La Signora Renata

Scritto da , il 2010-12-07, genere etero

Cari lettori,
nonostante sia buona educazione presentarsi subito, vi basti per ora sapere che sono una delle tante lettrici che frequentano siti come questo; qualche tempo fa tra i tanti racconti ne trovai uno scritto dal titolo “La Signora Renata”.
Per mesi ho atteso che “Argentovivo”, questo era il nome dell’autore, desse seguito al suo racconto ma così non è stato, peccato. Ora, considerato che lo stesso racconto fu rimosso poco dopo, ve lo ripropongo testualmente, così come venne postato e come, per fortuna, ebbi cura di conservare.

La Signora Renata

Quella che sto per raccontarvi è una storia vera, accaduta ed iniziata due anni fa.
Mi chiamo Antonio e all’età di 45 anni sono un apprezzato professionista nel settore della ristrutturazione d’interni e dell’arredamento. Un giorno mia madre mi chiama al telefono e mi comunica che una sua conoscente mi avrebbe contattato, da lì a poco, poiché aveva bisogno di ristrutturare ed arredare un suo appartamento. Trascorsero alcuni giorni, e la signora Renata, così mi si presentò, mi chiamò al cellulare esponendomi le sue esigenze, è così che decidemmo d’incontrarci.
Il giorno e all’ora convenuta raggiunsi la signora Renata presso l’appartamento che divenne poi l’oggetto delle mie prestazioni professionali per i successivi tre mesi; in realtà accettai l’incarico non senza alcune perplessità poiché in genere preferisco non lavorare per conto di parenti, amici e conoscenti….. benché, a dire il vero, la signora Renata era una vecchia conoscenza dei miei genitori, ma da quando il marito era morto i rapporti si erano diradati fino al punto che quando mia madre me ne parlò, io ebbi non poche difficoltà a ricordarmene. Bussai alla porta dell’appartamento,e dopo qualche istante, mi aprì lei stessa e dandomi del tu ed invitandomi a chiamarla semplicemente Renata, non tanto per eccesso di confidenza quanto a voler sottolineare la differenza d’età tra me e lei, e mi invito ad entrare. Renata è una matura signora della Roma bene, vedova di un colonnello dell’esercito e figlia di un defunto ufficiale dell’arma dei carabinieri, dall’aspetto elegante e raffinato, l’esistenza trascorsa in ogni tipo di agiatezza e senza problemi di sorta hanno senz’altro contribuito a mantenere la sua figura ancora giovane e attraente nonostante i suoi 55 anni.
Cominciai a visitare l’appartamento nel mentre ci scambiavamo informazioni finalizzate a meglio comprendere le aspettative di Renata; alla fine ci congedammo concordando la data dell’inizio dei lavori che cominciarono dopo tre settimane. Durante tutto il periodo occorso per i lavori, Renata si dimostrò la classica cliente che pur avendo commissionato i lavori, finì per essere sempre presente creando non pochi problemi all’esecuzione dei lavori ed alla serenità mentale mia e di tutti gli operai impegnati; un giorno dal canto suo anche Renata ebbe lamentarsi del comportamento di uno dei miei operai colpevole di averle fatto qualche complimento più audace. Renata si risentì molto dell’accaduto, sebbene notai mentre mi raccontava l’accaduto una specie di latente compiacimento quasi che l’austera ed irreprensibile personalità fosse stata messa a dura prova.
Mi scusai con Renata e le promisi di parlare con l’operaio affinché l’accaduto potesse restare unico ed isolato. Successivamente all’accaduto, che non ebbe più a ripetersi, cominciai a pensare che all’anziano operaio evidentemente non erano passate inosservate le belle forme di Renata a dispetto della sua non più giovane età, effettivamente nonostante non più giovane aveva un corpo ancora ben disegnato, una vita strettissima che metteva in risalto un seno ed un sedere entrambi di belle forme e dimensioni; in ogni caso da quel giorno cominciai a guardare Renata con altri occhi e non potei notare che improvvisamente aveva smesso di indossare le gonne, peraltro sempre al di sotto del ginocchio, preferendo sempre dei pantaloni di sobrio disegno con l’intendo, forse, di nascondere le proprie forme senza riuscirci, anzi in alcune occasioni la nuova mise non faceva altro che “peggiorare la situazione”.
Passarono così, circa tre mesi nei quali io ero diventato l’accompagnatore ufficiale di Renata, dal tappezziere, dal mobiliere, dal restauratore etc, in tutto questo periodo non mancarono momenti di attrito tra di noi, tipico nel rapporto professionista/committente ma in un paio di occasioni anche al di fuori di questo. In particolare, una volta, Renata ed io ci recammo da una mia vecchia amica, rivenditore di tessuti per arredo, con la quale oltre che parlare di lavoro finimmo anche per scambiarci simpatiche battutine in ricordo di un passato affettivo mai completamente dimenticato, anche perché rispolverato di tanto in tanto; non appena fummo di nuovo soli Renata si lasciò andare in una compita ma determinata dissertazione nella quale esprimeva tutto il suo disappunto per il mio comportamento con le altre donne, non sopportava che mi girassi a guardarle o che favorissi certe manifestazioni di interesse in sua presenza. Si precipitò a chiarirmi che quant’anche tra noi non ci fossero che rapporti di tipo professionale, non le andava di apparire come la vecchia signora che si lascia accompagnare dal suo gigolò, insomma per farla breve una vera è propria scenata di gelosia. Dopo circa tre mesi, i lavori ebbero termine e Renata mi disse di voler dare una festa nella nuova casa, una specie di inaugurazione, alla quale avrebbe invitato solo gli amici più stretti e le sue 2 figlie con i rispettivi mariti, e che io mi sarei dovuto ritenere invitato sin da quel momento e che mi avrebbe fatto sapere i dettagli. La sera della festa arrivai a casa di Renata con un leggero ritardo, che però mi ero preoccupato di annunciare e di giustificare con gli immancabili impegni di lavoro tant’è che Renata al telefono non sembrava essersi seccata ma felice di avermi tra suoi invitati comunque; fui accolto da lei stessa ………era magnifica. Indossava un vestitino rosso lacca di un tessuto che le fasciava dolcemente i fianchi facendo risaltare il seno ed il fondo schiena, che mai come quella sera mi era apparso in tutta la sua bellezza, un paio di calze grigie, scarpe con tacco di media altezza, ed un filo di perle al collo completavano la sua mise sobria ed elegante e che la rendevano estremamente sexy e fortemente desiderabile. Mi invitò a seguirla, mi presentò ai suoi amici e alle sue figlie e con ciascuno non dimenticò mai tessere le mie qualità professionali ed a riconoscere la mia disponibilità resa per tutti i tre mesi precedenti, la seguivo da un gruppetto all’altro senza mai distogliere lo sguardo dalla sua figura e dal suo incedere elegante e sensuale, e solo a tratti riuscivo a recuperare la lucidità tanto che ebbi anche il timore che qualcuno dei presenti si fosse accorto della cosa, ……..ed io stesso ero sorpreso di perdermi ………in fantasie erotiche che mai avrei pensato di avere per Renata.
Fu proprio Renata a risvegliarmi da una di questi sogni ad occhi aperti chiedendomi quando sarebbe arrivata mia madre, le risposi che sarebbe arrivata da li a poco accompagnata da mia moglie. Si allontanò da me con un chiaro gesto di disappunto, infatti sia mia madre che mia moglie al loro arrivo furono accolte con grande cortesia ma senza particolare entusiasmo, appena mi fu possibile chiesi a Renata il motivo del suo cambio di umore e lei: “………scusami ho sbagliato io a credere che la gente possa capire anche quello che non gli venga detto chiaramente ……….., mi sono sbagliata ………ti ho attribuito una sensibilità che non ti appartiene……” ; era chiaro che ancora un’altra volta Renata mi stava facendo una scenata di gelosia.
La serata continuò con Renata che evitava di avere altri contatti con me, ed io la osservavo da lontano nella sua inattesa bellezza e sensualità, ad un certo punto si avvicinò a me, e guardando mia moglie alla ricerca di un suo consenso, mi chiese di seguirla in cucina…………:”dammi una mano con queste tartine e sistemiamo questi vassoi………avrei voluto che stasera mi facessi da cavaliere………..” e così dicendo dandomi le spalle cominciò ad armeggiare tra le sue cose sul grande piano snake. In quella posizione mi apparve ancora più desiderabile, oserei dire addirittura invitante e provocatoria, così mi avvicinai a lei da dietro poggiandole le mani sulla vita stretta, i nostri corpi erano tanto vicini da poter sentire ciascuno i fremiti dell’altro, le poggiai le labbra sul collo…………non era un bacio ma una leggera carezza alla quale Renata reagì spostando la testa all’indietro con il chiaro intendo di allontanarmi, ma quel movimento favorì ancora il contatto tra noi, che ora era più forte………..
La cucina era completamente aperta sulla grande terrazza illuminata dove gli invitati si stavano divertendo perdendosi in conversazioni più o meno serie ed immancabili pettegolezzi, li vedevamo tutti e loro non potevano vedere noi che, schermati dell’effetto specchio della grande parete a vetro che separava la cucina dalla terrazza, stavamo vivendo degli attimi di altissima intensità………..
…………. provò a liberarsi delle mie mani che le cingevano la vita e talvolta le sfioravano i seni, la flebile resistenza di Renata non provocò l’effetto desiderato anzi mi ritrovai col le mani sui fianchi, carezzandola dal fondoschiena fino al solco inguinale, che stretto tra la dolce rotondità addominale e la parte alte delle cosce, sembrava essere un’invito a spingersi oltre e fino alle parti più intime……….non ci fu alcuna reazione da parte di Renata che rimasse apparentemente immobile godendosi quelle carezze fino a quando quel gioco brevissimo, troppo, non la portarono ad uno stato di forte eccitazione che evidentemente non riusciva più a reggere, cosi per liberasi mi spinse indietro con il suo bacino fino a che le sue magnifiche rotondità non vennero a contatto con la patta del mio pantalone e solo allora presi coscienza che era aumentata notevolmente di volume……..non mi spostai di un centimetro, Renata sfinita da quella lotta con se stessa, iniziata evidentemente molto tempo prima di quella sera, si appoggio con le mani al piano snack e permise che le mie mani risalendo dalle cosce si insinuassero nella sua intimità, allora capii che indossava delle calze autoreggenti ed un minuscolo perizoma, era caldissima e la pelle era liscia e morbida……..la penetrai con un dito, poi con due ……era calda e bagnata, non si muoveva eppure le sole contrazioni vaginali furono sufficienti a farmi perdere completamente la testa, le presi la mano per poggiargliela sulla patta dei pantaloni, feci scivolare la lampo e lei prese a stringerlo piano e lentamente, quasi a voler cogliere solo il piacere cerebrale non curandosi del mero piacere fisico che ci stavamo donando reciprocamente……., improvvisamente ci accorgemmo che ci stava raggiungendo in cucina una delle sue figlie, Renata si accovacciò in basso dietro lo snake nascondendosi alla vista , che entrò e mi chiese dove fosse finita la mamma ed io: “…..ma non ho idea, era qui fino a qualche minuto fa, sarà andata in bagno a rifarsi il trucco………., ti prego dammi una mano…….. ti dispiace portare quei vassoi ai tavoli fuori in terrazza?.......” tanto bastò ad allontanarla. Renata nel frattempo aveva preso a carezzarsi il collo, le guance e le labbra con il mio sesso, ad un tratto mi sentii completamente accolto nella sua bocca dolcissima, calda apparentemente stretta e cominciò un movimento lento e profondo, a volte la testa di Renata si posizionava in modo tale che il sesso le premesse l’interno delle guance che immaginavo si deformassero accogliendo quell’ospite dolce ed ingombrante a volte solo in parte a volte fino in fondo alla gola. le carezzavo i capelli, la nuca ed il mento fino a toccare le sue labbra delicatamente chiuse intorno al mio sesso………, una mano mi spingeva da dietro verso di lei, ………..non pensai mai di intervenire sul suo movimento………….era spontaneo e perfetto ed era inimmaginabile poter ottenere più piacere di quello già che mi stava dando. Cercai l’altra sua mano che pensavo fosse libera ma mi accorsi che si stava toccando tra le cosce………..ero al limite della resistenza cominciai ad avere delle contrazioni muscolari che erano il preludio al mio godimento, se ne accorse anche Renata che affondo profondamente con un ultimo colpo profondo ed interminabile, si staccò giusto un attimo prima ……… mi ritrovai con il sesso incappucciato in un bicchiere di carta nel quale potetti scaricare tutto il mio piacere …….. ed anche l’anima, poi Renata con calma si rialzò e mi disse: “ora vai tu in bagno a rifarti il trucco……. poi raggiungici in terrazza”. Andai in bagno, mi guardai allo specchio ero congestionato, mi resi conto solo in quel momento che il tutto si era svolto in pochi minuti, eppure mi sembrava che fosse trascorsa un’eternità, in realtà l’intensità con la quale avevo vissuto quei momenti e la forza e la chiarezza delle sensazioni provate avevano dilatato il tempo oltre quello vero. Mi ricomposi e mi mescolai tra gli invitati, nessuno e nemmeno mia moglie mi chiese dov’ero finito, evidentemente la mia assenza era stata effettivamente breve. La serata continuò tra chiacchiere e convenevoli vari, fino a quanto mia moglie decise di andare via, raggiungemmo Renata per salutarla e per ringraziarla per la serata, e lei rivolta a mia moglie: “…………sono io che devo ringraziare voi per aver accettato il mio invito, …….sai cara tuo marito è un professionista come pochi, con la sua pazienza e disponibilità negli ultime mesi mi ha seguita in tutto, dall’inizio alla fine esaudendo tutti i miei desideri, nessuno escluso………” poi rivolta a me disse: “……e tu non credere di aver finito il tuo lavoro, credo che presto avrò ancora bisogno di te, in questa casa c’è ancora bisogno delle tue prestazioni………” detto ciò chiese alla figlia di accompagnarci alla porta, andammo. Per un attimo mi voltai a cercarla, la vidi da sola in un angolo della terrazza, i nostri sguardi si incrociarono mentre, dopo averlo leggermente innalzato, si portava alle labbra un semplice bicchiere di carta.

Cari amici questo è il racconto nel quale, tra sorpresa e sgomento, mi sono ritrovata raccontata; questo è il racconto del primo passo di un cammino di maturazione, scoperta, sviluppo, trasformazione, che alcune donne ad un certo punto si trovano a percorrere in maniera spesso inspiegabile. Peccato che Antonio o “Argentovivo”  non abbiano voluto raccontare la “sua” e le mie emozioni fino alla fine. Emozioni che, nonostante forti e talvolta dolorose, oggi ricordo sempre con un sorriso e felice di averle provate.

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