Esmeralda il pirata

Scritto da , il 2017-09-15, genere saffico

La tempesta era appena finita…
Il pirata Esmeralda capitano della Bluekness si risvegliò.
La prima cosa che vide fu il cielo blu cobalto, senza una sola nuvola.
I suoi vestiti erano fradici, c’era un forte odore di salsedine.
Provò ad alzarsi, sentii male alla mano sinistra e alla gamba destra.
Si tolse la vestaglia rosso scarlatto da capitano, rimanendo in camicia e pantaloni, si tolse le scarpe.
Si guardò attorno, era su una barca e non sul suo maestoso veliero.
da sotto coperta uscii una ragazza.
Era minuta mora con gli occhi marroni.
Il suo viso le sembrò familiare.
La ragazza appena vide Esmeralda si ritirò nella stiva.
“aspetta” disse il capitano.
La ragazza titubante sporse la testa.
Esmeralda si alzò, la sua statura era imponente, messa a confronto con quella della ragazzina.
“come ti chiami?” chiese Esmeralda
“Acqua” disse la ragazza.
Esmeralda sentii male al braccio.
Lo strinse con forza.
La ragazza scese nella stiva e tornò fuori con delle erbe e con un mortaio.
Velocemente pestò alcune erbe fino a ridurle in poltiglia.
Poi si avvicinò al capitano.
Esmeralda si risedette.
Acqua si inginocchiò vicino lei.
Aveva una veste marrone strappata e logora.
Il capitano guardò la ragazza, che distolse subito lo sguardo per paura del contatto visivo.
Esmeralda le porse il braccio.
Acqua tirò su la manica, poi cosparse la ferita con la poltiglia verde, poi passò alla gamba.
Il capitano sentii un lieve sollievo.
“mi hai salvato tu dalla tempesta?” disse Esmeralda
“si”
“tu eri prigioniera no? Come hai fatto a scappare”
“un cannone si è schiantato contro le sbarre piegandole, io passavo appena, così sono scappata”
“perché mi hai salvato?”
la ragazza fece spallucce.
“come mi hai salvato?”
“lei era rimasta intrappolata sotto l’albero maestro, che era caduto dopo essere stato colpito da un fulmine, io l’ho liberata, l’ho portata con me su una scialuppa dopo averla riempita con quello che ho trovato, ho slegato la corda che la legava alla nave”
Esmeralda con lo sguardo perso si rivolse ad Acqua.
“tu non sei una semplice prigioniera, vero?”
“mio padre era un pirata, mia madre preparava intrugli con le erbe, poi sono stata catturata dopo un assalto pirata”
“interessante”
“bisognerebbe bendare la ferita, ma non ho bende” disse la ragazza dispiaciuta.
Esmeralda strappò le maniche della camicia mettendo in mostra qualcuno dei suoi tatuaggi, si fasciò la gamba e il in modo veloce e rude.
Si rialzò.
Il capitano mosse i suoi lunghi e lisci capelli corvini, i suoi occhi verdi scrutarono l’orizzonte in cerca di una possibile isola o nave …
Niente…
“abbiamo del cibo?”
“si” rispose Acqua.
“bene”
Esmeralda andò a prendere delle reti.
Slegò la vela, il vento soffiava verso ovest.
Il capitano si sedette sulla prua.
“Acqua c’è del rum?”
“si”
“prendilo e vieni qua”
Acqua prese una bottiglia di rum e si sedette vicino a lei.
Esmeralda prese la bottiglia la stappò e bevve un sorso.
“adesso andremo a recuperare quello che rimane della mia nave, poi ti riporterò nell’isola dalla quale vieni”
il capitano bevve un altro sorso.
Dopo un po’ arrivarono nel luogo in cui la tempesta era appena passata.
I resti della nave erano rimasi incagliati negli scogli, Esmeralda scese dalla barca, entrò nella stiva della nave, prese tutti i viveri rimasti, prese la polvere da sparo, munizioni e pistole, poi andò nella sua cabina, prese tutto il tesoro che aveva rubato nel suo ultimo saccheggio.
“per fortuna gli sciacalli non sono ancora arrivati” disse felice il capitano.
Fra gli scogli c’erano alcuni cadaveri, appartenenti ai pirati che sbattuti con forza contro gli scogli avevano perso la vita.
La barca era piena, di oro e vivande.
“adesso ci dirigiamo verso il porto più vicino, di vorranno 1-2 giorni, poi compriamo un’altra nave e arruoliamo una ciurma, eh che ne dici” disse Esmeralda entusiasta
“mi sembra un’ottima idea” disse Acqua mentre ammirava il corpo di Esmeralda.
Le gambe lunghe e snelle, le braccia forti, i glutei sodi.
Dopo circa quattro ore di viaggio si fece buio.
Acqua si era addormentata.
Esmeralda aveva bevuto una bottiglia e mezzo di rum.
Era sdraiata sul ponte, la luce gialla della lanterna illuminava fiocamente lo spazio circostante.
Vide Acqua che dormiva.

pensò.
Il suo sguardo si soffermò sul suo corpo.
I suoi seni floridi, il corpo sinuoso, il viso dolce, quella carne morbida fece eccitare Esmeralda.
Per lei era normale fantasticare sulle donne, in fondo a bordo della sua nave non è che ci fossero degli uomini particolarmente attraenti.
I suoi pensieri erano confusi ed eccitanti.
Il capitano, si avvicinò a lei.
La ragazzina si svegliò.
“perché mi hai salvato dalla tempesta” chiese Esmeralda.
La ragazzina arrossii.
“ecco io…”
“tu?” rispose con tono intimidatorio.
Acqua non rispose.
La luce giallastra illuminava il volto di Esmeralda.
Il capitano le prese il collo.
“quando il capitano fa una domanda si risponde? Sai?” disse Esmeralda ubriaca.
Acqua era paralizzata dalla paura, ma sentire quelle mani calde e forti attorno al suo collo, che in un certo senso la possedevano, la fecero eccitare.
La guardò negli occhi, ebbe un brivido di eccitazione.
Si sentii bagnata.
Come quando un animale percepisce la paura Esmeralda percepì la sua eccitazione, infilò furtivamente la mano sotto la veste della ragazzina.
“cosa abbiamo qui” disse sorridendo.
Acqua gemette.
Era felice il suo sogno si stava realizzando, allo stesso tempo aveva paura, nel villaggio da cui veniva l’omosessualità non era ben accetta, difatti gli uomini e le donne omosessuali venivano esiliati dall’isola.
“rispondimi e non ti farò niente… forse” disse Esmeralda.
“io ho solo pensato che lei fosse molto…”
“molto?”
“carina, simpatica, gentile,…”
“si, certo, io so cosa vuoi e non è ne carino ne simpatico ne buono” disse sorridendo Esmeralda.
L’odore del rum era forte.
Acqua provò a scappare, ma prima che potesse alzarsi Esmeralda aveva afferrato la sua gamba.
“dove pensi di andare”
“lontano da te”
“devi chiamarmi capitano, capito?” disse Esmeralda stringendo più forte.
“adesso vieni qui vicino a me” disse Esmeralda.
Acqua si sdette di fianco a lei.
“lo sai sei proprio carina” disse Esmeralda.
“si capitano”
“proprio carina…” ripeté sotto voce.
Le accarezzò i capelli,
Acqua era eccitatissima.
Erano vicinissime, la ragazzina prese coraggio, all’inizio diede un bacio a stampo, poi affondò di più la lingua.
Esmeralda sorrise.
“lo sapevo, ti stai eccitando vero?” disse.
Acqua arrossì.
“non fare la timida, piace a tutti, piacerà anche a te” Esmeralda prese la bottiglia e si bevve un altro sorso.
Acqua si rese conto che le tremavano le gambe.
“hai paura? È normale avere paura delle cose che non si conoscono”
Esmeralda infilò una mano sotto la veste.
Le palpò le tette.
“oh dio”
Le leccò i seni, poi però sentii che anche la figa voleva la sua parte.
Si abbassò i pantaloni.
Acqua si ritrasse.
“capitano… io…io non ho mai fatto una cosa simile”
“non importa”
la prese per i capelli.
“sbrigati” sussurrò.
“si mio capitano”
Acqua iniziò a leccare.
“oh finalmente” disse Esmeralda.
Bevve un altro sorso.
Acqua era eccitatissima, iniziò a leccare. La figa di Esmeralda aveva un odore forte, ma per niente spiacevole, anzi particolarmente eccitante.
Acqua sentii che la figa di Esmeralda si stava bagnando, scendevano gli umori su di lei.
“vedi di leccare tutto…fino all’ultima goccia”
“si…capitano”
“brava…continua così”
il capitano ansimava.
Acqua continuò a leccare con ardore in preda all’eccitazione, Esmeralda le tirò i capelli, prima di venire la guardò dritto negli occhi, con i suoi occhi verde smeraldo.
Acqua ebbe un fremito, poi venne bagnata dagli umori di Esmeralda “oh porca puttana…siiii” disse mentre veniva.
Acqua si sedette vicino alla pirata.
“bevi” disse Esmeralda porgendogli la bottiglia.
La ragazzina bevve un sorso, sentii subito un forte calore dentro di lei.
“ti piace, vero?, sono certa che ti piacerà anche questo”
disse infilando una mano tra le cosce di Acqua.
Acqua era bagnatissima, non capiva più niente, si stava facendo trasportare dall’eccitazione.
“cosa abbiamo qua?... un piccola troietta a cui piace farsi toccare dal capitano, eh? Non è un po’ da pervertite? Sai che tutti sono pervertiti…vero? tutti vorrebbero… ma non lo ammettono… tu invece non devi dire mai le bugie al tuo capitano capito? allora di al tuo capitano cosa vuoi”
Acqua era rossa con un peperone, era sudata, stava godendo al solo tocco.
“m-me…i-insomma”
“dillo”
“m-me la p-può leccare?” balbettò.
Esmeralda si chinò su quel fiore appena sbocciato.
La leccò con cautela, mentre si contorceva per il piacere.
“sei la mia troietta...vero che lo sei?”
“s-si c-capitano”
“ripeti”
“i-io……..i-io s-sono la t-tua t-troietta”
“brava”
Esmeralda accelerò il ritmo…
“oh s-sto v-venendo” disse Acqua.
Esmeralda infilò due dita, poi tre.
Acqua ebbe un orgasmo travolgente, si accasciò per terra senza forze.
Esmeralda si mise a gattoni sopra di lei, poi la baciò appassionatamente.
Dalla camicia del capitano Acqua intravide i capezzoli.
Si sentì il sangue ribollire nelle vene.
Esmeralda si rivestì poi si sedette, guardò il cielo.
Il vento soffiava fra i suoi capelli, la lampada illuminava con luce fioca il suo volto.
pensò Acqua, un brivido freddo percorse la sua schiena.
Acqua si sedette vicino a Esmeralda.
Dopo poco Acqua si addormentò fra le braccia del capitano.
L’indomani Acqua venne svegliata da Esmeralda.
“stanotte il vento ha soffiato fortissimo, siamo al porto” le disse entusiasta Esmeralda.
“dovresti fare la guardia alla barca finché non torno, ci metterò poco, ma lì è pieno di ladri.
Te la senti?”
“si” Acqua
“allora tieni questo”
disse porgendole un pugnale.
“se arriva qualcuno e non riesci a contrastarlo cerca di rallentarlo, aspetta che arrivi io”
Esmeralda legò la barca al molo.
Poi corse in mezzo alla folla.
Acqua rimase ferma, in silenzio.
Un uomo trasandato si avvicinò alla barca.
“sei sola?”
Acqua non rispose, si limitò a guardarlo.
“hey bellezza, mi fai salire? “
“sembra una bella nave”
l’uomo salì sulla nave.
Aveva anche lui un pugnale.
“faccio in fretta, dimmi dove tieni i soldi”
Acqua fece un passo in dietro, non disse una parola.
“sei timida? Perché non parli?”
l’uomo provò a colpirla, lei schivò il colpo.
sentii il suoi cuore battere velocemente.
Scese nella cambusa, chiuse la porta.
Il suo respiro era affannoso, aveva paura.
L’uomo dopo un po’ di tempo riuscì a sfondare la porta.
Acqua provò a scappare, ma lui la afferrò.
“dove nascondi il denaro, lo puoi dire a me”
“dai non fare la timida, dimmelo”
“se non parli ora dovrò darti una lezione”
“allora?”
l’uomo la spinse contro al muro.
“brutta troia dimmi dove nascondi il denaro”
“oh mi hai sentito lurida puttana?”
Acqua era agitatissima, non riusciva a dire una parola.
Ad un certo punto sentii le mani dell’uomo lasciarla andare.
Lei si girò di scatto.
Vide Esmeralda con la spada sul collo del ladro.
L’uomo fece cadere il pugnale per la paura.
“hey stronzetto, cosa credi di fare” disse Esmeralda.
“nulla signore, i-io n-non stavo facendo nulla”
“vallo a dire a qualcun altro”
“la prego non mi faccia nulla, ho una famiglia, dei figli”
“tu? hahaha certo io invece sono una persona buona clemente”
“io non stavo facendo niente la scongiuro, credetemi”
“zitto bastardo, cosa abbiamo qui” disse Esmeralda mentre slacciava il borsello all’uomo.
“no la prego no”
“metti le mani dietro la schiena”
“no io non”
“ORA”
“io la scongiuro”
“ORA!” disse Esmeralda avvicinando la lama al collo del tipo.
Le mani dell’uomo tremavano.
“lì c’è della corda, legalo” disse ad Acqua.
Acqua si avvicinò, poi gli legò le mani.
“stringi bene, ora legagli le gambe”
“lasciatemi andare, cosa volete da me”
“zitto bastardo”
Esmeralda lo imbavagliò e lo legò ulteriormente.
“adesso infido ladro decideremo la tua sorte”
Esmeralda e Acqua salirono sul ponte.
“ti presento Mark e Leo i migliori commercianti dei sette mari”
i due si presentarono ad Acqua.
“rimaniamo a fare da guardia alla barca, intanto ci mostrate il denaro per il veliero?”
“subito disse Esmeralda”
scese e in un attimo tornò sul ponte con due sacchi pieni di monete
“credo che sia abbastanza”
i due ragazzi sgranarono gli occhi.
“noi due andiamo”
“abbiamo già arruolato una ciurma, sono pochi ma fedeli” disse Mark
“si fanno pagare il giusto” disse Leo.
Esmeralda guidò Acqua fino al veliero.
“bello vero?” disse il capitano.
“partiamo!”
Esmeralda si mise al timone, fece togliere il ponte che li collegava al porto e fece slegare le vele.
Il capitano si avvicinò alla barca, fece portare i sacchi di cibo e gli altri sacchi d’oro nella cambusa del veliero.
Per ultimo fece portare sulla nave il ladro che imbavagliato e legato come un salame si dimenava.
“questo BASTARDO può pagarcela in tanti modi diversi sai? potremmo farlo lavorare come mozzo, fagli pulire la nave, le vele, i vestiti, e tutto il resto. potremmo porre fine alle sue sofferenze subito oppure far sfogare la ciurma”
“cosa intendi per sfogare?”
“quando si è in mare per tanto tempo e non c’è una donna, anche loro sentono il bisogno di “sfogarsi”

“ma a te piacciono le donne”
“si” disse Esmeralda.
“come mai”
“vedi… le donne sono molto più delicate, non fanno a competizione con me, non mi giudicano, non dicono cose del tipo: sei una donna e una donna non può fare il capitano, una donna non deve decidere, una donna non fa questo, quello. Anche quando faccio sesso con loro, non devo per forza essere sottomessa”
“capisco” disse Acqua.

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