Ricordi violenti

di
genere
dominazione

Mentre sono seduta sul mio divano a bere del tea verde, mi riviene in mente quel pomeriggio, quando tornando dal centro commerciale, venni violentata brutalmente. Mi aveva scopato il culo cosi’ forte da farmi uscire sangue e nonostante il forte dolore, non ho denunciato niente a nessuno, in quanto mi era piaciuto.

Come tutti gli altri giorni d’estate, ritornavo a casa passando dalla piccola foresta, che si trovava a pochi metri dal centro commerciale e che mi faceva risbucare direttamente sulla mia strada. Faceva molto caldo e io indossavo una gonna corta, con degli infradito ed un toppino giallo. Non indossavo il reggiseno, in quanto mi e’ sempre piaciuto stuzzicare gli uomini, guardare i loro occhi cadere sulle mie balzanti tette e sui miei capezzoli induriti. La piccola foresta sembrava immensa, ma in realta’ era grande poco piu’ di un normale parco di qualsiasi centro citta’. Cio’ che lo faceva sembrare immenso, era la folta vegetazione e il silenzio che regnava nel suo interno. Quando ero arrivata al cuore della foresta, due uomini sbucarono improvvisamente da dietro un cespuglio. Erano abbastanza alti e grossi e avevano uno sguardo affamato e maligno. Sapevo benissimo che cosa volevano, ma cio’ che non sapevano loro e’ che non avrei fatto troppa resistenza per essere ben scopata. Era un periodo dove non si scopava spesso e quindi una bella cavalcata su due malefici stupratori mi sembrava un sogno. Mentre loro mi guardavano il corpo e avanzavano verso di me, io sentivo la mia figa bagnarsi e il suo calore sprigionarsi tra le mie cosce.

Ero ferma, cercando di fare uno sguardo spaventato, quando uno dei due mise le sue grosse mani sulle mie spalle, bloccando ogni mio movimento. Tutto accadde senza neanche una parola. L’altro uomo era davanti a me e mi strizzava le tette, con in faccia il ghigno di chi si credeva di averla vinta. Ero eccitata come una porca mentre sentivo che dietro di me, il cazzo dell’uomo che mi teneva ferma, premeva duro contro il mio culo. L’uomo mi afferro’ la testa, prendendomi per i capelli, mentre si teneva in mano il suo cazzo duro, strofinando la cappella sulle mie labbra. Cominciai a succhiare come una cagna assetata, mentre dietro di me, sentivo che l’uomo mi stava strappando la mutanda, infilando un dito nel mio culo. Che voglia di cazzo avevo. Succhiavo quel duro cazzo, con la testa che saliva e scendeva, fino a toccare le palle con le labbra. Dietro di me, l’uomo allargo’ la mia chiappa, infilando senza nessun tatto, la cappella dentro il mio culo, penetrandomi a secco. Davanti l’uomo mi teneva la testa e mi scopava la bocca, con la saliva che colava, mentre dietro, mi stava spaccando il culo, con un cazzo duro che si faceva strada dentro di me. Il suo corpo sbatteva violentemente contro il mio, infilando il suo cazzo con forza tra le mie chiappe, sentendolo che mi apriva tutta, andando cosi’ in profondita’, che per poco non mi riusciva dalla bocca. Era un cavallo selvaggio voglioso di culo, quello che dietro sbatteva a ritmo veloce il suo cazzo dentro di me, mentre la mia bocca, era piena del cazzo del secondo stupratore. Gemevano entrambi, mentre io ero a pecora che venivo scopata da due cazzi. Mi tirava per i capelli, mentre spingeva il suo cazzo fino a quando le palle mi bloccavano il respiro. Dietro di me invece, l’uomo mi teneva dai fianchi, sbattendo come un forsennato il suo corpo contro il mio. Sentivo un dolore atroce, mi sentivo letteralmente aprire il culo a meta’ da quell’animale selvaggio. Poi nella mia bocca, senza accorgermene, un getto di calda sborra comincio’ a spruzzare, colando giu’ per il cazzo che mi era infilato fino alla gola, sentendolo pulsare, mentre sborrava. Dietro, il dolore era cosi’ acuto da essere quasi anestetizzato, mentre sentivo l’esplosione della sua eccitazione, riempirmi il culo, mentre muoveva lentamente il suo cazzo dentro di me.

Ero stordita ma compiaciuta di questa ricca scopata, con la bocca e il culo sgocciolanti di sborra. Mi buttarono a terra e mi guardarono, mentre la loro sborra colava lentamente sul prato, prima di andarsene sorridendo.
di
scritto il
2019-05-28
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