Mia madre, che donna

Scritto da , il 2018-02-25, genere incesti

Mia madre, che donna!
L’inizio della nostra storia.

Ciao a tutti, io sono Mattia, trentatrè anni, moro, occhi scuri e fisico nella norma.
Quella che sto per raccontare è la storia di come ha avuto inizio il mio rapporto d’amore con mia madre.
Sì avete capito bene, questa è una storia d’incesto, di cui la protagonista è proprio mia madre.
La mia mamma si chiama Anna, cinquantaquattro anni, bionda, occhi azzurri, nonostante l’età, un fisico che farebbe invidia anche a una ventenne. Quarta di seno, sedere e gambe da urlo.
Abitiamo in un piccolo paese della provincia di Varese, con mio padre e mia sorella. Abbiamo una piccola azienda d’import export.
Io e mia madre abbiamo un bel rapporto, soprattutto perché per via del lavoro viaggiamo spesso assieme da soli. Più che un rapporto figlio madre, sembriamo due cari amici, più volte nei nostri viaggi ci hanno scambiati per una coppia, anche per via del fatto che prenotiamo sempre una sola camera pur se con due letti singoli.
E normale per noi cambiarci d’abito uno di fronte all’altro sebbene mai completamente nudi.
Pur ammettendo di essere un accanito amante dell’incesto, (video, racconti), e trovando mia madre molto eccitante, non avevo mai visto lei come una possibile preda sessuale.

Era il ventiquattro Dicembre, nonostante l’ora tarda eravamo ancora in ufficio per completare gli ultimi ordini, e sistemare dei documenti importanti. Saremmo rimasti chiusi solo un paio di giorni, venticinque e ventisei, perché avevamo da concludere un grosso accordo.
Erano quasi le dieci di sera, quando squillò il telefono, rispose mia madre:
- (Mamma), Pronto?
- (Mamma), Scusi sig. Salvioni, non l’avevo riconosciuta. Mi dica come possiamo aiutarla? Ok capisco vedremo di risolvere subito la situazione.
Mamma agganciò il telefono e mi chiese di chiamare mio padre e mia sorella.
Ci sedemmo tutti e mia madre prese la parola:
- (Mamma), Abbiamo un problema, prima al telefono era il sig. Salvioni, che ha dei problemi con una consegna, e poiché è un grosso cliente, dobbiamo risolverlo subito. Per farlo dobbiamo andare da lui.
- (Padre), Si hai ragione, domani sarà Natale però?
- (Mamma), Lo so, ma non possiamo rischiare di perderlo, andremo Mattia ed io.
- (Padre), No, andiamo io e tua figlia. Tu e Mattia dovete restare qui. Il ventisette ti ricordo che arrivano i cinesi, e le pratiche le avete seguite voi.
- (Io), Mamma, papà ha ragione. È un peccato che non possiamo passare le feste assieme.
- (Padre), Cercheremo di fare il prima possibile.


Mio padre e mia sorella andarono a casa per preparare le valigie e partire. Ci salutammo lì in ufficio perché io e mia madre dovevamo restare lì ancora un po’.
Si fece mezzanotte, finalmente avevamo finito di preparare tutto, e potevamo andare a casa a riposarci.
Quando arrivammo mio padre e mia sorella erano già partiti.
- Mamma io non ho fame, sono stanco morto, me ne vado subito a letto.
- Ok tesoro mio, buonanotte.
Si avvicinò, e mi diede un bacio sulla fronte.
Andai a dormire. Mi addormentai quasi subito.
Mi svegliai durante la notte, guardai la sveglia, erano le cinque.
Mi alzai e mi recai in cucina a bere un bicchiere d’acqua. La luce era accesa, sentivo mia madre parlare al telefono.
- Mattia, era tua padre, sono arrivati.
Io non sentii una parola di quello che mi aveva detto, ero rimasto meravigliato da cosa aveva indosso. Una camicia da notte di pizzo bianco, dalla quale si potevano intravedere, reggiseno e brasiliana anch’essi bianchi. Non era la prima volta che la vedevo vestita cosi, ma quella notte non so perché era diversa.
- Mi hai sentito?
Mi ripresi.
- No, scusa mamma, ero avvolto nei miei pensieri.
- Ho detto che era papà, sono arrivati.
- Meno male.
- Che ci fai sveglio a quest’ora?
- Devo bere.
- Io me ne torno a letto, a domattina.
Mamma uscì dalla cucina e se ne andò in camera sua.
Bevvi l’acqua e m’incamminai verso la mia stanza.
Per andare in camera mia dovevo passare davanti alla sua stanza. La porta non era completamente chiusa, la luce del lume sul comodino, era accesa, riuscivo a vedere la figura di mia madre in penombra, sdraiata sul letto e a sentire dei leggeri gemiti.
Senza farmi beccare e senza rumore, aprii la porta leggermente di più per vedere meglio cosa stava succedendo.
Mamma era sdraiata, i piedi appoggiati sul letto, e le gambe leggermente divaricate. In mano un piccolo vibratore, ed era intenta a masturbarsi. Mi venne immediatamente in tiro. Anche se mi vergognavo di quello che stavo facendo, rimasi lì a guardare quella stupenda scena. Il cazzo mi scoppiava nei boxer, li abbassai leggermente e iniziai a segarmi.
Furono degli interminabili minuti, facevo molta attenzione nel non farmi beccare. Quel piccolo vibratore entra e usciva dolcemente dalla sua fica. La scena era cosi bella che venni copiosamente. Gli schizzi di sborra finirono sulla porta e sul pavimento. Facendo più attenzione possibile socchiusi la porta, andai in bagno a prendere della carta igienica e tornai a pulire.
Una volta fatto tornai in camera mia, devo confidarvi che faticai a prendere sonno. Avevo sempre in mento ciò che era appena accaduto, ma con il passare del tempo mi addormentai.
Suonò la sveglia, l’avevo impostata alle dieci del mattino.
Mi alzai, lavai e vestii, per poi recarmi in cucina per fare colazione.
Mamma non era in quella stanza, stava ancora dormendo, “beh sarà stravolta di sicuro”, pensai tra me e me.
Decisi comunque di andare a svegliarla.
- Dormigliona, sveglia, sono già le dieci passate.
Mamma non rispose e si girò dall’altra parte.
Mi avvicinai al letto per poi sedermici sopra.

Le toccai la spalla con una mano.

- Mamma dai è ora di alzarsi.
- Ancora un pochino.
Disse lei.
- Va bene, allora mi sdrai qui accanto a te.
Aveva ancora indosso quella meravigliosa camicia da notte in pizzo bianco.
Mi riaddormentai anch’io.
Quando mi svegliai, mi accorsi che avevo appoggiato involontariamente il mio pene al suo fantastico sedere. Quello che più mi meravigliò è che mamma non si fosse spostata, anzi, la sentivo fare dei piccoli e quasi impercettibili movimenti.
Decisi di osare un approccio, proprio quando stavo per allungare una mano sul suo seno, mamma aprii gli occhi ed io mi ricomposi.
- Buongiorno tesoro. Che ore sono?
Mi voltai verso l’orologio a muro.
- Le undici e mezzo, mamma.
- Cavolo è tardissimo. Ora mi alzo e preparo il pranzo. Comunque buon Natale.
- Buon Natale anche a te. Non preparare nulla. Sai che ti dico, ora cerco un bel ristorantino e ce ne andiamo fuori a pranzo.
- Ok. Allora rimango sdraiata qui fino a che non mi fai sapere qualcosa.
- Bene.
Mi recai in soggiorno, dove feci qualche telefonata per cercare un ristorante con ancora un tavolo disponibile. Dopo qualche minuto lo trovai e corsi a dirlo a mia madre.
- Mamma, ho faticato un po’ ma alla fine sono riuscito a trovare un ristorante, non è il massimo, ha un menù fisso per oggi, ma è sempre meglio di nulla.
- Benissimo, allora mi alzo, lavo e preparo.
Mamma si alzò dal letto.
Casa nostra ha anche un bagno con le pareti in vetro, dove vi era, una doccia con i vetri sii oscurati ma che lasciavano intravedere molto.
Mamma decise di usare proprio quello, anche se non lo aveva mai usato.
Uscii dalla stanza a piedi nudi. Io la guardavo dall’uscio della porta. Attraversò il corridoio, salì in quattro gradini che portavano al bagno e vi entrò.
Io corsi sui gradini.
Non era ancora entrata nella doccia quindi riuscivo a vederla perfettamente.
Si tolse dapprima la camicia da notte, poi porto le mani dietro la schiena e dopo averlo sganciato, tolse il reggipetto e infine fece scorrere la brasiliana fino alle caviglie e prima alzando il piede sinistro, poi quello destro la lasciò a terra.
Entrò in doccia.
Anche se non chiaramente riuscivo comunque a vederla.
Sentii l’acqua aprirsi, intravedevo le sue mani sfiorare il suo corpo, aprire leggermente le gambe per lavare meglio la sua figa.
Entrai anch’io nel bagno. Ero in preda dell’eccitazione. Non resistetti, abbassai pantaloni e boxer e mi masturbai.
Anche se avevo paura di essere beccato non riuscivo a uscire da quella stanza.
D’improvviso la porta a vetri della doccia si aprì.
M’immobilizzai.
Pensai di essere morto, ma con mio grande stupore mia madre non disse nulla, mi guardava intensamente.

Riprese a lavarsi come se nulla fosse, lasciando la porta aperta.

Allungò una mano verso il bagnoschiuma, aprì il flacone, lo versò su di una spugna e s’insaponò il corpo.
Io ripresi a segarmi e mamma mi guardava farlo mentre si lavava.
Vedere il suo corpo bagnato e insaponato mi eccitava da morire, e guardare quella spugna sfiorare ogni parte del suo corpo, (collo, seno, bacino, cosce), ancora di più.
Non potevo crederci, mamma si stava lavando davanti a me. Sì appoggiò al muro della doccia e allargò le cosce .
- Lo vuoi?
Chiese lei.
- Sì. Non immagini quanto.
Mamma, dopo averle leccate, infilò due dita dentro la fica. Le vedevo entrare e uscire da dentro di lei. Mamma iniziò ad ansimare. Sentire la sua voce colma di piacere mi stava facendo eccitare da morire.
Mi avvicinai di più, mi spogliai completamente ed entrai assieme a lei nella doccia.
- Mattia, cosa fai? Puoi guardare e non toccare, sono pur sempre tua madre.
- Va bene mamma. Volevo vederti da più vicino.
Non poterla toccare mi stava facendo impazzire, ma per ora dovevo accontentarmi, non volevo esagerare, avrei potuto rovinare tutto.
Mamma riprese a masturbarsi, e anch’io.
Quella che stavo vivendo, era la situazione più eccitante della mia vita. Stavo quasi venendo e pur non volendo lo dissi ad alta voce.
- Dio. Sto venendo.
Mamma non rispose, ma fece una cosa che mi lasciò senza parole. S’inginocchiò davanti a me.
Capii che voleva che le venissi in faccia. Non me lo feci chiedere due volte. Alcuni colpi intensi, di mano e sborrai come mai in vita mia. La mia sborra le finì tutta sul viso.
Il suo volto era rigato dall’acqua della doccia e dal mio liquido seminale, (la sborra di suo figlio), che colava su di esso.(Chi non vive questa situazione non può capire minimamente cosa si prova).
S’inginocchiò davanti a me, con una mano prese il mio cazzo, che era rimasto ancora duro, con l’altra massaggiò dolcemente le palle, poi aprì la bocca e porto la mia cappella dentro di essa, la baciò dolcemente, la leccò con la punta della lingua e la ripulì da quelle poche gocce di sborra che vi erano rimaste.
Senza dire nulla, cos’ come si era inginocchiata si rialzò. Mise le mani a cucchiaio, le riempì d’acqua e si lavò il volto.
- Giacché sei qui, lavami la schiena, va.
- Ok mammina cara.
- Dimenticavo, stanotte ho visto cosa stessi facendo sull’uscio della porta della mia camera, mentre mi spiavi. Spero che quello che hai visto ti sia piaciuto.
Ora si spiegavano tante cose.
- Non sai quanto mamma, ma mai come quello che ho visto ora.
- Lavami sta schiena e non parliamone più.
Feci come mi disse lei. Le lavai la schiena. Una volta finito, mamma uscì dalla doccia, prese il telo da bagno, vi avvolse il suo corpo dentro:
- Vado in camera a vestirmi per uscire a pranzo.
Detto, questo uscì dalla stanza.
Io rimasi ancora un po’ nella doccia, a sciacquarmi e a pensare a cosa fosse appena accaduto.
Uscii dalla doccia, raccolsi i miei vestiti da terra e mi rivestii.
Andai in salotto ad aspettare la mia mamma che fosse pronta.


Mamma finalmente uscì dalla sua stanza, era una visione, quell’abito a tubino nero metteva in risalto le sue magnifiche forme, soprattutto il suo fantastico sedere e il meraviglioso seno. Sotto il vestito aveva indossato dei collant anch’essi neri e delle scarpe con tacco dodici, quelle con il rialzo anche davanti.

- Mamma, sei stupenda.
- Grazie figlio mio. Tu sei pronto? Possiamo andare?
- Certo.

Uscimmo di casa, e una volta saliti in macchina, ci recammo al ristorante.
Lungo il tragitto, cercai più volte di allungare una mano verso le cosce di mamma, ma fui respinto tutte le volte. Iniziai a pensare che dopo ciò era accaduto non ci sarebbe stato altro.
Arrivammo al ristorante e mangiammo. Antipasto di pesce freddo, assaggio di primi, branzino al forno, dolce, (tiramisù), caffe e amaro.
Durante il pranzo, parlammo del più e del meno, ed esagerato un po’ con il vino. Eravamo entrambi alticci.
Pagammo. Salimmo in macchina e andammo a casa.
Una volta a casa mamma mi disse, che si sentiva un po’ strana e che sarebbe andata a riposare.
Anche a me girava un po’ la testa, (non sono abituato a bere), e le dissi che sarei andato pure io a riposarmi.
Mi stavo incamminando verso la mia stanza:
- Che fai non vieni a sdraiarti con me e farmi compagnia? Dopo di ciò che abbiamo fatto ora, sei timido?
- Assolutamente no mamma. Se vuoi, vengo con te.
Mi afferrò per mano e andammo in camera sua.
Non ci spogliammo, ne togliemmo le scarpe, ci sdraiammo direttamente sul letto.
Ci abbracciammo e cercammo di addormentarci.
Chiusi gli occhi, ma proprio non riuscivo a riposare.
Sentivo il calore del suo corpo, il suo profumo. Immaginavo di poterlo taccare, baciare, leccare, di poterla fare mia, non desideravo altro, volevo fare sesso con mia madre.
A un tratto sentii la sua mano sbottonare la mia camicia e accarezzarmi il petto.
Poco dopo appoggiò un gomito sul letto, per potersi alzare leggermente, mi guardò in faccia e disse:
- Quello che sta per succedere deve rimanere tra me e te, intesi?
Stavo per risponderle quando mise una mano sulla mia bocca, per poi spostarla.
Avvicinò le sue labbra alle mie, ma non mi baciò, stava lì ad attendere una mia mossa.
Colmai lo spazio che c’era tra noi. Iniziammo a baciarci. Le nostre lingue si sfioravano, toccavano. Alternavamo baci appassionati, con dolci baci sulle labbra.
Mamma finì di slacciare la mia camicia, ma non me la tolse completamente.
Iniziò a baciarmi sul collo, per poi scendere sul mio petto. Baciò i capezzoli, anche mordicchiandoli dolcemente. Continuò la sua discesa. Leccò l’ombelico. Continuando a baciarmi il corpo con una mano sganciò la cintura, per poi aprire la chiusura lampo dei mie pantaloni, li abbassò leggermente assieme ai boxer.
Smise di baciarmi.
Prese il mio cazzo con la mano destra.
Iniziò dei delicati movimenti verticali. La sua mano andava su e giù, scoprendo e ricoprendo la mia cappella.
Con la mano sinistra appoggiata su di un ginocchio, m’invitò ad allargare le gambe, spingendolo verso l’esterno.
Pose fine ai baci.
Si mise carponi nello spazio tra le mie gambe e avvicinò il viso al mio cazzo, che era duro come il marmo.

Incrociammo gli sguardi.
Pensai a quanto fosse bella, e glie lo dissi:
- Dio, mamma se sei stupenda ed eccitante.
Sorrise.

I suoi occhi emanavano una sensazione, mista, dolcezza e sensualità.
Allungai una mano verso il suo viso. Lo accarezzai. Poi la spostai sulla sua testa, invitandola a prendermi in bocca il cazzo.
Mamma mi guardò ancora qualche istante, poi tirò fuori la lingua e prese a leccarmi il cazzo, partendo dalle palle per poi salire fino alla cappella. Fece questo movimento all’incirca una decina di volte. L’ultima però una volta arrivata alla cappella si fermò. Apri le labbra e spinse il cazzo tutto dentro fino in gola.
Iniziò piano un gran bel pompino.
Proprio in quel momento, squillò il telefono di mamma.
- Mamma, dai rispondi, potrebbe essere papà, e lo sai che se non rispondi continua a chiamare.
Mamma smise il pompino.
- Hai ragione.
Rispose al telefono.
- Pronto? Ciao caro tutto bene?
Mamma rispose con un po’ di fiatone.
- Non avete ancora risolto, ho capito, tranquillo qui va tutto bene.
Mamma mi guardò e sorrise.
- . Dai ora devo attaccare, ci sentiamo più tardi.
Agganciò la telefonata, e senza dirmi nulla riprese a spompinarmi.
I suoi movimenti furono all’inizio molto delicati, per poi con il passare del tempo a essere più veloci e decisi, tanto che sentivo chiaramente il rumore delle labbra e del mio cazzo che spingeva fino in gola.
Stavo impazzendo il pompino più fantastico che avessi mai provato.
Una moria di sensazioni stava possedendo il mio corpo e la mia testa. Anche il fatto che quello che stavamo facendo era moralmente discutibile e proibito, facevano la loro parte ad aumentare l’eccitazione.
Mamma smise il pompino.
S’inginocchiò.
Prese il mio cazzo con tutte e due le mani, i movimenti erano determinati, e di un’intensità forte. A volte provavo anche dolore, ma posso assicurarvi che fosse paradisiaco.
- Ti piace Mattia? Ti piaccio?
- Mamma, sei una dea, mai provato una cosa simile.
- E non hai ancora provato nulla.
- Oh mio dio.
Era ancora completamente vestita.
Scostò le spalline del vestito, abbassò la parte superiore del vestito fin sotto il seno, e la parte inferiore fin sopra il bacino, scoprendo cosi un reggiseno in pizzo nero, i collant come già detto, neri, e da dove si poteva intravedere un tanga anch’esso nero.
M’inginocchiai anch’io sul letto. Allungai le mani dietro di lei. Sganciai il reggiseno, liberando FINALMETE, il suo enorme seno.
Mi protrassi verso di esso, e presi in bocca una mammella, la ciucciai. Mordevo il capezzolo, e più lo facevo e più mamma ansimava. Passavo da un seno all’altro in rapida successione.
Mi fermai, e con un leggero colpetto sul petto, la feci sdraiare.
Le mie azioni erano molto veementi. Le allargai le gambe. Decisi di non togliergli le scarpe con il tacco dodici, ma volevo arrivare assolutamente al frutto del piacere

La feci mettere carponi davanti a me. Abbassai i collant fino alle ginocchia, scostai il tanga, e dopo averle allargato le chiappe per farmi largo, iniziai a baciarli dolcemente la figa, per poi prendere a leccarla.
Mamma ansimava sempre più forte tanto da sembrare delle urla, anche se di piacere.
Più lei urlava, più io ero deciso ad andare avanti.
La vidi, “dopo essersi accarezzata la figa”, mettersi due dita in bocca.
La cosa mi eccitò ancora di più.
Nel poter darle più piacere, nei movimenti, oltre la mia lingua, aggiunsi due dita.
La sua figa aveva un meraviglioso sapore.
Proprio mentre leccavo e lei godeva, squillò nuovamente il telefonino. Era ancora mio padre e mia madre dovette rispondere nuovamente. Prima però mi guardò e mi disse:
- Tu vai avanti. Non fermarti d’accordo?
- D’accordo.
Ripresi a leccargli la figa.
- Sì pronto.
Papà voleva sapere perché avesse avuto così tanta fretta di attaccare la telefonata di prima.
- . Ma no tutto ok, ho solo un forte mal di testa. Sì tranquillo.
Mamma rispondeva con evidente affanno, si sentiva che si sforzava di non gemere.
Papà non aveva nessuna intenzione di agganciare.
Io presi ad aumentare d’intensità.
Mamma non resistette ed emise un gemito di piacere.
- Ahhhhhhhhhh.
Furono attimi di panico.
Si vede che mio padre non ci fece caso, perché non disse nulla, anzi, finalmente, si decise a liberare mia madre.
Agganciarono, e mamma mi disse:
- Mattia, siamo dei pazzi, ma è meraviglioso e ora lo voglio.
- Dio mamma, se sei porca.
M’inginocchiai dietro di lei, puntai il mio cazzo all’imbocco della sua figa, e con un colpo deciso lo infilai completamente dentro.
Mamma ebbe un sussulto.
Misi le mani sui suoi fianchi, in modo da aiutarmi nei movimenti.
La figa di mamma era fantastica. Dolce, calda, bagnata, invitante.
Un’immensità di liquido usciva da essa.

- Siiiii. Dio che bello. Ti prego, ti prego, Mattia non fermarti.
Non risposi e continuai.
Lei godeva sempre di più.
Preso dall’eccitazione, la presi, la voltai, gettai sul letto di schiena, e con un movimento deciso le ruppi i collant.
Forse ero troppo irruento, mia madre mi fermò.
- Mattia, amore, dolcemente, ok?
- Scusa mamma. È troppo bello.
- Lo so e bello anche per me.
Mi calmai, respirando profondamente.
La baciai.
Scostai nuovamente il tanga. Allargai per bene le gambe. (Oramai i collant non erano più un problema, ). E dolcemente ripresi a penetrarla. Madonna se era bello.

Cinturò il mio corpo con le sue gambe, accompagnandomi nei movimenti. Allungo le braccia verso la testiera del letto e ne strinse i tubi con le mani, a pugno. (Nella sua stanza ha un letto di ferro battuto di color champagne).
La sua figa era sempre più bagnata.
- Amore sdraiati. Voglio salire sopra di te.
Mi sdraiai.
Mamma si mise cavalcioni sopra di me.
Prese il cazzo con una mano, lo portò alla figa, e lo infilò dentro nuovamente.
Iniziò a cavalcarmi. Vedevo chiaramente il mio cazzo entrare e uscire dalla figa di mamma.
Appoggiai entrambe le mani sul suo sedere e lo strinsi con veemenza.
Mi alzai verso di lei, per baciarle il seno ma mamma mi spinse di nuovo sul materasso.
Fermo un attimo i movimenti.
Si allungò verso il comodino, sempre rimanendo cavalcioni su di me, e dopo aver rovistato nel cassetto, da esso tirò fuori un paio manette.
“Prese la mia mano destra e la ammanettò alla testiera del letto". Poi fece la stessa cosa con la mano sinistra.
Non mi ero mai fatto ammanettare da nessuna, non la trovavo una cosa eccitante, e tantomeno mai avrei pensato che la prima a farlo sarebbe stata mia madre, la donna che mi aveva messo al mondo”.
Mamma riprese a scoparmi, alternava movimenti verticali, con movimenti circolari.
Era bellissimo, e nonostante ciò che pensavo, il fatto di essere ammanettato, ne amplificava l’eccitazione.
Pompava sempre più forte, e con più intensità.
Il mio cuore andava a mille, e potevo sentire anche il suo battere forte.
Devo ammettere che non ero mai durato tanto a letto, non volevo saperne di venire.
A un certo punto, mamma si fermò e scostò da sopra di me. Mi tolse le manette e mi fece sdraiare meglio, (quando ero ammanettato, la mia schiena era appoggiata alla testiera del letto).
All’inizio non capivo il perché di questa decisione, ma volevo lasciarla fare.
Si mise cavalcioni sul mio viso, e iniziai a pensare che volesse fare un bel 69. Mi sbagliavo.
Inizio a stimolarsi il clitoride e a masturbarsi, poi infine, (dopo aver tirato un grande sospiro), squirtarmi in piena faccia, il suo liquido vaginale mi entrò anche in bocca. Aveva un sapore meraviglioso.
Forse per quello che aveva appena fatto, forse perché oramai era da più di un’ora che scopavamo, ebbe un impellente bisogno di sborrare, stavo quasi per farlo segandomi, quando mamma mi fermò:
- Voglio che stavolta mi venga in figa, resisti ancora un attimo.
Annuii.
Si mise di nuovo carponi sul letto. Dopo essermi messo dietro di lei, la penetrai.
Volevo resistere ancora, ma dopo pochi colpi, venni copiosamente dentro di lei.

Ero stremato e mi accasciai sul letto.
Mamma si sdraio accanto a me.
- Dio, Mattia è stato grandioso. Mi sento una troia, ma la tua troia. Sinceramente so che è sbagliato, ma non voglio che sia la sola e unica volta che lo facciamo. Voglio rifarlo ancora.
Erano le parole che volevo sentirmi dire.
- Mamma, lo voglio anch’io. Voglio continuare a farti mia. Voglio continuare a sentire queste sensazioni. Ti amo mamma.
Mamma sorrise ancora.
- Ti amo anch’io figliolo mio.
Mamma si alzò dal letto.
- Amore vado a farmi una doccia. Tu rimani qui pure a riprendere fiato. Ti vedo stremato, e chissà di chi è la colpa.

Sghignazzò, e uscì dalla camera.

Continua……….

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