Venne in camera mia (Hard mode: on)

Scritto da , il 2019-05-16, genere etero

Tornai a casa tardissimo, ma non ero da sola. Lo portavo mano nella mano. Lo feci entrare in casa piano piano e quatti come gatti avevamo chiuso la porta di casa mia.
Entrammo, dormivano tutti. Saranno state le 3 del mattino. Rallentai il passo e mi fermai. Lui era tranquillo anche se in un posto nuovo e si girò verso di me. Era poco più alto di me. Lo vedevo in penombra. Gli dissi che camera mia era la prima porta appena entrati nel corridoio. Fece un cenno e fu silenzio. Dopo quell’attimo statico presi il suo dolce viso tra le mani e lo baciai senza più pazienza. Feci un piccolo salto e lui mi sollevò. Mi reggeva dalle natiche e quella presa mi fece sentire al sicuro e soddisfatta di essergli saltata addosso senza preavviso. Gli legai le gambe dietro la schiena e direzionandolo con lo sguardo ci avvicinammo in camera mia. Continuai a baciarlo ovunque, sulla fronte, sul naso, sulla tempia. Eravamo attentissimi a non sbattere addosso alle porte. Superate le zone di pericolo mi sentii libera di riprendere a baciarlo. Arrivai a baciarlo sul collo e quasi perse l’equilibrio per questo. Ci addentrammo in camera mia. Si fermó, cambió la posizione della mani. Mi lasciò cadere sul letto e anche se mi accompagnò con le braccia dietro le schiena iI rimbalzo fu comunque più forte di quanto ci aspettassimo... ma a quel punto chissenefotte! Venne verso di me, mi fece stendere completamente. Salì anche lui sul letto dopo essersi tolto le scarpe velocemente e si stese sopra di me. Non desideravo altro che tutto il suo corpo e la sua anima. Pendevo dalle sue labbra e a sinistra del mio viso la porta si sta chiudendo piano. Si alza un attimo e la va ad accomoagnare per evitare il troppo rumore. Poi tornò da me. In quel momento finalmente avevo tutta la sua attenzione.
Con una mano mi accarezzava i capelli e con l’altra si teneva sopra e in equilibrio prr non lasciarsi cadere a peso morto sulla mia debole pancia. Continuammo a baciarci. Gli sfilai la maglietta dai fianchi. Si sfiló i pantaloni ma non prima che avessi sfilato la cintura. Dalle ultime relazioni ormai avevo imparato come farlo velocemente (eheheh) e non perdemmo tempo. Sfiorai la sua pelle nuda e poggiai i palmi delle mani sui suoi fianchi perfetti. Erano caldi e lisci, proprio come piace a me. Lui invece volle sfilarmi con una sola mano e in un colpo solo leggins e mutandine in un colpo solo. Come resistergli. Mi denudai Mi piegai e liberai dalle mie caviglie gli indumenti. Prima di tornare stesa sotto il suo controllo lo baciai sul fianco destro. Gli passai la lingua sulla pancia fino al petto. Oh com’era invitante! Inserii la testa sotto la sua maglietta. Il suo profumo naturale mi inebriava da alzare gli occhi al cielo. Le distese di pelle mi invogliavano a prepararmi per il pasto. Mi venne l’acquolina in bocca. Sbavavo per l’eccitazione. La posizione mi rendeva facile il raggiungimento delle sue parti intime così gli misi una mano sul pacco. Volevo che si sentisse desiderato al massimo. Nel frattempo progettai il piano di avanzamento. Mhm. Dopo un microsecondo mi decisi: lo baciai partendo dal petto scendendo e scendendo sempre più, sino a respirare l’odore del suo sesso caldo e costretto. Mi facevi strada e mi spostai più giù con le gambe.. Lui era in posizione da flessione. Il suo membro era ingabbiato e fatto per saltare, lo sentivo. Una bestia che liberata delle sue catene ebbe strada libera per infilarsi nella mia bocca. Lo accolsi con delicatezza e poi tanta foga. I suoi tremori di sorpresa mi fecero sentire motivata sempre di più. Dopo averglielo succhiato più e più volte decisi di girarlo e stare io sopra. Girai a sinistra e lo feci stendere a pancia in su e anche a membro in su. Il suo viso era di una bellezza senza tempo, occhi chiusi, labbra mordicchiate senza sosta, un concentrato di ormoni in pena e in subbuglio. Alzò le braccia come per reggersi e per lasciarmi via libera. Mi legai i capelli con l’elastico che tenevo al polso e poggiai una mano sui suoi fianchi. Lui me la prese stretta dall’emozione e la fece scivolare e salire al petto. Con l’altra mano invece gli tenevo il cazzo perpendicolare e direzionato verso la mia gola. E andai giù, le mie labbra erano diventate più larghe. Tornai lentamente su e quelle mi si chiudevano alla forma di un bacio. Cacciai fuori la lingua e lo ripresi tutto in bocca. Di getto e poi con calma. Era pulsante, di pietra, importante. Succhiai tutto di nuovo verso su e le vene e le pelli mi si spostavano in bocca alternando lingua e labbra. Era un massaggio. Lento. Profondo. A tratti sospeso nel vuoto e tortuoso a volte. Mi fermavo sulla cappella per roteargli la lingua e lui si inarcava, si affanava. Non conteneva i brividi. Gli affanni pesanti mi fecero incattivire di passione. Aumentai la velocità. Inclinavo la testa e i capelli si muovevano con me. Arrivai persino a leccargli le palle e quel deeptrhoat mi diede una soddisfazione grande. Lo baciavo, lo leccavo per tutta l’asta, lo passavo da una guancia all’altra. Ma volevo quel turgore anche lì giù, dentro di me e di prepotenza. Mi staccai come un tappo dalla bottiglia e lo cavalcai. Non avevo idea di volerlo così, da sopra ma mi sentivo vogliosa, a mio agio e pronta. E gli chiesi se per lui era okay. Disse che non aspettava altro e allora non feci molta strada col pensiero. Sollevai un braccio e da sopra la mensola presi il preservativo. Pensai davvero a tutto. Glielo misi, con cura. Attenta a non fargli male in nessun modo. L’istinto mi guidava e trovai subito il lato giusto del condom. Lo rivestii fino in fondo e mi posizionai. Presi in mano il suo cazzo venoso e protetto e lo coordinai per averlo. Le nostre intimità si baciarono e a quel punto sapevo che doveva reggersi per quello che stava per succedere. Scesi con il corpo e tutto il suo piacere mi entrò dentro, senza se e senza ma, senza dolore e senza intoppi. Liscio come l’olio. Una vampata di piacere ci attraversò e aprimmo entrambi la bocca. Lui aprí gli occhi dopo tanto e mi prese per i fianchi. Cominciò a reggermi da lì per inserirmi e sfilarmi il cazzo, per penetrarmi piano e poi sempre più forte. La fiamma della voglia si accese fino a stralunarlo. Aumentó gradualmente la spinta e io godevo. Come godevo. Chiudevo gli occhi. Ero completamente abbandonata a lui e al piacere. Entrava e usciva, entrava e usciva. Prese ritmo. Le mie natiche iniziarono ad applaudire. Mi sbatteva potentemente le palle a ogni botta. Perdevo il senso della realtà ad ogni colpo. Mi si aprivano le strade dell’universo ogni santa volta.
Più continuavamo e più mi bagnavo. Cominciai a sentir colare tutto il liquido accumulato per lui. Mi possedeva e mi trivellava e stavo così bene. E lui mi guardava e mi apriva con impegno. Con amore. Con tutta la libidine in corpo.
Dopo un bel po’ mi volle girare, così io mi ritrovai sotto e lui sopra. Mi fece alzare le gambe fino a pregarlo di farmi venire.
Mi chiese di venir dentro di me. Non esitai a dirgli di sì, era protetto ed io ero bramosa del suo orgasmo.
Venne. Rimanemmo senza fiato.
Si accasciò alla mia sinistra. Eravamo entrambi ansimanti e ci tenevamo per mano, a tremare.
Ci addormentammo vicini, così. Con la paura in corpo di essere stati sentiti. Ma con la pace interiore di esserci uniti con passione.

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