Tess diventa Mark - Capitolo 1 e 2

Scritto da , il 2017-09-02, genere trans

Mark si svegliò dolorante, sentiva un dolore lancinante alla testa e si sentiva molto strano. Non riusciva a capire dove si trovava, provò a muoversi nel lettino, ma si accorse che era impossibile. Era supino ed il suo corpo era legato al lettino, delle cinghie lo tenevano immobilizzato, non le vedeva, ma ne doveva avere una sotto il petto, una che gli attraversava la pancia, una in alto sulle cosce, una sotto le ginocchia ed infine una sulle caviglie. Non poteva muovere neanche le braccia, erano strettamente legate, anche quelle, distese di lato al suo corpo, al lettino. Si vedeva poco, molto poco. Aprì ancora di più, con fatica, gli occhi ed osservò se stesso e l’ambiente circostante. Era nudo, coperto da un lenzuolo. Si trovava in una stanza molto piccola, oltre al letto c’era giusto lo spazio per stare in piedi ed in un angolo un water. Di fronte una porta e sopra una feritoia da cui entrava luce, sembrava un seminterrato, non c’erano finestre. C’era un’asta di ferro da cui partivano diversi tubicini, aveva una flebo ad un braccio. Era sgomento, ma quello che lo mandò nel panico più totale fu, guardando al suo petto, che aveva un seno incredibilmente grosso, era coperto dal lenzuolo e la luce era molto fioca, ma aveva due tette che formavano due belle collinette sotto il lenzuolo. Cercò di gridare, ma non ci riuscì, poi svenne.
Quando riprese i sensi cercò di domare il panico, tremava ed era febbricitante, ma ci provò. Cercò di ricordare come era finito lì e soprattutto cosa significava. Si ricordò che era andato in una clinica. La clinica del dr. Martin. Era un ragazzo di 23 anni confuso sulla propria sessualità, era di quello che voleva parlare con il dottore.
Mark era un bel giovane, moro, alto, snello e longilineo, ma molto poco virile, era circondato da belle ragazze, ma con loro concludeva poco, si sentiva invece attratto dai ragazzi, ma era timido e incerto e quindi concludeva poco e niente anche con loro.

Mark si rese conto che era stato drogato e poi operato, non poteva vedersi, ma sentiva che il suo corpo era notevolmente cambiato.
Per quindici giorni Mark rimase legato a quel letto in uno stato di semi incoscienza, viene nutrito con flebo, e dorme, dorme tanto mentre il suo corpo continua a trasformarsi, diventa più morbido, più rotondo, acquista curve proprie di una donna. Rimane in quello stato tutto il giorno. Una donna viene a trovarlo tre o quattro volte al giorno, è un’infermiera di nome Lucy, che lo aiuta nei suoi bisogni, lo deterge, lo pulisce, gli fa mangiare qualche pappetta e scambia con lui qualche monosillabo. Mark non ha neanche la forza di chiedere spiegazioni e si abbandona a quelle mani esperte. Aspetta.
Poi, dopo quindici giorni, Lucy lo slega dal letto e l’aiuta ad alzarsi, Mark ha un capogiro, è debole, ma Lucy riesce a sostenerlo in piedi. Mark è nudo ed alla debole luce di quel seminterrato riesce a guardarsi, vede che ha davvero un seno da maggiorata, una quarta abbondante, vede che non ha più un pelo sul corpo, che il suo corpo e liscio e morbido. Il seno è pesante ed ingombrante. Piange. Lucy lo fa uscire da quella celletta e lo porta, sempre nel seminterrato, in una camera più luminosa ed accogliente. Lo fa distendere su un letto e gli mette un collare a cui viene collegato un guinzaglio che finisce in un anello sul muro. Mark ora può muoversi, ma solo per quanto è lungo il guinzaglio. Poi Lucy gli dice – tu ti chiami Tess. –
Lui non fa neanche in tempo a reagire che Lucy è già andata via ed ha chiuso la robusta porta a chiave.

***

In tutto quel tempo l’unica persona che Tess ha visto è sempre e solo l’attraente infermiera di nome Lucy. Lucy veniva a trovarla ogni mattina nella cella dove è stata rinchiusa e che si trovava nella cantina della villa del dr. Martin. Lucy era più che attraente, aveva un corpo formoso e pieno di curve, tette grosse e sode, un culo stupendo, occhi grandi e blu, capelli lunghi fino alle spalle, neri con riflessi castani. Era la cameriera del dr Martin ed a lui era fedele sia per paura che per devozione. Si presentava nella sua tenuta, camicia bianca, gonna, calze autoreggenti e scarpe con tacco altissimo nere. Tess non avrebbe mai capito che si trattava di una shemale se lei sollevando la gonna e tirando giù il microscopico slip non glielo avesse fatto vedere: un pene piccolo ingabbiato in un cook ring che le strizzava pene e palle e le impediva di rizzare. Anche il pene di Tess era strizzato allo stesso modo e il ragazzo capiva che quella era la fine a cui era destinato. Lo capiva anche dal suo corpo, gli ormoni che gli venivano somministrati in abbondanza avevano fatto, e continuavano a fare, il loro effetto, la sua pelle diventava sempre più morbida, il suo pene rimpiccioliva, ma si sentiva comunque sempre in uno stato di perenne eccitazione. La novità più rilevante erano però le tette, Tess quando se le vide rimase sconcertata, erano immense e sode e s’ingrossavano ogni giorno di più. Erano già grosse come quelle di Lucy, ma sarebbero diventate ancora più grosse. Non si era mai guardata allo specchio e quindi non aveva una visione completa di come potesse essere cambiata, ma si era fatta l’idea di un grande cambiamento. Quando era sola piangeva e si disperava e al tempo stesso si sentiva languida ed eccitata. Lucy la mattina la liberava dalla catena che la teneva legata all’anello del muro posto sopra il suo letto e che terminava in un robusto collare, la portava in bagno, la aiutava nei suoi bisogni visto che era impossibilitata a fare da sola. Tess era praticamente nuda ed innocua, le braccia fittamente legate dietro la schiena e le caviglie incatenate con una corta catenella, portava solo un busto di pelle che la strizzava in vita. Dopo averle dato da bere qualcosa di caldo la faceva sdraiare su un altro lettino più alto, posto nel centro di un’altra stanza della cantina e le levava il busto. Le slegava le mani per legarle al letto e così faceva anche con le caviglie. Tess respirava, quello per lei era al tempo stesso il momento più bello della giornata ed il più umiliante. Lucy si ungeva le mani con creme profumate ed iniziava ad ungerla e massaggiarla, sulla schiena, sul collo, sulle natiche e poi sulle cosce. La bella Lucy le diceva – lasciati andare – e lei ogni mattina resisteva sempre di meno. Il momento più brutto fu la prima mattina, quando dopo averla lavorata sulla schiena, senza tanti riguardi Lucy passò alle natiche e quindi la penetrò abilmente con le dita. Non molto, ma iniziò ad andare avanti ed indietro con le dita unte.
Tess pianse e rizzò fino a dove le riuscì, nello stesso tempo sentì il dolore e singhiozzò, diventò rossa e il respiro divenne affannato, trovava piacere come mai avrebbe pensato che le fosse possibile e sentiva la frustrazione di quel pene che non poteva drizzarsi ed eiaculare. Lucy la consolò – non è poi così brutto, vedrai che più passa il tempo e più ti piacerà e comunque il tuo destino è questo. – Mentre lo diceva la penetrò più a fondo e Tess sobbalzò e singhiozzò amaramente.
Poi la rigirava sul dorso e ricominciava, le mammelle erano diventate grandi, pesanti e sode, Tess faceva fatica ad abituarsi, ma quando Lucy la massaggiava lì sentiva un enorme piacere, ancora una volta la sua erezione veniva frustrata, ma il suo piccolo pene ugualmente emetteva fluidi e lo faceva in continuazione. Il liquido colava sulle cosce e questo imbarazzava Tess, Lucy lo ripuliva continuamente e la confortava con parole dolci. Tess era alta quasi un metro e ottanta e sebbene fosse diventata una ragazza snella aveva comunque una certa prestanza, in condizioni normali avrebbe avuto ragione di Lucy, si sarebbe liberata e sarebbe scappata. Voleva ribellarsi, ma si sentiva molle e fiacca, ciò lo sapeva era dovuto ai farmaci, alla forzata inattività ed al fatto che era perennemente legata e quindi anche le sue mani e le sue braccia quando erano libere rispondevano male ai comandi. Era incapace di lottare, Lucy la rigirava e la maneggiava come voleva.
Il primo giorno Tess supplicò la shemale di liberarla. – Fammi scappare, ho dei soldi in banca sono tutti tuoi. -
Tess era sdraiata sul lettino e Lucy la sculacciò sulle chiappe. I colpi non erano violenti, la shemale si accontentava di alzare il braccio e calarlo pesantemente sulle chiappe di Tess. Tess non lo sopportava dopo tre colpi iniziò a gridare e a piangere. – Basta ti prego. Smettila. –
Lucy non fece una piega, come se Tess non esistesse continuò a picchiare fino a quando ebbe forza. Alla fine il culo di Tess era bello rosso e caldo.
Lucy solo allora le parlò. – La prossima volta che dici stupidaggini di questo genere ti picchierò con la racchetta e poi con la frusta. -
- No, ti prego non lo farò più, non mi picchiare più – rispose Tess singhiozzando.
Lucy riprese a massaggiarla, ma ebbe pietà della novellina. – Da qua non si scappa. Siamo in una villa immersa in un parco, prima o dopo uscirai da qui sotto e vedrai. La villa è sorvegliata, ci sono dei guardiani. Il padrone è molto severo, se scappi ti spella viva. Se invece ti comporti bene, vedrai, te la spasserai. –
Tess singhiozzò ancora. – Cosa vuole da me? – Anche la voce di Tess si andava modificando, ogni giorno che passava diventava… più femminile.
- Cosa pensi che voglia stupidina. Vuole i tuoi pompini ed il tuo culo e li avrà, con le buone o con le cattive. -
Tess sconfortata riprese a piangere. – Non voglio, non voglio. Di sicuro non voglio essere violentato. -
- Farai bene a parlare di te al femminile se non vuoi prenderle di nuovo. Per il resto lo vorrai o se lo vorrai. -
Da quella prima mattina la voglia di ribellarsi di Tess diminuì giorno per giorno, ma era ancora presente, sperava di riacquistare le forze quanto prima e di poter scappare dall’incubo in cui era finita. Lucy la punì solo altre due volte, più per farle capire che poteva farlo e per spezzare le sue ultime tracce di ribellione che per necessità vere e proprie. La verità tardava ancora a farsi strada nella mente di Tess, ma la verità era che lei stava rapidamente cambiando, stava diventando sempre più sottomessa. Ogni giorno che passava Lucy la penetrava sempre più a fondo. Lei era perennemente eccitata e continuava ad emettere fluidi. Passò così il secondo mese.




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