La sottomissione di Chiara - 6

Scritto da , il 2017-09-14, genere dominazione

CAPITOLO 6: La barca

Chiara era nuda, in punta di piedi sul bordo dello yacht che era ancorato in una baia di una piccola isola mediterranea. Esitava a tuffarsi. L’acqua era trasparente come il cristallo e verso riva era colorata di diverse sfumature di bianco, verde, e blu dagli scogli sommersi. C’era un sole pieno, ma l’acqua era fredda: non l’aveva sentita, ma bastava guardarla per capirlo. Carlo la osservava in silenzio. Chiara si voltò verso di lui, stringendosi nelle esili spalle e ridendo:
“Non ne ho il coraggio!” disse raggiante.
Carlo non disse una parola, continuò a guardarla come se stesse ammirando un’opera d’arte. Chiara d’improvviso si tuffò, come se avesse tratto energia dallo sguardo calmo e sicuro del suo Padrone. Quando riemerse dall’acqua limpida urlò come una ragazzina:
“Ahhhh!... È gelida!...”. La sua voce era eccitata e felice.
Carlo ammirava quel corpo perfetto dai colori chiarissimi che si stagliava nel blu scuro dell’acqua in quel punto.
Nella baia entrò una barca a vela di proporzioni straordinariamente grandi. Carlo ne fu infastidito. Non gli piaceva condividere il mare con altri. In quel momento
squillò il suo cellulare. Era una telefonata importante di lavoro. Esitando per un istante, tornò all’interno dello yacht per parlare al telefono avendo il computer davanti.
Chiara iniziò a nuotare. Era una brava nuotatrice e le piaceva nuotare a lungo. Passata la punta della baia, iniziò a essere trasportata da una corrente molto forte verso il largo. Talmente forte che non riusciva più a rientrare. Fu presa dal panico. Inizialmente non chiamò Carlo perché pensava di farcela da sola. Tuttavia la corrente la portò ancora più a largo. A quel punto urlò, chiamando Carlo, ma era già troppo lontana. Carlo non poteva sentirla.
Il proprietario della grande barca a vela si accorse che la ragazza era in difficoltà. Montò sul tender che era già in acqua, avviò il motore e la raggiunse in poco tempo.
Quando arrivarono allo yacht di Carlo, questi era ancora all’interno che lavorava al telefono. Sentendo accostare l’imbarcazione a motore, chiuse la chiamata e uscì. Fu sorpreso di vedere Chiara su un tender con un altro uomo. Indossava la camicia di lui e tremava.
“Buonasera” disse l’uomo. Aveva circa sessant’anni. La pelle molto abbronzata. Una voce sicura di sé “La signorina era un po’ in difficoltà a causa della corrente e ho pensato di darle un passaggio” disse in modo gentile mentre Chiara saliva sulla barca.
Carlo strinse Chiara per le spalle. Tremava ancora. La fece sedere e si assicurò che stesse bene. Poi si rivolse all’uomo:
“Non so come ringraziarla”
“Non deve” disse l’uomo ridendo mentre si apprestava a ripartire col suo tender.
“Posso offrirle qualcosa?”
“No grazie. Torno dai miei ospiti”
“La sua camicia…”
“Non si preoccupi”
“Gliela riporterò più tardi alla barca. Grazie ancora, davvero”
L’uomo lo salutò con un gesto del braccio mentre si allontanava sul piccolo gommone.

* * *

Le sottili caviglie di Chiara erano legate agli estremi di un’asta di acciaio che le teneva le gambe ben larghe. In mezzo all’asta c’era un anello. A questo anello era attaccato l’estremo di una piccola catena. L’altro estremo era attaccato all’anello del collare. La catena era corta, quindi il corpo di Chiara era ripiegato su sé stesso, col viso che guardava i piedi. Nel suo culetto era inserito un gancio anale, che era fissato con una corda a un anello fissato al soffitto: la corda era tesa in modo tale che Chiara non potesse piegare le ginocchia e fosse costretta a stare in punta di piedi. I polsi erano fissati alla parete, sotto la finestra dell’imbarcazione, all’altezza del suo collo e a una distanza maggiore della larghezza delle sue spalle. Non poteva fare alcun movimento.
Arrivò la prima sculacciata. Forte. Alla base della natica in modo che la vibrazione arrivasse alla fighetta. Chiara ebbe un brivido di dolore e di piacere insieme. Soppresse un grido.
“Mi scusi Signore. Grazie per punirmi Signore”
Arrivò la seconda sculacciata, ancora più forte.
“Ahhh!...”
Arrivò la terza, e poi la quarta. Poi silenzio. Senza un solo gemito, Chiara piangeva. Le sue lacrime cadevano sul pavimento di legno ben pulito. Non piangeva per il dolore. E nemmeno per l’umiliazione. Piangeva perché aveva turbato Carlo. Perché sentiva quanto era scosso alla sola idea di essere stato vicino a perderla.
Carlo la slegò, cominciando dal toglierle il gancio anale. Lei si afflosciò per terra. In ginocchio, si aggrappò alle sue ginocchia, bagnandogli le gambe con le sue lacrime. Lui la sollevò prendendole il viso fra le mani e la guardò negli occhi. La baciò con una forza che lei non aveva mai sentito. Poi la strinse a sé.
“Mi perdoni Signore” disse lei ancora singhiozzando “Non lo farò più. Non nuoterò più”
Lui la prese per i capelli dietro la nuca e tirò forte, staccando il suo viso dalla sua spalla.
“Non dire stupidaggini. Non devi smettere di nuotare. Devi imparare a non metterti in pericolo”
“Si Signore. Lo prometto”
“Non posso perderti”
“Lo so Signore. Mi dispiace così tanto”
“Tuffati di nuovo. Nuota stando attenta alla corrente e ritorna”
Chiara esitò per un istante. Ma capì subito. Carlo voleva che superasse la paura. E che imparasse. Chiara uscì e si tuffò. Nuotò abbastanza a lungo, sempre all’interno della baia. Nei punti dove c’era maggiore corrente, stando molto vicina alla riva. Carlo non staccò gli occhi da lei. Quando tornò, era lì ad abbracciarla.

* * *

Poco prima del tramonto, il tender accostò la grande barca a vela. Un marinaio in divisa accolse Carlo e Chiara e fece loro strada.
“Buonasera!” disse energicamente l’uomo che aveva salvato quest’ultima, alzandosi in piedi.
Stava leggendo un libro sul ponte principale. Accanto a lui due bellissime ragazze che parlavano fra loro, probabilmente due modelle, in bikini e pareo. Sul tavolino c’era una bottiglia di Champagne mantenuta in un contenitore di acciaio pieno di ghiaccio e un vassoio con raffinati aperitivi.
“Non ci siamo presentati” disse Carlo stringendogli la mano.
Si presentarono. L’uomo si chiamava Riccardo. Chiara gli restituì la camicia, lavata e stirata.
“Non doveva”
“Grazie ancora per oggi, Riccardo” disse Carlo.
“Aaahh!...” rispose lui con un gesto della mano “Basta ringraziamenti. Chiunque avrebbe fatto lo stesso. Piuttosto, perché non mi fate compagnia” La domanda non aveva punto interrogativo. Riccardo fece un cenno a uno dei marinai; questi portò due bicchieri.
La discussione fra Carlo e Riccardo partì subito fluida. Avevano gli stessi modi e scoprirono di avere un interesse comune per l’economia e il discorso prese spontaneamente quella direzione.
Riccardo elogiava le politiche espansive delle banche centrali, cioè il fatto che queste aumentassero la quantità di denaro attraverso il cosiddetto Quantitative Easing e tenessero basso il “costo del denaro”.
“Questo è l’unico modo per uscire dalla crisi” disse.
“Sbagli, Riccardo. Sbagli oggettivamente. Questo è il modo per prolungarla”
Le due ragazze fecero a Chiara un complimento sul suo vestitino bianco di cotone con colori mediterranei. Lo fecero a bassa voce, per non disturbare la discussione di Carlo e Riccardo:
“Che carino! Dove lo hai comprato?”
“In Grecia” rispose rapidamente distogliendo l’attenzione dal discorso di Carlo e Riccardo per lo stretto necessario a non essere scortese.
Riccardo guardò Carlo con un’espressione seria e curiosa. Era evidente che Carlo era un uomo equilibrato e non si sarebbe mai esposto in questo modo se non avesse avuto argomenti solidi.
“Il tasso d’interesse di mercato non è il costo del denaro. È il prezzo del tempo”
“Dove in Grecia?” chiese una delle due modelle a Chiara.
Chiara non la sentì.
“Chiamalo come ti pare. È una questione di etichette” disse Riccardo quasi deluso dalla risposta di Carlo che non era un argomento.
“No, non è una questione di etichette. È la questione fondamentale. La componente primaria del tasso d’interesse di mercato sono le preferenze temporali delle persone. Più queste preferenze sono basse, cioè più le persone preferiscono il tempo futuro (il risparmio) al tempo presente (il consumo), maggiori saranno le risorse disponibili per gli investimenti; quindi, a parità di altre condizioni, minore sarà il prezzo per aggiudicarsi queste risorse: il tasso d’interesse, e viceversa”
Riccardo non capiva dove Carlo volesse andare a parare.
“Ehi!” insistette la modella sorridendo a Chiara. “In Grecia dove?”
“Non ricordo” disse Chiara senza nemmeno voltarsi.
“Se tu imponi un tasso d’interesse artificialmente basso come fanno le banche centrali con le politiche espansive, segnali la presenza di risorse disponibili per gli investimenti che in realtà non ci sono. All’inizio c’è una fase di espansione. Ma dopo, quando l’informazione falsa sulle risorse disponibili viene a galla, il castello di carta crolla e si ha la crisi”
“Il 2008…” disse Riccardo, improvvisamente interessato.
“Tutte le crisi cicliche, a partire da quella del ’29, sono il risultato della manipolazione monetaria e del credito da parte delle banche centrali. Prima della creazione delle banche centrali, le crisi cicliche erano un fenomeno sconosciuto”
Riccardo guardava Carlo con vivo interesse.
Carlo continuò: “Il tasso d’interesse di mercato è l’unica cosa che può coordinare risparmi e investimenti nel tempo, perché tiene conto delle preferenze temporali di ogni individuo in ogni momento. È la grande bussola: se invece di farle indicare il Nord viene modificata per indicare quello che secondo i burocrati delle banche centrali dovrebbe essere il Nord, la bussola non funziona più.”
“E le banche centrali non possono sapere dove è il Nord perché non possono disporre delle informazioni rilevanti” annuì Riccardo, proseguendo la metafora.
“Esatto. Solo le singole persone possono sapere quali sono le loro preferenze temporali in ogni momento. Queste informazioni non possono essere disponibili ad alcuna mente direttrice”
“Soluzione?”
“Tornare al libero mercato nel settore del denaro. Abolire il monopolio legale del denaro da parte delle banche centrali e con questo la loro capacità di manipolare il tasso d’interesse”
“Utopico”
“No. Già iniziato”
Riccardo lo guardò sorpreso.
Carlo gli parlò delle crittomonete, la prima e più nota delle quali è Bitcoin. Monete non inflazionabili (in quantità fissa, non modificabile), anonime, decentralizzate e quindi non censurabili dagli stati in quanto non controllate da alcuno. In altre parole, libere di far concorrenza al denaro di stato senza possibilità di essere ‘fatte chiudere’ da quest’ultimo.
“Il monopolio imposto con la forza è sempre segno di debolezza. I migliori convincono i consumatori ad acquistare i loro prodotti, non li costringono a usarli.” Disse Chiara, intromettendosi timidamente nella conversazione.
Riccardo e Carlo si girarono verso Chiara in silenzio. Anche le due modelle si zittirono. Carlo la guardò incantato. Mai era stato più orgoglioso di una sua donna. Chiara sentì il suo sguardo e lo ricambiò. Si guardarono dritti negli occhi. A lungo. Lui le accarezzò il collo e la baciò.
“Mi ha convinto Chiara, non tu” disse Riccardo ridendo. “Ovviamente rimanete a cena” continuò, facendo un cenno a un marinaio.
La serata continuò in modo molto piacevole. Carlo e Riccardo non solo scoprirono di avere modi e interessi comuni, ma intuirono anche che erano entrambi dominatori. Dai modi in cui si relazionavano con le rispettive compagne, Riccardo capì che Chiara era la schiava di Carlo e quest’ultimo capì che le due modelle erano le schiave di Riccardo. Tuttavia fra Chiara e le due modelle c’era una differenza sostanziale ed evidente: le due modelle erano attratte dal denaro. Chiara era innamorata della persona. E Carlo l’amava. Questo cambiava tutto. E Riccardo quasi invidiò Carlo.
Quando si salutarono, Carlo invitò Riccardo e le modelle per una gita in barca il giorno successivo.

* * *

Lo yacht di Carlo era ancorato vicino a degli scogli molto a largo dell’isola, che si vedeva in lontananza. Non c’erano altre barche nelle vicinanze. Le tre ragazze prendevano il sole nude sul ponte a prua. Carlo e Riccardo erano sul ponte di comando, sopraelevato rispetto al ponte di prua. Una delle modelle, dopo aver finito di spalmarsi la crema su tutto il corpo, chiese a Chiara se ne voleva.
“Si grazie”
“Ci penso io. Girati…”
Chiara si girò a pancia sotto. La modella le si appoggiò con la figa sopra il culetto. La sua figa aveva una sottile striscia di peli pubici neri, molto ben curata. La sua pelle era molto abbronzata e creava un forte contrasto con quella di Chiara. Il suo corpo era longilineo e perfetto. Forse una virgola troppo magro. Iniziò a spalmarle la crema sulla schiena lentamente. Poi sui fianchi, accarezzandole la parte del seno che sporgeva di lato. Scostandosi, le spalmò la crema sul culetto, entrano nell’inguine e toccandole la fighetta. Chiara emise un leggero gemito. La ragazza guardò l’altra modella e sorrise. Insistette sul clitoride, massaggiandolo delicatamente, e poi le entrò nella fighetta, che era completamente bagnata. Sorrise di nuovo. Le spalmò la crema sulle gambe, insistendo parecchio sull’interno coscia.
“Ok, Adesso girati, ragazzina” le disse con un sorriso malizioso “mettiti a pancia all’insù”.
Chiara si girò e trovò su di lei anche l’altra modella.
“Massaggio a quattro mani” disse quest’ultima sorridendo.
Mentre la prima modella le massaggiava la fighetta da davanti, la seconda le massaggiava i seni da dietro. Poi quest’ultima mise la sua figa sopra la bocca di Chiara e ve la strofinò leggermente mentre anche lei, insieme alla sua amica, le toccava la fighetta.
“Che ne dici di usare la lingua, tesoro?” le disse la modella che stava strofinando la sua fighetta sulla bocca di Chiara.
Chiara era imbarazzata. Non sapeva cosa fare. Non aveva il permesso di Carlo e senza questo non poteva fare nulla. Cercò Carlo con gli occhi e lo trovò dietro di lei, con Riccardo, che osservavano la scena. Lui le fece un segno che poteva continuare. Chiara sapeva quanto a Carlo piaceva vederla giocare con altre ragazze: questo la eccitò ulteriormente e iniziò a leccare la fighetta della modella.
“Più forte, piccola” disse quest’ultima, mentre l’altra modella aveva iniziato a leccare la fighetta di Chiara. “Entrami dentro con la lingua…”
Chiara affondò la lingua nella figa della modella che la sovrastava. Questa le prese con forza la testa per i sottili capelli biondi e se la spinse contro il pube “Più in profondità ho detto!”
Chiara si sforzò ulteriormente. In quel momento da dietro arrivò Carlo. Prese la modella per i fianchi e iniziò a scoparla da dietro. Chiara sapeva che doveva continuare a leccarle il clitoride. Pochi istanti dopo, Riccardo la penetrò da davanti, mentre la modella si era spostata di lato e continuava a leccarle il clitoride.
Chiara venne subito con un orgasmo profondo. Gridò dal piacere.
“Aaahhhh!...”
Poco dopo venne anche la modella che Carlo stava scopando. Ma nessuno si fermava. Fu un susseguirsi di orgasmi delle due ragazze, mentre la terza non smetteva di leccare il clitoride di Chiara.
A un certo punto Chiara sentì che Carlo stava per venire. Staccò la sua lingua dal clitoride della modella e attese. Carlo venne dentro la modella, inondandola di sperma. Rimase dentro a lungo. Quando si staccò, Chiara si posizionò sotto la figa della modella e aprì la bocca. Quando lo sperma iniziò a fuoriuscire, infilò la lingua nella fighetta abbronzata della ragazza e lo prese tutto in bocca, continuando a leccarla. In quel momento Riccardo si staccò dalla sua fighetta bionda e venne in bocca alla seconda modella che, staccatasi in tempo dal clitoride di Chiara, aveva aperto la bocca per accogliere lo sperma del suo Padrone.

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