Peomettimi di farlo tu

di
genere
dominazione

A volte la vita mette di fronte o fa vivere situazioni che a volerle inventare occorrerebbe davvero la più fervida fantasia dei migliori autori. Le uniche cose che in questo scritto potrebbero non corrispondere a verità, sono i nomi delle persone non protagoniste. Invece a verità vera corrispondono gli eventi descritti che hanno letteralmente stravolto l'esistenza di colei che li ha vissuti, dandole però anche il merito di aver comunque saputo mantenere la propria vita tutto sommato all'interno dei binari della normalità, almeno all'apparenza esterna




Ormai la nostra Federica l’aveva capito a sue spese che le esperienze della vita cambiano le persone anche attraverso percorsi che fino a quando non vengono intrapresi, si stenta a credere possano appartenere alla propria natura. A volte, le strade che ci si trova a percorrere non si scelgono, semplicemente capitano, ma se la vita ce le propone tutte hanno un significato. Poi, una volta concluse o mentre si stanno percorrendo e magari non si vorrebbe essere lì, danno la misura di quanto ancora si abbia da conoscere di se stessi, di quanto ancora sia possibile esplorare aspetti poco chiari della propria persona, caratteristiche che pur appartenendoci vengono distanti anni luce. Per comodità, perché mettono in discussione tutto quello che l'individuo ha raggiunto, tutto quello che a fatica si è costruito e che gli/le dà sicurezza e fa credere di essere in perfetto e stabile equilibrio che però viene perso con robusta folata di vento.
Le esperienze vissute cambiano le persone. Eccome se le cambiano!
Tutto quello che le era successo, tutte le avventure iniziate quando suo marito, inconsapevolmente l’aveva praticamente spinta dentro l’auto dell’uomo che non si era limitato a scoparsela, ma l'aveva addirittura ceduta ad altri perfetti sconosciuti e chi ha letto “Federica e le sue amiche” sa a cosa ci si stia riferendo, avevano fatto si che lei, guardandosi allo specchio non si riconoscesse più. In pochi anni e non più giovane, le erano capitate situazioni di cui era stata protagonista e che per tutta una vita aveva considerato completamente impossibili per lei donna tranquilla, ormai quasi settantenne, ex insegnante dedita alla famiglia, figli adulti e sistemati che l’avevano resa nonna di ragazzini ormai preadolescenti. Lei, impegnata nella cura dell’azienda agricola del marito Michele famoso produttore di vini rinomati , produzione ormai nelle mani di uno dei figli. Lei, partecipante attivissima alla vita del gruppo di famiglie vicine alla Chiesa, gruppo che insieme al marito spesso li portava fuori casa per incontri con altre realtà parrocchiali, quando a livello di zona o di Provincia si riunivano per incontri di tutta una giornata o a volte anche di più giorni.
Possibile che quel fisico di donna ormai anziana potesse ancora essere di forte attrattiva per i maschi? Cosa stava succedendo? Colpa dei tempi, nei quali sembra non esserci più alcun limite, oppure erano i maschi più che mai affamati di sesso? Lei non riteneva di essere una gran bellezza e ne il suo modo di vestire, ne i suoi comportamenti, certo cordiali ma non più di tanto, riteneva potessero incoraggiare o farla pensare donna disponibile se non a un’amicizia o a qualche forma di aiuto come le leggi cristiane prevedono.
Fino ad allora niente di eccessivo le era capitato, lasciando perdere qualche complimento anche piuttosto pesante, che ogni tanto qualche maschio le rivolgeva fin da quando giovane era arrivata nell’isola sarda dalla sua Lombardia, dove era nata un dodici di un maggio dell'immediato secondo dopoguerra e dove aveva ricevuto un’educazione rigidamente cristiana come si conviene alle fanciulle delle cosiddette ”famiglie bene” di una stirpe alla quale appartenevano anche personaggi suoi contemporanei di spicco, sia a livello locale che nazionale. La sua vita fino ad allora era stata tranquilla, forse anche monotona, e a lei era andata bene così. Non considerando gli occasionali -ciao bella nonnina, che ne dici se andiamo a conoscerci meglio?- nei quali anche qualche giovane ancora si cimentava oppure -mamma mia, si vede proprio che sei ancora una bella puledrona. Secondo me fai godere ancora parecchio- o ancora – mi ti farei, ti aprirei tutta facendotelo sentire bene tutto dentro;- non aveva mai dovuto affrontare situazioni particolarmente difficili o insidie sessuali particolarmente impegnative. Perché allora, questo le capitava da anziana?
Certo per una profonda credente la spiegazione era – il diavolo tentatore è sempre in agguato-, ma perché proprio ora?
Senza considerare gli episodi del racconto precedente, solo altre due o tre volte potenti brividi alla schiena l'avevano scossa e quelle volte se le ricordava bene. Una volta era successo durante un invito al bar del paese vicino a quello dove lei abitava: un loro cliente incontrato per caso mentre lei e il marito rincasavano di rientro da una visita a lontani parenti li aveva invitati e alle presentazioni tutti i presenti hanno ammesso di conoscere il produttore di vini e sua moglie. Così mentre il marito era preso in una discussione con due uomini, un terzo decisamente alterato dal vino le si era avvicinato dicendole che avrebbe avuto piacere di conoscerla più ”approfonditamente”, aggiungendo che la immaginava come femmina ancora pronta a regalare gran belle scopate e spingendosi in considerazioni come:- secondo me, tuo marito non ce la fa a scoparti come veramente meriti. Forse lo hai consumato troppo presto! Concludendo con un: -a starti vicina, si sente la voglia di sesso che sprizzi da tutti i pori della pelle. Se ne sente l'odore-!
Quel fulmine a ciel sereno, quelle parole ricevute da un perfetto sconosciuto, seppur chiaramente ubriaco, dette così, senza nessun preambolo, senza la minima preparazione che facesse immaginare dove il tizio voleva condurre il discorso (e non solo quello) hanno completamente spiazzato la donna. Un attimo di smarrimento; per alcuni secondi non capiva dov'era e cosa stesse succedendo. In quell'attimo, visto che nessun altro prestava loro attenzione, l'uomo avrebbe potuto constatare, anche se solo con fugaci palpate, la morbidezza di quelle carni, di quelle natiche, di quelle cosce. Magari sul seno no, operazione troppo visibile, ma lì sotto si, gli sarebbe bastato allungare la mano di pochi centimetri, non è successo. Lei non sarebbe stata capace di reagire. Un po' per la timidezza del suo carattere, timidezza che l'educazione rigida e pudica aveva rafforzato e un po' perché presa alla sprovvista da quelle parole, la mancanza di prontezza nel reagire, lasciava spazio al piacere che subito cominciava a crescere prendendo il posto dell'imbarazzo e della vergogna. Una certa vena di inconsapevole masochismo? Può darsi. Non che si lasciasse fare chissà cosa … o forse si. Bastava che il “fortunato” di turno sapesse fare tutto con estrema discrezione, ma deciso, senza dubbi o tentennamenti, non lasciandosi convincere dai primi “no” della donna. D'altronde la sua prima masturbazione era seguita a un episodio vissuto in adolescenza quando sua madre l'aveva inviata a ritirare i biglietti per il Teatro, prenotati la settimana prima per lei e il marito. Si era creata una ressa dopo che una voce in circolazione dava per insufficienti i tagliandi per tutti. La folla rumoreggiante si era agitata e lei si era sentita afferrata per i fianchi e costretta a sporgere il bacino indietro, non eccessivamente, ma il tanto giusto che le facesse sentite attraverso la gonna leggera, era primavera inoltrata, qualcosa di molto duro e consistente sistemarsi proprio sul solco tra le natiche. Da diciottenne era già donna fatta, il sedere di Federica non passava inosservato. Per nulla volgare, senza eccessi, ma decisamente ben modellato, messo in evidenza dalla vita fine e da fianchi leggermente prosperosi dai quali partivano le belle cosce decisamente promettenti di notevoli piaceri nell'accarezzarle, palparle, sentircisi avvolti mentre il cazzo scorreva in quella vagina stretta, elastica, bollente.
Dopo neanche tre o quattro secondi, il tizio che in un fugace sguardo senza il coraggio di voltare la faccia completamente all'indietro lei aveva giudicato come uomo sulla cinquantina con baffi, occhiali e cappello, sempre afferrandola per i fianchi con decisione, ma senza farle male, le stava facendo sentire la cappella, da lei giudicata decisamente grande e dura, tra cosce e natiche, proprio a contatto, sempre attraverso i vestiti, con le labbra della figa. Lei d'istinto aveva stretto le cosce catturandogliela e costringendolo a sborrare lì, in quel preciso istante; tra le cosce di una ragazza incontrata per caso, ma a sua volta incapace di trattenere l'orgasmo che l'aveva colta all'improvviso sentendo un pene durissimo infilarsi tra le sue cosce, insinuarsi tra le carni morbide, tra le pieghe più sensibili del suo corpo ormai di donna. Aveva resistito fino ad afferrare i biglietti, poi era corsa a casa e senza farsi vedere dalla madre e dalla domestica si era chiusa in camera per “sfogarsi”, ma non le era certo bastato. Le mutandine zuppe cambiate dopo vari lavaggi per cercare di calmarsi, operazione non riuscita, la notte passata tra masturbazioni e incubi, hanno decisamente contribuito a far diventare Federica la donna apparentemente energica leonessa, padrona di se stessa e degli eventi, ma dentro, nel profondo, nell'intimo, sempre timida, pudica, riservatissima e ahimè incapace di opporre la benché minima resistenza quando anche solo con i discorsi, con le parole con le situazioni si travalicavano certi confini. Era questo il suo punto debole, che poi in definitiva aveva consentito all'uomo in auto di gustarsi quel bocconcino prelibato e che aveva cominciato a mettere a nudo una Federica alla quale con un po' di insistenza si poteva fare quello che di lei si voleva, portandola addirittura a confessare il piacere scaturito dall'essere messa alle strette, dal non avere difese e non poter fare altro che lasciarsi andare completamente quando era “costretta a subire”.
Nel rapporto con il marito che adorava, non era mai riuscita a provare quelle sensazioni forti. Avvertiva un senso di mancanza di qualcosa che le impediva di sentirsi pienamente appagata, ma neanche lei sapeva bene cosa. Non aveva mai trovato il coraggio di parlargliene apertamente, era un aspetto cosiddetto sconveniente per le brave ragazze e in quanto tale lei si era fortemente impegnata a tenere a bada e non frugare e approfondire. I figli completano una donna nel desiderio naturale di sentirsi mamma, ma non sempre in quello altrettanto naturale di essere veramente “femmina” nel senso di specie animale. Se qualcuno, in tempi precedenti avesse anche solo sospettato che dentro quella donna energica, decisa, senza grilli per la testa, si nascondeva una donna plasmabile e docile, domabile attraverso l'essere decisi, risoluti a costo di forzare un po' la mano in situazioni scottanti, di sicuro Federica non sarebbe arrivata vergine al matrimonio con Michele e forse la sua vita sarebbe stata completamente un'altra.
In macchina, sulla via di casa, aveva raccontato tutto al marito. Tutto quello che le era accaduto mentre lui beveva e discuteva con gli altri. Lui, un po' per sdrammatizzare, facendo finta di annusare: - ah quindi non è il profumo che hai messo stamane, è l'odore di voglia di sesso questa che ti sento addosso! Lei, abbastanza contrariata: - smettila di fare il cretino. Ricordati che è da ormai parecchio che non tocchi tua moglie. Cosa credi, che anche se sono anziana non ne ho voglia? Oggi, il tizio mi ha scosso. Va bene che era ubriaco, ma non mi conosce, come si permette?
Lui: - ma dai amore, è un povero cretino ubriacone!
Lei: - intanto con quel povero cretino ubriacone non mi ci vorrei trovare da sola-.
Ma alla luce delle nuove conoscenze su se stessa, già si immaginava tra la braccia di quell'uomo. Incapace di opporgli resistenza, con lui veramente deciso a prenderla, a farsela, a sfogarsi con lei che ai tocchi insistenti, indirizzati sapientemente nei punti giusti, rispondeva più con l'istinto che con la ragione di persona presente a se stessa, lasciandosi andare invece che bloccare baci, carezze, palpeggi e mani che alla fine riuscivano a frugarla dappertutto e lei esausta finiva per concedersi completamente; godendo, venendo e soddisfacendo il maschio da gran femmina qual'era. Si immaginava già a completa disposizione di quell'essere viscido che la inorridiva come alla fin fine lo era stata con i precedenti suoi partner occasionali che l'avevano presa senza ritegno, con i quali però, si era sentita femmina, distrutta, soddisfatta come neanche lei avrebbe mai immaginato, distrutta, ma femmina.
Pur volendoli cancellare dalla mente ogniqualvolta l'assalivano questi pensieri,.non riusciva a scacciare il dubbio che fosse stato suo marito a spingerla volutamente tra le braccia, o meglio nella macchina di quel gran maiale che l'aveva cambiata, anzi stravolta, facendo emergere prepotentemente Federica istinti, Federica-voglie rispetto a Federica donna. Ma perché? Per debito? Per scommessa? Per gioco? Perché, sempre che lo avesse fatto di proposito, lo eccitava sapere la propria donna usata e abusata da altri? Allora perché non parlarne? Erano pur sempre marito e moglie. Anche lei immaginava il suo uomo con altre sue più o meno amiche o conoscenti, ma quando aveva provato ad accendere il discorso, lui l'aveva bloccata con un- ma che dici?- Ancora una volta maledetta pudicizia e maledetta educazione!? Comunque lui prendendo parola mentre continuava a guidare: - amore cosa ne dici se stanotte ci divertiamo un po'? E' da tempo che non facciamo l'amore!
Lei ha subito precisato: - bada che quando arriviamo a casa non c'è nessuno. Perché non facciamo subito?- In quel momento eccitata com'era dagli eventi appena vissuti, avrebbe preferito il termine -scopiamo-, a -facciamo l'amore- (il linguaggio ha la sua importanza e i suoi effetti) o addirittura sarebbe stata felicissima se cambiando direzione, il suo maritino portandosela in un luogo appartato le fosse saltato addosso proprio lì, in macchina, come si fa con le puttane quando si è infoiati.
Lui:- amore dai, devo vedere di sistemare quel macchinario in cantina, domani arriva il tecnico. Così poi la notte non ho il pensiero e sarò… tutto tuo amore mio Ahahah.....lei voleva crederci.
La notte carezze, baci palpate, lui che la lecca, lei eccitata com'è viene subito, gli prende il cazzo in bocca, glielo fa indurire ben bene, lui si sistema tra le cosce di sua moglie, cosce ancora davvero estremamente eccitanti nonostante l'età. Le dice: - sei bollente!-
Lei, eccitata dalla leccata precedente, dal ricordo di tutti gli assalti subiti, dalla potenza dei membri che la sua vagina è stata costretta a conoscere, dalle esplicite avance di quel porco ubriacone della mattina che le ha praticamente detto in pubblico che se la vuole scopare, risponde: -daiiiii - e in quel “daiiiii” c'è proprio il suo pensiero che va a quell'ubriaco, con parole che non pronuncia, ma che sono chiare nella sua mente: - mi vuoi brutto porco? E allora dai che aspetti, sei tra le mie cosce, sono calda, pronta, sono tua, fammi quello che vuoi, aprimi, allargami, spaccami la fica. Questo il suo pensiero più nascosto.
Inaccettabile da una Federica nella sua normalità, non sopraffatta dalla voglia di essere soddisfatta, voglia che esplodeva ad ogni minima situazione che sfuggiva al suo controllo e che lei non era più capace di riprendere in mano. Anche parole forti come quelle usate dall'ubriaco al bar, termini non certo appartenenti al suo casto vocabolario la frastornavano aprendo la strada a chi ben capace di dominarla,voleva soddisfarsi di lei non propensa a concedersi ma non appena domata (non ci voleva molto) quella stessa forza da bella puledrona di razza, diventava l'elemento che nella scopata e nel dare piena soddisfazione al maschio la rendeva migliore di molte altre donne anche nettamente più giovani.
Una stoccata improvvisa, un dolore potente trovato insolito nel fare l'amore con suo marito, l'hanno riportata a scopate precedenti nelle quali non ha potuto fare altro che cedere, così come hanno sempre ceduto le pareti della vagina accogliendo il cazzo, avvolgendolo, massaggiandolo e strizzandolo, di qualsiasi dimensione esso fosse. Strizzandolo e permettendo ai coglioni di svuotarsi dentro la sua figa. Tutto questo mentre più di un orgasmo l'assaliva.
La voce del marito confusa con quella dell'uomo della mattina.- dai, muoviti. Muovi il culo, fammi godere! Sii dai che così vengooooooooooo siiiiiiiiiiii fantasticaaaaaaa. Lei che sussurra : - no aspetta, non ancora, ho voglia di godere ancora, fai godere anche me, non veni.......... mentre in quell'istante gli schizzi di sborra la colpivano nelle carni della vagina e i rantoli dell'uomo nelle sue orecchie. Poi lui che si stende sul letto chiedendole scusa e promettendosi per l'indomani, lei che tenta di accarezzarlo e lui che con un – scusa, dai ti prego.... si sistema per prendere sonno. Lei si infila in bagno, fa da sola ma non è lo stesso.
Un altro ricordo di momenti particolarmente significanti nei quali Federica si è sentita scossa e ha percepito l'umido tra le sue cosce diventare miele che le colava dalla figa sulle mutandine, è stato il giorno che due nuovi aiutanti del marito dovevano prendere servizio. La cantina per la lavorazione dell'uva era sotto, negli ampi scantinati della loro casa alla periferia del piccolo Centro abitato. I due operai erano stati, nei giorni precedenti istruiti bene dal marito di Federica su cosa dovessero fare e su dove mettere le mani. Quel giorno lui si era dovuto assentare e aveva telefonato alla moglie pregandola di scendere ogni tanto dai nuovi lavoratori, un cinquantenne e un ragazzo di ventiquattro, per capire se tutto procedesse bene. Il cinquantenne, pochi mesi prima era andato a implorare di assumerlo perché con tre figli era stato licenziato dall'impresa in cui faceva il muratore, si era portato dietro il nipote appunto ventiquattrenne che cercava il primo impiego non volendo studiare, era settembre e per la vendemmia serviva gente, per cui erano stati assunti.
Poco prima di entrare in cantina, Federica, fermandosi un attimo a controllare alcune piantine nell'aiuola proprio vicina all'ingresso del seminterrato, non ha potuto non sentire la voce dell'operaio più grande. I due parlavano a bassa voce di donne e il pensiero della donna è stato: -i soliti maschi!- Un particolare, però l'ha attratta maggiormente: uno dei due, forse il più anziano, diceva di preferire le donne adulte, magari anche sposate, rispetto alle ragazzine anche se maggiorenni. L'altro concordava dicendo di aver avuto rapporti anche con donne avanti con l'età e di averci trovato spesso più soddisfazione che con le giovani e lì … nomi (cognomi) di donne paesane e dei centri limitrofi che lei conosceva abbastanza bene come brave madri di famiglia e mogli irreprensibili. Fantasie? Desideri, quelli dei due maschi? O con qualcuna di loro era veramente successo qualcosa? A casa loro? Oppure dove?
La voce del giovane: - ma dì un po' invece, la donna del capo? Si, capelli corti, viso tondo, occhiali quadrati... si.. com'è il nome? Sembra insignificante, ma le mani sulle tette gliele metterei volentieri. Da come veste sembra non abbia seno, invece secondo me è tutta da frugare. Magari non è la classica bella che attrae subito, però, secondo me, è una che soddisfa parecchio.
L'altro -Ah si, la suora! Si Federica. Di nuovo il giovane: -suora? Quale suora?
- Si, certo. Le hanno dato il soprannome di suora perché qualcuno pensa che al marito gliel'abbia data solo giusto quando hanno fatto i figli, poi........ finito. In effetti non hai sbagliato. Molti maschietti pensano che sia ancora tutta da scoprire e che lei non abbia ben chiaro cosa vuol dire farsi una gran bella scopata al di là del fare figli. Oppure è lei che si accontenta! Il marito si soddisfa in fretta e non riesce a fottersela come davvero lei merita! Magari se trova uno che se la fa come veramente merita, fa esplodere tutta la carica erotica repressa che si porta in corpo, sai... buona famiglia, mentalità un po' bigotta, vicina alla chiesa, brava donna, moglie fedele... etc. etc..... certo che le mani addosso gliele metterei anch'io e non solo sulle tette. Le farei cambiare radicalmente visione del mondo a forza di fottermela. Mi piacerebbe sentire anche quanto calore sviluppa tra le cosce mentre me la scopo.
Il giovane:- cazzo! Però così, con questo pensiero, mi diventa subito duro .. e comunque hai tutta la mia più piena collaborazione-. Ahahah.......
Sentire quelle parole l'aveva come drogata. il torpore, lo smarrimento lo stato di confusione sono un attimo svaniti quando le ginocchia le si sono piegate e si è dovuta appoggiare al muro per sostenersi e non cadere per terra. Per fortuna non l'avevano vista. Con le gambe tremanti si è fatta forza, è uscita da quella situazione affrettandosi ad avviarsi di nuovo verso casa, intanto i due, usciti anche loro, l'hanno vista di spalle.
Il più anziano l'ha chiamata. - Federica … cioè mi scusi, signora, mi scusi se le ho dato del tu, abituato con mia nipote, si chiama come lei, bel nome. Le volevo chiedere se suo marito oggi rientra. Gli dovrei parlare-.
Lei ha pensato: - brutto porco, dopo quello che hai detto di me, ti preoccupi del tu? Ad averlo vicino sentiva i brividi di paura e un senso di ribrezzo, mentre però il liquido tra le cosce le colava eccome. Natura di femmina non insensibile, sentiva le labbra della figa gonfiarsi di voglia.
Si è affrettata a rispondere che il marito sarebbe ritornato da lì a poco e inventando una bugia ha poi aggiunto: comunque c'è mio figlio e i miei nipotini.- non voleva che i due la sapessero sola in casa.
Al ritorno di suo marito non gli aveva detto niente. Anche quella notte scopata fugace.
Una terza volta in cui la resistenza di Federica era stata messa a dura prova risaliva a tempi più recenti., dopo che le erano accadute le avventure di cui lei stessa ha scritto.
Era una domenica dopo messa, due tra le famiglie facenti parte del gruppo parrocchiale erano ospiti a casa loro per pranzo o meglio, I figli più piccoli delle due coppie, un figlio ciascuna, studenti universitari li avrebbero raggiunti dopo, per loro impegni. Erano presenti al pranzo anche la figlia di Federica e Michele, con i nipoti, ragazzini in adolescenza e Mirko, un loro amichetto sedicenne aggregatosi a loro dopo la Funzione.
Quasi a fine pranzo ai suoi nipoti che da lì a poco sarebbero andati a giocare a calcio e al sedicenne, è stato permesso di alzarsi da tavola e andare a distrarsi nel giardinetto antistante la casa. Prato inglese, qualche pianta in crescita, delimitato dal muro di cinta della proprietà, dalla discesa in cemento che dal cancello portava allo scantinato/cantina e all'altro lato dal piccolo sentiero in sterrato che dal cancelletto passa persone portava alla scala di una quindicina di gradini che accedeva alla veranda prima del portoncino di casa. La balaustra della veranda proteggeva lo spazio aperto che i tre archi lasciavano affacciandosi sul giardinetto avanti casa in cui i ragazzini erano stati appena raggiunti da Samuele e Matteo, i figli ventunenni delle coppie invitate a pranzo. Avevano raggiunto casa di Michele e Federica solo nel dopo pranzo per loro impegni presi in precedenza. Uno dei tre archi, quello proprio di fronte al portoncino di casa era riparato da un'ampia stuoia in canne che posta in verticale riparava alcuni vasi di fiori, di cui Federica amorevolmente si prendeva cura come faceva con tutto ciò che riteneva importante.
Da ottima padrona di casa, vedendo che a fine pranzo un po' di dessert era ancora sul vassoio, aveva pensato di andare a chiamare i cinque ragazzini pere farli salire e suddividerlo tra di loro. Mentre andava ha incrociato i suoi due nipoti che alla domanda: - dove andate, hanno risposto: - io in bagno, lui da mamma a chiederle una cosa.
Uscita sulla veranda si è accorta che due piantine dei vasi che affiancavano il portoncino erano un po' troppo inclinate, forse segno del passaggio di qualche animale. Nell'accovacciarsi per risistemarle ha sentito gli altri tre ragazzi, i due ventunenni e il sedicenne parlare con volume di voce che le permetteva di capire distintamente che i tre stavano apprezzando le qualità di alcune donne, madri di famiglia, mogli, alcune anche ottime professioniste, appartenenti proprio al loro stesso gruppo in parrocchia. Non potevano vederla, la stuoia in canne che chiudeva l'arco la riparava, si è trattenuta lì. I tre oltre a spettegolare su presunte avventure delle loro “eroine”, delle quali pare si parlasse in paese e zona e di cui si messaggiava in alcune chat alle quali partecipava anche qualche uomo che diceva di essere stato proprio con alcune di loro e di essersele -sbattute alla grande-, commentavano sul fatto che quelle donne, sposate, sistemate affettivamente e considerate assolutamente inattaccabili, inespugnabili e non coinvolgibili in situazioni compromettenti, fossero anche per questo motivo fonte di fortissima eccitazione sessuale e Federica aveva imparato a sue spese che per alcuni maschi depravati è proprio così. Poi la voce inconfondibile di Mirko il sedicenne : - sentite un po'. Maaa …........... - uno degli altri due: - ma, cosa?- ancora il sedicenne : - a questa? Samuele: - a questa chi? Ma parli della padrona di casa? Ma tu sei davvero malato! E' vecchia! Sempre il sedicenne; - malato io? Perché, credi che le altre siano molto più giovani? A parte che questa, comunque si tiene bene e non puoi negarlo, poi, comunque perché no, una sgroppata con lei me la farei eccome! Matteo: - beh, in effetti a pensarci bene anche a me non dispiace, ogni volta che mi si siede vicino, mi viene la tentazione di metterle la mano sulla coscia e mi farei cavalcare volentieri da lei. Ahahah (risata).
Per Federica si stava ripetendo la scena che aveva vissuto ormai un bel po' di anni prima, quella in cui andando in cantina dagli operai li aveva sentiti dire le stesse cose che oggi dicevano quei ragazzi, con parole un po' diverse, ma la sostanza era quella.
Stavolta, però, facendosi coraggio che nella maniera più assoluta non credeva di possedere, ma comunque decisissima a troncare sul nascere questa situazione anche visto che non essendo riuscita a gestire le precedenti situazioni che poi l'avevano travolta, facendo finta che stava uscendo di casa in quel momento e facendo sentire ai ragazzi che qualcuno stava arrivando da loro, è scesa per la scalinata raggiungendoli per invitarli a salire in casa e finire il dolce che era rimasto. I nipoti erano ancora dentro casa, quindi aveva di fronte i due ventunenni e il sedicenne.
Ragazzi, un'altra cosa, lei ha continuato; - vi ho sentiti, ero in veranda quando stavate dicendo quelle stupidaggini su signore che voi conoscete benissimo e che dovreste difendere. Appartengono al nostro gruppo, e per “nostro” intendo proprio di tutti noi, io e anche voi o ve lo dimenticate? Sono madri di vostri amici, siete stati a casa loro come adesso siete qui da me, abbiamo spesso cucinato per voi, non mi sembra il caso. Tra l'altro siete a casa mia e certi discorsi non li voglio. Samuele, prendendo parola: stavamo solo dicendo quello che si sente in giro, qui in paese e in giro.
Lei: - per esempio?- sempre il ragazzo. - per esempio … ed ha ripetuto il fatto che andasse in circolo voce che appunto, come detto prima, tra alcune delle più belle signore della loro cerchia e uomini vari, vi fossero tresche e rapporti sessuali. Matteo ha aggiunto, tappandosi poi subito la bocca con la mano come a pentirsi di aver parlato: - io, su di te ho anche visto delle foto-.
Lei: - di che foto parli? Foto ne faccio tante e mi piace pubblicarle sui social, non credo ci sia nulla di male!
Lui, il ragazzo: - no, Federica, parlo di altre foto. Molto diverse-
lei; . Tipo?-
lui ancora; - eddai Fedeeeeeeeee.......- foto molto esplicite, in cui tu sei con uomini. Ci sono anche quelle di altre donne, ma le tue sono proprio assurde.
Lei, Federica:- ma...., mi stai dicendo che ci sono in giro foto in cui io sto facendo sesso con altri uomini? Per dire questo, Federica ha dato fondo a tutti gli sforzi che poteva fare per nascondere l'imbarazzo che dalla testa ai piedi la stava avvolgendo e sentendo le ginocchia cedere, con tutta la tranquillità che esternamente poteva mostrare mentre dentro lei sentiva che si scatenavano vere guerre nucleari, per sostenersi, facendo finta di niente, ha poggiato la mano sulla spalla del sedicenne al suo fianco, il quale subito con il braccio le ha cinto la vita. La mano del ragazzo impercettibilmente agli occhi estranei, dalla vita scendeva al fianco e lei, riprendendo se stessa, prima che il ragazzino potesse fraintendere si è staccata da lui senza scossoni o drammi e senza dare nell'occhio. La mano del ragazzo staccandosi dal fianco della donna per lasciarla, si muoveva piano e all'altezza delle chiappe non le ha risparmiato un'allisciata di passaggio e un dito che per una frazione le si è intrattenuto sul solco e tra le cosce. E' stato un attimo, un momento che le ha dato un fremito un sussulto del corpo impercettibile, quindi gli altri due ragazzi che le stavano di fronte non si sono accorti di niente o almeno così lei credeva (o sperava).
Lei;- ma come.... lo so io che sono vecchia che con il computer oggi le foto si possono modificare come si vuole e non lo sapete voi ragazzi? Ma daiiiii........ comunque io una passeggiata dai carabinieri me la faccio
il sedicenne, a quel punto; - la cosa strana è proprio questa: che chi le ha fatte o è un mago del fotomontaggi o le foto sono vere-. Altro mancamento di Federica.
Possibile che mentre quegli uomini la possedevano, lei non si sia accorta degli scatti? Va bene che presa com'era negli orgasmi e nel godere......... poteva starci tutto; anche delle foto a sua insaputa. Si è data un contegno essendo tornati i nipoti che annunciavano che sarebbero andati via perché una partita di calcio li attendeva . A quel punto Matteo: - Fede, perché non ci accompagni giù in cantina e ci fai assaggiare un po' del vostro vino? Poi, rivolto all'amico – è buonissimo!.
-oppure ascolta-, di nuovo rivolto a lei – chiedo le chiavi a mio padre, tanto la macchina è qui, accompagniamo tuoi nipoti al campo, poi tu ci fai visitare le vostre vigne.-
Lei subito ha pensato, tra sé e sé: - si, certo, poi voi volete “visitare” me.
Figuriamoci se voleva stare da sola con tre ragazzotti arrapati dai discorsi appena fatti! Li ha lasciati per rientrare in casa dicendo: – ho ospiti, i vostri genitori sono dentro. - come a ricordare ai ragazzi che dovevano smetterla se no avrebbe spifferato tutto, anche se sapeva che non lo avrebbe fatto. Troppo complicata tutta la vicenda.
Mentre entrava in casa si immaginava posseduta dai tre, uno alla volta sul sedile della macchina o stesa su un telo in vigna o ancora mentre cavalcava uno di loro, l'altro se la lavorava da dietro, in una doppia penetrazione che aveva conosciuto solo perché presa con la forza dai porci che se l'erano ripassata in ogni modo, ma dall'esperienza del soddisfare due maschi assieme aveva goduto fino a perdere i sensi. Magari, questa volta, con il terzo che le si scaricava in bocca.
Rimasti soli, i tre ragazzi: -Tu...... sei un vero bastardo.... ! Ha esclamato Samuele, rivolto a Mirko. Risata dei tre ragazzi Ahahahah! Poi ha proseguito: - cosa credi che non mi sia accorto di come la toccavi? Quando ti ha poggiato la mano sulla spalla tu, subito te la sei abbracciata e con quella cazzo di mano, dalla vita stavi cercando di scendere al fianco e alla coscia. Il bello è che ci stavi anche riuscendo; brutto porco! Ahahah.... altra risata. - poi lei se n'è accorta e si è ricomposta.
Mirko, abbassando lo sguardo per far finta di vergognarsi, ma con un ghigno che la diceva tutta su come fosse fiero e soddisfatto di tutto questo, a mezza voce ha detto: - quando si stava rimettendo dritta e ho dovuto mollarla, l'ho fatto lentamente per sfiorarle le natiche o le cosce e sono anche riuscito, con i polpastrelli, a accarezzarle leggermente per pochissimi attimi, il solco del culo e la figa, voi non l'avete notato, ma il fremito che ha avuto io l'ho sentito eccome. Ha stretto d'istinto cosce e natiche per difendersi e così, per un attimo mi ha catturato la punta del dito, poi si è spostata. Non ha voluto far notare niente. Se davvero voleva fare casino avrebbe reagito.
Gli altri due gli si sono buttati addosso facendo finta di dargliele di santa ragione. Il sedicenne, liberatosi, ha detto; - io a questa, se mi capita di starci da solo, me la faccio. Eccome se me la fotto! Altro che vecchia! Secondo me ne prende ancora e lo prende bene. Glielo faccio sentire tutto e le vengo dentro.
Considerando alcuni fattori: la loro età avanzata, l'Azienda ormai in mano al figlio, il bisogno di cure specifiche per problemi di salute non banali di Federica e, non per ultime, le voci che stavano cominciando a circolare in paese e nel territorio sui presunti coinvolgimenti della donna in storie poco chiare, e lei sapeva bene che quello che le era capitato non rendeva queste soltanto delle dicerie e dei pettegolezzi, ma la verità poteva venir fuori solo da chi a queste storie vi aveva partecipato e lei non era proprio intenzionata a renderla pubblica o confessarla al marito, stavano facendo si che la coppia di coniugi valutasse seriamente l'idea di trasferirsi nella città capoluogo a circa sessanta chilometri. Non che lì lei sarebbe stata del tutto protetta da quello che temeva potesse benissimo trasformarsi in uno scandalo almeno per la famiglia, gli amici, il gruppo e il territorio nel quale erano conosciutissimi come persone assolutamente al di fuori, al di sopra di certi coinvolgimenti, ma per un versante completamente diverso almeno avrebbe avuto la vicinanza di Strutture Sanitarie più confacenti per gli altri purtroppo sopraggiunti problemi e poi, ogni tanto, dopo una vita, i cambiamenti ci possono anche stare.
In città, di solito il marito, essendo ormai libero da impegni di lavoro, l'accompagnava, però quella mattina era dovuto tornare in paese perché chiamato dal figlio che gli chiedeva una mano per risolvere un piccolo problema tecnico in Azienda. Nulla di grave, ma andava affrontato e risolto.
Federica quella stessa mattina aveva l'appuntamento per una visita di controllo per un probabile breve periodo di ricovero in ospedale. Per raggiungere l'ambulatorio aveva deciso di utilizzare il bus. Di solito si viaggiava abbastanza puntuali e comodi, non era più come un tempo, quando alcune linee, soprattutto le più lunghe e più frequentate ma mal disegnate e organizzate in modo pessimo, si riempivano già alla terza o quarta fermata, costringendo i passeggeri a stare letteralmente appiccicati gli uni agli altri, certo, a qualche maschietto poteva anche andargli bene se capitava vicino a una donna magari anche bella.
In tempi passati, una sola volta le era capitato di utilizzare il bus. Abitavano ancora al paesello ed erano venuti in città da una coppia di amici. Un tardo dopo pranzo, mentre gli uomini avevano deciso di stare a casa, le due donne erano uscite per una passeggiata vista anche la bella giornata. Avevano usato il bus per spostarsi e proprio li Federica aveva vissuto una delle esperienze che mai più avrebbe dimenticato e che anni dopo quando aveva poi vissuto e in qualche modo subito le avventure con i veri e propri assalti di maschi al suo corpo di donna ormai decisamente matura, le hanno fatto chiedere a se stessa se fosse una predestinata per tutto questo. Salite dalla porta posteriore e convalidato i biglietti dopo essere a fatica riuscite a raggiungere la macchinetta obliteratrice, le due donne cercavano di portarsi all'altezza dell'uscita centrale sia per essere pronte a scendere e sia perché lì, avevano individuato un piccolo spazietto per stare un tantino più comode, impresa titanica. Mentre chiedendo gentilmente di poter passare, con pazienza cercavano di avanzare, non sono certo mancate le palpate a mano decisa, aperta e insistente, che le due donne hanno subito entrambe. Sulle natiche sui fianchi e sulle cosce. Impossibile in quella situazione individuare a chi appartenessero le mani che le avevano toccate constatando la morbidezza e la pienezza delle loro carni. Le due donne non erano grasse, ma piene e soffici nei punti giusti. Quello si.
Gli sguardi tra loro come a dire, Federica all'amica – ma guarda tu che situazione!- l'amica a risponderle sempre a sguardi senza dire nulla a voce – la solita situazione. I soliti porci!-
raggiunta la zona del mezzo nella quale hanno preso posizione, tra scossoni , sobbalzi e gente che si spostava, le due amiche si sono ritrovate divise da un uomo che dava le spalle a Federica avendo di fronte l'amica, Rossella.
Nel frattempo la prima, cioè Federica, si è accorta dell'uomo che le stava letteralmente appiccicato dietro . Non riusciva a vederlo in faccia, ma sentiva la mano delicatamente poggiata sul fianco e ne percepiva le consistenza del pene appoggiato sulla natica, spingeva dolcemente, poi si ritraeva. Poi un'altra spinta più decisa quasi volesse bucarle la chiappa. Dopodiché una serie di eventi uno dopo l'altro: la mano dell'uomo che si stacca dal fianco della donna, lei si sente toccare natica e coscia, poi realizza che l'uomo ha infilato la mano in una delle evidentemente ampie tasche del pantalone, immagina che così lui con quella mano in tasca, si stia manovrando l'uccello non imprigionato all'interno di un paio di mutande, ma comunque sempre all'interno dei pantaloni ben larghi. Le viene il terrore a pensare che addirittura possa aver tirato giù la lampo e lo abbia estratto all'aria. Lo ha pensato quando ha sentito la durezza del membro non più in una natica ma scorrazzare per tutta l'ampia superficie del suo gran bel culone, compreso il soffermarsi sul solco. Certo, con il bus così pieno era difficile che qualcuno si accorgesse di quelle manovre, ma era comunque un rischio. Non era così. Il cazzo guidato dalla mano in tasca, spaziava per tutto il culo di Federica per poi puntare decisamente proprio sulla figa. E' allora che ha sentito tutta la grossezza del glande appoggiato tra le cosce, sulle sue labbra delicate, già gonfie per reazione naturale alle stimolazioni procurate da quel membro sul sedere. Un improvviso cedimento e il piegarsi delle ginocchia l'hanno fatta accomodare meglio su quell'asta di nervi . Ha avuto il tempo di pensare che se avesse indossato la gonna che appena sveglia voleva mettersi, con le autoreggenti che portava, niente avrebbe impedito all'uomo di penetrarla lì, in mezzo alla folla,. Non lo avrebbero certo impedito le mutandine di pizzo che completamente fradice le si erano arrotolate tra le natiche e tra le labbrone gonfie della figa. Quello che impediva il contatto diretto tra i sessi erano i pantaloni leggeri dell'uomo e quelli altrettanto leggeri che indossava lei. Un'occhiata verso la sua amica: era messa perpendicolare all'uomo che tra le due donne impediva loro di vedersi. Federica, sporgendo la testa ha comunque potuto vedere la mano dell'uomo sulle natiche di Rossella e non era difficile intuire che con indice e medio le stesse accarezzando la figa. Questo pensiero sommato alle stimolazioni procurate da una grossa cappella dura tra le cosce, ha portato Federica alla massima eccitazione facendole stringere d'istinto ancora le gambe catturando e massaggiando involontariamente il glande del porco che se la stava godendo e che, incapace di resistere a quel trattamento, ha lasciato andare gli schizzi di sborra. Lei ha sentito bene il cazzo indurirsi pulsare e sborrare e l'orgasmo l'ha colta. Lungo, potente, sembrava non voler finire mai, con leggeri continui fremiti. Si è aggrappata al sostegno per non cadere.
Essendo alti uguali, l'uomo poggiando il mento sulla spalla di Federica, con la bocca all'altezza dell'orecchia di lei le ha fatto sentire un leggero rantolo mentre sborrava e una volta svuotatosi le ha sussurrato un: “Grazie. Sei stata fantastica!” seguito da un bacio sul collo che solo dopo la donna ha percepito come disgustoso.
Si è sentita mettere in mano un pezzo di carta che solo quando si è ripresa ha capito contenere un numero di telefono, sicuramente dell'uomo. L' ha lasciato cadere per terra. Lì, sul bus stesso.
Scese dal mezzo a pochi metri da casa, le due donne hanno fatto il brevissimo tratto con un coinquilino, quindi non hanno parlato dell'accaduto. Entrate in casa, i mariti le aspettavano e il padrone di casa ha chiesto: - allora? Com'è andata? Sua moglie ha risposto: - i soliti autobus stra-zeppi di variegata umanità. Federica sperava che suo marito non avesse intuito o peggio capito e lui si è limitato a controbattere: - beh... d'altronde si sa. Qui in città la gente è tanta.
Le mutandine inzuppate di umori, arrotolate in mezzo alle natiche e in figa come un perizoma le davano fastidio. Varie volte in bagno, dopo essersi pulita, lavata e rilavata, aveva cercato di sistemarle meglio, ma alla fine ha deciso di toglierle e recuperata in borsa una piccola bustina, ce le ha messe dentro e in borsetta. Il contatto della figa nuda con i pantaloni le provocava una strana sensazione a ricordarle e certo non ce n'era bisogno, che quelle cose appena successe non erano un sogno o fantasia, ma esatta realtà. Una realtà che aveva sicuramente convinto il porco che se l'era goduta, di aver avuto a che fare con una gran maiala, una puttana pronta a prendere cazzo da chiunque e in qualsiasi luogo e situazione. L'esatto opposto di come Federica viveva la sua vita ammantata di castità all'interno del matrimonio, di valori morali assoluti e principi dettati dalla fede cattolica in cui era profondamente radicata. Realtà che però le stava mettendo di fronte la sua vera natura, mascherata da convinzioni e abitudini ricevute da un'educazione rigida, bigotta. Una realtà che la stava facendo venir fuori femmina calda, anzi bollente.
E' allora che nei rapporti con il marito ha cominciato ad accorgersi che qualcosa le mancava, provava a stuzzicarlo con discorsi strani sulle amiche, su altri uomini e su strani sogni a carattere erotico. Lui, come già scritto, l'aveva smorzata subito: - Sei mia moglie, ti amo. Sei la madre dei nostri figli.-
Ritiratasi in buon ordine, ha (inconsapevolmente) continuato a reprimere la sua natura, anche perché null'altro di così eclatante le è successo in seguito, e per molti anni. Fino al periodo degli episodi raccontati in “Federica e le sue amiche”.
La mattina della visita, nonostante la situazione dei trasporti urbani dopo anni fosse nettamente migliorata, non si presentava bene: una imponente manifestazione di protesta, ormai frequentissime in città, praticamente paralizzava il centro cittadino con importanti ripercussioni sul traffico, anche, di riflesso, su quello delle vie non direttamente attraversate dal corteo. In più due incidenti stradali di cui uno di una certa gravità, avvenuti circa due ore prima proprio sul percorso della linea che interessava Federica, aveva bloccato tutto e solo nel momento in cui lei si è recata alla fermata, incuriosita nel vederla così affollata, chiedendo aveva appreso tutto questo. Mentre rifletteva sull'opportunità di rivolgersi a un taxi, ecco dall'incrocio spuntare due bus uno dietro l'altro, quindi a quel punto, deciso che sull'uno o sull'altro doveva salirci ad ogni costo, ha lasciato tramontare l'idea del taxi.
Una marea di persone, spintoni, strattonata, spostamenti, mentre si apprestava a salire sul secondo bus dalla portina anteriore. Mani, migliaia di mani . Era questo l'impressione che lei sentiva mente in quella ressa impressionante cercava di conquistare i gradini del mezzo per entrarci. Mille mani che la toccavano dappertutto.
Una mano le ha bussato sulla spalla. Una voce familiare l'ha chiamata: -Federica.... era Matteo, uno dei due ragazzi, uno dei due ventunenni universitari con i quali nel giardino di casa aveva avuto quella discussione assurda. La invitava a prendere l'altro bus, quello avanti e così si sono ritrovati a fare il viaggio assieme, lei verso l'ambulatorio specialistico e lui verso Facoltà che risultava due o tre fermate prima. Non che la situazione su quel primo autobus fosse migliore. Letteralmente pressati l'uno sull'altro il ragazzo le era di fronte, letteralmente incollato addosso, ma pazientare era l'unica cosa.
Gli ha chiesto come mai fosse in quella zona visto che l'appartamento dove abitava con l'amico, a lei risultava essere da tutt'altra parte. Lui le ha spiegato che proprio nella via dove abitava lei, c'era un uomo di un paesino vicino al loro, aggiungendo: - si chiama Diego ….. non lo conosci-? . Lei: - no, non mi pare, forse mio marito, io no-. Comunque Matteo le ha spiegato che ci andava spesso perché non potendo tornare spesso in paese, quell'uomo dava a lui, al ragazzino delle cose da portare in famiglia e anche il ragazzo affidava all'uomo delle commissioni per madre o padre. Era così che in uno di quegli scambi di favori, Matteo aveva affidato a quell'uomo alcuni documenti che servivano urgentemente al padre per lavoro e che il ragazzo si era procurato lì in città, così da poterli far avere al genitore l'indomani anziché aspettare la domenica.
Diego recatosi a casa dei genitori del ragazzo aveva trovato la madre da sola che quel pomeriggio era libera dal lavoro come segretaria di un dentista con Studio proprio nel paesino dell'uomo a circa 5 chilometri dal loro, compaesani di Federica. Lei lo aveva fatto accomodare offrendogli un caffè. Si era intrattenuta con lui in salotto. Lui seduto su una poltrona, lei sul divano, non proprio di fronte, ma in ottima posizione affinché all'uomo non sfuggisse la vista di quel bel paio di gambe quando accavallandole, la gonna le saliva un po' su scoprendo una buona metà di coscia, lunga, ben affusolata, proporzionatissima al resto del corpo alto, snello, dagli occhi marroni e i capelli neri lunghi fino alla schiena e con un seno abbondante ma assolutamente non volgare. Moglie di un Funzionario, una splendida casa con giardino e una casa al mare. Insomma, la tipica famiglia che fa pesare agli altri il suo rango borghese completo di puzza sotto il naso, per poi accorgersi delle amicizie dei figli, secondo i genitori quasi sempre inappropriate. Anche lei appartenente allo stesso gruppo di donne bigotte con le rispettive famiglie cresciute all'ombra di un campanile con l'amico parroco e le suore del paese. Una delle femmine alle quali i tipi come lui, non vedevano l'ora di dare una sonora lezione. Lei si è accorta che il maschio le fissava le cosce, sulle quali veramente c'era da lasciarci gli occhi. Imbarazzatissima, il rossore le aveva colorato le guance rendendola ancora più eccitante, ha trovato modo di alzarsi dicendo che l'attendeva il bucato da finire di stendere e una telefonata urgente. Diego di punto in bianco dandole del tu: - hai delle gambe splendide, come d'altronde il resto del corpo-. Alzatosi, le stava di fronte a non più di dieci centimetri.
Lei: - ma che dice? Per favore adesso vada che devo occuparmi di casa mia-.
Ancora Diego; - non sai quanto ti ho pensata mentre mi fottevo qualche altra donna o andavo con qualche puttana, immaginando di avere il cazzo immerso nella tua vagina e adesso siamo qui, da soli.-
lei ha tentato di divincolarsi, lui, afferrandola per la vita l'ha scaraventata sul morbido del divano e le si è scagliato sopra. Con una mano le tappava la bocca per evitare che occasionali passanti la sentissero nel caso lei avesse urlato. La casa, in paese era attorniata da ampio giardino quindi abbastanza isolata in una via fatta tutta di case a uno o due piani con ampie zone di verde urbano.
Con l'altra mano la frugava tra le cosce che lei teneva serrate e sfregava l'una sull'altra. Quella pelle setosa, il calore, la polposità di quelle splendide cosce di donna lo facevano impazzire. Spostando l'elastico degli slip dalla coscia le ha infilato un dito in figa, poi due. La donna si è bloccata irrigidendosi. Bocca spalancata a urlare ma non usciva suono . Questo ha consentito all'uomo di sfilarle gli slip e tuffarsi con la faccia tra le cosce della donna. L'ha fatta godere leccandola e lei gli ha regalato il suo dolce miele di figa. Si è messo in piedi presentandole il cazzo vicino alla faccia: - succhia! Lei non voleva, ma due schiaffetti sulle guance l'hanno convinta. Lo ha succhiato per una buona decina di minuti, sentiva la cappella raschiarle il palato e sbatterle la gola. Cominciavano a farle male le mascelle. Lui lo ha tirato fuori, le ha ancora spalancato le cosce e le ha fatto sperimentare una scopata rude, forte violenta che l'ha spaventata, le ha fatto veramente male, ma durante la quale lei ha avuto quattro orgasmi uno dopo l'altro. Le si è svuotato dentro, dentro quella figa sognata da anni e mentre lui si ricomponeva, lei non riusciva a muovere un muscolo da quel divano. Diego è uscito dicendole: - sono sicuro che ci rivedremo. Anche abbastanza a breve.-
ovviamente di tutto questo, il figlio non ne sapeva nulla e nemmeno Federica, però sapendo dell'uomo che andava a casa dei genitori del ragazzo, le è tornata in mente una scena di alcuni mesi prima: mentre una sera rientrava a casa era convinta di aver visto uscire da un portone della strada dove abitava in città, la sua amica, madre del ragazzo. Il dubbio che non fosse lei era minimo, dettato da un po' di lontananza, dalla penombra della sera e dal fatto che la donna le desse le spalle e l'abbia vista di profilo solo un attimo, l'hanno fatta desistere dal chiamarla, poi la donna che era in compagnia di un uomo, dopo pochi passi è entrata in una macchina sul sedile del passeggero e l'uomo al posto di guida.
Si era ripromessa di chiedere all'amica se fosse stata lei anche per rimproverarla di non essere passata a trovarla e dirle, nell'improbabile ipotesi che fosse stata un'altra donna, che aveva una perfetta sosia, ma a questo punto ha capito che era un bene che si fosse dimenticata anche di chiedere al ragazzo.
Su quel pullman il viaggio è stato infernale; pressati, appiccicati, schiacciati senza la minima possibilità di cadere, di muoversi per non parlare della possibilità di evitare il contatto. Matteo schiacciato tra i sostegni verticali del bus e il corpo di Federica, lei a sua volta tra il ragazzo e un altro uomo con spalle contro spalle e sedere contro sedere.
Il ragazzo: - Federica, posso approfittarne per chiederti una cosa?- Lei: - certo, dimmi.-
lui: -mercoledì mattina viene Mirko- , riferendosi al ragazzino sedicenne con il quale a casa di lei, in paese insieme avevano avuto quella discussione surreale- non ha scuola e gli abbiamo promesso di fargli vedere la città, ma ci siamo poi ricordati che ci hanno spostato gli scritti di un esame e non possiamo stare sempre con lui. Addirittura, proprio mercoledì notte, per finire un progetto per l'indomani, noi rischiamo di rimanere a dormire da dei colleghi . Quindi se tu vuoi e puoi lo accompagniamo da te per una notte. Potresti ospitarlo tu per favore? mercoledì sera dorme da te, poi ce lo riprendiamo. Poi lui venerdì mattina o sera va di nuovo in paese.-
Federica, visti i precedenti è rimasta un po' interdetta ma poi, pensandoci si è detta che sarebbe stato presente anche il marito, quindi nessun problema ed ha accettato addirittura aggiungendo: - guarda, proprio giovedì sera, magari un po' sul tardi, Michele, mio marito va in paese per stare con i nostri nipoti visto che mio figlio e la moglie stanno fuori fino a domenica. Partono in aereo per un incontro in preparazione a una Fiera a cui tra un po' di mesi parteciperanno, quindi potrebbe tornare con Michele così sta un po' di più con voi e poi si fanno compagnia nel viaggio. Sempre che lui voglia anticipare il rientro alla sera prima.-
il ragazzo, entusiasta: -PERFETTO!-
Intanto però, mentre parlavano, qualcosa rispetto alle posizioni delle persone a bordo del mezzo era cambiato: l'uomo dietro di lei che a sua volta le dava le spalle si era voltato e adesso la sua pancia era a contatto con schiena e anche un po' con le natiche di Federica e sentiva qualcosa di duro incollato dietro, sulla parte alta della coscia finché non l'ha sentito soddisfarsi, altre mani e altre ”durezze” l'anno toccata e accarezzata, compreso il ragazzo stesso che le ha prima sfiorato, diciamo accidentalmente la figa poi nella confusione gliel'ha letteralmente palpata. Tornata a casa il marito era già lì e lei gli ha detto della settimana successiva che avrebbe viaggiato lui con Mirko che dormiva da loro per una notte, ma un cambiamento di programma ha preoccupato non poco Federica; il figlio con la nuora anticipavano la partenza al giovedì mattina e questo costringeva Michele ad anticipare a sua volta di una notte il recarsi in paese lasciando la moglie sola in casa con il sedicenne. Certo, il marito in tutto questo non ci vedeva il minimo problema, ma non era così per Federica che quella notte trovava ogni scusa per ritardare l'andata a letto, mentre il ragazzino, stanco anche dal viaggio, a mezzanotte era già sotto le coperte. Lei, nonostante la porta di camera da letto chiusa a chiave, fino alle tre non ha chiuso occhio, poi è crollata. Era abituata a dormire poco, infatti alle sette e mezza era già in bagno che si preparava per la doccia. Di solito, con il marito non si chiudevano a chiave nel bagno, non c'era nessun bisogno e poi erano comunque anziani e non si sa mai, però, vista la situazione, come la notte in camera, anche in bagno ha provveduto o almeno era convinta di aver chiuso a chiave. Quando finalmente sotto la doccia dentro la vasca da bagno si dava la prima insaponata, la porta del bagno si è aperta, Mirko voleva fare pipì appena sveglio, anche lui a vederla nuda si è letteralmente paralizzato. Con un-SCUSA- è uscito richiudendo la porta ma dopo tre secondi si è rifiondato dentro; scusa Fede ma me la faccio addosso e prima che lei potesse indicargli l'altro bagno ovviamente coprendosi la nudità prima con mani e braccia, poi afferrando l'asciugamani, lui ha detto: tanto a nonna la aiuto a lavarsi e nuda la vedo sempre, se vuoi ti aiuto per lavarti le spalle.
Lei: -per favore esci.-
Lui: -ma dai, hai l'età di nonna, dai che ti insapono la schiena poi esco e finisci . Prima che lei potesse rispondere. Ha afferrato la spugna e addirittura mettendole una mano sulla spalla l'ha invitata a voltarsi, lei si copriva il culo con l'asciugamano, lui gliel'ha tolto. Dopo alcuni minuti di silenzio, il ragazzino: - sei davvero bella! Lei non vedeva l'ora che lui sparisse, ma Mirko facendosi audace ha infilato il braccio sotto l'ascella di Federica raggiungendo un seno. Lei: - ma che fai? Lui l'ha mollata, ma solo per sfilarsi il pigiama e le mutande ed entrare in vasca con lei, sempre da dietro le ha raggiunto i seni accarezzandoglieli.
Lei: -ma che fai? Sei impazzito? Lasciami, basta, nooo non voglio, lasciami, ti denuncio . Lui non sentiva. Continuava a palparle i seni e stuzzicarle i capezzoli baciandola sul collo e sulle spalle. I sedici anni del ragazzino alto praticamente pochi centimetri meno di lei, la sua eccitazione, la voglia di possedere quella donna, lo rendevano un torello. Il pene sfregava sulle natiche nude, piene, morbide, muovendosi le è finito a sfregarle le grandi labbra e lei accorgendosene ha subito stretto le gambe per evitare altri danni, ma così faceva sentire al ragazzo sul pene tutta la carnosità di quelle cosce splendide dalla pelle ancora liscia e tutto il suo calore. Non protestava più, non ci riusciva, ma si dimenava a volersi liberare., ma il risultato era sentire ancora meglio il duro tra le cosce che sfregava sulle labbra della figa. Il liquido cominciava a venir fuori, scenderle sulle cosce bagnando il membro durissimo. Con una resistenza che ha sorpreso la donna, Mirko non le ha sborrato tra quelle polpe che gli avvolgevano il cazzo, anzi lo ha sfilato, dritto, grosso, durissimo. Prendendola per la vita l'ha fatta uscire con lui dalla vasca, l'ha portata verso il ripiano vicino al lavandino facendola sedere, le gambe della donna si agitavano nell'aria. Allargate il tanto giusto dal corpo di lui che le era tra le cosce potendone sentire pienezza e morbidezza che gli avvolgevano i fianchi e questo gli dava ancora maggior eccitazione, maggiore carica, aveva il cazzo di ferro. I capezzoli di lei puntati sul busto del ragazzo, i seni abbondanti, un po' cadenti, ma assolutamente da non disprezzare. La cappella puntava le grandi labbra. Il primo leggerissimo schizzo di liquido vaginale ha segnato la piena e completa resa di Federica. Questo ha permesso a lui di prenderla in braccio senza darle il tempo di asciugarsi e portarla a letto. Lei distesa, lui in ginocchio sul letto ha provato a farglielo prendere in bocca lei rifiutava con le poche forze rimaste, allora Mirko che voleva assolutamente scaricarsi dentro di lei e che sentiva essere arrivato quasi al limite, l'ha voltata a pancia in giu, le si è disteso sopra., una mano sulla spalla e l'altra a guidare il cazzo tra le chiappe della donna che con un brivido ha sussurrato: - no dai, lì no!
Lui:- perché, non l'hai mai fatto? Detto con tono che sapeva di presa in giro.
Lei: - con mio marito non l'ho mai fatto. Mi farai male.
Lui ancora: -con tuo marito no, ma non dirmi che non l'hai mai preso in culo. -Lo sai che ti fa male all'inizio, ma poi ti piace. Eccome se ti piace!-
Il ragazzino sapeva? Già! I discorsi nel cortile di casa sua! Altra occasione per Federica per sprofondare nella vergogna.
Un affondo, il cazzo che si fa largo tra le chiappe, piene, morbide accoglienti, il canale che accoglie il membro duro, lo avvolge, lo massaggia. Lei lo sente in tutta la sua potenza. Grosso, degno di un uomo molto più grande, ma con tutta l'energia di un adolescente. Un dolore lancinante strappa un urlo alla donna, urlo smorzato dalla faccia affondata sul cuscino, bastano due affondi perché il piacere catturi Federica. Ma il ragazzo che era già al limite non ci mette molto a scaricarsi tra quelle natiche ancora molto, molto eccitanti. Lui si calma. Lei delusa ma si guarda bene dal confessarlo. Quando dopo alcuni minuti stesi sul letto, in silenzio, le prende la mano per farsi masturbare, lei lo lascia fare e così anche quando si rimette in ginocchio vicino alla faccia di lei e glielo infila in bocca. D 'improvviso, sorprendendolo, lo fa distendere supino e inizia a cavalcarlo dandogli le spalle, praticamente è lei che se lo scopa e ogni tre o quattro affondi si solleva a ponte sfilandosi il cazzo e facendo zampillare liquido vaginale che principalmente le cola sulle cosce, sulle natiche e da qui, sul pube e sulle cosce del ragazzo finendo sul lenzuolo.
Dopo tre o quattro ripetizioni di questo gioco, è lui che l'afferra, la distende sul letto e nella classica posizione del missionario se la sbatte con foga inaudita. I rantoli maschili mentre gode, rimbombano dentro le orecchie e nel cervello di Federica che senza rendersene conto alza le cosce per farsi chiavare meglio, avvolgendogli meglio i fianchi. Incrocia i talloni sulle natiche di lui come a non volerlo far scappare, gli graffia la schiena. Geme, gode e viene ancora mentre un sedicenne se la scopa e lei è la sua amante, la sua donna, la sua schiava, la sua troia. Di un ragazzino di cui potrebbe essere la nonna, figlio di amici di famiglia, amico dei suoi nipoti, poco più grande di loro. Lo sente, è durissimo, sta per esploderle in vagina mentre le sue carni avvolgono sempre meglio quel cazzo come se lo volessero assottigliare, consumare. Sembrano voler catturare quel membro che appartiene a un poco più che mocciosetto che però la sta riempiendo, di cazzo e di sborra mente un altro orgasmo la coglie e la devasta .
Ancora incastrati l'uno nell'altra, il ragazzo, ansimante: - che scopata! Fantastica!-
Lei, senza guardarlo e con un filo di voce piagnucolante: cosa mi hai fatto fare.-
Il ragazzo: - quello che volevi. Non fare la bugiarda con me. Ti è piaciuto.
Lei: -è naturale che una donna si bagni e goda. Poi …. con un coso come il tuo dentro....!
lui: - lo vedi che ammetti che ti è piaciuto!! lo dicono che sei una che fa tante storie prima, all'inizio, ma poi riuscendo a farti sciogliere, sei tutta da godere e da far godere. E hanno ragione. Dicono anche che tuo marito, brav'uomo, gran lavoratore, ma a sesso non riesce a scoparti come meriti. Certo ti ama, ma non ce la fa, magari lo hai consumato presto e forse hanno ragione anche in questo. Sei adesso una gran femmina per stalloni … chissà quando eri più giovane...... - queste parole cominciavano a stordirla. Poi, dette da un ragazzino, praticamente estraneo...
lei: -Ma chi lo dice, quali voci-
lui: -le voci che girano in paese. I maschi che dicono di essersi ripassati per bene alcune di voi. Alcune delle donne che sono nel nostro gruppo. Non è colpa mia o degli altri maschi se il gruppo è una concentrazione di gran pezzi di figa. Molte di voi sono donne con le quali gli uomini vorrebbero passare un pomeriggio, una sera, una notte o magari tutto un week end.
Si è ricordata di un apprezzamento rivoltole in una cittadina in cui anni prima avevano fatto il raduno annuale con altri gruppi di parrocchie e paesi diversi. Ospitati in una ex colonia diocesana a circa un chilometro dal centro abitato, una mattina, prima che cominciassero le attività dei gruppi, era andata a cogliere dei fiori che aveva visto fuori dal cancello che divideva il cortile della colonia dalla strada asfaltata. Intenta ad ammirarli non si era accorta di una macchina che si era fermata a pochissimi metri da lei. Era sceso un tizio sulla quarantina. Esordendo con un ciao le aveva chiesto cosa facesse e lei glielo aveva spiegato: - siamo in gruppo, qui alla colonia, ho visto questi fiori e son venuta a vedere meglio. Mi piacciono.-
lui: - ma, siete suore?-
lei: - no, o almeno non tutte. Io e molte altre sposate con figli. Siamo con le famiglie-
lui: - dì un po', ma sono tutte come te?-
lei; -In che senso?
Lui ancora; -no, dico..... sono tutte belle puledrone come te? Secondo me, per scoparti davvero bene c'è bisogno di cuore sano, cazzo duro e resistenza. Se vengo con tre o quattro amici, ci fate divertire un po'? Sono sicuro che ci riuscite parecchio bene.
Si era affrettata a rientrare dentro e chiudere il cancello.
L'ha riportata alla realtà la voce di Mirko, erano entrambi ancora nudi seduti sul letto ognuno dal lato opposto dandosi le spalle: - Allora, me lo dici?
Lei: - cosa ti devo dire?
Lui: - se non vuoi non dirmi chi, ma almeno me lo dici in quanti ti hanno scopato?
In quel momento il ragazzo non poteva vedere il fuoco che d'improvviso colorava di rosso le guance della donna, la quale facendosi forza ha risposto con tono duro, o almeno quella era l'intenzione: - cammina! Alzati, muoviti. Andiamo a farci la doccia. Lui incamminandosi per uscire dalla stanza, seguito da lei a pochi metri. Ha detto; - tanto, prima o poi me lo dirai.
In doccia lui si piega il giusto per arrivare a succhiarle i capezzoli, lei appoggiata di spalle alla parete lo lascia fare. Le solleva la coscia e tornando a mettersi dritto le è addosso. Il glande punta sulla figa. Farsela in piedi mentre l'acqua scorre sui loro corpi.
Lei: -ancora? Non ti basta?
Lui – no, non mi basta. Voglio fotterti ancora.- con un colpo di reni le è dentro.
Lei: - ahi, piano- lui non dice niente, le grugnisce dentro le orecchie, le bacia il collo. Rallenta, entra piano, ma ci mette poco a riprendere un ritmo forsennato. La vuole.
Lei con una mano alla parete laterale e l'altro braccio attorno al collo del ragazzo, ha altri due orgasmi e con il secondo, le strette di figa sul cazzo lo fanno sborrare. Mentre si lavano a vicenda, lui: -meravigliosa svuota coglioni.- Lei: -gran porco.- Parole mai usate con suo marito neanche durante gli amplessi, anzi, tutto l'opposto, frasi latte e miele, carezze e baci. Parole usate nei suoi confronti da coloro che animalescamente l'avevano posseduta, ma pressoché mai da lei restituite. Neanche quando quelli se le meritavano.
Fatta colazione si preparano per uscire, lui maglietta girocollo con scritta NEED sul petto e sulle spalle, jeans un po' larghi fino al ginocchio, pedalini e scarpe tipo tennis belle robuste. Lei un coordinato intimo, gonna leggera che le cada sui polpacci, sandali ai piedi e camicetta semplice abbottonata a nascondere l'inizio del solco tra i seni, collo nudo con collana di perle bianche, orecchini non vistosissimi un anello sul medio della mano sinistra e la Fede nuziale all'anulare. Escono, stanno assieme tutta la mattina a fare compere e un po' di spesa per lei per casa. Durante le compere, in un grande negozio con lei intenta a osservare bene un abito un po' pesante per il prossimo inverno per il marito, mentre il ragazzino le è a fianco, sente una leggera carezza sulle natiche, poi la mano gliene pizzica leggermente una e l'afferra. Lei si scosta allontanando quel braccio: -smettila, ma sei impazzito? Siamo in un posto pubblico. Il ragazzo le risponde: - ma dai, ma chi vuoi che ci abbia visto, fanno tutti i cazzi loro, mica stanno a guardare noi. Prima che lei potesse controbattere anche per il linguaggio usato, lui si allontana a scorrazzare per il negozio.
Un uomo le si avvicina chiedendole se le servisse aiuto. Lei: - ah si grazie. Lei lavora qui? Lui: - no signora, intendevo se le serve aiuto con quel ragazzino. Sa, prima ho visto..... lei, confusa ha balbettato un – no è tutto a posto, non è successo niente-.
Lui: -signora, ho visto che la importunava. L'ha toccata e lei lo ha allontanato-.
A quel punto Federica era in difficoltà, non sapeva davvero cosa rispondere. Ad un certo punto, però: - ha sedici anni, è adolescente, figlio di cari amici di famiglia, non c'è con la testa, ha dei problemi, i genitori lo stanno educando al rispetto delle regole. Oggi è con me-. Poi, con tono sostenuto e infastidito: - ma non capisco perché devo dire le mie cose, le nostre cose a un completo sconosciuto-.
Lui: -signore mi creda, volevo solo aiutarla-.
Lei: - non ho bisogno del suo aiuto, grazie, vada-. Lui con un – mi scusi- affranto si è dileguato.
Raggiunto Mirko e usciti dal negozio gli ha scaricato addosso tutta la sua rabbia: - sei un deficiente! Per colpa tua finiamo nei guai. Ti hanno visto, ci hanno visto e un tizio è venuto a chiedermi se volevo aiuto perché ha visto che secondo lui m'importunavi-. Mirko non conosceva Federica infuriata e si stava davvero spaventando. Voleva allontanarsi, tornare dai suoi amici. È scappato e Lei che lo ha pensato subito perso in città, l'ha raggiunto e con voce più pacata: - dai, vieni qui-. Si è fermato. - ho sistemato le cose dicendo che sei figlio di amici, adolescente con un po' di problemi. Insomma che sei fuori di testa e ti stiamo insegnando le regole. L'educazione. Con una sonora risata le si è avvicinato a baciarla sulla guancia approfittando per strizzarle una tetta. Hanno pranzato in un bar, un primo e un'insalata, bevande e caffè.
Il tavolino piccolo su cui a malapena stavano due piatti, le bevande con i bicchieri, un cestinetto di pane e i tovagliolini di carta costringeva Federica e Mirko a trovare il modo di non disturbarsi l'un l'altra con le gambe. E' così che un ginocchio del ragazzo era tra quelle coperte dalla gonna un po' lunga della donna. Certo, lei aveva cercato un'altra soluzione, ma il luogo e le condizioni le consigliavano di non star lì a farsi notare troppo, mentre figuriamoci se al ragazzo non andava bene quella posizione. Per Federica c'era un'aggravante: il tavolo era posizionato in bella vista quasi attaccato ad un'ampia vetrina che dava sul marciapiede di una strada molto frequentata. Era anche vero che all'ora di pranzo sembrava che la città si svuotasse del traffico pedonale, ma comunque un passante che guardava poteva notare quelle manovre. Per giunta il ragazzo, riprendendo ad essere parecchio intraprendente, toccandosi un ginocchio, poteva accarezzare leggermente la parte interna di una delle ginocchia di lei sulla pelle nuda avendo leggermente sollevato l'orlo della gonna. Con lo sguardo lei lo implorava di smettere mentre lui giocava a non capire. Lentamente, mentre una mano portava la posata alla bocca, l'altra accarezzava lentissimamente il ginocchio della donna con i polpastrelli che tamburellavano all'inizio dell'interno coscia appena sopra lo stesso ginocchio.
Lei: - smettila-!
Lui: - daiiiii, sono di nuovo duro. Ho di nuovo voglia. Non è colpa mia sei tu che ecciti. E poi... hai detto che sono fuori di testa si o no? L'ammissione del ragazzino che lei lo eccitava l'ha fatta arrossire davanti a lui: - lo vedi? Ti piace sentirti dire che sei bella, sei bona, che ecciti e sei ancora da scopare molto-.
Dicendo questo, faceva lentissimamente salire la mano sempre coperta dalla gonna, fino a dove le cosce polpose, a causa dell'essere seduta univano le loro carni avvolgendo anche uno stecchino tra esse. Posto in cui oltre a sentirne morbidezza e polposità, si cominciava a percepire il piacevole calore intimo femminile, che cresce in proporzione a quanto la donna è eccitata, ma ogni donna in situazione di presunta tranquillità ne emana in grado diverso e Federica, già di suo, senza bisogno di ulteriore stimolo emanava un grado di calore decisamente alto. Sempre stato così e in vecchiaia non aveva minimamente perso questa sua caratteristica. Lei cercava di allontanare la sedia dal tavolo e, di conseguenza sfilarsi quella mano da tra le cosce. l'operazione ha avuto una brusca accelerata quando rivolgendo lo sguardo fuori dal locale si è accorta che un uomo anziano sul marciapiede opposto al loro lato di strada, avendo ampia libera visuale, riusciva a godersi lo spettacolo che la coppia gli stava offrendo. Attraversando la strada, l'uomo si stava indirizzando proprio all'interno del locale. Lei con un – andiamo- che il ragazzo stentava a capire, si è affrettata ad alzarsi, pagare e andar via, dando poi spiegazioni a Mirko non accortosi dell'uomo. Mentre rientravano verso casa un watsap nel cel.. del ragazzino lo invitava a raggiungere i suoi due amici, a casa di Diego. Comunicandolo a lei per coinvolgerla nell'invito, ha ricevuto un secco “no, grazie” in risposta. Avvicinandosi, coccolandola, vezzeggiandola, ma era anche la scusa per continuare a toccarla nelle parti intime, cercava di convincerla a cambiare idea e salire con lui. I no di Federica tra un tentativo di scrollarselo di dosso e una risatina per il solletico si facevano sempre meno convincenti, tanto che alla fine, dicendo che si sarebbe trattenuta poco con loro e facendosi promettere dal ragazzo che l'avrebbero lasciata andare via senza tentativi di trattenerla, arrivati al citofono, come risposta al “chi è?”, il ragazzino ha detto -Mirko e Federica.-
un “CLIK” e il portoncino si apre. Oopsss! Piccolo inconveniente: l'ascensore non va. Meno male son solo due piani. Arrivati alla porta di casa, già aperta, un – avanti, venite, siamo in cucina. Raggiunti, il ragazzino ha cominciato a salutare mentre Federica impietrita sulla porta di cucina non riusciva ad avanzare di un passo. Sembrava aver visto un fantasma. Gli altri accorgendosi del disagio della donna le si son subito affrettati a chiederle cosa non andasse, se ci fossero problemi, se si sentisse bene. Matteo andando a prenderla l'accompagna alla sedia. Lei rassicura tutti che è solo la fatica delle scale: - non sono più giovane!- risposta in coro: - macchèèè... sei in piena forma. Ti tieni benissimo e sei bellissima.- un certo grado di civetteria della donna la faceva ancora arrossire il che sulla pelle bianca come i capelli corti e gli occhiali, la rendevano ancora più preda desiderata.
Ma il vero motivo del mancamento di Federica non erano le scale, bensì il padrone di casa. Era l'uomo del bar. Quello che senza mezzi termini in pubblico, anche se nessuno aveva sentito o almeno lei così aveva sperato, le aveva detto senza mezze misure di volersela scopare. Era l'uomo del quale lei ricordava bene le precise parole. Le aveva detto che avrebbe avuto piacere di conoscerla più ”approfonditamente”, aggiungendo che la immaginava come femmina ancora pronta a regalare gran belle scopate spingendosi in considerazioni quali:- secondo me, tuo marito non ce la fa a fotterti come veramente meriti. Forse lo hai consumato troppo presto! Concludendo con un: -a starti vicina, si sente la voglia di sesso che sprizzi da tutti i pori della pelle. Se ne sente l'odore-!
Alle presentazioni si fa finta di niente, solo – piacere mio, no piacere mio.- Diego confessa di conoscerla:- certo che la signora la conosco già; chi non la conosce in zona nostra e anche oltre? La loro famosissima cantina, i loro vini e le vigne a perdita d'occhio lì da noi. Poi aggiunge; - forse lei non ricorda, ma in altre occasioni ci siamo visti scambiando persino due chiacchiere.-
Lei; - si, certo. Magari a qualche pranzo o raduno del gruppo. Capita che invitiamo anche non appartenenti al gruppo, altri amici o chi voglia venire-. Ovviamente nessun accenno all'episodio incriminato, ma nella mente di lei un “appena posso me ne vado. Scappo. Fuggo via”, mentre in quella di lui “oggi questa me la faccio. Oggi si scopa”.
Tra questi pensieri, le chiacchiere, il caffè e il digestivo si era fatta l'ora in cui il sedicenne, Mirko, con immenso dispiacere, doveva avviarsi a prendere la Corriera per tornare a casa. Il tempo passato in città con gli amici era volato via. Si era divertito, riposato e distratto dalla routine quotidiana e cosa assolutamente non da poco si era scopato una delle donne che da una vita lo aveva sempre eccitato da mandarlo in confusione ogni volta che la pensava. Sapeva di non essere stato l'unico ad averla avuta oltre al marito, ma poco gli importava. Se l'era fatta e sicuramente da allora non sarebbe stata l'unica volta. Le voci che giravano erano vere. Magari un po' ingigantite, ma quelle donne caste e pie erano veramente state preda di maschi arrapati che si erano goduti i loro corpi e le loro grazie.
Prima di uscire da casa, l'uomo si è ricordato di chiedere a Federica se il loro gruppo si occupava anche di distribuzione di vestiario ai bisognosi e lei, un po' meravigliata ha risposto che non direttamente, ma alcuni di loro facevano volontariato in attività del genere. L'uomo, leggendo il dubbio sul volto di Federica le ha spiegato che aveva comprato degli abiti che però non aveva mai utilizzato un po' perché subito dopo aveva acquistato qualche chilo e poi perché per vari motivi, subito dopo l'acquisto la sua vita era un po' cambiata e da subito si era pentito di averli presi. Così come alcuni maglioni e magliette tipo polo sempre in ottime condizioni delle quali voleva liberarsi. Le ha chiesto in ultimo se dando a lei il vestiario potesse farlo arrivare a chi si occupava di distribuirlo. L' aveva già pronto in alcune borse e magari andando via glielo avrebbe avvicinato a casa. Lei ha assicurato che i capi d'abbigliamento sarebbero puntualmente arrivati a destinazione.
L'idea dl Diego di accompagnare Mirko in macchina fino al Terminal delle Corriere ha subito trovato consenso tra i ragazzi. Un po ' meno entusiasta era Federica che aveva idea di rientrare a casa sua, ma le insistenze degli uomini sul suo essere comunque da sola perché il marito non c'era e Mirko che quasi la implorava di stare ancora con loro e la donna si è ritrovata in macchina senza quasi rendersi conto.
Accompagnato il ragazzino che salutandola dopo tutti gli altri, senza farsi notare aveva ancora allungato le mani godendo ulteriormente delle polpe della donna, hanno poi portato a casa gli altri due ragazzi. Prima che scendessero dalla macchina l'uomo ha raccomandato loro: - quando tornate sapete già cosa fare: colpo di citofono così mi date modo di non farmi trovare nudo (risata) e poi per entrare avete le chiavi. Non fatemi alzare per venire ad aprirvi ( altra risata) spiegando poi a Federica che per ogni evenienza si erano scambiati copia delle chiavi delle rispettive abitazioni – ci si fida gli uni degli altri e non si sa mai... magari anche un inconveniente che ci chiude fuori casa e prima dei Vigili del fuoco si chiamano gli amici-, dando così alla donna un'idea nel trovare qualche amica con cui fare lo stesso, rendendola però molto preoccupata se non addirittura terrorizzata al pensiero di dover affrontare il rientro in macchina da sola con quell'uomo. Appena ripartiti da casa dei ragazzi, l'uomo le ha detto che sarebbe dovuto passare un attimo da un amico che lavorava in un ufficio di un'importante Istituzione e che se voleva , lei poteva attenderlo in auto, poi sarebbero andati a casa. Lei ha risposto che per non disturbarlo oltre avrebbe potuto prendere un bus. Lui: - guardi, per me nessun disturbo, anzi è un piacere. Tanto a casa ci devo tornare e se mi fa compagnia a me non può che andar bene, però... veda lei. Naturalmente da parte dell'uomo vi era la speranza che lei rimanesse. Arrivati al parcheggio, lui le ha chiesto ancora cosa avesse deciso e nel caso stesse lì le avrebbe lasciato le chiavi dell'auto, consigliandole di approfittare di quel leggero venticello fresco facendo due passi in quell'ampio parcheggio ormai quasi vuoto vista l'ora di chiusura degli uffici. Per non rientrare subito in macchina ed approfittare di quella piacevole arietta, si è seduta su di un muretto di cinta di una specie di aiuola al fresco di un grande albero. Avendo le chiavi dell'auto poteva rientrarci quando preferiva.
Davvero pochissime macchine in quel grande spiazzo, la loro, un'altra in fondo sulla destra e una poco più vicina alla sua sinistra. Un SUV con vetri oscurati parcheggiato un po' di sbieco dopo una delle altre aiuole alberate a circa una trentina di metri di fronte a dove lei era seduta. Non riusciva a capire se all'interno vi fosse qualcuno.
Il venticello leggero era piacevole. Una folata improvvisa le ha sollevato la gonna non ben ancorata sotto le cosce accavallate l'una sull'altra, scoprendole completamente le gambe. Si è risistemata prontamente ma un'altra folata improvvisa ha fatto si che la gonna leggera le si sollevasse praticamente fino quasi a scoprirle le mutandine e mentre stava decidendo di rientrare in macchina, ha visto spostarsi il SUV ovviamente fugando ogni dubbio sul fatto che qualcuno fosse all'interno. Questo qualcuno non poteva non aver visto tutto.
Anziché affrettarsi a tornare in macchina, è rimasta lì, su quel muretto, seduta, con le gambe accavallate coperte dalla gonna, ma cosciente di aver regalato uno spettacolo degno di nota. La ragione le diceva di fiondarsi in macchina, ma il suo corpo rimaneva li, seduto su quel muretto.
Il SUV si è fermato da lei, il finestrino anteriore lato passeggero si è abbassato. Un uomo sulla sessantina, pochi capelli. Faccia grassoccia butterata, con voce sgradevole le ha rivolto la parola: - non ti ho mai vista prima. Quanto vuoi? Sei nuova? Complimenti, hai delle belle gambe. Cosce eccitanti, dai sali in macchina che andiamo, dai che ne ho voglia e tu mi piaci-. Lei con un -no, grazie-, stava per avviarsi alla macchina su cui sarebbe entrata per ripararsi, maledicendo chi l'aveva portata lì, ma anche se stessa per essersi lasciata trascinare in quella situazione. Il tizio che continuava a parlarle per convincerla ad andare con lui: - che c'è, hai paura che non ti paghi? Guarda- mostrandole cento euro. -Ti bastano? Non ti piaccio? Vedrai che ci so fare, sono bravo e ti faccio godere. Sono sicuro che ti piacerà molto. Dai, prima mi fai vedere le cosce, me lo fai indurire poi non vuoi farti scopare? Come sarebbe-!?
La confusione che aveva in testa, la paura di cedere a quelle avances la stava assalendo di nuovo, il timore che avrebbe da lì a poco ceduto e avrebbe fatto quello che lo sconosciuto le chiedeva non le permetteva di ragionare. Le era già successo praticamente ogniqualvolta aveva vissuto, da un certo periodo a questa parte, situazioni simili e ultimamente le era capitato parecchie volte da quando quelle avventure le stavano capitando. Ormai sapeva bene che l'insistenza la faceva andare in confusione e alla fine cedere. Non riusciva nemmeno a premere il pulsante sulla chiave per aprire la macchina, alla fine riuscendoci si è chiusa dentro. Le sembrava di averci impiegato un'eternità.
Un vaffanculo e un motore che si allontanava. Era salva. Non si azzardava a scendere neanche per raggiungere la più vicina fermata del bus.
Bene, ora si va a casa- ha esclamato Diego tornato alla macchina, prima di vedere in volto una Federica provata e scura. Le ha chiesto cosa fosse accaduto e se c'era qualche problema ma lei certamente non voleva, almeno per il momento, raccontargli nulla di quanto aveva appena vissuto. Gli ha risposto che era molto stanca e voleva rientrare a casa. Non voleva affrontare con lui argomenti che potessero dargli modo di intrufolarsi nella sua sfera sessuale. Certo, lui lo aveva già fatto li' in quel bar, ma lei voleva ancora sperare o illudersi che era stato il vino ad aver reso possibile quella scena e che da sobrio, quell'uomo avesse limiti maggiori. D'altronde da casa dei ragazzi fino al parcheggio, quando erano stati da soli in macchina non aveva minimamente accennato al sesso ne con le parole e neanche con qualche gesto. Durante il percorso, dallo specchietto retrovisore lui si è accorto di un'auto che da tempo li seguiva e che ogni tanto lampeggiava. Trovato un parcheggio libero ha accostato. Lei, Federica non capiva, anche perché il gesto che le aveva fatto era di eloquente significato: aspetta un momento, c'è qualcosa di strano. L'auto che li seguiva si è fermata a sua volta poco più avanti. Era il SUV dei tizio che nel parcheggio l'aveva importunata. Sceso, Diego si stava avvicinando all'altro veicolo e raggiunto rimaneva in piedi vicino allo sportello dell'autista. Il finestrino abbassato, i due uomini impegnati in un'intensa conversazione, lo si capiva dal labiale concitato di Diego che tornato al suo posto di guida non le ha dato spiegazioni, ne lei gliele ha chieste. Vedendo però che la strada non era quella di casa, Federica ha sbottato: - ma insomma, dove mi sta portando ancora? Voglio rientrare. Lui, dandole del tu: - calmati! Perché questo tono? Cosa ti ho fatto, che succede? Lei addirittura stava per scusarsi.
Diego ferma la macchina Uno degli spiazzi liberi utilizzati come parcheggio dell'AUCHAN spegnendo il motore, un'altra li raggiunge, è il SUV di prima, Diego scende ancora e si riavvicina all'altra auto, poi torna, apre lo sportello dal lato della donna e la fa scendere. Lei, come un automa, lo segue e si ritrova seduta sul sedile destro anteriore del SUV, guidato dall'uomo che poco prima le aveva offerto dei soldi in cambio di un rapporto sessuale.
Ancora una volta. Stava succedendo ancora. Un uomo, praticamente sconosciuto la stava cedendo ad un altro ancora più estraneo.
Prima che potesse reagire, la macchina si stava già muovendo. In meno di un minuto, lasciando lo spiazzo ed entrando in un viottolo sterrato in cui passava una sola macchina che comunque doveva farsi un po' largo tra cespugli e canne che praticamente quasi avvolgevano il SUV, erano davanti a un muricciolo di una casetta, più che altro una capanna che interrompeva bruscamente il viottolo che continuando avrebbe portato sotto l'inizio di un cavalcavia con strada a scorrimento veloce molto utilizzata come circonvallazione a evitare le vie interne cittadine. I mezzi che la percorrevano non potevano certo fermarsi in quel punto preciso dove affacciandosi oltre il guardrail e il muretto di protezione, si sarebbe visto il SUV parcheggiato e, attraverso il parabrezza unico vetro non oscurato, gli occupanti e quel che facevano. C'era un particolare di cui Federica non si poteva assolutamente accorgere ignorandone completamente l'esistenza: una microcamera applicata all'aletta parasole del posto di guida, con amplissima visuale del completo abitacolo dell'auto, collegata wi fi con il cellulare dell'uomo. Il minuscolo gingillo era perfettamente funzionante e attivo., senza luce spia o altro che ne potesse far individuare la vera funzione, facendo pensare a un ninnolo, un adesivo o addirittura ad una piccola macchia.
-Allora, bella signora …...., non voglio, non voglio. Mi lasci in pace e se ne vada....., poi, invece mi ti ritrovo qui, pronta a regalarmi un po' di sollazzo e a svuotarmi i coglioni. Mi ha detto Diego che ti chiami Federica, piacere, io sono Paride-. Lei non parlava. Troppi pensieri in mente. Non provava paura verso quell'uomo, una scopata era pur sempre una scopata. Più che altro si sentiva arrabbiata, ma con se stessa, umiliata e sapeva che questo mix le procurava comunque eccitazione, nervosismo che sarebbe passato se il maschio l'avesse scopata con veemenza e decisione, lasciandola stanca, spossata: come già le era capitato. Se un po' di paura c'era, il motivo poteva essere uno: sarebbe finita come quasi tutte le altre volte. Tra carezze, palpeggi, succhiate, masturbazioni e scopate le era capitato di raggiungere l' orgasmo anche cinque o sei volte , persino uno di seguito all'altro fino a che l'uomo non sborrava. Il più delle volte venendole dentro, in vagina, visto che l'età non le faceva più correre il rischio di rimanere incinta.
Proseguendo nel rivolgerle la parola, lui mentre estraeva il portafoglio dalla tasca ha aggiunto: - naturalmente regalare non è il termine adatto. Tranquilla, ti pago. Intanto tu sollevati la gonna e fammi vedere ancora queste cosce splendide e sbottona la camicetta che voglio vederti anche le tette e succhiarti i capezzoli-.
Vista la titubanza di a Federica un sonoro -DAIIIII, che non posso stare tutto il giorno. E poi non vedo l'ora di ficcartelo tutto dentro -. Lei ha iniziato a sbottonarsi la camicetta. Nel frattempo, afferrando cinquanta euro dal borsello lui le ha scoperto le ginocchia, accarezzandola sulle cosce gliele, ha scoperte fino alle mutande e affondando la mano a toccarle la figa ha lasciato la banconota tra le cosce della donna.
Sei bella! Liscia, morbida e anche calda. Secondo me ti scaldi subito e molto, basta cominciare a toccarti bene poi .,.... uno spasso! Le guance arrossite della donna hanno lasciato pochi dubbi a lui sull'avere ragione e averci azzeccato sul tipo di femmina che si ritrovava a fianco. Ancora una botta di umiliazione per la pudicizia e la castità di Federica, ma la situazione le procurava anche una certa eccitazione: essere presa lì in una macchina da uno sconosciuto, pagata come una puttana da strada
Palpando e accarezzandole le cosce ha anche cominciato a rovistarle le tette. Strizzandole fino a farle male, affondandoci in mezzo la faccia, succhiandole i capezzoli mentre le dita le stuzzicavano la figa con la mano dentro le mutande.
-cazzo, sei già fradicia! Sei eccitata eh? Vedrai che tra un po' ti accontento. Ti faccio passare le voglie, vedrai che dopo che ti ho scopata te ne andrai a casa. Non avrai più voglia di prenderne altri. Mi ha detto Diego che quando finiamo ti devo accompagnare a casa sua. Adesso però, basta con il parlare-.
Si è sistemato sollevando il sedere per abbassarsi i pantaloni, anzi, se li è tolti insieme alle mutande buttandoli sul sedile di dietro, ha afferrato un polso della donna portando la mano ad afferrargli il cazzo e farsi masturbare. Lei, ormai in bambola, si faceva fare tutto. Dopo qualche apprezzatissimo vai e vieni della mano di Federica su quel cazzo già parecchio duro, non lungo ma impressionante in grossezza, con una mano dietro la nuca la stava invitando a prenderlo in bocca, lei ha accennato un po' di resistenza. Era vero che non provava paura, ma non voleva certo sollecitare le eventuali reazioni dell'uomo che mettendo più forza le ha abbassato la testa facendole poggiare le labbra sulla cappella, facendo si che lasciando la presa con la mano, se lo ritrovasse in bocca. Federica ha subito d'istinto iniziato a succhiare. La mano destra del tizio con il braccio allungato arrivava agevolmente a tastarle il culo che in quella posizione non era perfettamente godibile nella sua morbidezza, però i polpastrelli potevano stuzzicare le labbra della figa, gonfie anche per il cominciare a crescere della voglia di Federica. Piegando le dita, i polpastrelli di indice e medio cominciavano a infilarsi dentro e a darle delle scosse facendola leggermente sussultare e stringere d'istinto le natiche, cosa che è avvenuta decisamente più forte quando il medio dell'uomo le si è infilato in culo fino a metà, facendola anche urlare come reazione non tanto al leggero dolore quanto all'invasione inaspettata.
Sfilando il dito e dopo averle chiesto. - ti va di farlo senza protezione? Domanda che all'inizio Federica frastornata com'era non aveva neanche capito rispondendo a testa bassa e a voce sussurrata un: - come vuoi-. Distesa sul sedile a cosce aperte accoglie l'uomo e la cappella, per lei enorme, le si poggia sulle grandi labbra cominciando a sfregarci sopra e spingendo un po' si infila tra esse. Un brivido sulla schiena di Federica ha fatto dire a lui: - che c'è? Sei eccitata lo so! Tranquilla che ora lo prendi tutto. Certo, per lei quel brivido aveva tutt'altro significato, ma la sua mente visualizzava termini tipo “scopami” “ aprimela”, “fammelo sentire”, non pronunciati apertamente.
Una stoccata. E' dentro praticamente già tutto. Lei urla un “AHIIIIII” ma lui, fregandosene affonda un altro colpo: - siiiiiiii è dentrooooooooo. Ce l'hai tuttoooooooo! Poi, dopo un paio di stoccate, con voce roca tipica della goduria da amplesso: - stretta e bollente, proprio come piace a me-. I rantoli dell'uomo disteso su Federica, le inondano la mente e i pensieri. Sente il fiato corto dell'uomo sul collo, insieme ai suoi baci. Lui si solleva giusto il tanto per palparle volgarmente le tette poi le ricade sopra. Le palpa pesantemente una coscia. Comincia a fotterla, a scoparsela lentamente, colpi secchi, violenti. Lei sente quel cazzo durissimo, di legno, anzi d'acciaio scorrerle in vagina. Oltre che smisuratamente grosso, ad ogni affondo lo sente sempre più duro, le fa male. Non è lungo il tanto da sbatterle la cappella sull'utero, cosa che in altre occasioni le ha procurato sensazioni di indescrivibile piacere, ma la grossezza di quel paletto come immaginava comincia a piacerle. Da subito. Comincia la serie di orgasmi che ha caratterizzato le scopate più intense, più dure, ma più soddisfacenti che ha regalato agli uomini che sono riusciti a prenderla con foga inaudita lasciandola poi stremata. Con braccia e gambe si avvinghia all'uomo. Istintivamente muove il bacino, le cosce, il culo assecondando i colpi del maschio. Geme, gode. Gode come pochissime volte le è capitato di godere e mai con il marito. Gode come altre poche volte ha goduto da quando altri uomini hanno abusato di lei. Gode lasciandosi andare completamente, perdendo la cognizione di luogo e tempo.
La mano dell'uomo, si sposta dalla coscia e facendo muovere i loro corpi riesce ad infilarsi tra il sedile e il culo di Federica. Le strizza la natica, le fa male, poi il medio le si piazza sul solco e separando le natiche trova il buchino, l'uomo è veramente bravo in questo. Una stoccata di cazzo in figa e contemporaneamente il dito che le si infila in culo la fanno urlare, ha un orgasmo potente che le fa stringere forte le natiche imprigionando il dito, ma anche i muscoli della vagina che strizza dolcemente il cazzo e le cosce lisce, morbide e polpose sui fianchi dell'uomo che non si trattiene più; con un rantolo assurdo le sborra dentro la figa bollente, tra quelle cosce meravigliose tra le quali Federica sprigiona un calore pazzesco.
Un orgasmo non certo adatto a chi non è uno stallone pronto a soddisfare una vera puledrona di razza come quella femmina. L'uomo le rimane addosso e dentro per diversi secondi, poi scuotendosi riprende il suo posto. L'auto è abbastanza comoda e spaziosa per permettere di rivestirsi. Visto che la donna rimane distesa, lui la sollecita: -dai, rivestiti che andiamo. Ti riporto da quel coglione di Diego-. Poi aggiunge: - che scopata! Se tutte le nonnine fossero come te... viva la vecchiaia. Altro che ventenni! Sei fantastica, forse sei la miglior scopata che mi sia mai capitata per caso-.
Mentre lei si riveste, l'uomo le infila altri trenta euro tra le tette; - te li sei meritati alla grande-. Dopodiché destinazione casa di Diego-. Accompagnandola, le ha chiesto se poteva avere un tantino ancora di pazienza che aveva urgenza di passare un attimo a casa. Parcheggiata l'auto, scende con il classico: - ci metto un attimo-. Federica sapeva dov'erano, conosceva la via. Non ci aveva a che fare ma era una delle strade principali della città. Mentre aspettava in macchina si guardava intorno e in un vano porta oggetti aperto nel cruscotto intravvede un cartoncino che sa di biglietto da visita: PARIDE B.... PERITO CHIMICO Tel....... email.......... Paride Era lui. B… cognome non tipicamente nostrano, non difficile da ricordare, soprattutto dopo quello che era successo. Fine del viaggio. Erano all'imbocco della via dove a pochi metri dall'incrocio abitava Diego e, cosa di cui Paride forse non era a conoscenza, più avanti, sul lato opposto della strada abitava lei con suo marito. Scesa dalla macchina e salutato l 'uomo giusto per educazione, si stava avviando verso casa sua, l'effetto calmante degli orgasmi anche se potenti cominciava a scemare, la rabbia stava tornando prepotente. Arrivata al portoncino del suo palazzo, ha invece deciso che questa volta colui che l'aveva messa in questa situazione, andava affrontato subito; perciò … direzione casa di Diego.
Un tocco di citofono e li portone si apre senza chiedere chi è. - sicuramente- ha pensato lei -crederà che sono i ragazzi-. Arrivata all'appartamento ha suonato il campanello. Da dentro una voce, quella di Diego. - dai ragazzi, aprite. Avete le chiavi-. Un altro trillo ha convinto l'uomo che non erano i ragazzi ed è andato ad aprire rimanendo notevolmente sorpreso, anche se poteva aspettarselo, del fatto che Federica fosse lì.
Gli si è scagliata contro. Lui l'ha abbracciata per calmarla e non ricevere colpi, così facendo ne approfittava per toccarla un po' dappertutto facendola imbufalire ancora di più. L'ha scagliata sul divano e lei ci è caduta sopra a peso morto. La gonna inevitabilmente su e le cosce scoperte ma questa adesso era per lei davvero l'ultima delle preoccupazioni. Voleva fargli male seriamente. Si è rialzata scagliandosi ancora sull'uomo che nuovamente bloccandola davvero con forza, parlandole le stava mettendo davanti la realtà che appariva evidente dagli ultimi fatti. Con a testimonianza foto di lei che con Mirko si tratteneva a letto in atteggiamenti poco equivocabili e che il bastardello aveva chissà come scattato senza che lei se ne accorgesse, foto che non lasciavano dubbi sul fatto che lei non stava certamente difendendosi e cercando di respingere il ragazzino. Poi c'era il filmato completo di quello che era avvenuto poco prima su un'auto in cui lei si intratteneva con un perfetto sconosciuto. Erano ripresi i momenti in cui lui le dava il denaro, sia prima che dopo aver scopato, il momento della masturbazione e della fellatio senza forzature, le fasi in cui si lasciava toccate da lui e la scopata, compresi gli orgasmi. Il porco aveva fatto in fretta a inviare il tutto a Diego e, con un brivido di paura, ha pensato lei, a chissà chi e quanti altri. Si è sentita seriamente mancare le forze. È caduta seduta sul divano, lui l'ha presa di peso e portandosela in camera l'ha scaraventata sul letto. Le si è buttato addosso immobilizzandola. Per baciarla e infilarle la lingua in bocca le ha tenuto ferma la testa, alla fine le due lingue si annodavano in una danza, segno di resa, almeno parziale della donna. La mano forte dell'uomo che le strizzava forte una tetta, ha contribuito molto ad affievolire le resistenze di Federica e ancora di più il ginocchio dell'uomo vestito con dei casalinghi pantaloncini corti che prepotentemente le si insinuava tra le cosce costringendola ad aprirle. La mano che le impastava il seno è scesa ad accarezzarle il sesso coperto ancora dalle mutandine che però trenta secondi dopo, con uno sssttttrrrraaappp non c'erano più. C'erano invece ancora ben presenti due dita che la penetravano senza il minimo ritegno. Un “AAAHHH” della donna ha accompagnato l'ingresso di indice e medio in vagina. Una volta dentro fino in fondo le dita uscendo si allargavano. Quando quasi fuori del tutto, ecco che arrivava un'altra stoccata che di colpo e all'improvviso le affondava ancora più dentro. Lei sentiva dolore all'ingresso che poi scompariva se le dita vi si intrattenevano e addirittura allargandosi mentre uscivano le stavano già solleticando il piacere. Era indiscutibile che lui ci sapeva fare e Federica se ne stava cominciando a rendere ben conto.
Mentre le faceva questo servizio le ha detto:- mi ha detto Paride che lo hai prosciugato. Ti ha giudicato quasi la migliore scopata che si sia fatto. Ti ha addirittura paragonato ad alcune che ha sverginato. Mi ha detto anche che è piaciuto parecchio anche a te, che sei venuta un bel po' di volte. Comunque adesso vediamo se ti è bastato, se sei davvero sazia o hai ancora voglia di cazzo. Sei davvero una gran bella figona-.
Sfilando le dita da quel buco caldo, ha proseguito: - hai un lago in vagina e io questo miele di figa voglio proprio assaggiarlo. Scommetti che appena ti do due colpi di lingua schizzi-? Si è sistemato con la testa tra le cosce incollando subito le labbra della sua bocca a quelle giù belle carnose ma rese ancora più gonfie dalla voglia. All'inizio lei spingendogli la testa con le mani cercava di farlo staccare, ma senza alcun successo. Le braccia dell'uomo la tenevano per le cosce arrivando con le dita a stuzzicarle il bottoncino del piacere mentre la lingua andava dentro leccandola bene. Cercando di stringere le gambe per difendere l'intimità, lei sentiva la barba dell'uomo pungerle l'interno coscia nella parte più delicata, più carnosa e calda, dando all'uomo ancora maggior fonte di eccitazione, proprio il contrario di quelle che voleva lei. Pian piano, ma abbastanza presto, le mani anziché continuare a cercare di allontanare quella faccia ben sistemata tra quel paio di cosce stratosferiche, hanno cominciato ad accarezzare la pelata dell'uomo, poi a trattenerla affinché non staccasse la bocca dalla figa e per sentire la lingua ancora più dentro. Federica cominciava a gemere in modo potente, a contorcersi, muovere il culo e aprire e chiudere le cosce in modo sempre più veloce e potente. Non ha capito più nulla. Ha inondato la faccia di Diego con il liquido delle sua figa. Ha spruzzato. Non in modo potente come le donne più giovani, ma ha squirtato, inondando la faccia del maschio, le sue stesse cosce e un po' il lenzuolo.
La scopata quasi subito dopo. Ha dato il tempo a lei di riprendersi un attimo e le è piombato ancora addosso. Lei, avendo avuto quegli orgasmi compreso quello dovuto alla bocca e alla lingua di Diego altrettanto potente come i precedenti con Paride, era un po' secca e il cazzo di Diego entrando e cominciando a sfregare le faceva parecchio male. Il bruciore era tanto, ma sono bastati alcuni vai e vieni e due o tre potenti stoccate a riportarla a produrre il liquido che le lubrificava la vagina rendendo piacevoli quegli ulteriori assalti.
Lui era arrapatissimo e lei lo sentiva. Per l'uomo era un buco molto piacevole in cui sfogarsi, sembrava non aver visto figa per anni. Nonostante tutto, durante i venti minuti di scopata in cui le è venuto dentro due volte intervallate da un pompino che ha fatto immediatamente riprendere vigore al cazzo, con lui che le diceva: -con il cazzo ci sai fare davvero bene e quel finocchio di tuo marito non ti ha mai sfruttata come meriti veramente-, a lei sono arrivati altri tre orgasmi più leggeri. L'ultimo mentre le sborrava in figa per la seconda volta. Sono rimasti a letto per non si sa quanto tempo.
- sono stanca. Non ce la faccio più-. Lui: - vattene a casa, ma con te non ho finito, anzi … è appena iniziata e domani ti voglio qui, vedi di non fare scherzi. Sei sola e ti vengo a prendere-. Sapeva tutto, anche che il marito non c'era. Sicuramente Mirko li aveva informati bene. Si, informati, a tutti loro.
I pochi metri tra casa di lui e di lei sono stati per Federica un supplizio, come avesse corso la maratona con zaino in spalla. Addirittura in quella via a senso unico in cui passano pochissime auto, sopra pensiero a rischiato di farsi investire. Voleva solo tuffarsi a letto. Lavarsi e mangiare? Assolutamente no, domattina. Adesso il letto. Prima di cadere in un sonno profondo ha comunque sentito ancora il bisogno di toccarsi e il fatto che ancora dopo tutto quanto, avesse desiderio la spaventava tanto da terrorizzarla.
- Chi o cosa sono diventata-? Avendone così voglia mi lascerò fare tutto da chiunque vinca le mie resistenze-? Ma il vero pensiero era: - perché cedo e mi arrendo così in fretta? Perché provo così piacere quando sono costretta a soddisfarli-?
Michele, mio marito, lo amo, ma sarò ancora capace di farmelo bastare o dovrò sempre fingere-? Nonostante queste forti preoccupazioni, il sonno era troppo forte e l'ha catturata.
-Buongiorno bella signora, anzi ciao gran figona consuma maschi. Sono duro come il marmo ed è colpa tua (con faccina ridente), pensando a ieri ancora di più, ma ti do tregua fino al pomeriggio. Ti voglio qui verso le cinque, faremo scintille. Ne abbiamo tutto il tempo, tanto anche oggi sei sola. Il tuo caro maritino è in paese-. Bada di non fare scherzi altrimenti ci ritrovi a casa tua
Sai, comunque invidio un po' tuo tuo marito. E' vero che lo hai consumato presto, ma chissà quanto piacere gli hai regalato prima di ridurgli il cazzo ad uno straccetto inservibile. Stai certa che non mi consumerai altrettanto facilmente e dopo ieri capisco chi mi diceva che vai solo presa, provata, perché le sensazioni che dai non si possono descrivere. Riposati. A più tardi.
Questi i due messaggi arrivati al cel di Federica la mattina verso le otto e mezza già ben sveglia da tempo per la tensione accumulata e nonostante la stanchezza dopo colazione, doccia e un po' di cure alla propria persona stava rassettando casa. Aveva scorte in casa che le permettevano di non uscire a rifornirsi per una settimana. Non amava i grandi accumuli, erano lei e il marito e il negozietto o piccolo supermercato era da lei il preferito.
Cercava di non pensare, ma il contenuto dei messaggi le risuonava in testa e l'effetto lo stava ricominciando a sentire tra le gambe. L'indomani l'attendeva un ricovero in ospedale per accertamenti e doveva organizzarsi, benvenuta quindi quella mattinata in casa. Pensava a quel – ci ritrovi-, lui Diego e chi altri? I ragazzi? O chi?
Alle 15.00 era in fremito. Era forte il pensiero di andare via di casa per non farsi trovare, ma oltre a non aver nessuna voglia di uscire, voglia che si sarebbe comunque sforzata di trovare, non voleva certo un'invasione in casa sua da parte do persone che avrebbero spadroneggiato tra le mura domestiche oltre ad estranei che magari si sarebbe ritrovata in casa ogniqualvolta ne avessero avuto voglia. Certo, sapeva bene che ormai non dipendeva solo da lei, nessuno le assicurava che già chissà chi non sapesse. Era vero, la eccitava pensare che il perfetto sconosciuto che occasionalmente si trovava a fianco nella quotidianità, fosse uno che sapeva le cose e che magari con un -ciao Federica- la facesse ancora sprofondare nel baratro, ma averli in casa. no. Mai!
Poteva denunciare, far finire tutto, ma così anche il marito avrebbe saputo e, cosa peggiore, dopo e non da lei direttamente. Poi gli amici, la famiglia, lo scandalo, l'ambiente .... voleva tutto questo? NO! -Tanto prima o poi finirà-, ha pensato cercando di convincersene e alle 17.00 stava citofonando per farsi “aprire” da Diego che l'aspettava sulla porta di casa dopo averle risposto al citofono. Afferrandola per un braccio e senza neanche salutarla l'ha tirata dentro lasciando che la porta si chiudesse alle loro spalle, come lui si è messo alle spalle della donna tenendola per i fianchi per incollarle il cazzo alle natiche. -Finalmente sei arrivata. No n ce la facevo più-. A nulla sono serviti i -calmati, lasciami e aspetta- pronunciati da lei mentre cingendole la vita le sbottonava e apriva i pantaloni che lei aveva indossato. Sempre con il cazzo incollato alle natiche la spingeva verso il divano. La foga e la forza del maschio era molta di più di quando l'aveva scopata il giorno prima o almeno quella era l'impressione. Il divano dava le spalle all'ingresso e quando la donna sbilanciata ivi si è sostenuta con le mani appoggiate alla spalliera, lui le ha abbassato pantaloni e mutandine fino alle caviglie, poi, inginocchiandosi, ha affondato la faccia in quelle chiappone maestose, cercando subito di leccarle l'ano e assaporare la figa, smorzando così ancora di più le forze della donna che non ha opposto grande resistenza quando lui, rialzatosi, le ha strusciato la cappella sul solco tra le natiche per separargliele. Il brivido potente di lei quando ha sentito quel bastone farsi strada e poggiare il glande sul buchino. Un – no-dai- da lei sussurrato. La risposta di lui in un- mi ti faccio- a voce roca. Una spinta e la punta era dentro. In quell'occasione lei ha provato veramente dolore. Il suo sedere non era abituato ad ospitare membri maschili anche se era comunque già stato violato, non dal marito e in poche altre precedenti occasioni, a volte anche con foga potente. Aveva urlato, costringendo Diego a tapparle la bocca con la mano, mentre con l'altra, cingendola per la vita, affondava tra le cosce che la donna ha stretto imprigionandola, non riuscendo, però, ad impedire l'ingresso di due dita in figa, sempre che questa fosse stata la sua vera intenzione. Era l'opposto di quello che Paride le aveva fatto in macchina: cazzo in figa e dito in culo. Poi un altro violento colpo di reni e il cazzo era tutto dentro, altro urlo di Federica, smorzato dalla mano. E' stata davvero un'impresa portarla dall'altra parte del divano mantenendo il cazzo affondato nello stretto canale avvolgente di quel gran culo che muovendosi procurava sensazioni di indescrivibile piacere. Caduti in ginocchio sul tappeto, il busto di Federica era a contatto con la seduta del divano che le schiacciava i seni. Le ginocchia dell'uomo tra quelle di lei le impedivano di stringere le cosce l'una sull'altra, permettendo più libertà di affondare e muoversi alle dita ancora in figa. La foga di lui li ha fatti cadere sul tappeto entrambi distesi su un fianco. Lei già da un po' sbrodolava, gli allagava la mano continuando a venire. Si mordeva una nocca, mentre l'altra mano portata all'indietro toccava i muscoli della coscia dell'uomo affondandovi le unghie. Non capiva più dov'era. Stava venendo e godendo come pochissime altre volte le era capitato e anche lui non ha saputo resistere molto spruzzandole la sborra nell'intestino. Gli spasmi dell'orgasmo le sono durati ben oltre la sborrata dell'uomo. Anche dopo che il pene rimpicciolito è uscito da quel culo da infarto. Dopo essere stati lì per qualche minuto, lui l'ha aiutata a rialzarsi e portandola in camera l'ha spogliata completamente scaraventandola sul letto. Ha sistemato i cuscini in verticale sulla spalliera del letto appoggiandovi sopra la schiena. Seduto sul copriletto ha fatto mettere la donna completamente nuda tra le sue gambe aperte e con una mano sulla nuca di lei, spingendole la faccia verso il cazzo le ha detto di succhiarglielo aggiungendo: - sono certo che sei bravissima anche in questo. Dai, fammelo tornare un soldatino sull'attenti, pronto per nuove battaglie. Voglio sfondarti ancora-. Lei poteva opporre poca resistenza. Sopraffatta dalla forza di lui, dall'essere spossata da prima, anche a causa dell'orgasmo che le aveva portato via le forze, glielo ha preso in mano stringendolo nel pugno e ha cominciato un su e giù appoggiando le labbra sulla cappella. Le spinte sulla nuca e la bocca di Federica che si apriva lo hanno accolto dentro. Il sapore forte, acre, la cappella raschiava sul palato, fino in gola. Le spinte della mano dell'uomo la costringevano a prenderlo tutto in bocca avendo lei tolto la mano che lo afferrava. Si sentiva soffocare perciò ha proseguito senza che l'uomo la forzasse arrivando ad affondare il naso nei peli pubici folti dell'uomo quando aveva in bocca tutto il cazzo che poi faceva uscire del tutto per riaffondarselo in bocca completamente. A richiesta gli leccava i coglioni e l'asta fino alla punta, glieli prendeva in bocca, poi, tutto questo lo faceva anche di sua spontanea volontà, senza che lui glielo chiedesse più.
Diego si stava godendo beatamente quel trattamento, quel sublime lavoro di bocca che la donna, pur non avendone nessuna intenzione gli stava regalando. Le diceva: - dai, siiiiiiiiiiii, cosììììììììììì brava,sei fantastica, meravigliosa. Scommetto che tuo marito neanche se l'immagina che sai fare tutto questo-. Poi ha aggiunto: - certo pover'uomo, di sicuro non è lo stallone che fa per te, appena lo infila in quel forno che hai tra le cosce, lo risucchi e lo squagli. Ecco perché ti sei mantenuta così bene, ancora tutta da godere e soddisfare-. Brutto colpo per Federica che ancora di più sprofondava nella vergogna aumentata dal fatto che il bagnato tra le cosce era sempre più evidente, anche per la benzina che l'uomo buttava sul fuoco con tutto quello che le aveva appena detto.
Mentre si godevano a vicenda, si, perché tanto era inutile negarlo, anche lei stava cominciando a sentir crescere, come le altre volte, il piacere che da lì a poco avrebbe finito per coinvolgerla totalmente e ormai sapeva bene che questo era il primo passo verso il lasciarsi andare assecondando i suoi istinti alla ricerca del puro piacere, mandando in vacanza la ragione, la vergogna e il pudore, come altre volte quando la forza e la resistenza del maschio l'avevano completamente domata e dominata e come poco prima era successo, facendole raggiungere il culmine mentre sentiva un cazzo durissimo che le sborrava in culo e delle dita che le frugavano bene la figa. Concentrata nei suoi pensieri e ipnotizzata da quel cazzo in bocca, le è sembrato di sentire una porta che si apriva e si richiudeva, un attimo di panico, si è bloccata e lui l'ha esortata a continuare. Così lei, non notando nessun cambiamento, ha ubbidito e solo dopo si è accorta di un'altra presenza in stanza, era Matteo, uno dei due ventunenni. Doveva immaginarselo, avevano veramente le chiavi di casa di Diego. Ha quindi pensato che era vero che anche Diego aveva le chiavi di casa dei ragazzi, come prima si erano detti tra loro. I pensieri l'hanno portata verso scene in cui amiche dei due ragazzi finivano in casa loro messe a disposizione di Diego e magari anche di Paride. Forse anche ragazze del loro gruppo compresa qualcuna che aveva già intrapreso il percorso verso la consacrazione portandole ad indossare l'abito da suore. Due delle ragazze, Paola e Cristina, avevano abbandonato, chissà se a causa delle esperienze in quell'appartamento. Chissà poi chi delle altre aveva ceduto a soddisfare i piaceri perversi di quei maschi e forse di altri. Le sono tornate in mente le parole di Diego: - Paride ti ha trovato piacevole quanto alcune che ha sverginato lui stesso-. Chissà se si riferiva a femmine del loro gruppo delle quali Federica cercava di immaginare i visi e le smorfie mente venivano lacerate da quei membri che lei conosceva.
Assorta in quei pensieri e ancora stordita dal cazzo e dall'odore di maschio, si è sentita afferrare per i fianchi e si è resa conto che Matteo, salito sul letto in ginocchio dietro di lei, glielo stava infilando nella figa senza difficoltà per come era bagnata. Un -AHH!- e il cazzo del ragazzo le era tutto dentro cominciando subito il vai e vieni.
La reazione di Diego verso Matteo è stata: - bastardo. Me la stavo preparando per dopo-. Con una risata.
Matteo: - non ho resistito. E' bona, è calda, mi piace. Sa stringere ancora bene, ti risucchia.
Diego: - ci puoi giurare che me la scopo ancora! Prima le ho fatto il culo. Mi stava assottigliando il cazzo. Che goduta, ragazzi!
Quindi ancora il ragazzo: -si, è vero, anche con la figa: si aggrappa al cazzo e non lo molla finché non lo consuma. Mmmmsssiiiii belloooo. Tu se la vuoi ancora, te la fai dopo-.
Poi, rivolto a Federica: dai nonnina, dì la verità; anche da giovane, quando il tuo bello finiva di scoparti, a te rimaneva ancora la voglia e quando ti si toglieva di dosso correvi in bagno o aspettavi di sentirlo dormire e ti masturbavi perché avevi ancora bisogno di godere e volevi venire ancora. Dai, tanto adesso ti sto scopando; sii sincera-.
Lei con un filo di voce e con le guance che le prendevano fuoco. Ha pronunciato un timido “si”.
Matteo ha insistito: - dai, ti vergogni? Hai un cazzo in figa e uno in bocca e ti vergogni-?
Lei a voce più alta e con il viso ormai in fiamme: - si, è vero. Mi è capitato di fare da sola-.
Ancora il giovane: - MMMM SSSIII1 Lo sapevo! Che donna! Che femmina! E pensare che quel coglione del marito l'ha ingravidata un paio di volte, ma non è mai riuscito a farla godere come meritava, a questa gran figona!
Diego ha aggiunto: - come meritava e come merita. Ma adesso ci siamo noi. Tranquilla! Comunque da un po' di tempo sta prendendo le razioni di cazzo che le sono mancate in una vita. Sta imparando cosa significa godere mentre soddisfa il maschio-.
A tratti, i due parlavano come se lei non sentisse, come fosse un oggetto. Questo sentirsi usata aumentava la vergogna, la rabbia ma anche il piacere di Federica facendole sfogare la tensione proprio nel dare ancora più piacere ai due maiali. Non voleva questo, ma non poteva opporsi a questa sua natura, anche perché il membro di Matteo le si muoveva dentro procurandole un dolce piacere, senza dolore, senza strappi o strattoni. La posizione del missionario le piaceva di più, sentirsi l'uomo addosso che la bloccava la faceva sentire dominata, ma quel ragazzino, anche prendendola così, da dietro, ci sapeva fare parecchio.
In quel letto, in quella libidine, in quel sentirsi porca, sono arrivati gli schizzi di sborra in bocca con lei costretta ad ingoiare perché Diego tenendole la nuca, le schiacciava la faccia sui suoi propri peli pubici e la sborrata del ragazzo che a lei è sembrato non voler finire più di svuotarsi in fondo alla vagina, in quella guaina calda che gli avvolgeva il cazzo durissimo, facendolo impazzire. Il ragazzo soddisfatto le e ricaduto sulla schiena costringendola a distendersi su Diego, ormai esausto e a sua volta disteso supino sul letto con il cazzo ormai ridotto a uno straccetto che finiva proprio appoggiato tra le tette di Federica e la guancia di lei poggiata sulla pancia di Diego come su un cuscino. I due uomini, raccogliendo le forze si sono sfilati uscendo dalla stanza e lei si è ritrovata completamente sfinita incapace di compiere anche il più piccolo movimento ancora distesa sul letto con le tette all'aria, le braccia distese come se fosse in croce, una gamba distesa e l'altra piegata al ginocchio e adagiata sul lenzuolo, permettendo a chi entrava in camera una bella vista delle labbra carnose della figa e dell'interno coscia bianco latte. Pensava al fatto che comunque si sentiva soddisfatta anche se era sicura che se l'avessero presa ancora sarebbe stata comunque in grado di dare piacere e di godere, nonostante fosse sfinita. Malediceva tutto questo, ma era cosciente che le sue voglie erano ancora accese. Fuoco sotto la cenere.
Pensava a tutto questo ad occhi chiusi quando le voci le hanno fatto capire che c'era qualcun altro. Riaprendo gli occhi ecco Samuele, l'altro ventunenne in piedi ai bordi del letto. Non era solo, con lui c'era un altro ragazzo presumibilmente della stessa età. Era Pablo, un ragazzo spagnolo conosciuto dai due in alcune esperienze Erasmus. Dimostrava un'età decisamente più adulta, occhialini piccoli a lenti rettangolari, occhi un po' strizzati, non ben spalancati come invece gli occhioni di Fede anche quando portava i grandi occhiali da vista a lenti quadrate. Un po' stempiato e panciuto, dava l'idea del cinquantenne un po' imbranato più che dello studente pronto a qualsiasi avventura.
Vedendo Federica, il commento di Pablo è stato: è anziana, però.. in effetti, vista così, nuda, pronta, è comunque arrapante e credo che ancora praticabile. Ahahah.... Diego e Matteo sono intervenuti con un: -fidati, confermiamo!-
I due hanno preso Federica e mettendola in piedi l'hanno portata in bagno per una doccia. Lei avrebbe voluto fare da sola, ma l'occasione di cominciare a palpare quelle carni, per i ragazzi era tropo ghiotta, in attesa della scopata che prometteva scintille. Così lei ha dovuto lasciarli fare subendo anche le esplorazioni rettali e vaginali delle dita dei due. La cosa non la lasciava certo indifferente, ma nei momenti in cui stava per cominciare il piacere le dita si sfilavano frustrando Federica, facendole accumulare altra tensione e voglia.
Senza perdere tempo, lavata e asciugata, era di nuovo distesa sul letto quando Pablo spalancandole le cosce ha cominciato a leccarle la figa e Samuele inginocchiato all'altezza del viso, le ha girato la faccia per metterglielo in bocca. Lei ormai, non opponeva resistenza, i gemiti della donna, anche smorzati dalla bocca piena, i suoi fremiti per l'orgasmo che montava, hanno regalato a Samuele un pompino degno della miglior puttana che in poco tempo gli ha tolto ogni resistenza facendolo sborrare nella gola della donna che null'altro ha potuto fare se non ingoiare tutto, ancora una volta.
Intanto la lingua di Pablo la faceva venire e lei, senza nemmeno accorgersene, con leggeri scatti del bacino incollava meglio la figa a quella bocca. Il ragazzo si è staccato per mettersela sotto alla missionaria, con le cosce del maschio tra quelle della donna. La posizione che più piaceva a Federica. Non ha perso tempo, una stoccata e un -AAAHHH- della donna. Le era dentro. Con un altro colpo di reni, i coglioni le sbattevano sulle chiappe morbide. Cominciava a sbatterla con forza poi delicato, veloce e poi lento. Con una mano le accarezzava una coscia, ne afferrava la polpa fino a lasciarle i lividi. L'altra mano sulla spalla di lei come a trattenerla per non farle perdere nessuno dei colpi di cazzo in vagina. Le mani di lei sulla schiena del ragazzino, i talloni incrociati dietro sulle cosce di Pablo come a imprigionarlo perché non scappasse. I rantoli del ragazzo dentro le orecchie di Federica, le rimbombavano nel cervello sempre più forti. Le mordeva una spalla e i lobi delle orecchie.
Sssi daii puttana, ti piace ancora il cazzo eh? Vero nonna? Prendilo tutto, si cosììì dai sei bravaaaaa!
Lo ha sentito diventare molto, molto grosso, durissimo da farle male, ma il bruciore è passato subito lasciando il posto al piacere dell'orgasmo mentre lui le veniva dentro, dove è rimasto fino a che quelle carni accoglienti, piacevolmente calde fino a diventare bollenti lo hanno fatto indurire di nuovo per riprendere a scoparsela sborrandole di nuovo in figa. In circa un quarto d'ora in cui tutto questo succedeva, lei ha avuto sei orgasmi che l'hanno lasciata quasi priva di sensi. E' poi toccato a Samuele tornare in camera a godersi quella femmina dopo che lo aveva succhiato.
La notte passata con Diego li ha visti fare l'amore in diverse posizioni: lui che se la scopava da sotto, da dietro, standole tra le cosce con lei che lo cavalcava dandogli le spalle poi guardandosi negli occhi, anche se lei, per lungo tempo delle scopate stava ad occhi chiusi e con il viso rivolto da un lato o dall'altro, ma lui se la fotteva. La mattina prestissimo, con lui ancora praticamente addormentato, è stata lei a prendere l'iniziativa: una succhiata per indurirlo a dovere e poi a cavalcioni a strizzargli il cazzo con la figa fino a farlo sborrare e inondargli i peli pubici di liquido mieloso di vagina, poi … silenzio e lui che riprende a dormire.
Quando dopo una ventina di minuti alzandosi e leggendo un messaggio al cel: - sono a casa, prendo la borsa per l'ospedale, ti aspetto giù tra un'ora-, ha dovuto far presto a prepararsi per portare Federica all'appuntamento per il ricovero.
I primi due giorni in ospedale, per lei sono trascorsi tranquilli e un po' noiosi, certo, il marito andava a trovarla trattenendosi anche ben oltre l'orario, tanto che spesso la caposala suora che tutto sommato poteva ancora definirsi giovane lo rimproverava ed era diventato questo un po' un gioco delle parti.
Il terzo giorno dopo il pranzo l'ha trovata un po' intontita lei gli ha spiegato che la mattina si era lamentata per un forte mal di testa improvviso e che dopo le visite mediche un infermiere le aveva aggiunto un medicinale alla flebo avvisandola degli effetti, ma effettivamente durante la giornata, lo stordimento era un po' aumentato senza però più il mal di testa.
Mentre andava via, Michele, trovata la suora caposala, le ha chiesto motivo dello stato leggermente confuso della moglie trovando conferma di quello che lei gli aveva detto e tranquillizzandosi alle parole ”è uno stato momentaneo”.
Verso le sedici uno degli infermieri veniva a prenderla per portarla giù per un esame clinico e vedendola non troppo sicura nello stare in piedi da sola a causa dello stordimento, procurandosi una barella l'aiutava a distendercisi.
Una stanza piccola con un armadietto in vetro e ferro, con dei ripiani e dei medicinali dentro. Due scrivanie affiancate e appoggiate al muro della parete a fianco alla porta d'ingresso. All'altra parete un letto uguale a quelli in corsia messo all'angolo di fronte alla porta. Poteva essere la stanzetta dove il medico stava a riposare quando faceva il turno di notte. Era comunque nel sottopiano. A fianco a ufficio ticket e palestre chiuse di pomeriggio. Poco più avanti i laboratori. Era la stanzetta in cui l'infermiere l'aveva infilata con la barella chiedendole di attenderlo li un momento, il posto dove Federica ricorda di essere stata “parcheggiata” per un imprecisato tempo. Il luogo dove ricorda che al suo ritorno l'infermiere le aveva iniettato endovena altro medicinale non causandole una totale perdita di conoscenza, ma rallentamento e fatica nel muoversi. Poi i ricordi si facevano confusi. Afferrata per le caviglie tirata verso il bordo inferiore della barella a cui erano state bloccate le ruote. Per l'attrito, la camicia da notte le si è arrotolata dietro all'altezza delle spalle e davanti appena a coprirle le tette libere dal reggiseno. In un attimo sparivano anche le mutande L'interno delle cosce, proprio nella parte più soffice, carnosa e delicata, subiva il solletico e le punture dei peli di una barba maschile mentre una lingua cominciava a leccarle la figa cercandone la profondità. Gambe poggiate su robuste spalle maschili e polpacci a contatto con la schiena del momentaneo lui che dopo averla leccata, fatta inzuppare e portata quasi all'orgasmo, si staccava per mettersi in piedi tra quelle meravigliose cosce, una quasi penzolante fuori dalla barella, l'altra sostenuta dall'uomo. Lei sente che sta cingendo dei fianchi maschili quando la cappella spennellando dall'alto in basso le separa le piccole labbra della figa che sporgono. E' comunque eccitata. Una stoccata e ancora una volta un maschio perfettamente sconosciuto le è dentro e se la sta godendo dandole piacere. La scopa piano, lentamente. Lei ripresasi per quel colpo di reni che l'ha aperta, ormai è di nuovo cosciente. Sente tutto, e lo sente bene.
Altre presenze nella stanza, altri due uomini che vedendo la scena si lasciano andare a un: -bastardo, non ci hai aspettato. Com'è? Come la trovi-? Risposta: -non ce la facevo più, troppo voglia. E' bona. Stringe e avvolge ancora bene. Magari così tutte! E' anche meglio di altre più giovani-. Parole queste che colpivano le orecchie di Federica provocandole ancora vergogna, ma nel rovescio della medaglia orgoglio ed eccitazione. Poi un cambio di posizione: quello appena entrato e che parlava con l'infermiere, ne prende il posto tra le cosce della donna con il cazzo già denudato, dritto e duro che puntava verso l'alto pronto a infilarsi in quel buco umido e caldo per esplorarlo tutto e a fondo, mentre colui che fino a un attimo prima se la stava scopando si piazza in piedi al lato della barella all'altezza della faccia di lei, le porta le spalle più verso il bordo laterale della barella, le fa voltare la faccia da un lato e comincia ad appoggiarle la cappella alla bocca. Vista la situazione e lo stato di Federica, l'operazione riesce senza difficoltà e lei automaticamente comincia a succhiare. Il terzo uomo se ne sta seduto in disparte in silenzio tanto che Federica era convinta fosse andato via.
Colui che se la stava facendo: - cazzo hai ragione. E' quasi meglio della suorina che mi sono fatto l'altro giorno-. L'infermiere, tra un risucchio e l'altro della donna sul suo cazzo: - non dirmi che ti sei fatti la caposala-!? Risposta: - no, l'amica, quella giovane ricoverata nella stanza 8.-
I rantoli dei due uomini ne segnavano il loro scaricarsi dentro quel corpo morbido di donna matura che sapeva dare ancora piaceri di un'intensità tale che un cuore non completamente a posto poteva essere a serio rischio. Era piena. Il suo stomaco, le sue viscere erano ancora una volta state inondate di seme maschile nuovo, prima a lei completamente sconosciuto.
Una volta tornati presenti a se stessi e risistemati, i due si sono rivolti a colui che Federica pensava non più presente, ma che invece per tutto il tempo era stato lì, seduto in silenzio a guardare.
E' tutta tua-. Risposta: -buttatemela lì sul letto, ci vediamo tra una mezz'oretta-.
Giusto un: - mi chiamo Franco, ho 56 anni , tu sei Federica vero? Sarai anche più anziana, ma una botta te la do eccome. Sei messa bene-. Senza avere il tempo di aprir bocca,, per lei sono cominciati minuti d'inferno. Palpata dappertutto pesantemente, volgarmente., il porco sembrava un animale che scopriva in quel momento il piacere di possedere una femmina. Un essere pronto solo a recuperare tutto il sesso represso chissà da quando, e Federica in materia di sesso represso aveva imparato ad esserne esperta. Lo aveva imparato essendo stata presa da tutti quelli che con lei si erano sfogati. Essendo stata la bambola per le scopate di uomini che così l'hanno voluta, dimostrandole che il maritino da lei adorato, non sapendole dare quello di cui il suo essere femmina aveva veramente bisogno era sessualmente era ben poca cosa e assolutamente non adatto a una gran figona qual'era lei e a lei, non rimaneva che accettare questa verità.
Palpata dappertutto pesantemente, volgarmente da quell'animale che se la stava godendo e a cui quelle tette, quel culo, quelle cosce, quella figa non bastavano mai. Leccata fin tra le dita di mani e piedi. Costretta a venirgli in bocca facendogli assaporare il “miele”della sua figa. Inculata e scopata tanto da non capire più se davvero esisteva confine tra dolore e piacere, non avrebbe davvero saputo valutare se davvero era stata con lui mezz'ora o di più. Si è risvegliata in stanza, si sentiva addosso la febbre alta.
Altri due giorno di ospedale passati pressoché tranquilli, durante i quali, però, qualcos'altro è successo. Conosciuto Pietro, un paziente con il quale si intratteneva davvero solo a chiacchierare, non avendo lui mostrato il benché minimo interesse a andare oltre , lo aveva presentato al marito. Capitava infatti che l'uomo all'ora delle visite, non avendo chi andava a trovarlo si intrattenesse nella camera di Federica e delle altre due signore , stanza di quattro letti, quello di rimpetto al suo vicino ai finestroni della parete opposta rispetto alla porta d'ingresso era libero.
In uno di quei pomeriggi, mentre Michele, era intento a sbucciare una frutta chiacchierando con la vicina di letto, dando le spalle a quello in cui era la moglie, Pietro il nuovo amico, seduto su una sedia all'altro lato del letto ha fatto qualcosa che l'ha completamente raggelata: infilando senza farsi accorgere il braccio sotto le coperte dal lato del letto e spostando l lembo di camicia da notte le ha accarezzato le cosce. Lei era impietrita e prima di qualsiasi sua reazione come per esempio stringere le gambe è persino riuscito, spostando l'elastico delle mutande, a infilarle giusto il polpastrello tra le labbra della figa. Il tutto è durato un attimo, poi la mano si è sfilata. Pietro mordendosi un po' il labbro inferiore e socchiudendo gli occhi a volerle dire. - non immagini nemmeno quanta voglia ho e quanto mi piacerebbe fotterti-. Ma anche: - come vedi, bella, posso fare di te quello che voglio, quando ne ho voglia-. Poi, sollevandosi, salutando lei, il marito e con un buongiorno rivolto agli altri presenti, è uscito scomparendo nel corridoio. L'indomani, ultimo giorno di degenza di Federica, non si è fatto vivo.
A casa era tornata la normalità. Vita con il suo Michele, da anziani nonni, telefonate quotidiane ai figli, visite agli amici e così via. Rapporti intimi sempre rari e fugaci, come in una vita era successo, ma in quei momenti la mente di lei si accendeva di ricordi delle esperienze, alimentando la voglia di piacere per spegnersi però di nuovo sempre troppo in fretta. E' così che una settimana dopo, di ritorno dalla visita ad un'amica, mentre il bus passava nella via dove abitava Paride e di cui lei aveva visto il cognome sul biglietto da visita in macchina aspettandolo mentre lui saliva a casa sua a prendere delle carte, l'istinto l'ha portata a scendere dal mezzo, avviarsi verso la palazzina e cercare il cognome sui citofoni, premere e al – chi è-, rispondere: - sono Federica-. La voce gracchiante di Paride al citofono: - ad essere sincero, pensavo ci mettessi meno tempo a farti viva. Sali, secondo piano-.
Mentre facevano di tutto, lei gli ha detto di aver conosciuto un certo Franco in ospedale. Allora lui: - sarà qui domani pomeriggio verso le 16.00-. Sapeva . Sapeva di sicuro tutto. Poi lui ha aggiunto; - sono sicurissimo che ci sarai anche tu. Lei non ha risposto facendo un gesto come molto infastidita
L'indomani, alle 15,55, Federica stava premendo il citofono sotto casa di Paride.
Federica non c'è più. Enorme perdita, sopratutto per quella fetta di popolo maschile ma non solo, che sa bene che la sessualità non è sempre legata alla delicatezza e al romanticismo, ma a volte, il puro sesso, l'istinto, il bisogno di sfogare le voglie hanno il sopravvento su tutto.
Non la conoscevo bene, amica di amici in una gita fuori porta , in campagna con pranzo e visita al nuraghe. Scambio di numero di cellulare e dopo una settimana, dieci giorni circa ad uno squillo del telefono mi compare il suo nome; - ciao, ti va di venire a casa nostra? Così potete discutere con mia figlia di eventuali progetti di lavoro, visto che le vostre professioni sono non le stesse ma molto vicine e alla fine, mentre mi riaccompagnava alla macchine le è squillato il telefonino, ha risposto ed è sbiancata, pallida come un cadavere si è sostenuta a me per non cadere e il volto le si è scurito quasi in pianto.
ti va di parlare-? Lei, un po' titubante. - si-. Ha avvisato in casa che mi avrebbe accompagnato da una sua amica che aveva un problema con il figlio e che ci saremmo trattenuti lì un po' di tempo. Il lungo giro in macchina è servito perché mi spiegasse tutto nei dettagli. Alla fine mi ha fatto promettere che se non ci fosse riuscita lei, avrei io dato un seguito al suo racconto “Federica e le sue amiche”. Alla mia domanda – perché-? E perché io?- la sua risposta mi ha colpito: -perché non sei di famiglia e della cerchia. Non posso permettermi di ammettere che non ho denunciato perché provo piacere. E in più, ha proseguito, la paura che chi in quel momento mi sta vicino, sappia perché leggendo ha capito che sono io, mentre non so che lui/lei sa e che da un momento all'altro possa farmi sentire senza via di scampo, mi atterrisce ma aumenta l'adrenalina a livelli assurdi. Se poi capita che il maschio mi vuole, beh.... provo enormemente maggior soddisfazione nel rapporto. Lo so, magari mi giudichi male e completamente contraddittoria rispetto al mio stile di vita “ufficiale”, ma non posso farci niente-.
Io: - assolutamente non sta a me giudicare e sfido chiunque a non essere stato contraddittorio nella propria vita, ma poi, dicendoti la verità, questa tua visione delle vicende che ti sono capitate, non mi lascia indifferente, anzi sinceramente mi eccita moltissimo e portandomi la sua mano sul pene gliel'ho fatto constatare . L'ha ritirata subito con un: -ma che fai-! Abbiamo lasciato la strada asfaltata imboccando una delle tante stradine bianche del percorso e dopo alcune centinaia di metri abbiamo dato sfogo agli istinti con lei che all'inizio opponeva resistenza. Ma una volta avviati i motori mi ha portato in mondi sconosciuti.
di
scritto il
2018-09-08
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