Sono qui

Scritto da , il 2017-01-18, genere dominazione

L'acqua della doccia dello spogliatoio scorre calda, e il profumo del bagnoschiuma riempie l'aria. Sono con la schiena contro le piastrelle della parete, mentre le mani e la bocca di Letizia mi spremono le tette, così forte da portarmi al limite fra piacere e dolore.
Mi mordo le labbra per non farmi sentire, c'è ancora gente in palestra. Lei ha l'atteggiamento del predatore, mi sta usando una sorta di violenza che non so e non voglio contrastare.
So che fra poco sentirò le sue dita dentro me, e non desidero altro che sentirle mentre i capezzolo gonfi e arrossati vengono massaggiati dl getto dell'acqua.
Credo metta tre dita, e spinge, spinge, spinge fino all'utero ed io le godo in mano, in un orgasmo da delirio.
Mi accascio a terra, ansimante, mentre lei esce dalla doccia. E mentre cerco di riprendermi e mi rialzo, sento che esce dallo spogliatoio.
Conosco poco Letizia, l'ho vista in palestra in questi ultimi tre mesi. Viene, come me nelle ultime due ore di chiusura al termine del lavoro. Io ho una quarantina di anni, sono un bel tipo, ho molti ammiratori. Separata e senza figli sto provando a rincominciare. Lei è vicina alla sessantina, magra e asciutta, alta. Ne bella ne brutta. Non avrei fatto caso a lei se un paio di settimane fa non fosse entrata nella mia doccia, possedendomi. Non una parola, solo i suoi occhi taglienti, il sorriso ironico e le sue mani e la sua bocca ovunque.
Ed io? Zitta come lei, aperta a lei senza un cenno di rifiuto.
Non la tocco, lei non lo chiede. Lei mi possiede ed io mi lascio possedere.
Ho i segni delle sue mani addosso. Piccoli lividi sul seno, i capezzoli così irritati da fare male al minimo movimento, sempre gonfi dal suo succhiare.
Non sono nemmeno lesbica. Non provo attrazione nei suoi confronti. Forse mi fa un pò paura. Ma da quando lei mi prende io godo da impazzire.
Sento le gambe molli dalla stanchezza. Il lavoro, la palestra e il sesso fatto così intensamente. A volte mi esce a fatica il respiro, per l'intensità del rapporto.
Continuo la mia vita come se non ci fosse Letizia, rido e scherzo con le amiche, parliamo di uomini, ma se chiudo gli occhi sento il mio piacere sotto le sue mani cattive.
Va avanti così per più di un mese, mi assale, mi porta all'orgasmo e se ne va. Fino alla sera in cui, dopo il mio piacere mi fa uscire dalla doccia prendendomi per mano, mi fa stendere sul pavimento freddo. Lei rovista nella borsa, si allaccia una cintura in vita e viene verso di me con un grosso dildo legato.
Mi penetra e mi scopa. Con un cazzo finto. Grosso, all'inizio entra a fatica, poi man mano che le spinte continuano scivola d'incanto e sento la mia carne stringersi attorno a quel pezzo di gomma pronta per un altro orgasmo. Lei intanto mi bacia in bocca, usa la lingua e me la infila più in profondità che può. Non sono baci d'amore. Quando non bacia morde. Le labbra, il collo i seni, senza perdere il ritmo della scopata.
Sono venuta due o tre volte. Sono così stralunata che non ne sono sicura. Esce, lasciando la figa vuota. Sussulto. Mi gira a pecora.
Non passa che qualche secondo che sento la punta del dildo contro di me, ma non contro la figa, contro il culo.Faccio per ritrarmi. Quel coso è grosso, io sono vergine.
Perdo tempo. Lei spinge. Le chiedo di fermarsi. Serve solo a far si che mi sculacci con mano pesante le natiche. Mi scatta un urlo e lei in quel momento spinge a fondo, mentre le mani mi trattengono il bacino. E' dentro.
Brucia. Brucia e fa male.
Lei mi scopa il culo senza nessuna remora. Sa che sento male ma non le interessa. Io mi sento piena, invasa in maniera sconosciuta, e lentamente scopro che dopo il male arriva ancora il piacere. E' inarrestabile. Non si ferma. Pompa, pompa pompa.
Vengo. E lei se ne accorge.
Allora si ferma ed esce. Io mi accascio sul pavimento. Fra sudore e lacrime.
Per la prima volta mi parla "Abbiamo fatto un bel lavoro. Ti ho aperta. Sei brava, sei docile. Adesso dobbiamo solo abituarti ad aprirti senza sentire male, poi ti userò per i miei amici"
Faccio per replicare, con una mano mi fa segno di tacere. Si riveste in fretta e se ne va.
Rimango come una cretina. Tremante, infreddolità, dolorante e bagnata.
Non so cosa succederà domani.
Sarà un'altra storia

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