pantaloni, anche se una certa protuberanza si poteva intuire dalla tenda che emergeva tra le gambe di mia madre e sorella. Continuavo a fissare in modo spudorato entrambe le loro fighe e devo ammetterlo un po' mi piacevano anche le espressioni umiliate sui loro volti.
Ora stavamo lasciando l'area cittadina. C'era solo qualche casolare sparso evidentemente ci stavamo allontanando da Palermo inoltrandoci verso l'interno della Sicilia.
Gennarino disse qualcosa a Ciro l'autista e Ciro annuì. "OK, Biondina" disse Gennarino. "Vediamo le tue tette."
Alessia piagnucolò di nuovo. Il mio cazzo divenne ancora più duro.
"Tu, fratellino, apri il suo vestito." Ormai non parlavano più con mamma o mia sorella, davano ordini direttamente a me per spogliarle.
L'abito di Alessia era chiuso con una zip posteriore. "Dai, Biondina, lascia che tuo fratello ti aiuti." Alessia mi guardò di traverso, era evidente che disapprovava la mia mollezza nei confronti dei 2 rapitori, poi torse leggermente il busto dandomi le spalle. Mentre tenevo fermo il vestito con l'altra mano afferrai la lampo ed iniziai a tirarla giù da dietro il collo. Iniziò a scendere scoprendo una porzione sempre maggiore della pelle liscia e candida della schiena di mia sorella. La tirai giù lentamente, ed apparve il suo reggiseno color pesca nella parte posteriore. Continuai a tirare verso il basso finché la cerniera non fu quasi alla sua vita.
"Abbassa il vestito", ordinò Gennarino. Con un'espressione sconfitta sul viso, Alessia si sfilò le spalline facendo ricadere il vestito dal petto, esponendo alla vista dei due, le morbide coppe del reggiseno. Le sue tette sembravano essere unite, doveva essere un reggiseno push up, le coppe le tenevano sollevate come se galleggiassero nell'aria. I suoi seni pallidi sporgevano appena un po' in fuori. Dalla mia posizione sullo schienale del sedile posteriore, mi ero accorto che il reggiseno non aderiva perfettamente alle tette permettendomi di guardare nella coppa sinistra abbastanza da vedere il suo capezzolo.
"Sgancia il reggiseno, fratello."
Come ordinato, allungai di nuovo le mani ed armeggiai con la fibbia del reggiseno di Alessia, le mani che tremavano, sapendo che stavo per ammirare le sue tette, chiedendomi se fossero meravigliose come le avevo immaginate. Armeggiai impacciato per un minuto buono, non avevo mai slacciato un reggiseno e quando alla fine riuscii rad aprirlo, Alessia si chinò abbassandosi per sfilarlo lasciandolo cadere sulle sue gambe ammucchiandosi insieme al vestito sul suo grembo.
Cercò di coprirsi con le mani, ma Gennarino disse: "Mani, giù, facci vedere." Alessia si prese le mani in grembo accarezzandosele nervosamente ed obbediente si alzò dritta con le spalle all'indietro facendo sporgere le tette dritte e sode, stavano su da sole che erano una meraviglia, meglio di quanto osassi immaginare.
La sua carne era pallida faceva risaltare le areole ed i capezzoli rosa scuro. Le sue areole erano più grandi di quanto mi aspettassi, ma non troppo, mentre i capezzoli erano duri e sporgenti. Non potevo immaginare come un seno potesse essere più perfetto.
"Sì, biondina, belle tette, eh?" Ciro acconsentì, guardando attraverso lo specchietto retrovisore le tette esposte di mia sorella. La mamma sedeva in silenzio con la testa china e le mani conserte in grembo, la figa ancora esposta, mentre due estranei e suo figlio fissavano il corpo denudato di sua figlia.
Ciro notò il semaforo rosso poco avanti ed un po' di macchine ferme all'incrocio così Gennarino ordinò ad Alessia di accovacciarsi, mentre nascondeva la pistola. Lei obbedì prontamente buttandosi all'indietro per paura di essere vista, tenendo la testa appena sopra il finestrino. Iniziò a tirarsi su il vestito per coprirsi almeno le tette più esposte alla vista dall'esterno, ma Gennarino disse: "No, cara, voglio ancora vederle...giù." Mentre Ciro guardava Alessia attraverso il suo specchietto retrovisore, Gennarino scoprì lo specchietto dall'altra parte della visiera parasole del sedile del passeggero e lo sistemò in modo che anche lui potesse fissare il petto nudo di mia sorella mentre si risedeva in avanti.
"Sorellina, agita un po' quel ben di Dio." Le mostrò cosa intendeva scuotendo le spalle avanti e indietro. Alessia lo imitò, muovendo le spalle in modo che le tette dondolassero avanti e indietro. Mancò poco che mi venisse un infarto... guardandole rimbalzare rapidamente da un lato all'altro ed in su e giù.
"Ehi, fratellino" disse Gennarino. "Scuotile per me. Su afferrale e muovile." Non potevo credere alla mia fortuna. Stavo per accarezzare le tette di mia sorella! Allungai la mano destra e presi a coppa la tetta sinistra di Alessia. All'inizio sussultò dandomi uno sguardo di sbieco. Ma rapidamente fissò lo sguardo dritto davanti a sé, con gli occhi arrossati, trattenendo appena le lacrime mentre le stringevo una tetta.
L'afferrai pienamente con una presa decisa, adoravo giocarci. La sollevai come se stessi soppesando un pomodoro e la feci rimbalzare su e giù. Il semaforo diventò verde e le altre macchine iniziarono a passare nella direzione opposta, probabilmente incapaci di vedere quello che stavamo facendo sul sedile posteriore alla velocità a cui andavamo, presi a giocare con entrambe le tette di Alessia, toccandole audacemente come se fossero mie da sempre. Alessia mi guardò furiosa e non potei fare a meno di farle un sorrisetto dispettoso, ricordando tutte le volte che mi trattava male, chiamandomi "pervertito" solo per aver cercato di dare una sbirciata alle sue tette, ora erano lì tra le mia mani. In quel momento le feci scontare anni di dispetti e spiate ai miei genitori su quello che combinavo. La sensazione era inebriante, Mamma e papà erano lì con noi e non potevano farmi nulla.
"Stringi più forte, non gli fai male, forza!. Tiragli i capezzoli." Non persi tempo e non me lo feci ripetere 2 volte, tirando forte i capezzoli duri di mia sorella. Aprì la bocca, ma non emise alcun suono, provò solo a spostare il petto in avanti per assecondare il movimento della mia mano. "Su leccateli. Succhiali!" Mi chinai in avanti afferrandole una tetta con le mani e posai le labbra sulla tetta destra, la baciai succhiando la pelle liscia, continuai a leccarla fino a che non arrivai al suo capezzolo, iniziando a succhiare avidamente, tintinnandolo con la punta della lingua e roteandola intorno al capezzolo sull'areola. Alessia rabbrividì ma non disse nulla, nessuna obiezione, nessuna protesta. Presi a succhiare un capezzolo mentre tiravo e pizzicavo con le dita l'altro, alternando leccate a pizzichi, poi feci scivolare la lingua sul suo capezzolo sinistro mordicchiandolo. Le sollecitazioni avevano fatto indurire i capezzoli di mia sorella e questo mi spingeva ancora di più a torturarli... ormai era ovvio dalla foga che ci stavo mettendo che non ero per niente riluttante ad essere costretto a toccarla... ma non mi importava. E non mi importava cosa pensasse la mamma, potevo finalmente assaporare un bel paio di tette.
Quando risollevai la testa soddisfatto, non c'era più ombra di anima viva, eravamo in piena campagna, nel bel mezzo del nulla, circondati da campi agricoli. Gennarino si voltò di nuovo e ci guardò. Ciro disse qualcosa che doveva essere tradotto con un : "Ora Mammina!"
"OK, mamma, vuole vedere le tue tette", interpretò Gennarino. "Togliti la camicetta. O devo farlo fare a tuo figlio? Non mi pare gli dispiaccia troppo aiutarci?!" Sghignazzò con l'autista ed aggiunse “Magari chiediamo al capo se c'è un posto libero?!”
Mi sentivo un verme, ma ero pronto a tutto per le tette di mamma... quando mi sarebbe capitato di nuovo di poter giocare con le sue tette, mi voltai verso di lei, ma la mamma intuendo le mie intenzioni incrociò velocemente le braccia sul petto prima che mi potessi muovermi afferrando l'orlo della camicia, soffocò un singhiozzo strozzato e la sollevò sopra la testa sfilandola come fosse una maglietta, il suo grande reggiseno bianco apparve alla nostra vista. Si passò la maglia tra i capelli e la lasciò cadere in grembo coprendosi la fica. Gennarino rise e le fece cenno, via di lì, mamma spinse la camicia a terra sul pavimento dell'auto.
Il reggiseno modellato della mamma aveva era di pizzo molto elegante fatto apposta per essere indossato su abiti che ne lasciassero intravedere la trama. La sua scollatura era ampia, più grande di quella di Alessia, ma i suoi seni sembravano star su come quelli della figlia, anche se erano più grandi, molto più grandi.
Ciro gemette e ridacchiò di nuovo, con un grande sorriso sdentato.
"Sgancialo, figliolo" ordinò Gennarino. Mi sporsi alla mia destra e la mamma mi voltò le spalle, rifiutando di guardarmi in faccia mentre armeggiavo con i gancetti del reggiseno. Aveva tre fermagli che lo tenevano chiuso, chiaramente questo reggiseno era stato progettato per sostenere un peso maggiore, ma nonostante i 3 ganci, riuscii ad aprirlo in meno tempo rispetto a quello di mia sorella, stavo diventando bravo!
"Rilassati, mamma", ordinò Gennarino. "Figlio, sfila il reggiseno a mammeta." Mamma si appoggiò allo schienale. Potevo vedere le sue labbra tremare mentre abbassavo le coppe del reggiseno prima la destra, poi la sinistra. Per poi sfilarle le spalline assecondata dal movimento delle sue spalle, togliendole il reggiseno.
Le due gigantesche mammelle di mamma apparvero non appena libere. Le studiai con cura fissandole a pochi centimetri di distanza, mentre i due gemevano stupiti e si complimentavano con lei. Se quelle giovani e sode da adolescente di Alessia erano perfette, quelle di mamma erano paradisiache, sicuramente avevano qualche difetto, ma non erano calate se non di poco, erano ancora belle sode considerando la sua età ed il fatto che avesse avuto due figli. Aveva delle areole più grandi, forse un pochino troppo e dei capezzoli più scuri e più grandi di Alessia. Ma a me... quelle imperfezioni non interessavano, anzi fremevo dalla voglia di toccarle e stuzzicarli, forse anche più di quelli di Alessia, speravo che mi ordinassero di giocarci, dovevano farlo! Pensai tra me!
Come fatto con Alessia, Gennarino ordinò alla mamma di mettere su un piccolo spettacolo per loro. Mamma, era nuda dalla cintura in su, tranne per la sua collana di perle, fu costretta a sedere dritta e scuotere le tette avanti e indietro, imitando i movimenti delle danzatrici del ventre. Si muovevano in modo diverso da quello di Alessia. Mentre le giovani tette di mia sorella tremavano rapidamente, quelle di mamma oscillavano più lentamente, più grosse e pesanti. A volte mentre scuoteva le spalle o rimbalzava sullo schienale del sedile, le sue tette si muovevano nella direzione opposta rispetto a lei. "Si siiiiiiiii!" Esultò Ciro, "Grandi tette, si!"
"Senti le sue tette," mi ordinò Gennarino. "Falle muovere per me. Scuoti forte quei meloni." Allungai la mano sinistra impaziente e presi a coppa il grosso seno destro della mamma che sollevò leggermente la testa e gemette mentre le stringevo la tetta, forse le avevo fatto male. La guardai e le sussurrai “mi dispiace” per poi riprendere il palpeggiamento con la stessa foga di prima. Erano decisamente diverse da quelle di Alessia, più morbide e soffici, non riuscivo a tenerle con una sola mano e sicuramente più pesanti mentre le sollevavo. Ero imbambolato travolto dalle emozioni, una sensazione stupenda poter finalmente toccare il frutto proibito, l'oggetto dei miei sogni erotici.... quante seghe avevo dedicato a quelle tette ed ora erano lì tra le mie mani. I suoi capezzoli erano così lunghi e così grossi... ero attratto come fosse una calamita li tirai e li pizzicai con l'indice ed il pollice, anche su di lei cominciò a fare effetto la mia stimolazione e divennero più duri e grandi, rizzandosi maestosi...
Entrambi gli uomini risero guardandomi, nel sentire mia madre gemere. "Ehi, figliolo, baciala," disse Ciro, increspando le labbra per mostrare cosa intendesse dire.
"Sì, vattinne con la mammina", confermò Gennarino.
Ho guardato la mamma. Per la prima volta da quando si è tolta la camicetta, mi ha guardato anche lei. I nostri visi erano ad appena pochi centimetri. Baciare mia madre? Studiai il suo viso per un breve minuto. Aveva delle piccole rughe intorno agli occhi, segni del tempo o la preoccupazione per la situazione attuale? Leggere linee increspate stavano iniziando a formarsi sul labbro superiore. Il suo mascara stava colando, segno che aveva gli occhi umidi. Ma era davvero carina. Aveva labbra molto pronunciate, non lo avevo mai notato prima. Il suo profumo era un richiamo, il mio corpo si protendeva verso di lei, come in balia di un incantesimo. Mi avvicinai lentamente e premetti le mie labbra contro le sue, un bacio a stampo, non avevo mai baciato una ragazza prima.
La mamma sussultò, ma quando insistetti spingendo ed aprendo la bocca cercando di insinuare la lingua nella sua bocca, si tirò indietro. Mi fermai spaventato... ero così maldestro? In fondo era tutto così sbagliato. Mi rimisi seduto al mio posto.
"Usate la lingua, fagli vedere come si bacia, mamma." Tirai fuori la lingua e ho leccato le labbra della mamma. Cercò di serrarle chiudendo la bocca, ma poco dopo si arrese ed aprì le labbra. Feci scivolare la lingua nella sua bocca ed inizia a muoverla dentro di lei. Alla fine, dopo aver spinto alcune volte la sua lingua contro la mia, avvicinò la sua lingua alla mia e mi permise di circondarla intrecciandosi. Poi ha iniziato a rotearla e ci ritrovati impegnati in una vero e proprio bacio passionale alla francese. Mentre sentivo le sue tette premere sul mio petto!
"Fatemi vedere le lingue. Aprite la bocca." Mi riavvicinai a lei e unii le mie labbra alle sue baciandola ancora per poi spalancare la bocca unendola alla sua. Inizialmente era riluttante, ma presto le sue labbra si mossero con le mie. Feci un respiro profondo e spinsi la ingua su quella di mamma. Ci scostammo leggermente mentre le nostre lingue erano fuori dalla bocca, toccandosi con le punte per poi intrecciarsi ancora in modo che i nostri rapitori potessero vederle.
"Bravo, figlio, ora baciale o collo." Non avevo bisogno di farmelo dire due volte, ero completamente partito, non ragionavo più, l'adrenalina a mille che mi offuscava la mente e gli ormoni che avevano preso il controllo del mio corpo. Baciai e leccai il mento e le guance della mamma, poi il collo, lo mordicchiai sopra la sua collana di perle, cercando di imitare i gesti visti nei film porno dei miei amici, scesi dritto al centro del suo petto finché non arrivai alla scollatura, afferrai i seni a piene mani unendoli ed infilandoci la lingua in mezzo, sprofondando con la faccia tra di esse.
Dopo aver baciato per un po' il viso ed il seno di mia madre, leccando avidamente quel ben di Dio, le mie labbra si sono fatte strada verso la tetta sinistra. Mi aggrappai al suo capezzolo. Era molto più lungo e grosso di poco prima. Lo tirai e mordicchiai più volte succhiandolo come immaginavo di fare da bambino. Mi chiedevo se anche lei avesse avuto un simile flashback. La mamma iniziava ad ansimare in modo non uniforme, il suo petto si gonfiava velocemente mentre la mordicchiavo.
"Ehi, fratello, tua sorella è sola laggiù. Prestale un po' d'attenzione." Alzai lo sguardo dal petto della mamma, incerto su cosa mi stesse "ordinando" di fare. Capì che ero smarrito, infoiato si ma non così pazzo, una cosa era dare un palpatina, anche se avevo un po' esagerato sopratutto con mamma o un bacio poco casto, un'altra era toccarle la figa di mia sorella. Spazzo via ogni dubbio dalla mia mente quando precisò "Gioca con la sua fighetta...."

continua....

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