Crociato diventa femmino

di
genere
gay

Crociato.
Tutta una balla! Ci avevano riempito la testa di guerra santa contro gli infedeli, di gloriose battaglie con facili vittorie e sopra tutto di enormi bottini, donne bellissime e oro in quantità. Se dopo il saccheggio di Costantinopoli avevamo dei dubbi all’arrivo in Palestina , eravamo sicuri che ci avessero ingannati.
Le battaglie erano miserabili scaramucce dove morivi per una freccia nella schiena, le città ricchissime erano borghi pieni di miseria. E le donne, quelle musulmane scomparse e le cristiane tutte altezzose che riservavano i loro buchi solo ai crociati con titolo o soldi. Per noi niente. Sudore, sangue vino cattivo cibo orrendo e bagasce. Per fortuna a prendere cura delle nostre voglie c’erano gli ebn luti.
Giovani ragazzi con bocche deliziose da baciare e corpi sinuosi da amare. Al diavolo le donne. Loro sapevano darci piaceri profondi facendosi prendere come verginelle e lasciando affondare i nostri cazzi nei loro teneri culetti, muovendo sapientemente le piccole natiche sode. Quando incontravamo i Templari, più che racconti di battaglie ci narravamo le delizie dei femminucci. Io ne avevo comprati due;
Habibi che vuol dire amore era sottile magro con un cazzo piccolo ma ben formato e due palline simili a noci. Era un vero femminuccio che amava succhiare prendere sospirare e godere. Quando mi aveva svuotato con dolcezza mi leccava via i resti dell’amore e mi massaggiava con oli profumati. Quando uscivo, tutti lo chiamavano la mia donna tanto era femmina. L’altro era Zeb che vuol dire cazzo. Era massiccio tutto muscoli e mi piaceva perché lo prendevo brutalmente costringendolo a umiliarsi come quando gli facevo tenere la natiche aperte con le mani per potergli frustare il buchetto o quando lo penetravo con la mano mentre gli venivo in bocca. Non pensavo di tornare in Francia, ma quanto avvenne alla conquista di Fort Sidi mi fece decidere. I musulmani portarono davanti al portone del castello i prigionieri cristiani. Quelli che rifiutarono di diventare musulmani furono decapitati.
I più giovani e anche i figli dei cavalieri, vennero legati e castrati. Risero i musulmani. Abbiamo dei nuovi eunuchi dissero.
Ma la sorte più terribile fu riservata ai femminielli che erano stati amanti dei cavalieri. Di fronte a noi vennero legati a pali orizzontali. Il più alto premeva sul loro addome , a quello inferiore erano legate le mani cosi che i loro culi fossero esposti. Iniziarono a torturarli. Per non sentirli urlare ficcarono in bocca un pezzo di legno. Poi legarono i loro coglioni con corde che vennero date a bambini che si divertivano a strattonare le povere parti. Altri bambini venivano incitati a strizzare i capezzoli dei femminucci. Ma il vero supplizio arrivò al pomeriggio quando il sole aveva iniziato a scendere. Portarono degli stalloni. Avevano spalmato del sugo di vagina di cavalla sull’ano dei femminelli e sentendo l’odore, gli stallo ni si eccitarono e gli stallieri guidarono gli enormi peni dei cavalli dentro il culo dei torturati.
Le urla di dolore continuarono per tutta la notte e potevamo nel la luce del crepuscolo vedere fiumi di sangue e sperma uscire dall’ano dei femminelli.
Avemmo pietà e un balestriere con tiri precisi li uccise. Ci arrendemmo e potemmo partire lasciando tutte le armi ma portando con noi le persone al nostro servizio.
Così ritornai in Francia con Habibi e Zeb.
Mi sistemai a Tolosa dove avevo una piccola tenuta. Habibi ormai viveva con me come una moglie ma Zeb era scomparso.
Pensai che fosse fuggito in Spagna per raggiungere i mori.
Apparve in paese una coppia di domenicani che chiesero di incontrarmi. Parlammo delle Crociate e della Terrasanta e come ritornando avessi riscattato due schiavi mori per farli crescere nella vera fede. Purtroppo uno era fuggito. I domenicani chiesero di vedere Habibi che per l’occasione si era messo vesti molto maschili. Lo fecero sedere e poi si rivolsero a me. Sono bugie quanto avete raccontato. Il vostro Zeb si è rivolto a noi e ha fatto confessione della vostra sodomia in cambio della nostra protezione. Sapete quale è la punizione per la sodomia. Ma siccome siete un crociato abbiamo pensato a una diversa punizione.
Ero così stupito che non reagii quando mi legarono le mani dietro la schiena. Il più anziano mi taglio col coltello gli abiti mettendomi nudo. Mentre ancora protestavo mi prese a sberle e mi ficcoò in bocca uno straccio perché non potessi parlare. Poi mi prese i coglioni strizzandoli fino a farmi svenire e li strinse con un pesante anello di ferro con un lucchetto . Ora i domenicani si spogliarono. Altro che frati pingui. Avevano corpi muscolosi e entrambi erano molto dotati. I loro membri enormi in erezione mi confusero, ma subito chiarirono. Inculeremo il tuo femminello e così Habibi dovette soddisfarli con la bocca e poi ricevere i loro cazzi ne culetto. Il povero ragazzo ormai piangeva e godeva nello stesso tempo e fra sperma che gli colava dalla bocca e dall’ano e il suo sperma che aveva violentemente spruzzato, Il pavimento era un lago. Anche il mio cazzo si era eretto e indurito allo spettacolo. Ero eccitato e avevo voglia di masturbarmi ma avevo le mani legata. Garda guarda disse il domenicano giovane è anche lui una troia. Si avvicino mi strizzò con forza i capezzoli. Il mio cazzo cominciò a vibrare e più mi strizzava e più sentivo che stavo venendo. Alla fine spruzzai.
Leccagli via lo sperma disse il più anziano a Habibi, ora vedrai cosa piace al tuo padrone. Mi tolsero il cencio dalla bocca e prima che potessi parlare il più giovane tappandomi il baso mi costrinse ad aprire la bocca. Ci infilò violentemente il cazzo ordinandomi di succhiarlo. Non lo avevo mai fatto ma mi misi d’impegno. Mi entrava sempre più in gola e non mi dispiaceva. Mi venne in bocca e me la tenne chiusa per farmi ingoiare tutto lo sperma. Mi misero a quattro zampe. il più giovane si era ripreso e mi aveva messo in bocca il suo cazzo semirigido e con le mani mi arrotolava i capezzoli facendomi sentire fitte di dolore.
Il più anziano si mise dietro me e visto che avevo dell’olio d’oliva sul tavolo si unse il membro e mi penetrò in un colpo solo. Ero vergine e il dolore mi fece quasi svenire, ma dopo poco il mio ano accomodò quel membro mostruoso e in cominciai a prendere piacere. Lo sentivo toccarmi tutto dentro e quel toccare mandava brividi in tutto il corpo. MI sentii anche io troietta posseduta da un vero uomo, vogliosa di farlo contento. Iniziai a spingere col culo per farlo entrare più a fondo. Godeva il mio culo, godeva la mia bocca, e sentii delle tenere labbra che succhiavano il mio cazzo. Habibi era sotto me. Venimmo tutti assieme. Il mio culo fu riempito da tanta crema che colava a terra, la bocca assaporava il sugo del cazzo più giovane.
E io spruzzai nella bocca di Habibi. Bene disse il domenicano anziano. Hai visto sei un culatone, un miserabile femmino da sottomettere.
Verrai al convento assieme ad Habibi e sarete il ristoro di noi monaci. Annuii perché si avverava ciò che avevo sempre pensato di essere e avevo nascosto.
Ero un troietto che amava prenderlo in culo e sottomettersi.

di
scritto il
2017-06-02
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