Capitolazione

Scritto da , il 2018-03-14, genere poesie

Il potere della parola è assoluto. Sembra quasi assurdo che le stimolazioni insite nei testi, portino la mente di chi legge o ascolta oltre i confini del tempo e dello spazio. Oltre i confini della realtà, perfino. Una parola racconta l'universo che sta dentro la mente del narratore e lo trasmuta in quello che va a plasmarsi nella mente dello spettatore. Una parola narra di un significato, delinea un pensiero ragionato e va a creare una realtà nuova che assume spesso reazioni psicofisiche. Le parole fanno cambiare opinione, possono alterare il corso degli eventi... ci raccontano chi siamo, perché, in fondo, nemmeno noi ci conosciamo appieno se non sappiamo che esperienza hanno gli altri della nostra figura e ce ne rendono partecipi comunicandocelo. Una parola ci può portare a fare sogni, letteralmente parlando. È ambigua e dobbiamo esaminarla. Un testo è di per sè variabile, perché se siamo svegli e leggiamo un libro due volte, focalizzeremo attenzioni su dettagli differenti a seconda di come viviamo e vogliamo vivere o rivivere passaggio in quel momento in base alle nostre esperienze ed ai nostri stati d'animo. Un testo è variabile anche nel sogno, perché lì le scritte non appaiono leggibili, bensì in caratteri e simboli scomposti, che muteranno tante volte quanto noi torneremo a tentare di leggerli. Nella dimensione onirica il testo scritto è frustrante. Le parole quindi regolano spesso anche le nostre emozioni, le sensazioni sotto la pelle. Ci possiedono. Ci baciano, più profondamente di un bacio con la lingua, ci fanno salire la febbre e il bisogno di averne ancora, spesso spingendo ad abbandonarsi a loro senza pudore. Le accogliamo lasciandoci accarezzare, sedurre, possedere, violare. E proviamo fremiti mentre plasmiamo mondi dipinti con le parole. Siamo compiaciuti dalla loro possenza e ci eccitiamo talvolta mentre ci concediamo a loro in tutto e per tutto. Il verbo entra dentro di noi e a volte fa male, mentre altre fa bene, ma non ci lascia mai indifferenti se lo accogliamo. La parola è impalpabile ma ci dilata da dentro, sbalordendoci sempre per la sua arrogante ed al contempo umile prepotenza. Oltraggiosa, essa, ci pervade e ci possiede facendo capitolare precedenti convinzioni, rompendo l'imene del preconcetto e prendendosi la verginità mentale autentica di ognuno di noi. E impotenti assecondiamo il rapporto che si concretizza tra noi e la testualità, godendo di forti urti di significante trasformabile in significato. Fino al parossismo cognitivo.

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