Noemi

Scritto da , il 2018-01-27, genere etero

Noemi.
Ahh, Noemi…
Così si chiama la sorella di mia moglie e questa è la storia, vera, che voglio raccontarvi perché forse solo scrivendola posso rendermi conto che quello che mi è successo non è frutto della mia fantasia ma l’ho vissuto veramente.
Noemi è la più piccola di tre sorelle: Chiara (36 anni), Lucrezia (mia moglie, 34) e, appunto, Noemi (27).
Tre ragazze bellissime. Essendo sorelle hanno ognuna un che dell’altra, principalmente Chiara e Noemi si somigliano veramente tanto. Lucrezia è la meno somigliante ma rimane pur sempre una ragazza splendida. Ok, forse sono di parte, ma sfido chiunque a dire che non sia così. Ma non è questo di cui voglio raccontare.
Conosco Noemi da una vita. Quando mi misi insieme a mia moglie la piccolina aveva 10 anni, pertanto l’ho vista crescere, diventare adolescente, ragazza e poi donna. E che donna. Che sarebbe diventata uno splendore lo si poteva già intuire da giovanissima ma vederla adesso toglie il fiato.
Non è altissima, arriverà a stento a 1 metro e 60, fisico asciutto disegnato da anni di sport e palestra, gambe magre ma ben tornite, un culetto alto, tondo e sodissimo, pancia piatta, un seno che farebbe invidia a quelle che se lo sono rifatto e poi il viso. Signori, il viso di mia cognata è un’opera d’arte. La perfezione. Lineamenti leggermente marcati, due occhi color marrone appena appena tirati alle estremità che le danno quel tocco di orientaleggiante che in una donna, a mio avviso, è qualcosa di unico, un bel nasino all’insù, bocca carnosa, capelli lunghi fino alle spalle, color castano. Una meraviglia.

Ma veniamo al racconto.
Quanto accaduto si verificò l’estate scorsa. Io avevo preso una casa a Rivazzura (Rimini) insieme a mia moglie e al nostro bimbo di 4 anni. Noemi, invece, aveva trovato un albergo a Riccione (8 Km di distanza) insieme a Federico, il suo ragazzo.
A Rimini, invece, c’erano dei nostri amici con il loro figlioletto, anche lui di 4 anni, il quale andava (e va tuttora) alla materna con il mio. Un giorno la sua mamma propose a mia moglie di organizzarci per passare la giornata insieme a loro in spiaggia portandoci da mangiare da casa. Chiaramente invitammo anche Noemi e Federico a unirsi a noi.
La mattinata trascorse piacevole fra bagni, castelli di sabbia, giochi con racchettoni sul bagnasciuga, insomma, le classiche attività di spiaggia, nulla di particolare.
I miei occhi erano rapiti però da Noemi. In costume ti toglie il respiro. Un fisico perfetto in una ragazza assolutamente consapevole della sua bellezza ma che non ostenta mai, un mix per me micidiale.
Ci siamo sempre voluti un gran bene sin da quando lei era una bambinetta, abbiamo sempre avuto una certa confidenza e una certa complicità ma mai e poi mai mi sarei sognato di superare determinati limiti, anche solo per scherzo, proprio perché non è certo il tipo che ti lascia intendere nulla. Invece quella mattina qualcosa di diverso lo notai.
Verso l’ora di pranzo chiese a me di andare a fare il bagno insieme, non al suo ragazzo che rimaneva costantemente fermo sotto al sole oppure a leggere un libro all’ombra. La cosa non dico che mi suonò strana però mi sorprese. A lui praticamente non aveva quasi rivolto la parola. Forse avevano litigato, ma non le chiesi nulla.
Mia moglie era intenta a giocare con la sabbia insieme a nostro figlio, al suo amichetto e alla nostra amica.
Entrammo in acqua. Io sono uno che ci mette una vita anche quando l’acqua è calda, figuriamoci quando è un po’ freschina come in quell’occasione. Noemi invece ama entrare correndo o comunque tuffarsi. Vedendomi titubante cominciò a schizzarmi bagnandomi completamente. La doveva pagare! Le corsi dietro per un bel pezzo e, così facendo, ci allontanammo di una cinquantina buona di metri dalla zona del nostro ombrellone, che comunque non eravamo riusciti a piantare proprio sulla riva perciò era ben distante da noi. La raggiunsi e prendendola da dietro la trascinai giù in acqua, lei con una mossa fulminea nel cadere riuscì a sgambettarmi e farmi finire a mia volta a terra (in acqua). Nel cadere però finii sopra alla sua caviglia facendole male.
- Ahia Manu!!!! La caviglia!!!!
- Oddio Nema (la chiamavano tutti così) scusami! Non l’ho fatto apposta!!
- Cazzo che male, mi sa che ho preso una bella storta.
- Vieni, dai che ti aiuto.
La sollevai, le feci mettere il suo braccio intorno al collo e, sorreggendola dal fianco, la aiutai a ritornare verso il nostro ombrellone. Non vi nascondo che, seppur non fosse la prima volta che avevo un contatto così ravvicinato con lei, sentire la sua pelle bagnata sotto alla mia mano mi provocava un certo brividino ma non potevo dar peso a nulla in quella situazione, Noemi sembrava davvero sofferente.
Arrivati all’ombrellone la feci sedere sull’asciugamano. Subito gli altri ci vennero incontro per sincerarsi delle condizioni di Noemi la quale era, giustamente, tutta una smorfia di dolore ma cercava di rassicurare tutti che non si fosse rotta niente ma era solo una storta.
- A casa abbiamo del ghiaccio in freezer – disse mia moglie – conviene che lo vai a prendere, tanto in macchina ci metterai sì e no 10 minuti tra andare e tornare.
- Ok, vado, però non vorrei che con questo caldo si sciogliesse.
- Ma scusa Manu, e se venissi con te? Così almeno sto anche al fresco con l’aria condizionata, mi tengo il ghiaccio per un po’ e poi torniamo qui, che ne dici?
- Bè sì, potrebbe essere un’idea migliore. Dai andiamo allora.
La aiutai ad alzarsi, mentre sua sorella le dava una mano a rimettersi gli shorts, la canotta, e le scarpe, dei sandalini di tela con una piccola zeppa di sughero. Chiaramente nel piede sinistro, quello infortunato, non mise la scarpa, la tenne in mano.
Arrivati in macchina, per fortuna ero riuscito a non parcheggiarla lontanissima, la feci sedere nel sedile del passeggero.
Partii e mentre guidavo per le vie di Rimini non potevo non buttare l’occhio al mio fianco per guardarle le gambe. Ok tutto ma sempre uomo sono e lei sempre gnocca è…
- Mi fa male Manu! Non mi sembra che si sia gonfiata
“Eh… sapessi a me cosa si gonfia a vederti così… (pensai solamente)
- No dai, mi dispiace, vedrai che adesso ci mettiamo il ghiaccio e andrà meglio non ti preoccupare. Speriamo solo di trovare posto sotto casa.
- Sì però la colpa è mia, sono stata io a provocarti…
- Eh, sì, non bisogna mai provocare un uomo più di tanto se no poi succedono i disastri! – risposi io in tono scherzoso.
Non so perché mi uscì questa risposta. Con un’altra ragazza sarebbe stata nella norma ma con lei non avevo mai fatto battute, diciamo così, allusive. Niente di che, intendiamoci, però…
Sarà perché è la sorella di mia moglie, sarà perché la conosco da una vita, sarà perché non è certo una di quelle persone che te le servono su un piatto d’argento, non so. Eppure mi uscì spontanea.
Noemi si fece una risatina tra l’imbarazzato e il malizioso (forse questo lo percepii solo io ma tant’è…)
- Dai siamo arrivati! Ottimo, parcheggio a pochi passi da casa!!
Parcheggiai, la aiutai a scendere dalla macchina aprendole la portiera
- Ooh ma come siamo galanti oggi!
- Bè dai, ti sto aiutando no?
- Sì ma penso sia la prima volta in vita mia che un uomo mi apre la portiera della macchina!
- Eh, ho capito, ma quanti uomini prima di me ti sono saltati su una caviglia?
- Ahahahah dai non mi far ridere che mi fa male tutto!!!
Scese dalla macchina, si appese nuovamente a me tenendo sollevato il piede da terra. Due piani di scale ci separavano dall’appartamento dove alloggiavo. A fatica riuscimmo finalmente a salire. Appena entrati Noemi si diresse a saltelli verso il divano letto nel soggiorno e ci si tuffò sopra.
Presi il ghiaccio dal freezer, lo avvolsi in un tovagliolo, le feci stendere la gamba facendole mettere il piede su una sedia e le appoggiai sulla caviglia il ghiaccio
- Ahhhh che sollievo… Grazie Manu, ti adoro…
- Mi dispiace che ti stai perdendo una giornata di mare…
- Dai non preoccuparti, mi fa comunque piacere che sono qua con voi. Lo sai quanto voglio bene a mia sorella al bimbo ma anche a te.
- Ehi, e tutto questo slancio di affetto? – le dissi scherzosamente
Era bella, bellissima, un sogno. Il sole che penetrava dalla persiana non completamente chiusa le dava una luce magica, sembrava una dea. Avrei voluto fotografarla per immortalare quel momento e quella visione. Che spettacolo mia cognata Noemi. Glielo dissi:
- Vorrei farti una foto così! C’è questa luce che entra dalla finestra che ti rende veramente molto particolare, stai veramente bene!
- Dai fammela allora! Immortaliamo questo momento romantico! - Scherzò lei.
Presi il cellulare, gliene scattai quattro o cinque.
- Fammi almeno vedere come sono venuta!
- Guarda, secondo me la terza è davvero bella!
- Sìììì, avevi ragione! Mamma mia davvero, questa luce è fantastica!
In quel momento avrei voluto baciarla, non so cosa mi prese… era talmente bella sempre, ma in quel preciso istante era qualcosa davvero di magico, come ho detto prima. Non so cosa mi abbia trattenuto dall’avvicinarmi a lei ma riuscii a resistere.
- Ma scusa, pensi di stare lì in piedi tutto il tempo o ti siedi qui? – mi disse Noemi risvegliandomi dai
miei viaggi mentali
- Sì sì, scusa mi ero incantato. Te la posso dire una cosa? – Io non sopportavo il suo ragazzo. Non mi piaceva. Non era una cattiva persona, ok, però era insulso. Lei meritava di più.
- Dimmi, che c’è?
Presi dal frigo una bottiglia di acqua fresca, gliela passai e mi sedetti a fianco a lei sul divano.
- Non sopporto Federico. Non è possibile che una persona sia così inerme… Ma come fai a starci insieme? Sei una bellissima ragazza, avrai la fila di ragazzi che sbavano per te e ti vai a prendere uno che fa venire la depressione a guardarlo?
- Ahahah ma dai, ma quale fila? Ma davvero secondo te sono così bella?
Calma.
Un attimo.
“No Noemi, non mi dovevi rispondere così, perché io adesso come faccio a uscire da questa situazione?” Pensai fra me e me. Perché quando una ragazza ti dice così di solito…………..
- Bè – risposi con un certo imbarazzo misto a eccitazione per la situazione che si stava creando – te l’ho sempre detto fin da quando eri piccolina che saresti diventata bellissima e direi di non aver sbagliato assolutamente la valutazione. –
Cercai di rispondere il più naturalmente possibile, senza passare da imbranato che non sa come cavarsela né, tantomeno, da quello che in quel preciso momento, le sarebbe saltato addosso senza lasciarle neanche il tempo di fiatare
- Alle volte – continuai – cerco di immaginare se io non fossi tuo cognato e ti vedessi passare per la strada.
- E che cosa faresti? – La voce di Noemi ora era diversa. Aveva un che di malizioso, stava quasi sussurrando. Il suo sguardo era diverso dal solito, non sapevo bene come affrontarla.
Ero entrato nella fase cruciale, cosa fare? Premere sull’acceleratore o rallentare per non arrivare a un punto di non ritorno dal quale poi sarebbe stato veramente difficile uscire. Seppur involontariamente mi ero cacciato in un ginepraio dal quale non sapevo come ne sarei uscito.
- Nema, non credi che sarebbe meglio tornare in spiaggia?
Dissi sperando di far cadere il discorso e togliermi da un imbarazzo che stava diventando insostenibile.
Non rispose.
Si allungò verso il piede infortunato, prese il ghiaccio, lo avvolse meglio nel tovagliolo e lo riappoggiò sulla caviglia. Si riappoggiò al divano. Si girò verso di me.
- No, non è ancora passato il male.
Disse seria e un pochino acida.
- Ah mi spiace, vuoi mangiare qualcosa?
- Rispondi alla mia domanda invece: cosa faresti se non fossi mio cognato e mi vedessi passare per la strada?
- Dai lasciamo stare questo discorso!
- Eh no, caro cognatino mio. L’hai tirato fuori tu…. Il discorso…
Ecco, la puntualizzazione che non ti aspetti. “Il discorso”, come se non fosse chiaro a cosa si stava riferendo.
“Stronzetta. Mi stai sfidando per caso? Siamo soli io e te, qui non ci vede nessuno, se ti salto addosso poi cosa succede?”
- Senti, la mia era solo una battuta, una considerazione fatta partendo dal presupposto che hai un ragazzo che mi sembra tutto tranne che uno meritevole di stare con una ragazza come te. Tutto qui, non volevo dire altro.
Stavo sudando, e non per il caldo. Avevo il cuore a mille.
- Ok, allora te lo dico io che cosa avresti fatto.
Niente, da lì non si schiodava.
- Mi avresti guardata, mi avresti seguita con lo sguardo e avresti detto dentro di te “mamma mia che figa”, giusto?
- Ehm… bè sì, probabilmente sì, ma che importa adesso quello che avrei fatto?
Non disse altro. Si tolse la canottiera rimanendo col pezzo di sopra del costume…
- Nema, che stai facendo…?
- Avevo caldo… ti spiace?
Così dicendo si slacciò gli sorts, li sfilò e se li tolse.
- Ora stai esagerando… non credi?
- Dici…?
Fece per slacciarsi il reggiseno. La fermai.
- No Noemi, no. Ti prego, non mi fare questo, io non sono fatto di legno ma non si può.
- Forse non hai capito. Non hai possibilità di dirmi di no.
Si avventò verso di me cogliendomi totalmente alla sprovvista e mi infilò la lingua in bocca. E no, questa volta la lasciai fare, non potevo resistere ancora. Raggiunsi istantaneamente un’erezione potentissima. Le afferrai il culo premendo il suo basso ventre contro il mio per farle sentire quello che mi aveva provocato questa sua mossa improvvisa. La volevo, l’avevo sempre voluta anche se non lo avrei mai ammesso neanche a me stesso, anche se avevo sempre sognato che potesse verificarsi e mi ero masturbato tante volte pensando a lei o guardando le sue foto su Facebook. Quel momento era arrivato, non mi sembrava vero e per questo la frenesia di non perdere un millimetro del suo corpo mi portava a toccarla tutta, il seno, il culo, le cosce, il tutto mentre le nostre lingue si intrecciavano desiderose di assaggiarsi l’una con l’altra.
Staccò la sua bocca dalla mia, guardandomi fisso negli occhi scese piano con la mano verso il mio cazzo ormai completamente in tiro. Lo toccò da sopra i pantaloncini del costume. Sentendone la notevole durezza mi guardò con un espressione compiaciuta ma proprio in quel momento squillò il suo cellulare...
- Nema… il cellulare…
- Non me ne frega un cazzo del cellulare adesso!
- Ehm, lo so, ma se è tua sorella e non rispondi poi tanto chiama me…
Si alzò sbuffando, zoppicando vistosamente andò a prendere il cellulare che aveva appoggiato sulla mensola vicino alla porta di ingresso. La guardai mentre si allontanava da me. Che culo, che gambe… Che spettacolo della natura.
- Pronto Lu! – era effettivamente mia moglie, sua sorella – sì dai va meglio adesso – continuò mentre tornava a sedersi sul divano a fianco a me.
Io ero rimasto nella stessa posizione di prima, non mi ero mosso di un centimetro se non per sollevare la testa per guardarla meglio. Mentre parlava al telefono allungò una mano e ricominciò a toccarmi. Non voleva che perdessi l’erezione ma in quella situazione sarebbe stato impossibile.
- Sì ok, non preoccuparti, ci arrangiamo, voi mangiate pure, noi ci facciamo un piatto di pasta veloce intanto che tengo il ghiaccio e poi torniamo in spiaggia dopo, tranquilla – e si girò verso di me facendomi l’occhiolino.
- D’accordo, a dopo, ciao!
Finì la telefonata, appoggiò il telefono a terra ma non staccò mai la mano da dove l’aveva appoggiata.
Si girò verso la sua sinistra per guardarmi. Cambiò mano ma continuava ad accarezzarmi da sopra ai pantaloncini. Io ero in totale estasi. Senza mai fermarsi di accarezzarmelo con l’altra mano mi slacciò il cordino del costume e fece per sfilarmelo
- Nema, sei fantastica, dimmi che è vero perché io credo di stare sognando
- Non preoccuparti, se vuoi chiudi gli occhi. Ora ti faccio vivere io un sogno.
Chiudere gli occhi? Non ci pensavo minimamente! Mi sarei perso uno spettacolo di ragazza che mi sfilava il costume, mi tirava fuori il cazzo, duro, turgido, nodoso, mi sarei perso il suo modo di guardarmelo, arrapata come non avrei mai potuto immaginare. Mi sarei perso il movimento della sua mano che lo accarezzava e lo segava lentamente. Mi sarei perso il movimento della sua testa che, quasi al rallentatore, si avvicinava sempre di più al mio bastone eretto per prenderlo in bocca e iniziare un pompino favoloso. Cominciò piano, la mia cognatina, scendeva giù quanto più possibile per poi risalire lentamente, tirarlo fuori dalla bocca, segarlo piano mentre non gli toglieva gli occhi di dosso e poi di nuovo dentro, giù, fino in fondo e poi ancora. Fino a che cominciò veramente a succhiarmelo e a pompare con quella sua bocca carnosa e desiderosa di essere riempita dal mio uccello.
Succhiava Noemi, mamma mia come succhiava. Succhiava e leccava, leccava e succhiava. Un pompino divino, devastante, non riuscivo a fare altro se non ammirare quella scena incredibile e godere come una bestia della bocca soffice e calda di mia cognata che non avrei mai potuto immaginare che fosse così brava a succhiare cazzi. E pensare che quello sfigato del suo uomo l’aveva a disposizione a suo piacimento…
Si fermò.
Sollevò la testa dal mio pisello ormai sul punto di esplodere. Sembrava quasi che lo avesse capito che stavo per inondarle la bocca di sperma.
- Ti piace?
- Sei la fine del mondo Nema… La fine del mondo…
Si alzò in piedi davanti a me.
Io rimasi quasi inebetito a guardare, ero quasi paralizzato. Cos’aveva in mente?
Si tolse il costume, prima il reggiseno e poi le mutandine. Le sue tette, una terza abbondante sembravano finte tanto che erano perfette, forse i capezzoli davano leggermente verso l’esterno ma di certo non poteva essere quello un particolare che in quel momento mi potesse affievolire l’enorme stato di eccitazione in cui ero piombato.
Il suo sesso era totalmente depilato. Una fighettina stretta, bagnata fradicia, già alla vista pareva essere davvero succulenta. Avrei voluto affondarci la lingua dentro ma Noemi mi sorprese ancora una volta.
Completamente nuda davanti a me, prese la sedia, mi si sedette di fronte. Allargò le gambe appoggiandole ai miei lati sul divano. Ero in mezzo alle sue gambe con la sua figa davanti a me che ero rimasto seduto. La vidi avvicinare la mano destra al suo sesso e cominciò ad accarezzarselo.
- Ora mettiti comodo e goditi lo spettacolo. Puoi segarti se vuoi, così non lo farai solo guardando le mie foto su Facebook.
Come faceva a saperlo?? Mi aveva beccato? E come? No, era impossibile! Forse aveva detto così vedendomi eccitato in quel modo ma non c’era modo che sapesse…
- Sei lo spettacolo più bello che abbia mai visto in vita mia Nema.
- Stai zitto… Voglio solo che mi guardi e basta.
Si masturbò davanti a me. E io feci lo stesso… Rallentavo il mio ritmo perché volevo venire insieme a lei, avevo capito che voleva che raggiungessimo l’orgasmo insieme in quel modo e io volevo riuscire ad assecondarla.
Le sue dita indugiavano sul clitoride, la sua vagina pulsava, lo potevo vedere…
Il mio cazzo era al limite, non sapevo se sarei mai riuscito a resistere fino a che non venisse anche lei, non sapevo quanto tempo ci potesse mettere.
Ero quasi sul punto di lasciarmi andare e sferrare i colpi di mano decisivi per venire ma d’improvviso la vidi contrarsi, aumentare il respiro, gemeva…
- Manu, vengo… guardami, vengo per te….
- Nema, sì anch’io non resisto più…..
Godemmo insieme, mentre ci guardavamo negli occhi. Provai un orgasmo mai provato prima durante una masturbazione. Fu un’esplosione di una potenza indicibile, sentire mia cognata godere così, guardarla procurarsi piacere davanti a me con l’unico desiderio di farsi guardare era qualcosa di impensabile… Fu strepitoso. I miei schizzi furono così potenti che me ne arrivò uno sulla guancia e un paio poco sotto al collo.
Continuavo a guardare Noemi. Lei continuava a guardare me. Rimanemmo così per qualche secondo che a me sembrò eterno, fu un momento idilliaco.
La mia fantastica cognatina si era rivelata una porca niente male, io in realtà fui abbastanza passivo perché preso completamente alla sprovvista da una situazione totalmente inaspettata.
Chiuse le gambe, si avvicinò a me inginocchiandosi fra le mie. Appoggiò la testa sul mio petto, incurante degli schizzi di sperma che ancora lo ricoprivano. Si sollevò per baciarmi. Ma non mi baciò, mi passò la lingua sulla guancia dove era arrivato lo spruzzo e mi pulì, poi lo fece anche col petto, la pancia e il cazzo ormai quasi moscio. Era una sorpresa continua.
Si alzò per avviarsi verso il bagno.
- Che ne dici Manu, me la sono meritata una bella amatriciana delle tue?
- Ehm, Nema, certo. Ma fidati, potevi anche semplicemente chiedermela e te l’avrei cucinata lo stesso…

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