A casa di mia cugina - 1^ parte

Scritto da , il 2018-07-28, genere etero

In quella casa ci ero praticamente cresciuto, entrato a 19 anni ed uscito a 26 dopo la laurea. L’appartamento di mia cugina, di 20 anni più grande di me, era per me una seconda casa. All’epoca, quando mi trasferii da lei per l’università, doveva essere una situazione temporanea in attesa di trovare un appartamento con altri studenti, ma alla fine diventò una situazione definitiva, comoda per me che potevo andare a lezione tranquillamente a piedi visto che abitava a poche centinaia di metri dall’università ma anche per lei, precaria della scuola e con una figlia adolescente da crescere da sola, cui un maschio in casa e 250€ al mese in più tornavano utili.
Mia cugina Alessandra era una gran bella ragazza, e sua figlia Cristina, che all’epoca in cui mi traferii da loro aveva 13 anni, prometteva di poter fare ancora meglio. La vidi praticamente crescere in tutto e per tutto. Entrai in quella casa che aveva un accenno di seno e ne uscii che aveva una quarta abbondante incastonata in un fisico atletico e magro.
Era la copia di mia cugina Alessandra, solo con due tette enormi e un culetto piccolo e sodo che solo le ventenni sanno portare con quella disinvoltura. Gli ultimi mesi, mentre preparavo la tesi, quel corpo di ventenne in casa non era l’ideale e cominciava a turbarmi non poco. Alessandra si accorse che il clima in casa stava cominciando a farsi un po' caldo e riprendeva continuamente Cristina per l’abbigliamento fin troppo succinto che usava in casa.
Era praticamente l’abitudine che girasse per casa, soprattutto nei mesi caldi, in short e canottiera sempre senza reggiseno, il che significava praticamente con metà tette di fuori, ma la ragazza lo faceva apparentemente senza alcuna malizia, era in casa sua d’altronde, se non poteva essere libera di vestire comoda tra le mura domestiche dove doveva farlo? E poi passavo con loro 9 mesi all’anno, ormai ero ai suoi occhi parte della famiglia, non mi vedeva certo come una minaccia.
Ma Alessandra capiva, che nella mente e nelle mutande di un 26enne, certe cose non passavano inosservate. Vedeva la mia eccitazione salire e forse per far in modo che distogliessi l’attenzione dalla sua unigenita, cominciò anche lei a vestirsi il meno possibile in casa, portando i miei ormoni ben oltre il livello di guardia.
Meno male che sono gli ultimi mesi, pensavo la sera quando chiuso nello studio di mia cugina, diventato ormai la mia camera da letto, mi ammazzavo di seghe avvolgendo il mio cazzo ora negli slip di Alessandra, ora nei minuscoli perizoma di Cristina. Non resistevo, quando non erano in casa frugavo nei loro comodini e razzolavo qualcosa che la sera potesse aiutarmi a svuotarmi le palle nel più breve tempo possibile ed a porre fine alla tensione che una giornata, spesso anche solo una semplice cena con due donne attraenti ed affascinanti per diversi motivi, montava su di me.
Un paio d’anni dopo la laurea, dovevo recarmi presso la mia università per un corso d’aggiornamento, così chiamai Alessandra per sapere se in zona nel frattempo avesse aperto un B&B o un albergo. Insomma una scusa patetica per farmi dire “ma dai vieni da noi, che problema c’è”.
“Ma quale B&B e quale disturbo, vieni da noi così mi guardi Cristina che devo star fuori da sabato a mercoledì per la gita della scuola e non ho nessuna voglia di lasciarla da sola”.
Guardarle Cristina, mai parole furono più azzeccate. Arrivai la Domenica sera sul tardi e mi accolse Cristina in tutto il suo splendore. Erano due anni che non ci vedevamo e la trovai se possibile ancora più bella che nelle foto su facebook. Mi fece accomodare, mi chiese se volevo mangiare qualcosa ma le dissi che avevo già mangiato in treno. Mi offrì una birra, e ci fumammo un paio di sigarette insieme sul divano dove, oltre 10 anni prima, avevamo visto innumerevoli volte la tv insieme, ma nonostante facessi di tutto per non guardarla e non pensarci, quel corpo mi attirava in maniera irresistibile. Quelle cosce lunghe, quel culo sodo e quelle tette enormi mi facevano ribollire il sangue e Cristina non faceva nulla per aiutarmi, cambiando in continuazione posizione e mostrando tutta la mercanzia.
Non era cambiato nulla in quella casa, solo nello studio era scomparso il divano letto dove avevo dormito per anni, sostituito con un più comodo sofà, motivo per il quale mia cugina mi aveva anticipato al telefono: “Dormi pure nel mio letto finchè non torno, poi ci organizziamo in qualche modo; ti lascio le lenzuola pulite”.
Pensai che la cosa migliore era fare una doccia per raffreddare un po' i miei bollenti spiriti, così chiesi un asciugamano a Cristina e mi diressi in bagno, lei mi disse che andava a letto, e ci scambiammo la buonanotte. Sotto la doccia fu chiaro che quella ragazza provocava ancora in me evidenti reazioni sessuali, il mio cazzo fu duro in un attimo e mi segai sotto la doccia fantasticando sulle tette di Cristina. Sborrai abbondantemente, restai ancora qualche minuto sotto il getto dell’acqua poi mi asciugai e avvolto nell’asciugamano mi diressi in camera di Alessandra col mio trolley, ma aperta la porta la sorpresa.
Cristina, a seno nudo, stava leggendo un libro nel letto di sua madre.
“Hey, non si usa bussare a casa tua?” disse coprendosi con le lenzuola.
“Scusami Cristina, tua madre mi aveva detto che potevo dormire in camera sua finchè lei non tornava, non pensavo certo di trovarti qui”.
“Io dormo sempre qui quando lei non c’è”, disse con aria infastidita.
“Va bene – risposi – vado a dormire in camera tua?”
“No scusami non mi va che dormi nel mio letto”.
“E vabbè dormirò sul divano in salotto dai, nessun problema” e feci per chiudere la porta.
“Ma puoi dormire qui” disse sorridendo.
Restai un po' di sasso, non sapevo davvero cosa dire.
“Non so se a tua madre farebbe piacere”.
“Ma figurati – aggiunse lei – era contentissima che tu venissi qua”.
Certo, pensai, contentissima di non lasciarti sola, non certo che dormissi con te.
“Va bene dai, domani magari ci organizziamo meglio – le dissi – però ti dispiacerebbe metterti un pigiama?”
“Con sto caldo?”
“Almeno una maglietta” risposi.
“E va bene, mi rimetto la canottiera”.
“Grazie” le risposi aprendo la mia valigia e dandole le spalle.
Mi infilai un paio di boxer e una maglietta, non avevo mai usato un pigiama da quando avevo 15 anni e non mi aspettavo certo che mi sarebbe servito. Mi sedetti sul letto e mentre impostavo la sveglia la vidi rientrare con indosso la canottiera, solo la canottiera.
“Cristina senti…”
“Eh no – mi interruppe – hai detto che la canottiera bastava”.
“Si ma non immaginavo che fossi nuda”.
“Senti ma quante storie – disse infastidita – ma poi parli proprio tu che hai dormito per anni sul divano letto di mia madre completamente nudo?”.
Feci per risponderle che nel divano dormivo da solo ma un pensiero più di ogni altro prese il sopravvento.
“Scusa ma come fai a sapere che dormivo nudo?”
“Ti guardavo”.
“Dalla serratura?”
“Ma quale serratura – rispose ridendo – con la webcam”.
“La web cam?”
“Non ricordi che ogni tanto lasciavo acceso il computer nello studio, anche la notte?”
“Si - risposi sbigottito – perché la notte scaricavi i film”.
“Esatto, ma ogni tanto accendevo la web cam prima che tu andassi a letto e ti registravo”.
“Tu mi registravi mentre mi spogliavo nudo e mi mettevo a letto?” dissi incazzato al massimo.
“No – disse ridendo – ti registravo mentre ti facevi le seghe con l’intimo mio e di mia madre”.
Mi veniva da vomitare, quella ragazzina timida che conoscevo anni prima era in realtà una guardona?
“E spiegami un attimo, tua madre sapeva che…”
“No – disse lei – mia madre non sapeva niente figurati, mi avrebbe preso per troia e mi avrebbe massacrata di botte. E poi l’ho fatto solo l’ultimo anno, quando mi sono accorta che mi mancavano spesso i perizoma dal cassetto. Ero sicura fossi tu a rubarmeli e volevo le prove. Non pensavo che avrei visto molto di più”.
Restai di sasso a guardare quel viso furbetto. Sorrideva, imitava i gesti che compivo masturbandomi e simulava con la voce un orgasmo maschile. Mi sentii un demente. Probabilmente ero rosso da sembrare un peperone.
“Eddai – mi disse – ora non farmi pentire di avertelo detto”.
“Ma è una cosa disgustosa – le dissi – tu hai violato deliberatamente la mia intimità”. Ero furioso.
“E tu segandoti con le mutande di tua cugina che ti dava ospitalità e di sua figlia sei forse meglio di me? No. Dai è stata una cazzata, a una certa età si possono fare”.
Sentivo una sorta di nodo allo stomaco che pian piano saliva sempre di più, sentivo che stavo per vomitare, quando mi si avvicinò e mi abbracciò. Feci per scansarla, ma si attaccò ancora di più. Mi scese anche una lacrima, di rabbia più che di vergogna o di pentimento. Cristina capì di aver esagerato.
“Dai scusami, ho esagerato - mi disse tirandomi a se e lasciandosi cadere sul letto con la mia testa in grembo – volevo provocarti un po'”.
“Più di farti trovare nuda nel letto dove dovrei dormire? A proposito, scommetto che lo sapevi che tua madre mi aveva detto di dormire qua”.
“Certo che lo sapevo”.
“Non so se sei più stronza o più troia” le dissi.
“Scopriamolo”, disse avvicinando la sua bocca alla mia.

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