Margot

Scritto da , il 2011-06-16, genere etero

Sto a casa di mia madre. Siamo sedute in cucina intorno al tavolo. I nostri discorsi sono insignificanti. Non so come e ne il perché fatto sta che incominciamo a parlare del nostro passato. Mia madre, che per ovvi motivi chiamerò Margot, oggi ha 39 anni, ha da poco partorito una bella bambina. E fin qui niente di eccezionale. Essendo divorziata da molti anni, circa 20, si potrebbe pensare che la bambina sia il frutto di un rapporto occasionale. Così non è. Il padre della mia sorellastra lo conosco molto bene. È mio marito. Quando mi accorsi che tra loro due c’era del tenero la gelosia si impossessò del mio cervello e andai in escandescenze. Mio marito mi diceva che lui ci amava entrambe e che mai si sarebbe allontanato da me. Ma è meglio che la storia la racconti mia madre.
“Forza, mamma, racconta del come è iniziato.”
“Sai che fin dal primo momento che l’ho visto ho desiderato che tuo marito mi scopasse.”
“Questo lo so. Il primo giorno che lo conoscemmo lo hai mangiato con gli occhi. Avevi uno sguardo carico di libidine. Il fatto è che anche il porcellone ti spogliava con gli occhi. Ho dovuto anticiparti per non farlo cadere tra le tue braccia. Quando mi ha chiesto di sposarlo ho pensato che entrambi vi sareste rassegnati. Invece dovetti constatare che non fu così. Sposandomi, il mandrillo si assicurava che tu fossi sempre alla sua portata. Con un solo colpo prendeva due passere. A te ha fatto piacere che mi sposasse. Tu volevi solo chiavarlo. Non volevi legami. Invece poi ti sei fregata. Non avevi messo in conto che ti saresti innamorata. In un primo momento, quando intuii che vi incontravate, la gelosia mi prese. Invece con il passar del tempo incominciai ad accettare che lui ti chiavasse. Lo accettai perché lui non ha mai smesso di desiderarmi. Il fatto che tu lo scopavi si è poi rivelato salutare per i nostri rapporti e mi riferisco anche a quelli che ci sono tra noi due. Oggi facciamo una vita tranquilla e siamo felici. Quando è stata la prima volta?”
“Il colpevole è tuo figlio. Il via l’ha dato lui.”
“Che c’entra mio figlio.”
“Ascolta. Un giorno sono venuta a casa. Tu non c’eri. Tuo marito sta nel suo studio. Lo saluto e vado nella stanza del bambino. È sveglio, recalcitra e piagnucola. Lo prendo in braccio e cerco di calmarlo. Tuo marito dice che forse ha fame. Non so cosa fare, anche perché tuo figlio ha quattro mesi e tu lo allatti. Mi viene l’idea. Mi distendo sul lettino. Mi sbottono la camicia e tiro fuori dal reggiseno una tetta. Avvicino il capezzolo alla bocca di tuo figlio. Lo strofino sulle sue labbra. Ivan apre la bocca, fa sparire il capezzolo nella sua bocca e comincia a succhiare.”
“Lo hai fatto succhiare dal tuo seno? E lo ha fatto?”
“Certo che lo ha fatto. Per lui è un ciucciotto. Gli piace. Si calma. Smette di piagnucolare. Continua a ciucciare anche se latte non ne esce. Tuo marito non sentendolo piagnucolare viene e vede la scena. Arrossisco. Cerco di reintrodurre la tetta nel reggiseno. Lui si avvicina. Mi invita a non smettere. Guarda suo figlio succhiare e sorride. Con il viso rosso dalla vergogna lo guardo e vedo i suoi occhi colmi di desiderio. Tra le sue gambe prende forma un evidente gonfiore. Mi guarda negli occhi. Il mio sguardo deve essere un invito. Si abbassa. Prende suo figlio e lo porta nella culla. Il bambino non piange. Ritorna verso di me. Mi sfila la camicia. Sgancia il reggiseno e lo tira via. Le tette, fino a poco prima prigioniere, libere, gli appaiono in tutta la loro bellezza. Tu lo sai che ho un bel seno piace molto anche a te succhiarlo. Non faccio opposizione perché lo voglio e lo desidero. Sono anni che non scopo con un uomo. Si inginocchia, allunga le mani ed afferra le poppe, le accarezza, le stringe come se volesse constatarne la solidità. Accosta la bocca, le bacia e lecca le rotondità dei miei favolosi seni. Si sofferma sui capezzoli con cui gioca con la lingua e infine li fa sparire, a turno, nella sua bocca e li succhia non disdegnando di dare anche qualche morso. Miagolo. La fichina fluidifica. Le mie tette stanno assolvendo al loro ruolo di magnete. Lo hanno attratto. Interrompe il giochino; si alza mi prende per mano e mi invita a seguirlo. Inebetita e colma di desiderio seguo tuo marito in cucina. Mi stringe tra le braccia e mi bacia introducendo la sua lingua nella mia bocca. Non la respingo. Al contrario l’accolgo e duella con la mia e poi la succhio. Mi piace. Mi fa roteare su me stessa e mi fa appoggiare le mani al tavolo costringendomi a piegarmi in avanti. Capisco. Lo accontento, faccio di più: allargo le gambe al massimo. Mi solleva la gonna fino a scoprire le natiche. Non porto mutande. Indosso solo un reggicalze nero che trattengono un paio di calze nere con la cucitura dietro. So di essere arrapante. Si abbassa e incomincia a baciarmi e leccarmi l’interno di entrambe le cosce. Mugolo di piacere. Con la lingua sale e raggiunge il mio micione. Con le mani lo dilata e infila dentro la sua lingua. Tasta ogni cm di parete. La lingua trova il clitoride e lo solletica. Lo stringe tra le labbra e lo succhia. Mi fa un pompino. Sento montare l’orgasmo. Grido e i miei fluidi invadono la sua bocca. Li ingoia e lecca i residui. Sposta la sua attenzione sul buchetto del culo. Lo raggiunge, lo bacia e con la punta della lingua lo penetra. Vado in visibilio. Mi fotte il culo con la punta della lingua. La mia libidine si scarica con il raggiungimento di altri orgasmi. Si alza. Si sbottona i pantaloni e li lascia scivolare sul pavimento insieme ai boxer. Giro la testa e vedo quello che sto per ricevere nel ventre: è un magnifico grande e grosso bastone. Avvicina il glande del suo marmoreo randello alla mia vagina e con un unico e secco colpo lo fa entrare nello scuro antro insieme a tutto il resto. Sento la punta del glande spingere contro l’utero. Non ragiono più. La mia mente è annebbiata. Dalla mia gola escono gorgoglii misti a sospiri. Pronuncio parole incomprensibili. Sto godendo senza che tuo marito si muova. Incomincia a muoversi prima piano e poi con più ritmo. Mi chiava. Porta il suo petto sulla mia schiena. Mi circonda con le braccia ed artiglia le tette. Le strizza. Con le dita afferra i capezzoli e li torce. Godo e lui insieme a me. Il suo denso e copioso sperma invade la mia vagina. Quando ci riprendiamo corro in bagno, prendo tue mutandine e un tuo assorbente e li indosso. Non mi lavo. Voglio tenere tra le mie gambe e dentro di me il suo sperma misto ai miei umori. Ritorno nella camera di tuo figlio. Indosso il reggiseno e la camicetta. Prendo il bambino dalla culla e vado in salotto, accendo il televisore e mi siedo sul divano. Tuo marito mi raggiunge, si china e mi bacia sulla bocca e dice che il mattino dopo mi avrebbe raggiunto a casa. Gli rispondo che lo avrei aspettato. Ecco come è andata la prima volta. Il resto lo conosci.”
“In conclusione mi dici che il pianto di mio figlio è stato il mezzo per far realizzare il vostro desiderio? Sei una bella porca.”
“Si! Lo ammetto sono porca. Fare sesso mi piace e amo chiunque riesca a farmi scaricare la libidine. Amo tuo marito e amo anche te. E tu ricordi di come è incominciato tra noi.”
“Certo che lo ricordo. Ancora oggi, quando ci penso, la mia micetta miagola.”
“Dai, racconta.”

P.S. Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.

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