Con il mio fidanzato

Scritto da , il 2018-06-09, genere gay

Mi afferrò le natiche e mi tirò a sè, con forza, con ardore da uomo; ero culo al vento, piegato in avanti, ed egli mi si infilava dietro, con il cazzo rigido ancora nelle mutande. Mi diede dei colpi, come delle incornate, e poi lo cacciò fuori, sfilandosi rapidamente l'intimo. Io me ne accorsi soltanto quando avvertii il contatto con la sua pelle, poiché gli davo la schiena e guardavo avanti, verso la parete, e talvolta chiudevo gli occhi, per concentrarmi sulle sensazioni che provavo.
Era grosso e peloso, senza tendenze verso destra o sinistra, o ancor peggio verso il basso! Era un cazzo perfetto!
Le sue mani si muovevano tra le mie cosce lisce, depilate e chiare. Non avevo un pelo dalle ciglia in giù! Mi afferrò le natiche e strinse con forza, facendomi anche male, ma lasciai correre, quel male fisico era però mentalmente così eccitante, quasi lenitivo.
L'ano mi prese a pulsare, come se si fosse fatto prendere dall'impazienza, non sopportava più di aspettare, lo voleva dentro, ora. Allora, con movimenti lenti, mentre egli si massaggiava l'uccello per prepararlo alla penetrazione, io gli accostai il culo, come per mettergli fretta, come per digli "muoviti, non ce la faccio più".
Lui sembrò capire, me lo dimenò sulle natiche, quasi come si trattasse di un frustino - ed io ogni qualvolta lo avvicinava all'ano avvertivo un brivido, mi dicevo "eccolo" - e poi con cura me lo spinse dentro.
- Ti piace?
- ...
E lui oscillava, si muoveva maestoso su di me, come un sovrano, come una grossa statua di pietra, ed io mi sentivo così piccolo nei suoi confronti, ma allo stesso tempo così felice, orgoglioso di me, come se il solo accoglierlo dentro mi ingigantisse a dismisura, che mi mancava anche il fiato per rispondergli.
- Ti piace questo cazzo?
- Si, lo adoro - e mi mordicchiavo il labbro inferiore, eccitato.
- Quanto ti piace?
- Tanto
- Solo tanto?
- Tantissimo, lo amo!
E lui spinse più forte, stringendomi i fianchi fin a quasi strapparmi la pelle. Le mie parole lo eccitavano, così continuammo.
- Scopami, così forte... ti prego!
E lui aumentava la spinta, e nella stanza si sentivano delle botte sempre più forti, il rumore del suo bacino, delle sue palle sul mio culo.
Adoro quando mi scopa così, il suo corpo grosso sul mio, più minuto, mingherlino; la sua forza che afferra la mia fragilità, il suo membro turgido che penetra il mio morbido culo... mi allungò poi le mani alla gola, tirandomi la testa indietro per il mento, ed aumentando il ritmo della penetrazione.
La prima volta che lo facemmo, in quella che fu per entrambi la prima esperienza sessuale, parve naturale che io assumessi il ruolo del passivo e lui dell'attivo, quasi come se la natura stessa ci avesse affidato questi ruoli: eravamo due uomini, ma anche un uomo e una donna.
Da quel giorno non abbiamo mai cambiato, né abbiamo mai avuto la voglia di farlo. Anche i nostri fisici, chiaramente, si sono sviluppati tenendo conto del nostro ruolo sessuale. Io ci tenevo ad allenare bene le gambe, a tenere le natiche sode, gli addominali definiti, senza cercare di scolpire una muscolatura forte sulle braccia, sul petto... lui invece, da uomo, aveva intensificato l'allenamento sulla parte superiore del corpo; ed aveva ora certi pettorali, certe braccia da paura!
Subito dopo il primo mese di rapporti, abbiamo iniziato a non utilizzare più il preservativo. Ci conoscevamo ormai, ed eravamo sicuri l'uno dell'altro.
Egli m'ha posseduto dappertutto: sulla spiaggia, in macchina, oltre chiaramente alla nostra camera, ma anche nella cucina e nel bagno, nel salotto sul divano e sul tavolo, nei locali e nei bagni pubblici delle stazioni.
Ricordo una volta che ci infilammo nel bagno del McDonald; io ero schiacciato contro la parete, la guancia appoggiata al muro, la sua mano sulla nuca che mi teneva fermo, ed il culo aperto verso di lui, che dietro di me mi penetrava con rabbia, facendo vibrare la parete del bagno. Era molto tardi, circa le tre di notte, e noi eravamo appena usciti da un locale, nel quale avevamo ballato e fumato senza tregua. Quella sera non riuscì a controllarsi e mi venne dentro, ma non mi arrabbiai, anzi, fu da quella sera che gli consento di eiaculare dentro di me; prima me lo facevo venire o sul corpo o in bocca, ma mai dentro.
- Sto per venire - e velocizzandosi lo sentii ansimare, gemere di piacere, ed allora presi a dire - vienimi dentro, mi piace il tuo sperma nel culo! - e lui non se lo fece ripetere due volte.
Quando eiaculò mi strinse più forte, rimanendo qualche tempo fermo dentro di me, finché poco a poco l'uccello si sgonfiò.

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