Fa caldo, vero?

Scritto da , il 2019-08-02, genere incesti

L’asfalto bruciava, riusciva a sentirlo anche con le scarpe un po’ rialzate. Accelerò il passo e raggiunse la strada di casa nella metà del tempo che impiegava di solito. Cercò a lungo nello zaino le chiavi di casa e, quando alla fine le trovò, entrò e lanciò lo zaino e il giacchetto di jeans sul bracciolo del divano.
“Che caldo” sussurrò facendosi vento con la mano e agitandosi la maglia nera. Era uscita di casa presto per raggiungere l’università e la mattina faceva veramente fresco. Stava comoda e al caldo nel suo giacchettino ma quel giorno il ritorno verso casa fu piuttosto traumatico: le temperature erano salite tutte di colpo e la fine della primavera si lasciava sentire, per dare spazio all’estate.
Andò verso il bagno per lavarsi le mani un po’ sudate e per aggiustarsi i capelli: qualche ciocca sfuggiva in qua e là al laccino. Era da sola in casa, quindi decise di prendersela con calma e rilassarsi. Aprì un paio di finestre per far circolare l’aria e andò in camera per spogliarsi. Lasciò cadere la t-shirt nera e la gonnellina per terra e tornò verso il bagno, chiudendo bene la porta. Decise di farsi una doccia perché era veramente sudata. Mise le sue mutande e il reggiseno nella cesta dei panni sporchi e ammirò allo specchio il suo corpo che stava evolvendo, ora più lentamente, in quello di una donna. Entrò nella doccia e si sciolse i capelli. Mentre si lavava, ripensò a quello che doveva studiare, alle lezioni da poco passate, ai suoi compagni di corso. Ad uno pensò particolarmente: Michele. Mentre strofinava la spugna sul suo corpo, si eccitò un po’ e per questo sfregò con più forza tra le gambe, mentre inarcava la schiena e si mordeva il labbro. Aveva scopato più volte con Michele, ormai era diventata una routine per entrambi. Non volevano una storia seria, erano incompatibili da quel punto di vista ma erano molto amici e stavano bene insieme. Dopo due anni di corso e varie feste in cui si erano ritrovati sbronzi iniziarono questa amicizia con benefici. Fu interrotta solamente quando Michele si fidanzò con Giorgia, ma la cosa tra loro fu breve e finì presto, e lui e Marta iniziarono di nuovo a ritrovarsi per stare insieme e per scopare. Lei non era gelosa, lui non era geloso. Una relazione di puro sesso ma sana.
Marta si sciacquò il sapone dal corpo ma prima di uscire inserì due dita nella sua figa, spingendole bene fino in fondo piano piano e rimanendo prima ferma immobile, poi iniziò a muoverle avanti e indietro, tenendo la mano dentro ben salda. Le sfuggì un gemito lieve. Dopo poco sentì la porta di casa sbattere, quindi aprì di nuovo l’acqua e dopo averla fatta scorrere un’ultima volta sul corpo, uscì. Avvolse i capelli lunghi in un asciugamano e indossò l’accappatoio color crema prima di uscire dal bagno.
Trovò suo padre sul divano, con il telefono in mano mentre scriveva un messaggio di lavoro e faceva foto ad alcune pratiche per inviarle. Lei si affacciò alla sala per salutarlo e lui ricambiò il saluto. Fu una chiacchierata veloce la loro, o meglio, più un botta e risposta. Poi Marta si girò e andò prima in bagno e poi in camera a cambiarsi. Non aveva finito di masturbarsi e la sua voglia era stata troncata a metà, ma suo padre era poche stanze più in là, quindi si mise in canottiera e pantaloncini di raso e lasciò i capelli ancora umidi toccarle le spalle. Uscita dalla camera per andare a bere un sorso d’acqua vide suo padre, Claudio, andare verso la camera.
“Che caldo, vero?” disse Marta passando accanto a lui
“Troppo! È solo maggio ma credo che l’estate sarà caldissima”
“Se ogni giorno sarà come oggi spero proprio di no” urlò Marta dalla cucina prima di bere un bicchier d’acqua. La sua mente però era ancora ferma al corpo di Michele nudo sotto di lei l’ultima volta che avevano fatto l’amore: aveva davvero voglia di masturbarsi, ma suo padre era in casa e avrebbe sicuramente sentito lei ansimare o usare il vibratore... non si sentiva sicura e lei voleva solo rilassarsi.
Fece per tornare nella sua stanza quando vide il padre in camera, con la porta socchiusa, che si stava per sbottonare la camicia. In quel momento lei non si fermò a pensare, la mano fu più veloce e spalancò la porta.
“Anche perché non posso mica farmi due docce al giorno ogni giorno!” Disse lei come per continuare il discorso già finito. Il padre sobbalzò.
“Vero... comunque devo cambiarmi” rispose lui mentre si sbottò i primi due bottoni della camicia. Marta fece finta di non ascoltare e chiuse la porta della camera a chiave, sotto lo sguardo attento del padre che le chiese cosa stesse facendo. Lei ignorò anche questa domanda e si giocò un’ultima carta.
“Devo farti alcune domande, papà. C’è questo ragazzo che mi piace e penso sia quello giusto ma come faccio a saperlo? Come lo hai saputo con la mamma? C’è stato un segno o qualcosa? Io non ci capisco più nulla...”
Il padre si passò una mano tra i capelli mentre Marta si sedeva sul bordo del letto. Sua figlia non le aveva mai chiesto questo genere di cose.
“Marta, io non l’ho mai visto non posso dirtelo ma sei grande adesso, sei sempre riuscita a cavartela con tutti: i tuoi fidanzati e gli amici... non hai mai avuto problemi a stringere amicizie o trovare ragazzi, sai però che a volte quest’ultimi hanno solo una cosa per la testa”
“Sì” rispose asciutta lei “ma quello è anche un mio problema, infatti gliela ho data subito”
Lui sgranò gli occhi, sapeva che sua figlia non era più vergine ma quella frase buttata lì in quel modo non se la aspettava proprio.
“E poi scopa davvero bene, credimi” continuò lei con gli occhi socchiusi.
“Marta!” Tuonò suo padre “ma cosa stai dicendo? Sono tuo padre!”
Lei riuscì a fare lo sguardo più innocente di sempre “e non vuoi vedere come mi trattano gli altri maschi?” Chiese lei alzandosi e avvicinandosi pericolosamente a suo padre, sfoderando l’asso nella manica: “o sei geloso?”
Lui ancora non credeva alle sue orecchie ma iniziava a capire perché lei avesse chiuso la porta a chiave nonostante fossero solo loro due in camera.
“Sarò sempre un po’ geloso ma è la tua vita, devi fare le tue scelte”
“Oggi ho già scelto” disse lei toccandogli in mezzo alle gambe. Non era duro, ovviamente.
“Marta che cazzo fai?” fece per spostarle la mano ma lei tenne la stretta ben salda.
“Non ti eccita sapere che qualcuno ti scopa la figlia? Di come mi aprono le gambe? Di come mi fanno godere? Di tutte quelle volte in cui mi metto a pecora e godo come una maiala? Tutti i cazzi che ho preso in bocca, delle sborrate sulle tette, le sculacciate che mi davano, non ti fanno impazzire?” massaggiò lì dove stava tenendo ferma la mano mentre descriveva nel dettaglio quello che faceva a letto e anche quello che non aveva fatto ma aveva visto o sentito dire, giusto per il gusto di farglielo venire duro. E un po’ ci riuscì.
Lui schiumava di rabbia per come si stava comportando Marta, ma per lo più era incredulo. Geloso? Forse pochino. Curioso? Un po’. L’unica cosa che riuscì a fare fu prendere i capelli della figlia, farla piegare a novanta sul letto, tirarle giù i pantaloncini di raso e sculacciarla forte, cosa che non aveva mai fatto in 25 anni. Lei non fece una piega e iniziò ad urlare e a pregarlo di fare più forte. Si tolse la cintura e la colpì forte ma dentro di sé stava ancora un po’ attento a non farle troppo male. Continuo così per due minuti buoni, poi accaldato per la situazione e per le temperature alte di quel giorno si fermò un attimo ansimando a guardare quel culo sodo e rosso. Una cosa notò solo adesso: non aveva le mutandine. Non ci pensò due volte, mentre guardava la porta solo per assicurarsi un’altra volta che fosse chiusa a chiave, e le infilò due dita dentro, sentendola calda e bagnata. La sentì godere fortissimo mentre inarcava la schiena. Lui le mise tre dita in bocca per farla stare zitta e Marta iniziò a succhiarle godendo. Claudio continuava a muovere l’altra mano dentro di lei con foga e rabbia. Alla fine decise di sbottonarsi i pantaloni e abbassarsi le mutande, facendo uscire la sua virilità. Prese in mano il suo membro, avvicinandolo alla figa di sua figlia, esitando.
“Dai papà” lo implorò Marta che si era girata verso di lui e lo aveva visto immobile
Tornò una misera percentuale di lucidità: “perché Marta? Sono tuo padre, è sbagliato”
“Perché ne ho voglia” disse lei sculettando lentamente “e non importa se sei mio padre, anzi, meglio così! Nessuno potrà mai capire il nostro legame, promettimi che sarà un segreto, se vuoi non accadrà mai più ma adesso... adesso infilamelo dentro e sbattimi, ti prego” finì la frase quasi grugnendo dalla voglia.
Sembrava riluttante, almeno per una frazione di secondo, poi glielo spinse tutto dentro e si accasciò un attimo sulla schiena della figlia. Era così accogliente. Si tirò su nuovamente e iniziò a pompare con ritmo, mentre le tirava i capelli ora umidi, ora sudati.
“Scopami papà!”
“Oh sì che ti scopo” rispose di rimando sculacciandola. Quel che era fatto, era fatto, ormai non poteva più fermarsi. Il corpo di sua figlia davanti a lui e il luogo più proibito dove addentrarsi, adesso, erano conquistati. Uscì di colpo e, prendendola per in braccio, la fece girare e sdraiare sul letto.
“Oh” provò appena a dire lei, ma lui la zittò furiosamente e le entrò dentro di nuovo facendole quasi male.
“Stai zitta! Sei stata cattiva! Sei una troia cattiva che pensa di poter avere tutto quello che vuole aprendo le gambe. È così che ti ho insegnato?”
“Sì” rispose ridendo. Le arrivò un sonoro sculaccione sul lato del gluteo destro.
“No!” Disse Claudio spingendo tutto il suo cazzo dentro. “Piuttosto, ora ti faccio vedere come vanno scopate le troie come te, scommetto che nessuno ti ha mai trombato così bene, eh?” Le aprì ancora di più le gambe, ammirò il suo clitoride pulsante, si leccò la punta delle dita e, guardandola negli occhi, iniziò a strusciarlo violentemente.
“Cazzo sì, continua!
Ma fece di meglio che continuare, si piegò verso di lei e prese a leccarle i capezzoli. Prima uno poi l’altro, poi di nuovo quello di prima, fino ad avvicinarli insieme con l’aiuto della mano per prenderli entrambi in bocca. Finito di divertirsi uscì dalla sua figa e infilò il suo cazzo tra i due seni, iniziando a muoversi per farsi fare una spagnola con i fiocchi. Lei, appena si avvicinava il cazzo alla sua bocca, provava a prenderlo tra le labbra e a leccarlo. Ci riuscì un paio di volte, ma poco dopo fu colta di sorpresa perché il padre glielo spinse tutto giù per gola. La sentì godere sotto di lui. Uscì dalla bocca di Morta e la fece quasi soffocare spingendole cazzo e palle sul suo viso.
“Annusa l’odore di tuo padre, ricordatene per sempre”
Lei riuscì solo a mugolare. Lui si scostò e glielo infilò in bocca di nuovo e si fece fare un pompino mentre lei, sdraiata sotto di lui, si toccava. Decise di lasciarla fare, di farla bagnare così per poi avvicinarsi spostarsi più indietro, mettendosi comodo con la testa tra le gambe di sua figlia e guardarla. Lei, in silenzio, lo implorava con lo sguardo. Lui, in silenzio, si leccò semplicemente le labbra prima di avvicinarsi al clitoride. Marta poteva sentire i suoi caldi respiri. Iniziò a leccargliela tenendo ben aperte le gambe. La figlia si dimenava, stringendo con forza le coperte: le nocche erano diventate bianche. Le succhiò le labbra, le infilò due dita dentro mentre le mordicchiava il clitoride, la leccò per lungo, le infilò la lingua nel suo buco più sacro: le fece di tutto.
“Mi vuoi per un’ultima volta?”
“Sì papà ti prego, ti voglio”
“Implorami”
“Ti voglio dentro, papà, voglio che mi scopi, più forte di come scopi con la mamma”
“Ah sì?”
“Sì, papà, scopa tua figlia. Trombala bene quella troia di tua figlia”
“Vuole il cazzo del suo paparino?”
“Sì che lo vuole” rispose mentre continuava ad eccitarsi e lui si stava sistemando ancora una volta sopra di lei. Entrò, di nuovo. Questa volta entrava e usciva con foga, non si fermava né per prendere fiato né per farla riposare. Chiuse gli occhi: mancava poco. Le prese i polsi e le fermò le braccia sopra l’altezza della testa.
“Sto per venire” annunciò lui, lei mugolò qualcosa in risposta. Un paio di colpi e il suo liquido la riempì. Uscì e cadde accanto a lei. Sua figlia lo guardò ridendo.
“Perché io e non un tuo compagno di corso?” Chiese Claudio, forse un po’ più lucido, ma comunque incredulo.
“Nessuno di loro era a portata di mano... poi si sa, è sempre bello fare nuove esperienze”
“Continuo a non capire”
“Non c’è niente da capire” disse lei abbassandosi la maglia e riprendendo i pantaloncini di raso. Legò i capelli umidi e sudati con un laccino nero che trovò sul comodino di sua madre e si avvicinò alla porta. Suo padre, ancora accaldato sul letto, le fece un’ultima domanda mentre Marta apriva la serratura: “prendi sempre la pillola vedo?”
Aprì la porta.
“No”
Uscì.

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