La mia prima volta da schiavo cap.2

Scritto da , il 2011-07-23, genere dominazione

E’ passata quasi una settimana dalla videochiamata con la Padrona, in cui non ci siamo praticamente più sentiti; stasera andrò a farle da schiavetto. In tutti questi giorni non ho fatto altro che pensare a lei e a quello che succederà. Non sono riuscito a concentrarmi sul lavoro ed ero in uno stato di eccitazione ed agitazione costante.
Rientro a casa prima del solito e inizio la preparazione. Cerco anche di farmi una sorta di clistere per l’eventuale sodomizzazione. Non l’avevo mai fatto prima ed è stato strano. Parto con largo anticipo e, durante il tragitto, mi fermo in quasi tutti gli autogrill bevendo svariati caffè. In uno di questi compro anche un deodorante spray perché sto sudando tantissimo dall’ansia. Nonostante avessi percorso la strada ad una velocità non proprio sostenuta, arrivo con quasi venti minuti d’anticipo al luogo dell’appuntamento, cioè il parcheggio di un cinema multisala. Sono indeciso se avvisarla o meno, sono già stato sgridato per questo motivo ma, dopo circa cinque minuti le mando lo stesso un sms. Mi risponde tranquillamente che sta arrivando. Il parcheggio è pieno ma non c’è via vai di macchine e di persone, in circa 15 minuti è arrivata solo un’auto con una coppietta. Non mi aveva detto con che macchina sarebbe arrivata per cui dovevo stare attento. Poco dopo arriva un’altra auto nel cui interno mi sembra di scorgere una ragazza sola con la stessa acconciatura della Padrona; parcheggia e non scende. Deve essere lei allora! Non so bene che fare, non avevo ricevuto istruzioni in merito. Dato che non succedeva niente, mi spruzzo addosso il deodorante nuovo e decido di scendere ed avvicinarmi. A pochi metri dalla sua auto, la vedo scendere e la riconosco anche senza la maschera. Dal vivo è ancora più bella e provocante con quel rossetto rosso fuoco. Mi guarda e mi sorride. Io sono nervosissimo e la saluto come penso che si debba fare:
“Buonasera Padrona”
“Ciao schiavetto”
La sua voce era bassa e molto autoritaria.
“Cosa faccio, la seguo con la macchina?”
“No, la lasci qui e sali con me”
“Ah” non me l’aspettavo “allora vado a chiudere la macchina”.
M’incammino a passo spedito verso la mia auto, chiudo tutto e torno da lei che, nel frattempo, era già risalita. Apro lo sportello del passeggero ma, sul sedile c’è la sua borsa. La guardo perplesso e lei mi dice:
“Non lo sai che i cani si siedono dietro?”
“Mi scusi Padrona non ci ho pensato”
Ho già sbagliato, chiudo la portiera e salgo dietro. Che sensazione strana, più che sentirmi un cane mi sembrava di essere su di un taxi! Ero tesissimo ed anche lei se n’è accorta
“Stai tranquillo che stasera non ti toglierò la pelle di dosso. Vuoi chiedermi qualcosa?”
Non so come spiegarlo ma, anche la sua voce emanava un senso di autorità. Io avevo la salivazione completamente azzerata e non sapevo cosa dire. Ho sbiascicato solo:
“Niente, solo di fare attenzione ai testicoli”
In effetti ho i testicoli molto delicati e ho voluto rimarcare questo concetto.
“Proprio niente?”
“come le ho già detto, sono un novellino per cui non saprei”
Non sapevo proprio cosa dire e poi ne avevamo già parlato un po’ durante la videochiamata. Mi son detto, i miei limiti e le mie fantasie un po’ le conosce per cui vediamo cosa succede. Mi metto nelle sue mani.
Dopo circa dieci minuti di strada, arriviamo in un parcheggio privato di un condominio con giardino interno. Scendo e la seguo mentre lei continua a sorridermi. Entriamo in casa, un bilocale con angolo cucina. Ovunque le luci sono soffuse tendenti al rosso e, dall’altra stanza arriva la musica dei Nirvana. Lei chiude la porta a chiave e si gira verso di me. Io sono quasi nel panico e le chiedo cortesemente se posso andare in bagno. Lei, sempre sorridendo ma, con un tono molto autoritario, mi dice di muovermi e, con un cenno del capo, me lo indica. Vado e, dalla tensione, quasi non riesco farla. Mi lavo ed esco. Me la trovo davanti e rimango senza fiato. Nel frattempo si è spogliata ed ora indossa un paio di stivali neri lucidi, alti fino a metà coscia, con un tacco di circa 12 cm, dai quali spuntano delle autoreggenti a rete di quelli a maglie larghe. Un perizoma nero di pizzo ed un corpetto rigido nero. In mano a un frustino nero rigido. Incomincio a sudare dall’eccitazione e mi ordina di spogliarmi. Eseguo prontamente appoggiando tutto su di un ripiano alto che dovrebbe servire da tavolo. Mi ferma con il frustino mentre mi sto togliendo gli slip.
“Questi per ora no”
Si allontana e si siede sul tavolo e appoggia gli stivali su di una sedia e mi guarda.
“Fammi il caffe”
“va bene”
”Va bene cosa!!!???”
“Volevo dire si Padrona, mi scusi”
Non è una richiesta che m’aspettassi però, dato che siamo in gioco, giochiamo. Mi avvicino all’angolo cottura e trovo la caffettiera già usata sui fornelli. Mi tocca pure lavarla e il lavandino è pieno di pentole e piatti sporchi. Con un po’ di fatica la lavo e cerco nei vari ripiani il barattolo del caffè e dello zucchero. Trovo il tutto, preparo la caffettiera e metto sul fuoco. Cerco e trovo anche la tazzina e il cucchiaino ed aspetto. Nell’attesa, la padrona mi chiede qualche informazione personale finché sento Il caffè salire. Lo verso, metto lo zucchero, giro un po’ il cucchiaino e glielo porto.
“E’ troppo caldo, soffiaci sopra!”
Riprendo la tazzina e soffio sul caffè bollente. Con il frustino incomincia ad accarezzarmi una coscia per poi darmi un colpo secco ma non forte.
“Muoviti, come sei lento!”
Riprende in mano la tazzina e mi da un’altra frustata un po’ più forte.
“Come ti avevo detto che dovevi metterti davanti a me?”
“in ginocchio Padrona mi perdoni”
Mi metto in ginocchio e attendo. Dopo averlo bevuto scende dal tavolo a va posare la tazzina nel lavandino. Guarda il piano e mi dice:
“Vieni qua e guarda cosa hai combinato”
Mi avvio a 4 zampe verso di lei e mi alzo solo lì davanti. Il piano tra il lavandino e i fornelli è tutto bagnato, probabilmente è successo mentre lavavo la caffettiera.
“mi scusi padrona non ho fatto apposta”
“Asciugalo!”
Mi guardo in giro ma, non vedo ne un straccio ne lo scottex.
“Usa la lingua!”
Mi abbasso e incomincio a leccare tutto il piano. Grazie al cielo è pulito ed è solo bagnato.
“Ne hai di cose da imparare” mi dice.
Mi appoggia una mano sul sedere e me lo massaggia energicamente quasi per tastarne la consistenza.
“Bravo, asciuga tutto per bene”
Si sposta dietro di me, mi abbassa gli slip e incomincia a sculacciarmi a mani nude molto lentamente e non troppo forte. Mi piace e mi sto eccitando.
“Grazie Padrona”
Mi stacco un attimo dal piano per godermi la sculacciata ma, la faccio arrabbiare.
“Chi ti ha detto di fermarti!?”
Mi prende per i capelli, mi schiaccia il viso di lato sul piano e me lo tiene premuto. Io tiro subito fuori la lingua e ricomincio a leccare. Le sculacciate ora sono più forte e frequenti ma, mi piace lo stesso. Il sedere ormai sarà bello rosso e mi brucia un po’. Improvvisamente si ferma e se ne va lasciandomi così. Si risiede sul tavolo.
“togliti gli slip e vieni qua davanti a me!”
Me li tolgo gettandoli insieme agli altri vestiti, mi rimetto a quattro zampe a vado da lei come un cagnolino. Mi fermo rimanendo in ginocchio.
“Ora vediamo se sai leccare solo i mobili. Toglimi gli stivali e leccami i piedi!”
Cerco la zip ma, scopro a malincuore che non ce l’hanno. Cerco allora di sfilarli delicatamente e, un pochino, mi aiuta anche lei. I suoi piedini e le sue gambe inguainate nelle calze a rete sono molto sexy. Incomincio a baciarle le dita per poi passare a laccarle avidamente sia il collo che la pianta del piede. Non ha un cattivo sapore e la calza non mi un eccessivo fastidio. Con l’altro piede mi stuzzica il pene e mi da anche dei calcetti leggeri.
“Leccami anche la gamba!”
Eseguo subito riempiendole di saliva tutta la calza. Mi faccio un po’ più audace e salgo a leccare fin quasi all’inguine ma, mi allontana bruscamente con la mano e se la passa poi sulla coscia.
“Guarda come mi ha conciato la calza schiavetto! Apri la bocca”
Se la sfila e me la mette in bocca. Da uno scaffale prende un collare di cuoio e me lo mette al collo, prende un guinzaglio di metallo e lo aggancia al collare.
“Giù a carponi cagnolino e seguimi!”
Scende dal tavolo e si avvia verso l’altra stanza tirandomi per il guinzaglio. Durante il tragitto mi tira anche un paio di frustate sul sedere.
CONTINUA

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