Schiava del Dravor cap. 2 - Il Dravor vol. 2

Scritto da , il 2019-01-31, genere dominazione

Koss e Saa

Piano, piano Saa conquistò il suo spazio ed il suo ruolo in quell’accampamento di primitivi.
Erano primitivi, ma molto disciplinati, quindi nessuno osava infrangere le regole. Koss esigeva che tutti si comportassero bene, chi veniva meno alle regole veniva punito e, se era un guerriero, per gravi infrazioni, espulso dal campo. Gli schiavi non ci pensavano neanche ad infrangerle, erano generalmente trattati bene, ben pasciuti, ben vestiti e, se si facevano male, ben curati. Su nessuno venivano esercitate violenze gratuite. Venivano puniti solo quando non ubbidivano o erano negligenti e dopo che il consiglio del campo aveva decretato che lo meritavano.
Di solito la punizione consisteva nel lavorare qualche ora in più, ma se l’insubordinazione era grave venivano frustati. Negli altri campi gli schiavi erano vessati e la frusta veniva usata di continuo. Gli schiavi del campo di Koss lo sapevano e quindi raramente si ribellavano. Qualcuno scappava, ma finiva presto preda delle bestie feroci o di altre bande. Quindi succedeva raramente. Se veniva ripreso veniva punito molto severamente ed impastoiato con delle catene alle caviglie che doveva tenere per mesi. Koss non si impegnava molto a ricatturarli, non lo diceva, ma era contento che gli elementi rognosi se ne andassero. A volte riportava all’accampamento qualche corpo sbranato dalle fiere come monito. Altre volte, dopo aver sconfitto delle altre bande, mostrava loro come erano trattati gli schiavi negli altri campi e ciò bastava a scoraggiare la fuga dei suoi. Di quasi tutti, perché qualcuno che ci provava c’era sempre.
Saa non ci provò mai. Aveva capito che quello là fuori era un mondo spietato, dove sarebbe finita male rapidamente, ma non era ancora sicura del suo posto in quella società primitiva e quindi era continuamente preoccupata.

La mattina, presto, subito dopo aver mangiato, gli schiavi uscivano dall’accampamento ed andavano a lavorare nei campi. Quasi tutti, molti rimanevano nell’accampamento per le attività lì richieste: pulizia, cucina, lavori artigianali, stallieri…
Saa era una di quelle che rimaneva all’accampamento, appena sveglia preparava da mangiare per Kira e Koss e per lei stessa. Per Kira e Koss la colazione era abbondante, loro stavano, quasi sempre, via tutto il giorno. Saa no, Saa rimaneva all’accampamento e quando aveva voglia piluccava, quindi la mattina beveva una tazza di latte e mangiava qualche fetta di pane e qualche frutto. Poi si metteva all’opera.
Dopo gli schiavi uscivano anche i guerrieri, per andare a caccia o a pesca, ma spesso per qualche scorreria come quella in cui Saa era stata fatta prigioniera.
Le due morette arrivavano presto, ma dopo i primi giorni in cui c’era stato un gran da fare, ora che la grande tenda era stata riordinata, in tre riuscivano a mettere tutto a posto in poche ore. Poi le due morette iniziavano a chiacchierare tra loro, sembrava che avessero argomenti inesauribili su schiavi, schiave e soprattutto padroni e padrone.
Saa si annoiava, era una ragazza giovane ed intelligente e l’ultima cosa a cui era interessata erano i pettegolezzi delle due ochette. Di solito a mezzogiorno aveva finito, e avrebbe iniziato a cucinare per i Padroni solo verso le cinque del pomeriggio, aveva un sacco di tempo libero che non sapeva come usare. I primi giorni se ne era andata in giro per l’accampamento a curiosare, poi era anche uscita fuori facendo con le due morette lunghe passeggiate, ma una volta che aveva conosciuto i dintorni le sue curiosità erano state soddisfatte. Faceva sempre delle passeggiate, ma cinque ore al giorno erano tante.

Non prese neanche in considerazione di parlarne con Koss, lui aveva delegato Kira ad occuparsi della giovane schiava. Quindi si rivolse a Kira.
- Signora… - esordì, poi si fermo non sapendo bene come continuare.
- Dimmi piccola – l’incoraggiò Kira. Il tic fu immediato e Kira sorrise, la schiava non si era resa conto dell’effetto di quella parolina, ma la sua Padrona sì. Kira aveva notato che quel tic si manifestava anche quando Saa era sotto stress, buono a sapersi pensò Kira, questo è il nostro piccolo segreto meditò Kira, che per altro conosco solo io perché la piccola schiava non è neanche consapevole.
A Kira piaceva metterla in soggezione e farla sentire a disagio, ma la trattava sempre bonariamente. Trovare quella ragazza era stata una benedizione, la sua vita e quella di Koss era notevolmente migliorata. Vivevano in una tenda pulita e profumata e mangiavano molto meglio a casa che alla mensa, dormivano in letti comodi ed era tutto merito di quella giovincella.
- Signora, ho tutti i pomeriggi liberi e non so cosa fare. –
Kira era seduta al fresco nella grande tenda e Saa era in piedi di fronte a lei.
Kira la guardò attentamente, era bella, in quelle settimane aveva messo su qualche chilo e la tristezza sembrava averla lasciata, ogni tanto sorrideva, ma più spesso era ancora preoccupata. Non la sentiva più gridare la notte e forse gli incubi l’avevano abbandonata. Di sicuro la mattina quando si svegliava era riposata e sprizzava energia da tutti i pori. Vestiva in modo castigato, gonne lunghe e camicioni con maniche lunghe, ma si potevano facilmente intravedere ed immaginare forme desiderabili. D’altra parte lei l’aveva vista nuda più volte.
Ogni tre o quattro giorni Kira faceva un bagno completo al fiume e si faceva accompagnare da Saa. Fin dalla prima volta Saa si rese conto che se doveva insaponare la Padrona doveva spogliarsi anche lei e fare il bagno pure lei. Cosa che non le dispiaceva, piaceva anche a lei essere pulita, profumata ed in ordine.
Kira aveva visto che Saa era davvero bella, le piaceva, se voleva poteva averla, Kira era bisex e se l’era spassata più volta con schiave o con donne libere che fossero. Ma Koss, senza mai parlarne, aveva chiaramente fatto intendere, a lei ed a tutti, che Saa era off limits, nessuno la doveva toccare. Quello che a Kira risultava indecifrabile era che poi Koss la ignorasse. In quanto all’off limits poteva valere per tutti, ma non per lei, ma la prima mossa toccava a Koss.
Con la piccola Koss non aveva mai avuto un approccio, se voleva poteva prenderla con uno schiocco di dita, come per altro poteva facilmente sedurla, ma non aveva fatto né l’uno né l’altro. Quello, per Kira, era un mistero.
Kira comunque, per il momento, non ne approfittò, si faceva insaponare dalla schiava soprattutto di dietro, poi si lavava e ricambiava anche. Kira apprezzava le forme di Saa, davvero belle, ma non l’accarezzò mai intimamente e non le richiese mai niente del genere.
Kira riemerse dai suoi pensieri e ordinò ad una delle due morette, - Vai a chiamare il dottore. Presto. –
Il dottore era un uomo distinto di circa cinquanta anni, brizzolato, pulito e curato. Vestiva con una tunica e dei pantaloni di tela grezza. Era uno schiavo.
Il dottore si presentò dopo qualche minuto e fece un inchino verso Kira mormorando – buongiorno rendna. – Rendna era il femminile di rend, ovvero capo.
Kira rispose al saluto con un – buongiorno dottore, - ed indicando Saa che era rimasta lì in piedi, in attesa, - le presento la mia schiava personale, si chiama Saa. –
Il dottore guardò Saa e le sorrise, Kira continuò, - ho pensato che non sarebbe male se Saa imparasse qualcosa di medicina. Lei d’altra parte ha sempre detto di non avere a disposizione un’infermiera capace ed istruita a cui poter insegnare e che la potesse aiutare... Saa è capace ed istruita. – Kira dava del lei al dottore, c’era molto rispetto.
- Bene, – rispose il dottore, - accetto volentieri l’aiuto, cominciamo domani. -
- Saa può aiutarla tutti i pomeriggi. –
Così Saa diventò l’aiutante del dottore. Tutti i pomeriggi il dottore riceveva nel suo ambulatorio schiavi e Padroni e per quello che gli era possibile nelle condizioni date li rimetteva a posto. Saa aiutava tutti volentieri e visto il lavoro che faceva, la disponibilità che offriva e la gentilezza del suo carattere, tutti iniziarono a volerle bene. La ragazza iniziava a sentirsi bene.

Koss fu ferito in un agguato, ne uscì vivo per miracolo, non perché la ferita fosse grave, una freccia in una spalla, ma perché la situazione era stata difficile. La sua squadra stava percorrendo una gola e gli avversari, in cima alla stessa, li avevano tempestati di frecce. Fu Kira a salvarlo prendendo la cavezza del cavallo e portandolo fuori dalla gola a spron battuto, mentre Muzi ne aveva coperto la ritirata. Koss riuscì a reggersi sulla sella, si permise di svenire solo quando era ormai fuori dalla gola, ormai in salvo.
Il dottore, assistito da Saa dovette estrarre la freccia, medicarlo e cucirlo. Non era grave, ma la freccia era penetrata a fondo ed il dottore gli prescrisse due settimane di assoluto riposo a letto ed altre due settimane di riposo prima di poter rimontare a cavallo o fare qualunque sforzo. Per fortuna che si trattava della spalla sinistra.
Kira se ne prese cura per due giorni, ma non era da lei stare ferma per tanto tempo. Le sue abitudini variarono di poco, la mattina andava via un po’ più tardi e la sera rientrava un po’ prima, per il resto aveva una banda da governare, bisognava cacciare e depredare come sempre, in più bisognava dare la caccia a quei predoni che avevano invaso il loro territorio e sgominarli una volta per tutte. Lo fece.

Toccò a Saa prendersi cura di Koss.
Koss era debole e comunque non poteva fare sforzi neanche per girarsi nel letto. Saa era sempre intorno a lui e per non disturbarlo aveva proibito alle due ochette persino di entrare nella tenda, dentro faceva tutto lei. Le due ochette andavano a lavare i panni al fiume e cucinavano fuori.
Koss non era un paziente modello, stare fermo non faceva per lui, però non era in grado di mettersi in piedi e quindi dipendeva da Saa in tutto, anche per i suoi bisogni fisici.
Koss si vergognava indecentemente, ma se doveva pisciare o defecare doveva chiamarla. Lei invece era felice di rendersi utile e non provava nessuna repulsione. In quei primi mesi lavorando con il dottore ne aveva viste tante di situazioni simili e le affrontava con il dovuto distacco, quindi ora infilava la padella sotto il suo corpo, poi si allontanava per lasciarlo solo e ritornava dopo qualche minuto, lo faceva girare e lo ripuliva. La mattina a mezzogiorno e la sera lo imboccava come un bambino e stava attenta a servirgli cibi freschi e leggeri. Ogni ora lo rigirava nel letto facendogli cambiare posizione ed ogni giorno, almeno all’inizio quando per la febbre alta sudava continuamente, cambiava le lenzuola. Koss, a letto, riposava nudo, di giorno ricoperto solo da un lenzuolo, di notte anche da una coperta.
Koss, dopo le iniziali ritrosie e ribellioni, si arrese e si consegnò nelle mani della sua schiava. Il risultato era che lei lo vedeva continuamente nudo, mentre lui, di lei, aveva visto solo qualche caviglia e qualche braccio, oltre al viso. Sapeva da Kira, che aveva un corpo snello e flessuoso, con tutte le curve desiderabili, anche se il seno non era molto grosso. Secondo Kira, Saa aveva belle gambe ed un culetto stupendo.
I contatti erano molto ravvicinati, ma lui sembrava di ghiaccio, almeno così pensava Saa. Non era così, Koss si controllava e non sapeva fino a quando, meno male che la notte Kira, nonostante il suo stato, non gli dava tregua.
Koss si limitava anche nelle parole, chiedeva più che ordinare, ma anche le sue richieste più gentili sembravano ordini. La padella, per favore, oppure, aiutami a tirarmi su. Ecco così, grazie. Era laconico, ma Saa era sempre lì felice di esaudire ogni suo desiderio. Lui le sorrideva e poi ripiombava nei suoi pensieri. Non aveva voglia di fare conversazione. In effetti Koss era cupo, aveva già rischiato la vita, ma mai era stato ferito seriamente. Non era introspettivo, ma l’immobilità lo costringeva a pensare mentre lui di solito faceva. E poi non voleva incoraggiare la ragazza, gli piaceva, ma ne voleva fare il suo trastullo? E Kira dopo come l’avrebbe trattata? Meglio che ci pensi quando almeno avrò le forze per gestire la situazione si disse.

Solo la notte Kira riprendeva possesso del suo uomo e Koss nonostante fosse debole e stremato diventava languido e immancabilmente al suo contatto si eccitava. Una settimana dopo che Koss era stato ferito, Kira faceva sesso con lui, con le mani e con la bocca, delicatamente. Kira lentamente lo montava mentre Koss stava sdraiato supino ed immobile. Faceva tutto lei, Koss si limitava a rizzare e mugolare, a volte gridava il suo piacere, poi si addormentava come un bambino.
Le tende davanti ai rispettivi giacigli impedivano a Saa di vedere, ma non di sentire. Saa aveva compiuto da qualche mese diciotto anni, era una donna giovane e di sani appetiti e di quell’uomo, di soli ventuno anni, si era infatuata sin dal primo momento. Sentirlo gemere e godere era per lei una tortura incredibile.
Saa era vergine, ma non era una santarellina, caso mai era pudica, bastava vedere come si vestiva. Saa era rimasta vergine perché non aveva trovato l’uomo che voleva, i ragazzini che le ruotavano intorno non le interessavano e nell’ultimo anno aveva avuto altro a cui pensare. Dagli uomini era attratta, ma allo stesso tempo la spaventavano.
Koss aveva solo qualche anno più di lei, ma era un uomo e lui ormai non la spaventava più.
Lo desiderava e come se lo desiderava, mentre lui gemeva e Kira con lui, lei si toccava e mordeva il cuscino per non farsi sentire. Lui non l’aveva mai sfiorata e come aveva scoperto poteva farlo senza nessun problema. Anzi l’aveva protetta senza chiedere e volere niente in cambio. Saa era gelosa di Kira, da morire, irrimediabilmente. Ma cosa voleva? Koss era solo il suo Padrone. Un Padrone amabile e protettivo, ma il suo Padrone. E Kira era la sua Padrona, anche lei l’aveva protetta e quando era stato possibile l’aveva anche accontentata nei suoi desideri. Ma se avesse insidiato il suo uomo cosa avrebbe fatto?

Quella mattina Koss stava decisamente meglio, Saa l’aveva aiutato ad adagiare le spalle contro la testiera del letto. Koss aveva la barba lunga ed ispida, lui di solito si radeva ogni giorno, anche se solo dopo qualche ora le guance erano di nuovo scure, di un colore tra il nero ed il blu. Saa gli insaponò il viso con il pennello, quel lavoro le piaceva, poteva liberamente toccarlo sul volto e guardarlo negli occhi, anche se lui distoglieva lo sguardo, lo poteva prendere per il mento dirigerlo verso di lei e scrutarlo… solo per vedere se aveva fatto un buon lavoro.
- Fatto. – Saa era soddisfatta di quel lavoro.
Koss le sorrise, quella mattina stava decisamente meglio pensò Saa, Era bello pensava la ragazza, il mento era sfuggente, ma per il resto i tratti di quel viso erano virili ed al tempo stesso delicati, duri e gentili. Quanti contrasti pensava mentre desiderava baciarlo. Il Padrone. Si ritrasse e scostò il lenzuolo, era ora della spugna. Lui era nudo e ormai non ci faceva più caso, quella ragazza l’aveva visto nudo e lavato già parecchie volte. Volente o nolente era la sua infermiera, era così che doveva vedere le cose.
Saa rigirò Koss sulla pancia, avrebbe iniziato da dietro. Per girarlo sotto sopra serviva forza, si aiutò con tutto il corpo e ci riuscì strusciandosi su di lui. Koss sentì il suo morbido seno sulle spalle ed il suo fiato sulla schiena. Lei si scostò una ciocca di capelli dalla fronte e immerse la spugna nel catino, la strizzò e iniziò a frizionare, era accaldata e non solo per lo sforzo.
Saa riprese fiato, discese dalle spalle larghe e forti alla schiena, ai fianchi e poi insistette sulle natiche. Scese da queste alle cosce di marmo, dure, lisce e potenti, quindi ai polpacci ed ai piedi, strofinando e massaggiando. Koss mugolò di piacere. Gli scioglieva i muscoli ed i nervi contratti. Neanche lui si era accorto di quanto stressanti fossero stati quei mesi, quanto grave fosse la responsabilità che aveva sentito su di sé.
Saa era invece in estasi, prendersi cura di quel corpo, potergli dare piacere le procurava un immenso piacere. Non riuscì a trattenersi e sfiorò le sue spalle con le labbra, non fu un vero e proprio bacio, ma un sospiro, un lievissimo contatto. Per baciarlo all’ultimo istante le era venuto meno il coraggio. Koss invece vibrò.
- Saa… – non sapeva cosa dirle.
- Sì, - rispose lei, rossa in viso, risvegliandosi da quello stato.
- Girami e lavami davanti. –
Riportarlo supino fu più facile. Saa fece quello che il Padrone chiedeva. La sua voce ancora una volta era decisa, ma non arrogante, non chiedeva per favore, ma era gentile.
I loro sguardi si incontrarono. Lei era rossa in viso e confusa, gli occhi sfuggenti ed annebbiati, non osava sostenere il suo sguardo. Lui era perplesso, per un attimo pensò di esserselo sognato, ma ora voleva vedere cosa succedeva, lui non le avrebbe impedito di fare quello che voleva, ma non l’avrebbe neanche incoraggiata. L’avrebbe lasciata confusa ed imbarazzata, ora dentro di sé ridacchiava, ma cercò di non farlo trasparire.
Ricominciò dal petto tenendosi lontana dalla fasciatura. Il pene era floscio e abbandonato tra le cosce dell’uomo. Lei sbirciò continuando a frizionare, lui non ebbe reazione, era sempre così, mentre lei si sentiva languida ed umida giù in basso. Continuò a frizionare con la destra mentre la sinistra era posata sul suo petto. Saa aveva dita lunghe ed eleganti, leggere e delicate. Mentre frizionava, con il pollice lo toccava sui capezzoli, casuale, molto casuale. Scese sulla pancia e l’altra mano si poggiò ancora più giù, su una coscia. Koss socchiuse gli occhi rilassandosi, ma l’osservava. Saa era molto bella ed aveva un buon odore, da cucciola.
Anche Kira, aveva un buon odore, muschiato e di sesso. Che paragoni stava facendo, ma lei scese ancora più giù e stavolta qualcosa lì si mosse. Lei ora non lo guardava, il suo sguardo era sperso mentre le sue mani sembravano impacciate, ma la spugna girava lì attorno e qualche volta la mano lo toccava. Era accalorata, il respiro ansante, lo sguardo vacuo e pensava, fa qualcosa ti prego. Koss ne ebbe pietà e se la tirò addosso cercando di non farsi male. Lei si afflosciò su di lui allungando il collo e la bocca verso la sua. Le labbra si toccarono e lei le dischiuse, lui fu tenero, molto tenero, e lei si sciolse. La guardò, lei aprì gli occhi, era seria e compressa, spaventata di non piacergli, di essere rifiutata. Non le diede modo di pensare.
- Farei volentieri io, ma non ci riesco. –
- Cosa? – rispose lei con la voce roca in un sussurro desiderosa di compiacerlo in qualunque modo.
- Spogliarti. –
Saa arrossì, poi iniziò a sbottonare quel camicione informe che portava e che aveva lavato tante volte da diventare liso ed informe, quasi trasparente. Kira le aveva dato un sacco di vestiti suoi, ma erano grandi e comunque non adatti a lei, anche se si riprometteva di sistemarne qualcuno ed usarlo.
Sotto il camicione era nuda, niente reggiseno e per il resto faceva troppo caldo per indossare dell’altro.
La pelle di Saa non era bianco latte, tendeva all’avorio, mentre i capezzoli erano rosa, non molto grandi, ma eccitati e puntuti. Sotto il suo sguardo le venne la pelle d’oca, era rossa in viso e non lo guardava, teneva gli occhi bassi, modesta e pudica.
Poi fece scendere gonna e mutandine ai piedi, con un gesto fluido ed elegante, scavalcò gli indumenti e si consegnò al suo sguardo timida ed eccitata. Teneva sempre gli occhi bassi. Lui la guardava e le piaceva quello che vedeva. Quella ragazza era davvero bella e, con il tempo, sarebbe diventata ancora più bella.
- Avvicinati Saa. –
Saa si avvicinò dal lato del braccio buono. Lui l’accarezzò sulle cosce, la ragazza tremò e le venne la pelle d’oca.
- Siediti Saa, sul letto, qui accanto a me. –
Saa si sedette, cercò di dominare il nervosismo, lui l’accarezzò ancora sulle cosce, lei le teneva chiuse.
- Per me questo non è il momento migliore, ma… in queste cose non si può scegliere. –
- Sì – rispose incerta lei, mentre lui cercava di tirarsi su, appoggiando le spalle alla testiera. Lei si precipitò per aiutarlo e lui l’attrasse a sé baciandola. Le labbra si Saa erano morbide, l’alito caldo e profumato, il corpo nudo bollente, Koss rizzò non appena iniziò a baciarla ed accarezzarla lungo tutto il corpo. Le labbra di Saa si dischiusero e lui le mordicchiò, la ragazza avvampò e mugolò, lui le succhiò la lingua e lei impazzì, poi la penetrò con la sua e la rigirò dentro di lei. Saa non capiva cosa le stesse succedendo, non aveva mai immaginato che un semplice bacio potesse scombussolarla così tanto.
Koss le pizzicò i capezzoli e lei gemette, poi glieli leccò, mordicchiò e succhiò e Saa sentì che le mancava l’aria. Lei era a cavalcioni su di lui e si lasciava toccare dove e come voleva lui. Non faceva niente, si offriva. La mano buona di Koss finì tra le sue cosce e lei al contatto sussultò, era fradicia. La mano si strinse possessiva sulla vulva e lei poggiò le mani alla testiera per non accasciarsi sull’amante. Poi un dito si mosse sul clitoride e le si morse le labbra per non gridare, ma dopo qualche secondo gridò. – Koss, oh Koss, ti amo. –
Seguirono frasi sconnesse che Koss non capì. Poi le passò la mano buona dietro le chiappe e la spinse ancora verso di sé.
Koss voleva che la fica di Saa arrivasse a tiro della sua bocca e della sua lingua.
Quando Saa capì si spinse avanti sulle ginocchia fino a sbattergliela sul naso. Capiva cosa il suo Padrone voleva fare e lo desiderava tanto, desiderava qualsiasi cosa lui volesse fare.
- Accarezzati il seno, strizza i capezzoli con decisione e con dolcezza. –
Saa eseguì e quando Koss vide che lo faceva dandosi piacere iniziò a leccarla in basso.
Saa teneva la sua micina sospesa un paio di centimetri sopra la bocca di Koss e tremava sulle ginocchia. Quando Koss riuscì a penetrarla con la lingua Saa venne immediatamente, un lago che straripava. Saa sussultava sulle ginocchia, gemeva e gridava, ma continuava ad offrirsi.
Lui la leccò sul clitoride e la mordicchiò sulle grandi labbra e sul clitoride stesso. Saa si muoveva istintivamente con piccolissimi movimenti offrendosi e senza neanche saperlo indicando i punti in cui voleva essere leccata.
Saa venne più volte, era in estasi. Era difficile controllarla, per fortuna di Koss si dimenava in medo misurato e senza gesti sconsiderati.
Dovette pizzicarla sulle chiappe per ottenere di nuovo la sua attenzione.
- Sì Koss, dimmi quello che devo fare – riuscì a dire.
- Ritorna in giù, prendimelo con una mano ed indirizzalo sulla tua fessurina. –
Saa perse così la sua verginità, calandosi sul cazzo del suo Padrone, era talmente scivolosa che praticamente non se ne accorse. Poi danzò sul cazzo di Koss e guardandolo come lui le aveva imposto negli occhi.
- Guardami Saa! -
Occhi velati e torbidi che in realtà vedevano poco mentre viso e corpo erano in fiamme, la fica un fiume in piena e gli orgasmi non si contavano più.
Quando lui venne dentro di lei Saa esplose, quando sentì il potente schizzò dentro di lei si inarcò sulla schiena, urlò e poi si accasciò sul corpo di Koss tramortita dal piacere.

Erano sdraiati nudi uno accanto all’altra. Saa era accucciata accanto a lui con la testolina adagiata sul suo ampio petto, pienamente soddisfatta e felice di essere diventata donna, ma allo stesso tempo preoccupata del suo futuro.
- Cosa ne sarà di me? – Sussurrò quelle parole senza guardarlo.
Koss la guardò come un punto interrogativo. – Tu sei mia, penserò io a te. –
- Sono la tua schiava. – Lo disse desolata. Al contrario che con Kira, a Koss Saa dava del tu, era anche vero che fino a quando non era stato ferito non avevano scambiato molte parole, ma anche prima Saa con lui era stata informale, anche se sempre rispettosa. Ora era anche in confidenza.
- Sì sei la mia schiava, - rispose lui questa volta, - questo è un fatto che non possiamo cambiare. -
Saa era angustiata, lei era nata libera, adorava quell’uomo, il suo Padrone, ma non voleva essere la sua schiava.
- Sono solo il tuo giocattolo per fare sesso. –
Koss la prese per il mento e la guardò negli occhi, duro. – Non mi sembra che ti sia dispiaciuto, l’hai voluto tu, anche se immagino che prima o dopo sarebbe successo. Quello che devi sapere è solo che io ti proteggerò e con me sarai al sicuro. Ora basta con questi stupidi discorsi. -
Ma Saa, testarda, non voleva chiudere il discorso. Sapeva di rischiare e che in quel mondo le sue erano pretese belle e buone. Rischiava anche perché lui non era stato, ancora una volta, categorico, tutto sommato la stava ascoltando, mentre poteva semplicemente ordinarle di stare zitta.
- E Kira? –
- Kira? – rispose lui.
- Hai me ed hai Kira, – rispose ingenuamente lei.
- Kira è la mia amante, è una donna libera e può fare quello che vuole. Tu sei invece la mia schiava. – Koss si stava chiedendo cosa ancora Saa non aveva capito.

- Ma che bel quadretto. – La voce arrivò dall’ingresso ironica ed allo stesso tempo minacciosa.
Saa fece per sgusciare fuori dal letto. Lesta e coprendosi con le mani le intimità cercava di raggiungere i suoi vestiti e sparire. Koss invece esclamò – Kira! Da quanto sei lì? –
Kira non badò a lui. – Ferma dove sei puttanella. – Saa si bloccò cercando sempre di coprirsi con le mani, quelle parole l’avevano ferita mortalmente perché le riconosceva vere. La Padrona l’aveva trovata a letto con il Padrone.
Rimase immobile e senza fiatare, non sapeva bene cosa aspettarsi, ma temeva il peggio.
- Koss si è dimenticato di dirti che non solo sono una donna libera e faccio quello che voglio, ma che sono anche la tua Padrona. Tutto quello che c’è in questo campo mi appartiene al 50%, te compresa. –
Saa rimase zitta chiedendosi cosa sarebbe successo ora.
Koss guardava la sua donna e non diceva niente, anche lui voleva scoprire cosa sarebbe successo. Kira non era mai stata gelosa di altre, schiave o libere che fossero, ma con Saa aveva manifestato qualcosa di diverso, come se sentisse anche lei che agli occhi di Koss la giovane schiava bionda fosse diversa dalle altre. Forse l’aveva capito prima dello stesso Koss.
Kira si avvicinò al letto spogliandosi e mostrando il suo corpo generoso e voluttuoso, molto diverso da quello di Saa, snello e nervoso. Capezzoli grossi e scuri, areole larghe e rugose, tutto il contrario della biondina.
Poggiò un ginocchio sul letto e guardando la piccola macchia rossa sul lenzuolo commentò. – E così la nostra santerellina è diventata donna. –
Poi si rivolse a Koss. – Lei è mia quanto tua. Sei d’accordo? –
Koss si agitò e la guardò scornato senza risponderle.
Kira scostò Saa che finì in un angolo del letto muta ed impaurita. Kira era molto aggressiva e Koss, anche se stava meglio, era debole ed immobilizzato. Sapeva che in quel momento e in quelle condizioni non aveva senso discutere, ma a suo tempo le avrebbe spiegato che con Saa aveva dei limiti. Non in quel momento però,
Lei gli prese il cazzo in mano e lo strinse lievemente, ma con decisione. – La piccola si è presa qualcosa che è mio – affermò.
- Ti sbagli – rispose Koss scuotendosi dal torpore, - sono stato io a prendere lei. –
- Me lo auguro Koss, me lo auguro – rispose la rendna, - lei è una schiava e spero che sia stato tu a prendere lei e tu ne abbia avuto soddisfazione. Sapevo che sarebbe successo e non mi dispiace. – Kira sorrise e si chinò sul cazzo di koss prendendolo in bocca.
Koss rizzò, anche in quella situazione difficile, Kira era Kira e lui non sapeva resisterle. La rendna glielo fece diventare duro rapidamente e poi lo montò godendo di lui.
Selvaggiamente, anche in questo molto diversa da Saa che fino a qualche minuto prima si era calata dolcemente e delicatamente struggendosi nell’amplesso con l’uomo che adorava già come una divinità.
Saa non si mosse dal suo angolo, orripilata ed eccitata al tempo stesso. Aveva visto con quanta abilità la sua Padrona aveva risvegliato il suo Padrone e come si stava prendendo il suo piacere. Lei non sarebbe mai stata capace di essere così spudorata e predatrice, lei sentiva di essere nata per dare piacere.
I suoi padroni scopavano davanti a lei come se lei non esistesse. Era solo la prima volta che succedeva, sarebbe successo tante altre volte.
Vennero insieme gemendo e godendo. Poi Kira si rivolse a Saa. – Prendi saponi ed asciugamani, ho bisogno di un bel bagno, andiamo al fiume. -





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