Amy 3

Scritto da , il 2011-03-08, genere dominazione

Amy 3
Maria era preoccupata per Amy. Erano quasi un mese ormai che girava per casa col muso.
Almeno da quando le era arrivato il ciclo aveva ripreso colore, ma non era più la stessa. Babe le aveva assicurato che non aveva problemi a scuola e, visto che non le aveva raccontato nulla, per il resto non sapeva proprio dire…forse era innamorata.
Aveva notato i primi sintomi del malumore dalla sua festa di compleanno, ma non ci aveva fatto caso…era una adolescente e l’umore è parecchio variabile a quell’età.
Certo, lei si era accorta della sua cotta per Nicky, ma erano pur sempre nove anni di differenza… possibile che…? Ne avrebbe parlato con Lucy…era meglio che Nicky non le desse troppa speranza, gli amori da ragazzi lasciano il segno…ma Mary non immaginava neanche quanto. Ad Amy sembrava che le fosse passato su un treno a dodici vagoni. E invece era stato solo Nicky. Aveva sentito dolore per tutta la sera e anche il giorno dopo non era riuscita tanto ad accavallare le gambe, ma non era neanche minimamente paragonabile al dolore che provava per la violenza di Nicky. Aveva sempre immaginato che sarebbe stato con lui, ma con tanta dolcezza…non così.
Fino a quando non aveva trovato le consuete macchie di sangue aveva anche pensato di essere incinta. In fondo bastava così poco. Cynthia, del corso di letteratura, aveva già abortito una volta, per non esserci stata attenta col suo ragazzo. C’erano anche le malattie, ma no, con Nicky non c’era da preoccuparsi. Era un bravo ragazzo. Un bravo ragazzo che l’aveva violentata, si… Per l’ennesima volta Amy non riuscì a fermare le lacrime. Gli voleva bene. E gli mancava. Non lo aveva più visto ne sentito anche se sua madre aveva detto che usciva con una ragazza al college, una compagna di corso. L’aveva intravista da lontano, abbracciata a lui, ed era diventata livida di rabbia. Se la immaginava…formosa e truccatissima…una sosia delle ragazze di Baywatch con un cervello di gallina, che lo attirava nella sua stanza per farsi fare di tutto, senza “no”, senza lacrime, col sorriso sulle labbra. Si sentiva così stupida. In fondo lei c’era stata anche la prima volta…era quello che voleva…e poi…non le era dispiaciuto quando aveva cominciato. Evocò per l’ennesima volta la sensazione delle mani di Nicky su tutto il corpo e cominciò ad accarezzarsi, a scostarsi gli abiti. Aveva preso a chiudere sempre per bene la porta della sua stanza perché il desiderio le arrivava all’improvviso e, quando arrivava, sentiva un intenso desiderio di masturbarsi, come mai prima aveva fatto. Si abbassava gli slip, stringeva il cuscino sulla faccia per soffocare i gemiti e cominciava, cercando di emulare il movimento delle dita di Nicky, premendo, scivolando e cercando di andare ogni volta più in fondo. Aveva scoperto che infilando sia l’indice che il medio poteva simulare lo spessore delle dita di Nicky che erano più grandi delle sue, piccole e sottili. Il respiro le si affannava e dopo un po’ doveva mordere il
cuscino per non urlare dal piacere. Alla fine restava ferma e immobile a far asciugare il sudore all’aria, ormai satura del suo odore. Un odore che le rimaneva addosso per un sacco di tempo, anche se si lavava le mani, ed ogni tanto se le portava al volto per annusarle, pur vergognandosene come una ladra.
Babe non sapeva nulla. Avrebbe detto che Nicky era uno stronzo, un bastardo, che doveva
denunciarlo e lei non voleva. Voleva solo un’altra occasione con Nicky, voleva riprovarci. Gli avrebbe chiesto di essere dolce stavolta. E lei sarebbe stata fantastica. Era ben lungi da sapere ciò che desiderava un uomo, ma avrebbe imparato. Se lui le avesse dato un’altra occasione avrebbe imparato.
Quello che Amy non sapeva è che Nicky lo faceva apposta a passare con Helena davanti alla sua scuola, tastandola distrattamente ogni volta che sentiva gli occhi della ragazza puntati su di lui.
Sapeva benissimo quello che Amy avrebbe voluto e si divertiva a tirare la corda, ben sapendo che quando lei avrebbe ceduto avrebbe potuto farle di tutto. E’ vero, poteva avere tutte le donne che voleva, era belloccio e le ragazze si divertivano un mondo con lui, ma non era quello che desiderava. Ripensò al corpicino acerbo di Amy, alle sue curve, che chiedevano solo un po’ di esperienze sessuali per sbocciare del tutto. Lo eccitava da morire il pensiero della sua ingenuità, della sua inesperienza. Nel ripostiglio aveva faticato non poco a trattenersi, tanta era la voglia di
farle male, di scoparsela a fondo…e le sue lacrime quando l’aveva sverginata, lo avevano solo esaltato di più, non si sarebbe fermato per niente al mondo. Se li rivedeva gli occhi lucidi di Amy, li immaginava a guardarli dal basso mentre le spingeva il cazzo nella boccuccia rosa… oddio, questo pensiero lo ossessionava da quando aveva cominciato a fare sesso con le sue compagne di liceo e lei era così piccola, ossuta e innocente. Ma allora non sapeva neanche cosa avrebbe voluto da lei, che si sedeva scomposta lasciando in vista le mutandine, che gli si arrampicava in braccio senza neanche notare il rigonfiamento dei pantaloni di Nicky, facendolo impazzire. E lui lo sapeva bene che da quando era bambina se lo vedeva come un semidio, e se l’era coltivata, sì. Aveva aspettato che si sviluppasse nei punti giusti, che le amiche le svelassero
le cose proibite. L’aveva protetta, anche. Non voleva che qualche stronzetto con l’apparecchio e i brufoli gli rovinasse tutto il lavoro, andando oltre il limite. La voleva pura. Voleva che gli si desse anima e corpo finché lui non se ne fosse stancato e avesse cercato altri giochi.
Nicky si lasciò andare sullo schienale della sedia ad occhi chiusi, portandosi al viso il perizoma di Amy. Respirò l’odore dolciastro che gli era rimasto intrappolato e se la immaginò mentre si toccava. Sapeva che lo stava facendo. Nell’ultimo anno, quando lo lasciavano da solo in casa dei genitori di Amy, aveva montato delle piccole videocamere in bagno e nella sua camera, mimetizzandole sulle fotocellule dell’allarme. C’era voluta una certa pazienza ma non era mai andata delusa. E negli ultimi giorni l’aveva tenuta d’occhio. Oh, se l’aveva fatto. Da solo o con Jimmy, il suo compagno di stanza al college. Anche Jimmy non vedeva l’ora di fotterla. Ma prima era sua. Era quasi pronta. Un altro pochino di sofferenza e poi…sarebbe stata sua schiava.
Si massaggiò il pacco compiaciuto.
“Hallò! Come sta la nostra bambina?”
“E’ la mia bambina, Jimmy, ricordatelo. Prima di tutto è la mia”
”Beh, se non ti muovi non sarà neanche la tua…quando la rivedi?” “Domenica. Siamo a pranzo da lei. Quindi accendi il monitor e registra tutto…”
“Tranquillo……non me la perdo la scena.”
Quella domenica Amy era stata un ora in bagno a lavarsi e spazzolarsi i capelli. Aveva indossato un completino intimo bianco di pizzo e un abitino azzurro nuovo di zecca, stretto in vita da una cinta alta che le strizzava la vita, facendole uscire il petto in fuori. Neanche immaginava che, mentre lei faceva di tutto per sembrare più grande, Nicky diventava matto quando la vedeva vestita da ragazzina. Ma fu amaramente delusa, visto che per tutto il pranzo non la degnò di uno sguardo. Solo al caffè, quando ormai gli animi delle mamme che li avevano sbirciati tutto il tempo, si erano tranquillizzati e tutti erano nel salotto a smaltire il pranzo con le chiacchiere, Amy trovò il coraggio di affrontarlo in cucina. “Ce l’ hai con me?” gli disse con gli occhi bassi.
“Hai detto tu che non volevi più vedermi…finché campavo .” Era freddissimo e non la guardava dritto in faccia, ma dentro esultava.
Amy si sentì morire. Tutta quella sofferenza era colpa sua e soltanto sua. Doveva scusarsi. Neanche la sfiorò il pensiero che il suo comportamento era stato legittimo, che avrebbe dovuto dirgli ben altro e che casomai era lui a doverle chiedere scusa.
“Mi dispiace…non volevo dire sul serio. Ero arrabbiata…e non sapevo quel che dicevo.”
“Non importa. Sono io ad aver sbagliato. Eri così bella che ho dimenticato che sei ancora una ragazzina. Non ti preoccupare. Già dimenticato…tutto. Di nuovo amici?”
Amy si sentì gli occhi bruciare di lacrime. Non doveva andare così. Lui doveva desiderare ancora di stare con lei…non chiederle di tornare sua amica…
“Io…non mi sento tua amica… Tu lo sai cosa provo per te. Da sempre. Io ti voglio bene…” e così dicendo scappò in bagno a nascondersi per la vergogna. Si era messa a piangere come una scema.
Una mocciosa, ecco cos’era. E non poteva illudersi di competere con le amiche di Nicky,
nossignore.
Un leggero bussare alla porta la scosse dai suoi pensieri. “Mam…..ma?”
“No, sono io.” Nicky…un bagliore di speranza le illuminò lo sguardo. Non aprì la porta e aspettò di sentire cosa voleva. “Amy…non piangere. Anche io ti voglio bene, lo sai…” no, lei non lo sapeva affatto…ma ormai non capiva più nulla.
“Senti, io lo so che hai solo 16 anni…e mi piacerebbe stare con te, ma vedi…ho 25 anni…e alla mia età i ragazzi hanno certe esigenze…puoi capirlo?”
“S..si.” “E se tu volessi stare con me sarebbe crudele da parte tua non farmi contento…è un bisogno fisico…e poi io ho gusti particolari e c’è bisogno di una ragazza speciale per accontentarmi..”
Sono io quella ragazza! Amy voleva gridarglielo ma si sentiva ancora così sciocca…
“…sono così particolari?” Nicky sogghignò. Era fatta…bastava solo spingere un altro po’ le cose.
“Niente che tu non possa fare…tu sei speciale, lo sai…Amy, io…ti amo!” Un singhiozzo da
dietro la porta gli disse che ormai era cotta. Poteva tranquillamente passare al resto del piano.
“Ora non dire niente…se mi vorrai, e se vorrai dimostrarmi che sei d’accordo con le cose che ti ho detto, devi fare una piccola cosa per me, per dimostrarmelo.”
“Cosa devo fare?”
“Ascolta…dove sei ora? In che punto del bagno?” ci mancava solo che si fosse messa in un
punto in cui la videocamera non poteva arrivare…
“Sono seduta sul bordo della vasca…”
“Perfetto. Alzati ora e togliti gli slip.”
Amy rimase sorpresa…cosa voleva?
“Amy? Ci sei? Se non vuoi…”
“No..va bene…li ho tolti.” Stava tremando. Non capiva a cosa volesse arrivare o almeno lo
immaginava, ma le aveva detto che l’amava, perdio! Non capita tutti i giorni e lei doveva farlo se non voleva perderlo ancora!
“Bravo tesoro mio…ora stenditi sul tappetino, così come stai, verso lo specchio.”
“Fatto.”
“Brava. Ora alza la gonna e apri le gambe…”
Amy deglutì. Ma si tirò il bordo della gonna fino alla vita e divaricò un po’ le gambe. Lo specchio le rifletteva nitidamente il ventre nudo. Era imbarazzante…ma lui era fuori e non poteva vederla. Jimmy, davanti al monitor, ridacchiava e si strofinava il cavallo dei jeans, tesissimo.
“Ora toccati, hai capito?…Voglio che pensi che sono io a farlo…voglio che pensi a me amore mio…”
Amy allungò la mano verso il basso, piena di vergogna. Chiuse gli occhi e immaginò le mani calde di Nicky, il suo tocco. Era facile. Lo aveva fatto tante volte i giorni passati. La pelle era bollente. Tutta la parte lo era. Pian piano cominciò un saliscendi verso il suo punto più bagnato.
“Brava la mia cucciola…ti piace vero? Rispondimi…”
“Ss…sì”
“Ora và più a fondo. Ficcati le dita dentro.”
“A…ah!”
Nicky la sentiva ansimare. Era eccitatissimo. Infastidito tese l’orecchio per sentire se dall’altro lato della casa arrivava qualcuno…tutto bene. Di solito dopo pranzo si riunivano nel salotto e chi li smuoveva più. Non avevano notato la sua assenza. Ancora un poco…solo un altro po’.
“Amy? Quante dita ti sei infilata dentro?”
“D...due…ah!”
“Beh tesoro…voglio che ci infili tutta la mano…le devi sentire, piccola…voglio che pensi che è il mio uccello che ti entra dentro, ricordi? Te la ricordi la sensazione?”
Se non fosse stato per la voce di Nicky che le dava istruzioni da dietro la porta, Amy si sarebbe dimenticata dov’era e in che situazione era. Era eccitata, la mano le scivolava dentro in un fiume di miele, avrebbe voluto togliersi tutti i vestiti perché stava sudando…perdeva liquidi in tutto il corpo. Aveva caldo, tanto caldo e non poteva più respirare bene, ansimava come quando correva in palestra, anzi di più…
“Si…si…oh,si…”
“Amy…ora togliti la mano dalla fica, subito.”
“C..cosa?”
“Basta, smetti di toccarti. Alzati e vai verso il lavandino. Mi hai sentito?” Anche Nicky stava sudando. Voleva disperatamente fotterla. E tuttavia il gioco non era ancora finito.
“Ci sono…”C’era voluto un po’ per rimettere il moto i pensieri logici, ma Amy aveva capito. Ora arrancava verso il lavandino.
“Prendi lo spazzolino elettrico. Accendilo. Poi giralo e infila quello al posto delle mani.”
“Non capisco…”
“Hai capito bene. Voglio che te lo ficchi nella fica. Devo venire io a farlo? Eh Amy?”
“Io…non…”
“Apri la porta. Subito.”
“No, lo faccio…io…”
“Subito ho detto.”
Con un grande sforzo di volontà Amy gli aprì la porta e Nicky entrò velocemente, chiudendola dietro di sé. Era stravolto. La sua espressione spaventò la ragazza che fece per tirarsi indietro, ma lui le prese lo spazzolino elettrico dalle mani e dopo averla afferrata per la vita, appoggiandosi contro la sua schiena, affondò il manico dell’attrezzo e lo accese. Un debole ronzio si avvertì nella stanza, soffocato dalla vulva della ragazza. Amy continuava a deglutire e tuttavia ringraziava che ci fosse lui a reggerla perché le gambe non la tenevano più. Si sentiva dilatata dalla plastica dura dell’aggeggio che aveva sempre avuto un’aria così innocente…non lo avrebbe
mai più usato. Era peggio, infinitamente peggio del sesso di Nicky…eppure il suo movimento rapido e a scatti le stava dando una sensazione unica nel suo genere. Si domandò se Nicky poteva farlo, con il suo coso, se poteva muoverlo in quel modo. Quando cominciò a mugolare Nicky le tappò la bocca con la mano finché non le domò anche l’ultimo grido, e poi la lasciò cadere in ginocchio ancora con lo spazzolino che le fuoriusciva dal corpo. Era fantastica. Non resisteva più. Si aprì i pantaloni e tirò fuori il cazzo inturgidito, avvicinandosi al viso di Amy.
“Ora tocca a me, amore…apri la bocca,…su, brava piccolina, aprila ancora un po’…”
Le infilò il sesso nella bocca aperta, soffocandola. Stava godendo come un matto. Amy non era più lucida e stava per svenire, non respirava. La mano di Nicky le teneva ferma la nuca e non poteva liberarsi. Con le mani tentava di spingerlo via ma era inutile e finì per aggrapparsi ai suoi pantaloni.
“Calmati…respira col naso…si …è bellissimo…. non ti piace, cucciola? Oh… si… è… oh…
Jiiim Jimmyyyy… urlò è stupendo…si, brava, così…succhia…oh, dai, succhiamelo…”
Succhiarlo? Era già difficile tenerlo fermo…le doleva la bocca per l’apertura, tanto la riempiva, e per giunta lo spazzolino era ancora acceso…e chi era Jimmy, poi? Un affondo più in profondità le provocò lo stimolo del vomito ma prima che la sensazione potesse aumentare Nicky le uscì dalla bocca e irrorò le mattonelle rosa, appoggiandosi al lavandino. Amy si accasciò sul pavimento, tremante, con il manico dello spazzolino che insisteva nella sua vibrazione.
Nicky la guardò sorridente e affannato, con il volto abbronzato che grondava gocce di sudore. Era sua. Il sogno erotico di una vita. Era sua. Le era piaciuto alla puttanella, altroché…ci sarebbe stato un sacco di tempo per insegnarle. Strizzò l’occhio verso la telecamera. Jimmy, che cercava di riprendersi anche lui dalla sega, gli sorrise di rimando con il pollice in su.
“Ce l’abbiamo fatta piccola…visto quanto sei brava? Sarà sempre così tra noi…sempre meglio… Oh, sei stupenda, meravigliosa…staremo sempre insieme…sempre. Ti amo, Amy…”
Le parole di Nicky le arrivavano come da lontano. Si sforzò di sentirsi contenta…ma ce l’aveva fatta…Nicky l’aveva trovata brava. Avrebbe dato sempre il meglio e lui sarebbe stato sempre suo. L’avrebbe fatto impazzire.

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