Una Banale Storia

di
genere
incesti

La mia storia parla di qualche anno fa, e affinché sia compresa fino a fondo, è necessario dare almeno un panorama generale della mia situazione familiare.

Ho padre americano e madre italiana. Per uno strano susseguirsi di eventi, la famiglia di mio padre si trasferì nelle marche in un paesino vicino a Ascoli piceno. Ciò che è importante sapere è che il rapporto di mio padre con la sua famiglia è sempre stato travagliato, molte incomprensioni e gelosie ha reso impossibile avere rapporti, cosa ancora più accentuata dopo la morte di mia Nonna ( mio Nonno morì quando ancora non ero nato). La famiglia si divise completamente e mio padre con tutti noi (la famiglia stretta) si trasferì a Milano mentre tutto il parentame restò li in campagna. I rapporti diventarono occasionali (ogni estate tornavamo per villeggiatura) e in particolare con la sorella più piccola di mio padre e la sua famiglia si trasformarono in disprezzo.

Ora mentre tutto questo accadeva, io ero un ragazzino piccolo e ignaro. Creai molte amicizie nel paesino che continuarono a durare anche dopo il mio trasferimento a Milano. Ogni estate Tornavo e si riallacciavano tutti i rapporti. Il fatto che avessi cugini di cui si e no sapevo il nome non aveva poi tanta importanza.

Fino a che due anni fa, quando avevo ventitré anni (oramai passavo non più di due settimane in paese d’estate). Mia cugina più piccola Elena diciassette anni si aggiunse al gruppo che frequentavo di solito. La cosa mi sorprese molto inizialmente, anche perché tutti erano consapevoli del fatto che fosse mia cugina, ed essendo molto carina continuavano a farmi domande al riguardo, domande a cui io non avevo alcuna risposta, zero nulla. Non sapevo effettivamente nulla di mia Cugina.

Dopo qualche giorno capì effettivamente come stavano le cose. Elena per qualche mese aveva frequentato Alessandro mio grande amico, ed era uscita più volte con il suo gruppo (che poi è anche il mio) creando ottimi rapporti soprattutto con le ragazze, e quando Alessandro è stato richiamato al guinzaglio dalla sua ex, lei ha continuato a uscire con i suoi amici. A quanto pare non si creavano problemi perché la relazione di Alessandro con Giada era una di quelle relazioni malate in cui due individui si trasformano in una singola entità senza alcun contatto con l’esterno.

Detto questo uscivamo spesso nello stesso gruppo, e nonostante ci limitassimo a sorriderci l’un l’altra, non avevamo scambiato più di qualche parola.

Ora non voglio vantami o niente, ma so di essere un bel ragazzo e sono alquanto affabile, non che si possa dire che ci so fare, ma la natura è stata abbastanza buona con me e quindi non mi è difficile trovare riscontri. Ricordo, infatti, una di quelle notti mentre camminavamo verso il duomo nel silenzio del paesino di aver colto la conversazione delle ragazze che camminavano dietro di noi, che chiedevano a Elena:
“ma è fidanzato?”
E lei:
“hmm non lo so”

“come non lo sai… sei sua cugina”

“bè che c’entra”

“comunque puoi chiederglielo no?”

“si forse, non lo so”

Non riuscì a sentire altro perché Francesco riinizio a raccontare del Gol magnifico che aveva fatto tre mesi fa, ma la cosa mi fece sorridere, sapere che il conflitto che aveva allontanato mio padre e mia zia non straniava solo me.

Arrivammo in cima al duomo ed io mi sedetti sul muretto più esterno che sovrastava tutta la valle.
E mentre armeggiavo con il cavatappi per aprire una bottiglia di vino si avvicina Elena dicendo:
“quello è il mio posto preferito….”

“ah si? Dici che dovrei spostarmi?

“non è proprio un favore che devi farmi, è… hum. Più un obbligo”
“non esiste un diritto di anzianità?”

“conta solo l’anzianità accumulata qua, tu sei invecchiato a Milano, qua sono molto più vecchia io”.

“anche se mi sposto due passi di qua?” e dicendolo scivolo lungo il muretto.

“ah cosi va benissimo. Il mio posto è lo spigolo” sorride si volta e salta sul muretto.

Io intanto stappo la bottiglia

“quindi quanto resti qua?”

“hum credo due settimane, forse tre”

“devi andare in vacanza con la ragazza? Eh?”

Ero sorpreso da quanto rapidamente fosse riuscita a fare arrivare il discorso al “sodo” e c’ero rimasto male un poco perché pensavo volesse semplicemente fare due chiacchiere. Non volevo però dargli soddisfazione cosi subito e quindi risposi senza effettivamente farlo.

“Oh bè è complicato, vino?”

Fece di si con la testa e quindi le versai un bicchiere, dopo averglielo passato si alzo un filo di vento che mi fece scivolare gli altri bicchieri di mano, mi sporsi verso l’esterno cercando di riacchiapparli, lei grida protendendosi verso di me, io mi spaventai e tornai su di colpo andando a sbattere contro il suo bicchiere che mi si rovescio addosso. Avevo i capelli, il viso e parte della camicia di un rosso più intenso.

“ma che cavolo!!?” dissi sorridendo

“oddio pensavo tu stessi scivolando!!!!”

“ sono quasi morto a quel tuo grido”

In tutto questo, i nostri amici stavano ridendo delle dinamiche.

“credo che dovremmo bere tutti dalla bottiglia, mi sono scivolati i bicchieri”.

E dicendo questo alzai la bottiglia alle labbra, mentre allo stesso tempo Elena finiva di rovesciare il suo bicchiere sulla mia testa, (quasi mi andò di traverso il secondo sorso) per poi buttare il bicchiere di sotto.

“non avevo voglia di essere l’unica con il bicchiere”.

Mi guarda, ammicca e passa un dito sulla mia guancia gocciolante e se lo porta alla bocca, mentre con l’altra pretende la bottiglia.
Ricordo ancora la mia reazione leggermente interdetta e il sorriso beffardo che le si stampò sul volto.

Ad ogni modo quella fu la prima serata in cui effettivamente iniziammo a parlare come se fossimo sempre stati l’uno nella vita dell’altra, e per qualche assurdo motivo lei inizio a inventare racconti comici di un ipotetico passato in cui alle feste in famiglia (mai avvenute) io mi ero rivelato particolarmente ridicolo.
Come la volta in cui sembra io fossi quasi soffocato cercando di mangiare cinque uova sode in un colpo solo il giorno di pasqua. O la volta in cui mi trovarono a mezzogiorno addormentato nudo sul trampolino della piscina completamente ustionato da un solo lato, la cosa ridicola non era che io fossi ustionato davanti e non dietro. Ero (a quanto pare), ustionato quasi perfettamente a metà. il lato destro ustionato il sinistro no. Avevo dormito di fianco.

La cosa era simpatica, e stare al gioco era particolarmente divertente, soprattutto perché quando io provavo a partecipare inventando qualche storia mai avvenuta, lei si impuntava disperata saltandomi addosso cercando di tapparmi la bocca minacciando morte se mi fossi azzardato a rivelare certe cose, come se ci fosse qualcosa di vero da nascondere.

Il nostro rapporto quindi nei giorni a seguire diventò un vero rapporto, anche se restava il tacito accordo di non citare seriamente gli altri membri della famiglia, e ancora più brutto, alla presenza degli altri suoi membri della famiglia il nostro incrociarsi per il paese si limitava a un cenno della testa, come se non passassimo quasi tutte le sere a ridere e scherzare insieme.

Detto questo, non si può pretendere di cambiare dinamiche che vanno avanti da trenta anni in cinque giorni, quindi finivamo anche per ridere di questo.

Con il passare dei giorni avevamo preso anche la consuetudine di camminare verso casa insieme. Io in genere in paese mi muovo in bici eccetto i casi in cui la macchina non è necessaria, e casa sua è poco fuori il paese sulla stessa strada che poi porta alla mia. Quindi ci ritrovavamo verso le due di notte a camminare, mentre lei mi frastornava la testa con quello che si sarebbe potuta inventare per divertimento.

“perché, ti piace così tanto inventare?”

“bè, è frustrante essere tua cugina e sapere alla fine meno cose di te di quante ne sanno gli altri. Non sai quante volte in questi ultimi giorni puoi uscire nel discorso tu, ed io se non posso inventare dovrei stare lì imbambolata ad ascoltare. E poi chiedono”

“ a sì e che chiedono?”

“Hum, bè a quanto pare le estati quando eri più piccolo eri decisamente più scatenato di adesso, non ti facevi il minimo problema a fare figure di merda. Raccontano un sacco di volte di quella sera in cui giravi con un palloncino rosa, di quelli lunghi, infilato nella patta dei pantaloni. Dicono che era divertente perché non eri propriamente molesto, ti avvicinavi semplicemente troppo alle persone mentre chiedevi domande banali, come indicazioni stradali, o se avessero visto la partita, cercando si bè… di appoggiarglielo”.

“Molto infantile, ma devo ammettere era divertente, avrò avuto sì e no diciotto anni”.

“bè capito? e quindi poi mi chiedono se fai il cretino pure in famiglia, e io mi sono sentita in imbarazzo all’idea di dover dire che non ti ho detto più di 5 parole di fila fino a 5 giorni fa, quindi invento e tu ti ustioni le chiappe addormentandoti sul trampolino”

“sono d’accordo, hai carta bianca. Ma forse se le inventi troppo strane dovresti rinfrescarmi la memoria prima di spargerle in giro”.

“no no, col cavolo. Se le sai già prima non riesco a farti arrossire, e se arrossisci mentre racconto sono molto più credibili”

“pffff, io non arrossisco.”

“oh si che arrossisci, lo dice anche Vanessa che è bello pensare che sei un fico, ma appena ti dicono che sei bello arrossisci”.

“e quando sarei mai arrossito, scusa?”

“due sere fa che abbiamo incontrato la tua vecchia maestra di elementari, che ha iniziato a osannarti spudoratamente, sei diventato bello rosso, tipo i miei pantaloncini adesso”.

Le guardo i pantaloni e lei li indica iniziando a sculettare.

“ a bè ero imbarazzato dai, ha iniziato a lodare le poesie che scrivevo in terza elementare, se le leggi adesso è come graffiare tre lavagne contemporaneamente”.

“Quindi non ti interessa sapere che Vanessa pensa tu sia un figo?”

“Ha detto questo?”

“oh no… è stata addirittura più esplicita su quello che ti farebbe”.

Ammetto che in questo momento, ho iniziato a sentire un po’ di calore irradiarsi sul mio viso.

“ahah… stai diventando rosso, quindi Vanessa ti piace”.

“aspetta un attimo, ti ha mandato in avanscoperta? come quella sera che dovevi scoprire se ero Fidanzato?”

“ Stai cercando di cambiare discorso, quindi ti piace?”

“bè è una bella ragazza, ma non è il mio canone di bellezza standard, troppo Bionda”.

“oh mio dio, canone di bellezza standard…. Ma ti senti?… mica ti ci devi sposare.. credo si tratti solo di un po’ di –sport-”.

“ahahahah, cavoli Elena mi metti in difficoltà quando inizi a parlare cosi, non dovresti essere la mia piccola cuginetta?”

“ Lo sanno tutti che le donne maturano prima, dai tu alla mia età giravi con un palloncino/pene per divertimento”.

“touché”

“allora glieli dai due colpi?”

E con questo mi guarda con il volto contratto mentre muove il bacino Avanti e indietro.
La guardo divertito
E poi con aria superiore

“solo se da il culo”
Lei Ride
“glielo dirò”

“che scema che sei” e con questo continuo a ridere “almeno non potrà sorprendersi quando, in caso, farò pretese più estreme”.

“ e quindi se una ragazza da il culo subito, guadagna punti?”

“bè si, se è una cosa che le piace è molto eccitante. Se non è complice, la cosa è solo sofferenza e non ha senso, il bello è vedere del piacere anche dall’altra parte”

“quindi prima di darlo bisogna farselo piacere?, mi stai dicendo che adesso dovrei tornare a casa e iniziare a masturbarmi sollecitando il mio sedere?”

“sono in conflitto qui, ma farò uno sforzo, e mi raccomando ricorda di menzionarmi. Cosi le tue future avventure sapranno chi ringraziare…. Senza dubbio adesso torni a casa e inizi a trastullare quel sederino”.

La guardo sorridendo e poi muto il mio volto in puro terrore mi butto a terra (lasciando cadere la bici) e disperato in modo comicamente teatrale grido al cielo.

“Nooooooo!, ho praticamente invitato mia cugina a farsi sodomizzare da tutte le sue future avventure, che ignobile persona che sono!!!”

Lei ride
Mi prende i capelli per tirarmi su e mi tappa la bocca.
“dai che siamo quasi arrivati, finisce che svegli i miei, e con quello che mi hai appena detto, non sarebbe poi strano cercassero di scioglierti nell’acido”.

“avrai pietà di me, ora che passerai giornate intere a toccarti dove non batte il sole?”

“non mi hai mica convinto tu, e poi già lo facevo”.

La mia mandibola esce fuori dai suoi cardini e inizia a dondolare a vuoto.

“ma hai diciassette anni….”

“quasi diciotto, e vado a giro con gente di venti da quando ne ho quindici, vivo in un paesino Tim, non c è poi tanto altro da fare….”

“pffff mi stai prendendo in giro, gne gne clap clap. Brava brava, ci sono cascato in pieno, già ti stavo immaginando con oggetti delle più strane forme nel tuo sedere”.

“a si? Mi stavi immaginando nuda?”

Resto un poco interdetto rendendomi conto della gaffe, cerco di darmi un tono solenne.

“ è inevitabile un uomo non può prescindere dalla sua natura”.

“bè ti è piaciuto quello che vedevi?” mi guarda sorridendo mentre assottiglia gli occhi a due fessure.

“queste non sono domande da farsi, e purtroppo temo sia troppo tardi, i bimbi come te sono, in genere, già a letto da un bel pezzo”.

“Hai ragione non dovrei stare qui mentre in realtà dovrei assicurarmi di giocare con la mia porta di servizio per evenienze future”.

Scoppio a ridere mettendomi le mani in testa.

“Oddio Elena dai….”
Ride
“ok ok La smetto…Buonanotte Tim”

Detto questo, si sporge in avanti e mi bacia sulla guancia, fin troppo vicina alle mie labbra. Ha un profumo inebriante non eccessivo ma soave, uno di quei profumi che percepisci solo appena ma che creano un desiderio incontrollabile di riempirtene i polmoni. Si riallontana sorridendo.

“vieni questo weekend in campeggio no?”

“non lo so ancora ma credo di sì, sembra venga pure Alessandro, sarebbe l’unica possibilità di vederlo”.
Mi guarda con disappunto.

“a si lui… non credere di vederlo poi tanto, se c è Giada, riuscirai a dire sì e no: Ciao”.

“si vedrà, Notte Elena”

“Notte”

La guardo entrare nel cancello e voltare lungo il vialetto.

Non posso negare che in quel tragitto verso casa non abbia ripensato a mia cugina nuda.
scritto il
2018-10-17
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