In viaggio con il Capo

Scritto da , il 2019-04-18, genere dominazione

Quando il mio capo, un uomo molto interessante sulla cinquantina, mi ha chiesto se potessi accompagnarlo a Barcellona per la firma di un contratto importante, ho subito accettato. Proprio la settimana prima avevo ottenuto la promozione per la quale avevo lavorato da un paio di anni e non volevo far brutta figura alla prima occasione. L’unico problema era stato doverlo dire al mio ragazzo, mio coetaneo di trent’anni che aveva già programmato un fine settimana romantico insieme. Pur se dispiaciuto, Luca mi ama e alla fine mi ha aiutato a preparare le valigie, scegliendo con me gli abiti che avrei portato. Il giorno seguente mi ha anche accompagnato all’aeroporto e salutandomi mi ha detto “Cristina mi raccomando, chiama”. Mi è dispiaciuto non poterlo far venire insieme a me, ma il sig. Santini, il mio capo, non avrebbe avuto stima di me se fossi andata in missione per lavoro con il fidanzato al seguito. Arrivati a Barcellona la giornata di lavoro è stata molto produttiva e grazie alla mia collaborazione e al mio spagnolo il contratto è stato redatto rapidamente. Santini era raggiante ed ha voluto portarmi a cena con alcuni colleghi del posto per festeggiare la firma che ci sarebbe stata l’indomani. Abbiamo mangiato benissimo ed io ho bevuto un bicchiere più del solito. Ero eccitata per la giornata, ma anche stanca, così quando siamo tornati in albergo sono andata nella mia stanza e mi sono infilata sotto la doccia, guardando il mio corpo sinuoso riflesso nello specchio. Ho un seno grane che non mi piace, ma che fa impazzire gli uomini. Adoro quando invece di guardarmi negli occhi, li sorprendo incantati sui miei capezzoli turgidi. In quel momento potrei dire qualsiasi cosa ed avrei sempre ragione. Mi è capitato di farlo a volte, ma mai con il mio capo. Lui mi ha sempre guardata negli occhi e mi ha promosso per le mie capacità. È una delle cose che mi hanno convinto a lavorare per lui. Mentre pensavo a queste cose, la mia mano era scesa inconsapevolmente ad accarezzare il clitoride. Stavo pesando al mio capo e la mia fica si era bagnata. Non era possibile, non provavo alcuna attrazione per lui. Lo stimavo ma non mi era mai piaciuto. Chiusi l’acqua calda, indossai l’accappatoio e mi avvicinai al letto della stanza. In quel momento la mia fantasia venne spezzata da alcuni colpi alla porta. Senza pensarci troppo chiesi chi fosse e da fuori mi rispose il mio capo. Aprii la porta senza rendermi conto di essere ancora in accappatoio e lui mi chiese con tono dolce se poteva entrare un momento. Gli chiedi scusa per come fossi conciata ed lo lascia entrare. Si mise seduto su una poltrona che si trovava difronte al letto ed anche io mi sedetti sul letto a gambe incrociate, cercando di non far scorgere nulla del mio corpo nudo sotto l’accappatoio. Lui mi guardava in maniera diversa dal solito, ma prima che potessimo parlare il mio cellulare cominciò a suonare. Era Luca il mio ragazzo. Santini mi fece cenno di rispondere e io lo feci anche se in imbarazzo.
“Ciao Cri non ti sei fatta sentire come stai?”
“Bene Luca, scusami hai ragione, è stata una giornata lunga e sono tornata in camera da poco”.
Mentre stavo parlando mi accorsi che il mio capo si era avvicinato al mio letto e guardandomi negli occhi si portò l’indice sul naso come a dirmi di fare silenzio. Avevo il cuore che batteva a mille e quando lui avvicinò la sua mano alla mia spalla, rimasi immobile. Luca nel frattempo mi stava raccontando della sua giornata di lavoro ed io riuscivo solo ad annuire con poche sillabe. Santini mi aveva dolcemente aperto l’accappatoio e adesso era immobile davanti al mio seno. Risposi qualcosa a Luca e con una mano avvicinai la mano del mio capo al mio seno. Lui prese a toccarmi un capezzolo e poi con l’altra mano anche l’altro. In pochi secondi le mie mani stringevano i miei seni, mentre al telefono Luca mi chiedeva come fosse andata la mia giornata. Provai a raccontare qualcosa, ma Santini aveva cominciato a leccare i miei capezzoli, che erano diventati durissimi. Avevo ancora le gambe accavallate, ma sentivo la mia fica in fiamme. Cercavo di chiudere la conversazione il prima possibile, ma Luca non si fermava dal parlare e Santini mi faceva cenno di rimanere al telefono. Comincio a baciarmi, passando la lingua sul mio collo e poi sui lobi delle orecchie. La mia testa stava per scoppiare. Il mio capo mi stava toccando e baciando, mentre ero al telefono con il mio ragazzo. Santini ci mise poco a farmi sdraiare, aprendo completamente l’accappatoio. Si avvicinò all’orecchio che non era occupato dal cellulare e mi disse: “adesso ti lecco la fica mentre quel cornuto del tuo ragazzo ti sta parlando. Digli che vuoi giocare con lui, masturbandoti al telefono o finirai per farti scoprire”. Gli feci cenno di no con la testa, ma lui mi apri le gambe e comincio a puntellare con la lingua le mie grandi labbra. Ero un lago e così chiesi a Luca di giocare. Era sorpreso poverino, ma non si rifiutò. Cominciai a dirgli che lo immaginavo a leccarmela, mentre il mio capo si dava da fare dentro di me. Avevo il respiro affannato, mugolavo e con la mano libera gli tenevo la testa addosso alla mia fica bollente. Luca mi diceva che si stava masturbando, perché ero troppo eccitante. Lui si stava masturbando lontano migliaia di chilometri, mentre un altro al posto suo mi stava facendo venire. Questo pensiero fu troppo forte ed ebbi un orgasmo pazzesco, che mi elettrizzò completamente. Santini non si fermò ed inserì due dita dentro la fica, cominciando a spingerle fino in fondo, muovendolo su e giù come quando si chiede a qualcuno di avvicinarsi. Stavo godendo e il mio respiro era accelerato. Dissi a Luca che lo volevo dentro di me, che avrei voluto leccargli il cazzo. Santini capii che la richiesta era indirizzata a lui. Si tolse i pantaloni e me lo mise vicino alla bocca. Lo leccai delicatamente, mentre lui continuava a muoversi con le dita dentro di me, mentre con il palmo della mano spingeva il mio clitoride. Venni due volte. E lui mi bacio ancora sulla bocca. Luca intanto stava ansimando e mi disse che mi stava immaginando lì a Barcellona con un altro. Risposi da stronza. “Si magari con il mio capo”. Lo sentii arrancare e poi venire. Santini intanto si era alzato dal letto, ma io gli feci cenno di tornare da me. Quando lo feci mi girai a pancia in sotto. Lui capii subito e mi prese da dietro. Il suo cazzo era durissimo. Si avvicinò al mio orecchio e mi disse che avrei dovuto dire al mio ragazzo che il suo capo la stava inculando. Ci pensai un attimo smarrita e poi dissi con voce perentoria “Si Luca, il sig. Santini mi sta inculando mentre tu sei qui al telefono con me”. Luca mi rispose che ero una Troia e che glielo avevo fatto tornare duro. Gli dissi di continuare a masturbarsi e di immaginare un uomo di cinquant’anni che metteva il suo cazzo nel culo della sua ragazza. Quella verità incestuosa ci fece venire tutti e tre. Santini inondo di sperma il mio culo, la mia fica spruzzò sulla coperta e Luca venne per la seconda volta. Lo salutai e chiusi la telefonata. Ero esausta. Guardai Santini e gli dissi che era stato un maiale. Mi rispose che avrei dovuto viaggiare con lui più spesso. Poi prima di andare via dalla stanza mi disse di fargli avere il curriculum di Luca. Lo guardai con sospetto, ma mi bagnai al solo pensiero. Ero in suo potere e lo sapevo.

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