Una madre riempita

Scritto da , il 2017-07-28, genere dominazione

Quella mattina decisi di rimanere a casa. Alle 12.30 sarei dovuta andare a prendere mio figlio con l’auto alla scuola media. Iniziai a fare le lavatrici con gli indumenti sporchi. Più tardi stirai le camicie di mio marito, via per una trasferta lavorativa. Mi sentivo costretta da una vita prestabilita senza alcun sussulto. Intorpidita dallo scorrere delle giornate, senza un senso che mi aiutasse a vedere un domani diverso. Alle 11 mi telefonò l’ex marito di mia sorella. Mi disse che doveva portarmi uno scatolone con alcune cose di mia sorella da riconsegnargli. Si erano lasciati da poco e non volevano vedersi. Dissi che non c’era alcun problema, che avrebbe potuto lasciare tutto da me e mi sorella sarebbe passata a prendere tutto più tardi. Alle 11.30 suonò il citofono era lui, dal video si vedeva subito il suo sguardo burbero. Negli ultimi tempi si era fatto crescere la barba e i suoi occhi azzurri erano più taglienti del solito. Andai alla porta e lo vidi uscire dall’ascensore. Non mi disse nulla, entrò nell’anticamera e appoggiò lo scatolone. -Lo lascio qua?-. -Si, puoi lasciarlo qua- risposi. Si girò e fece per andarsene. Non so cosa mi prese in quell’istante ma lo seguì fuori. - Vuoi che ti offro un caffè? - .

Siamo in cucina, lui è ancora tutto bagnato per la pioggia. Io sono ai fornelli appoggiata in piedi mentre lui è seduto al tavolo. Il silenzio è assordante. -Lo sapevi che tua sorella mi tradiva?- disse all’improvviso spezzando la quiete. Mi vergognavo per la situazione, lo sapevo ma non sapevo quale fosse la risposta da dire in quel momento. - No, forse, forse mi aveva accennato qualcosa, ma forse non ricordo, non lo so davvero -. Lui fermo tremante al tavolo, si alza e viene verso di me.
Io mi volto, spengo i fornelli. - aspetta ti porto il caffè - gli dico. Lui non si ferma e posa le mani sui miei fianchi. Io mi giro - aspetta, cosa stai facendo -. Mi mette un mano sul seno, io gliela allontano. Mi divincolo da lui e cammino verso il salotto all’indietro. Lui mi segue come un cacciatore verso la sua preda. Gli ripeto - non puoi, chi ti credi di essere -. Sono arrivata alla fine della stanza. Tremo perché non so che fare. Lui è davanti a me. Una sua mano si insinua sotto la gonna. -No, ti prego, basta, non voglio-. Ma niente sembra fermarlo. Con una mano mi spinge cado sul divano di schiena. Lui mi sale sopra e inizia a baciarmi. Io cerco di divincolarmi ma la sua forza fisica prevale sulla mia. Le sue mani indugiano sempre di più. Ormai lui è tra le mie gambe e me le tiene aperte. Io cerco di spingerlo via, ma ad un tratto con forza mi toglie gli slip. Io urlo ma mi tappa la bocca con una mano. Con l’altra si fa strada dento di me. Due dita forzano la fessura vaginale. Io ho un gridolino trattenuto dalla sua mano. Insiste con vigore con le dita fino che ho un tremito, una scossa. Lui mi toglie la mano dalla bocca. C’è l’ho semi aperta. Mi toglie le due dita dalle mie tenere carni. Sono bagnate, lo stimolo violento delle sue mani mi ha fatto avere un orgasmo che non provavo da tempo. Ora sono come immobilizzata anche se sono libera. Mi porta le sue dita verso la mia bocca. Rimango con le labbra semi aperte, lui le infila dentro. Sento mio il sapore.

Senza dire una parola si slaccia i pantaloni davanti a me. Sono ancora vestita con le gambe oscenamente aperte davanti a lui senza mutande. Lui tira fuori dai suoi boxer il pene in erezione con del liquido sulla punta, anche lui aveva già goduto. Lo indirizza verso di me. Io cerco con le mani sul petto di fermarlo. Ormai sono sottomessa, -mettiti il preservativo, ti prego-. Lui mi guarda mi da un bacio sulla fronte. Io ho gia capito, punta il pene verso la mia vagina. Prende le mie braccia e le porta sopra la mia tesa. Sono aperta senza difese. Mi penetra con una violenza repressa, sta scaricando tutto l’odio per sua sorella sulle mie pareti vaginali che soffrono tutta la sua prepotenza. Non dura molto, quando sta per venire poggia il viso di fianco al mio e mi bacia il collo mentre con due rantoli viene copiosamente nella mia vagina. Il suo corpo sudato si alza dal mio. Estrae il suo pene mentre un liquido biancastro caldo esce dalla vagina e scende sulle natiche fino ad attraversare l’ano e depositarsi sul divano. Stremata rimango immobile. Lui si alza va a prendere il suo cellulare e si posiziona davanti a me. Vuole fotografarmi. Io sono ancora con le braccia indietro e le gambe aperte mentre il rivolo di sperma esca dalle mie carni. La sensazione che provo è strana, dal terrore sento di essere desiderata ardentemente da qualcuno. Il mio corpo ha fatto godere senza ritegno un uomo e mi sento appagata di questo, mentre lui mi fotografa oscenamente in questa posizione.

Pensavo che fosse finita mentre guardavo l’uomo che mi ha reso importante era davanti a me con il pene ancora turgido e il cellulare in mano. Ma non è ancora finita. Lui posiziona il cellulare sul tavolino e viene verso di me. Mi bacia prima in bocca poi sul collo e infine sui seni mi sento appagata. A quel punto però mi prende e mi gira a pancia in giù. Si avvicina alle mie natiche. Il mio ano è ancora vergine, non ho mai voluto fare sesso anale. Ma sono ferma aspetto soltanto che lui si prenda anche questa parte di me. Con le dita sparge un po' di sperma rimasto nella vagina sulla cavità anale. Mi bacia la nuca, sento il suo membro appoggiato sulle natiche. Gli dico -è la mia prima volta-. La sua risposta è una penetrazione violenta, io urlo più forte che posso mentre con una mano mi tiene i capelli e la testa schiacciata al cuscino cosi che si potessero attenuare le grida. Non avevo mai sentito un dolore cosi, dopo alcuni colpi però è come se non sentissi più nulla. Ero a pancia in giù con le gambe aperte e la testa nel cuscino. Durò poco, ancora alcuni rantoli e sentì il liquido caldo invadermi da dento. A quel punto tolse il suo pene dal mio ano, oscenamente aperto e con il liquido biancastro che usciva. Ero con il volto rigato dalle lacrime con il trucco per il dolore, senza un minimo di forza, ma mi sentivo importante.

Lui si rivestì in poco tempo, mi baciò di nuovo. Ero ancora vestita e senza mutande, mi rannicchiai su me stessa. La gonna era abbastanza corto, lui poteva vedere il suo risultato. Dalla mia vagina e del mio ano usciva una colata comune di sperma che finiva nella gonna. Mi mise una coperta sulle gambe e mi salutò. Io mi addormentai in quella posizione. All’1.30 arrivò mio figlio a casa, suonò al citofono. Era stato riaccompagnato da un suo amico. Di fretta e furia mi presentai alla porta e nonostante il volto provato lo riuscii a salutare. Lui andò in camera sua, io mi precipitai in bagno. Mi misi seduta per riprendermi, dopo alcuni momenti mi accorsi che la mia gonna dietro era completamente appiccicata alle natiche. Mi alzai il vestito e vidi davanti a me che dalle mie labbra usciva usciva ancora un rivolo di sperma. Mi guardai allo specchio, avevo le gambe oscenamente aperte. Con una mano cercai di fare uscire un po' quel liquido, non volevo rimanere incinta. Poi mi fermai. Presi le due dita completamente inzuppate di sperma e me le portai alle labbra. Volevo sentire il gusto della violenza.

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