Si accettano caramelle dagli sconosciuti - VI

Scritto da , il 2018-02-01, genere etero

Sono avvolta dai marmi bluastri del suo bagno. Esito a spogliarmi, nonostante la voglia, a causa del suo sguardo... Sembra stranito, indeciso sul da farsi. Ho ancora il vibratore saldamente infilato nella figa, sotto il vestito, con la sua lunga coda a lambirmi il clitoride. Non l'ha più acceso, dopo avermi fatta venire al ristorante sotto gli occhi di quell'uomo grasso. Arrossisco a ripensarci. Se ne accorge. Si accorge sempre di tutto.

"Che c'è, gattina?"
"Ripensavo...."
"A?"
"A quell'uomo che mi fissava".
Con gesti lenti e studiati mi spoglia, la stoffa mi abbandona poco a poco. Toglie repentinamente il vibratore che lui stesso aveva posizionato, strappandomi un sospiro.
"Lo vorresti ancora qui a fissarti?"
"No, fissami tu".

Sotto l'acqua bollente della doccia, non mi leva gli occhi di dosso. Osserva la mia pelle candida incendiarsi a contatto con l'acqua; è talmente delicata da colorarsi con lunghe striature rosse, quasi fossero colpi di frusta. A mia volta non so fare altro che perdermi sul suo corpo armonico, capace di accendermi con un solo movimento.
Si anima, fa ciò che io, imbambolata, speravo. Mi attira a sé, mi tiene per i capelli, mi bacia. Gli gemo in bocca quando mi stringe il culo, e lo sento eccitarsi contro di me. È un bisogno istintivo quello che prende entrambi: la mia voglia di sentire lui e non un misero surrogato dentro di me, la sua di avermi davvero e non guardarmi soltanto.

Mi solleva una gamba, mi cerca e mi trova. Con la mano prima, con la sua erezione poi. Mi perdo nelle sensazioni. Mi stringe, mi solleva quasi, per farmi mantenere l'equilibrio nonostante i suoi assalti. Ed io mi aggrappo a lui facendogli sentire le unghie sulla schiena, cercando di bilanciarmi, puntando la gamba alzata contro la parete opposta, vincendo le differenze di altezze ed il fondo scivoloso della doccia. Assecondando la voglia di sentirlo sempre più in profondità.
L'orgasmo mi coglie quasi di sorpresa, tanto è rapido, mentre con una mano stringe il mio seno ed intrappola il capezzolo tra le dita. Affondo i denti nella sua spalla, col bisogno spasmodico di tutto il contatto possibile, dopo essere venuta senza che mi avesse nemmeno sfiorata in quel ristorante. Pochi colpi e mi segue, mentre l'acqua bollente ci accarezza, per poi continuare a tenermi stretta finché i nostri respiri tornano regolari.

Mi asciuga piano, con un panno morbido. Mi guarda sornione mentre mi fono i capelli, sorridendogli da sotto la mia massa di boccoli castani. Ed altrettanto sornione mi accompagna in camera, tenendomi per un polso come se avesse paura di un mio smarrire la via.
"Ti voglio ancora" mormora, mentre i baci si fanno via via più urgenti, sfumando dal dolce alla passione pura.
"Ti voglio di più" rispondo di rimando "ma non smettere di toccarmi. Non mi abbandonare di nuovo".
Sorride a quella richiesta. Mi stende sul letto, a gesti morbidi mi posiziona come fossi una bambola di stoffa. A pancia in su, braccia distese verso la testa del letto, gambe appena allargate. Leggo ammirazione nei suoi occhi mentre mi guarda, e questo mi eccita e mi rende orgogliosa. La donna che su quel treno sperava solo di arrivare velocemente a casa, per passare un fine settimana in solitudine, è distante anni luce.

Si mette a cavalcioni su di me. Ho il suo cazzo svettante davanti agli occhi, turgido ma troppo in alto perché io possa raggiungerlo con la bocca come vorrei. Resta volutamente lì a farmi voglia, mentre sento una corda stringermi i polsi. Mi lega alla elegante testiera del letto in ferro battuto. Poi si abbassa, quanto basta per percorrermi il viso con la cappella già lucida, lasciando lunghe strie umide sulla mia pelle. Lo cerco, voltandomi, con la lingua e con le labbra. Mi concede solo di sfiorarlo. La voglia di entrambi cresce, in questo gioco a rincorrersi dove non si capisce chi sia il gatto e chi il topo. Il suo gusto mi agita, risveglia i miei istinti più di quanto già non lo siano. Sento la consistenza delicata e calda dei coglioni su una guancia, e subito le mie labbra li avvolgono. Sospira di piacere, e io mugolo di rimando.

Mi scruta mentre si sistema tra le mie gambe e prende a baciarmi ai lati della bocca. Mi morde le labbra, gioca a sfiorarle con la punta della lingua. A ritrarsi senza che possa inseguirlo. Mi sovrasta col suo corpo, mi accarezza con una mano il collo e poi scende, afferrando il seno, torturando alternativamente i capezzoli sporgenti e vogliosi. Silenzia con le sue labbra i miei sospiri di piacere e ancora scende, dedicandosi a mano piena alla mia figa sempre calda e desiderosa di lui. Traccia un sentiero di baci sulla mia pelle, e anche la bocca vi si rivolge. Sento la lingua esplorarmi, l'accenno di barba grattare appena mentre mi succhia il clitoride fremente. Mi agito dal piacere, allargando sempre più le gambe in un chiaro invito a proseguire. Mi inarco facendo forza sulla corda, maledicendo il non poterlo toccare e benedicendo insieme quella posizione che aumenta ogni sensazione.

Si ferma appena prima dell’orgasmo. Mi regala un'ultima espressione, a metà tra il serio ed il rassicurante come solo lui sa fare, prima di voltarmi di peso a pancia sotto. Posso solo sentirlo, sono cieca pur senza essere bendata. Mi allarga con le mani e riprende a leccarmi. Mi alzo appena sulle ginocchia per rendergli più facile l'atto, e lui mi lecca più forte. La sua lingua mi percorre dalla figa al forellino meno violato, lento quanto basta per farmi gemere senza riportarmi vicina a godere. È eccitante da morire. Strofina il dorso della mano sul mio clitoride, la pelle più ruvida mi strappa l’ennesimo sospiro.
“Come sei bagnata…” mormora distrattamente.

Armeggia con le corde, le allenta. Pur a polsi legati, posso muovere le braccia liberamente. Mi afferra per le gambe e mi trascina verso di lui, all’indietro. Mi ritrovo appoggiata al margine del letto solo con gli avambracci, con i fianchi sollevati dalle sue mani forti e le gambe strette intorno alla sua vita. Mi penetra così, tenendomi sospesa, con un unico movimento. Gemo dalla sorpresa e dal piacere. Sono completamente alla sua mercé. Tenendomi sollevata, per poter raggiungere la mia figa, è lui a dettare ritmo e profondità. Posso solo sostenere parte del mio peso con le braccia, e cercare di non sbilanciarmi incrociandogli le gambe sulla schiena. Mi aggrappo alle coperte, mentre i suoi affondi diventano via via più forti e decisi. Mi tiene così forte le cosce da farmi quasi male.
Immagino come mi possa vedere, come possa osservare il suo cazzo affondare in me, come la linea della mia schiena inarcata possa apparirgli. Dai gemiti rochi di piacere che sento, sono certa che la visione gli piace. Non sarei capace neanche volessi di trattenere i miei. Mi sento aprire, premere, strofinare ad ogni affondo. Scariche di piacere mi avvolgono ogni volta che i nostri corpi cozzano uno contro l’altro, accompagnati dal rumore liquido della mia eccitazione crescente. Sensibili come sono, i capezzoli si inturgidiscono ancora di più mentre vengono sfregati ritmicamente sulla coperta.

Sento il mio corpo tendersi, i muscoli irrigidirsi. La sua stretta sulle mie cosce aumenta.
“Ti prego…” gemo, con la voce rotta, incapace di continuare.
Non mi risponde ma accelera il ritmo. Lo sento tremare e capisco che è vicino quanto me ad esplodere. Volto la testa di lato e ci vedo appena, nel riflesso sfocato della finestra. Mi vedo sollevata ed inarcata. Lo vedo tenermi stretta e scoparmi con forza. Lo vedo e lo sento. Ed è troppo. Non resisto, e vengo con un lungo miagolio acuto. In un ultimo barlume di lucidità temo di sfuggigli dalle mani, mentre sono scossa dai brividi. Ma la sua presa è forte, ed i miei movimenti lo finiscono. Mi sento riempire dai densi fiotti del suo orgasmo. I suoi gemiti gutturali amplificano a dismisura il mio piacere.

Mi abbraccia, distesi entrambi sul letto, protettivo e possessivo insieme. Mi lascia i polsi legati. Gioca così con me altre mille volte. È quasi l’alba quando, stremati e sazi, ci addormentiamo.


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A chi vorrà commentarmi, suggerire o criticare (spero non ce ne sia troppo motivo!), grazie.

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