Colloquio

Scritto da , il 2016-12-07, genere etero


Sono nel letto che leggo sul tablet le notizie del giorno mentre aspetto che tu mi raggiunga. Il ruomere della luce del bagno che si spegne mi indica che sei in arrivo ed infatti percepisco il rumore dei tuoi piedi nudi che percorrono il corridoio sulle punte per non svegliare nostro figlio.
Dalla penombra sbuca la tua silhouette coperta solamente da una sottoveste nera molto diversa dal pigiamone che ultimante indossi.
La cosa mi incuriosisce ma rimango impassibile nell'intento di leggere.
Con movimenti felini ti infili sotto le lenzuola e fai aderire il tuo corpo affianco al mio, facendomi sentire la pelle nuda e liscia delle tue gambe contro le mie.
Continuo a leggere come se nulla fosse.
Vista la mia apparente indifferenza decidi di passare all'attacco e con la coda dell'occhio posso percepire distintamente la tua mano scorrere sotto le lenzuola fino ad intrufolarsi nei miei boxer.
"Posa il tablet"
Il tuo tono imperativo mi lascia sempre inerme e, senza proferire verbo, eseguo.
Ma questa volta percepisco un velo di serietà nelle tue parole.
"Chiudi gli occhi"
Li chiudo chiedendo informazioni sulle tue intenzioni.
"Voglio farmi perdonare" dici con un tono dolce e pacato.
"E di cosa?" Ti chiedo sottovoce mentre mi abbandono alle tue sapienti mani.
"Diciamo che oggi sono stata più brava come assistente che come moglie..."
"Ma tu non sei un'assistente..." rispondo perplesso.
"Questo è il punto. Sai quel posto di lavoro di cui ti parlavo? Beh stamattina mi hanno chiamata e mi hanno chiesto se ero libera nel primo pomeriggio per un colloquio con il responsabile del personale..."
"E ci sei andata?"
"Si" e baciandomi il collo risali con la lingua verso il lobo del mio orecchio.
La tua mano nel mentre non smette di accarezzare lentamente il mio membro ormai in erezione sotto l'effetto delle tue stimolazioni tattili e vocali.
"E com'è andata?"
Chiedo per rompere il silenzio che è calato nella stanza dopo la tua risposta monosillaba.
"Diciamo che le mie doti sono state apprezzate e credo che il responsabile del personale sia rimasto soddisfatto dell'incontro" rispondi in modo vago.
"E allora di cosa dovresti farti perdonare?" Mi informo mentre sono ipnotizzato dalla tua voce e dal movimento della tua mano che mi sta sfilando i boxer.
"Ecco, mettiamola così, per essere più convincente ho optato per un abbigliamento non abitudinario..." e senza darmi il tempo di replicare ti sento scivolare sotto le lenzuola per accogliere il mio pene tra le tue calde e umide labbra. Distintamente sento la tua lingua scorrere sul mio glande mentre un rivolo di saliva rende più scorrevole il tuo movimento.
"E come saresti andata vestita?" Chiedo con un velo di preoccupazione.
Risalendo dalle lenzuola ti riposizioni affianco a me e riprendendo la stimolazione manuale, coadiuvata dall'effetto lubrificante della tua saliva, mi dici con tono rassicurante:
"Ho indossato le decoltè nere, il tailleur grigio e la camicetta che ho comprato per il matrimonio di Cinzia."
Nella mia mente ti immagino con i pantaloni grigi a vita alta, il tuo fondo schiena slanciato dai tacchi e la camicetta bianca legata al collo che sporge dalla giacca coordinata.
"Non mi sembra un abbigliamento così stravagante?" ribatto perplesso.
"E se ti dicessi che indossavo solamente quello?"
Il silenzio cala nuovamente nella stanza.
Il mio pensiero va alla camicetta completamente trasparente tenuta chiusa solamente da un lembo del medesimo tessuto legato al collo che lascia una profonda scollatura laddove normalmente si trovano i bottoni.
Tale pensiero viene interrotto dalla tua lingua che si insinua nel mio orecchio e dal ritmo della tua mano che aumenta lentamente.
"Sei arrabbiato amore mio?"
(Ora posso essere tutto, tranne che arrabbiato)
"Direi dispiaciuto. È da sempre che ti chiedo di uscire senza intimo con me e non l'hai mai fatto. Per fortuna indossavi la giacca"
"Finché ho potuto..."
Il silenzio cala per l'ennesima volta
"Cosa vuol dire finchè hai potuto?!?" Chiedo basito voltandomi verso di te.
"Quando il responsabile del personale mi è venuto a prendere alla reception si deve essere accorto che non indossavo il reggiseno, così una volta entrati nel suo ufficio mi ha detto di accomodarmi e di togliermi pure la giacca"
"E tu?!?" Ti incalzo agitato
"Gli ho detto che stavo bene così..." rispondi sorridendo mentre scendi per riprendere il mio pene tra le tue morbide labbra.
Il tuo sguardo da pantera non si distoglie dai miei occhi increduli e dopo un caldo affondo concludi:
"...ma con sguardo di sfida mi ha ribadito educatamente che non era un'opzione facoltativa..."
"E tu?!?"
Ripeto come un ebete in un misto di eccitazione e agitazione.
"Volevo fargli vedere che so prendermi le responsabilità derivanti dalle mie azioni, così mi sono avviata lentamente all'attaccapanni sfilandomi la giacca, lo appesa, e girandomi su me stessa sono tornata verso la sua scrivania per sedermi sulla sedia posta di fronte a lui..."
Solo il pensiero dei tuoi movimenti in quell'ufficio fanno salire i battiti del mio cuore facendo aumentare anche il flusso del sangue verso il mio pene sempre più involontariamente turgido.
Te ne accorgi, e sapiente del tuo potere su di me riprendi a torturarmi con la tua bocca interrompendo la tua azione solo per rispondere alle mie domande.
"Si vedeva qualcosa?" Chiedo ormai conscio di non poter più impedire quanto accaduto.
"Non faceva caldissimo e potevo sentire il tessuto della camicia sfregare i miei capezzoli turgidi. Ma non volevo distogliere il mio sguardo dal suo in quanto lo avrebbe percepito come un segno di vergogna o sconfitta."
"Ti ha toccata?"
Mi informo inerme e preoccupato.
Ti immobilizzi pensando alla riposta, e riprendendo subito a torturarmi con più passione, rispondi:
"Sul momento no"
L'azione alternata delle tue labbra e delle tue mani mi stanno facendo letteralmente impazzire.
Ma non voglio venire.
Voglio sapere.
E ansimando cerco di strapparti delle spiegazioni.
"Cosa vuoi dire?!?"
"Che ha iniziato a farmi le classiche domande a cui ho risposto senza problemi"
"E poi?"
"Poi continuando a farmi domande si è alzato e camminando lentamente si è portato dietro di me mentre io per non dargli peso e importanza ho continuato a rispondere sfogliando il mio curriculum come se nulla fosse, finché..."
"Finché?!?" Chiedo non sapendo più se essere arrabbiato o eccitato.
"...finché non ho sentito la sua mano sfiorare il mio collo e, slacciando il fiocco, scivolare sotto il tessuto fino a raggiungere il mio seno."
Come un ossimoro la tua voce sa essere dolce e sensuale anche quando pronuncia parole che mai avrei immaginato.
Sento la tua eccitazione nel ricordare la situazione ma sento tanto distintamente il tuo piacere nell'eccitarmi e nel rendermi apertamente partecipe, certa e consapevole del nostro amore.
"Continua, ti prego" ti imploro inconsapevole io stesso se mi stia riferendo all'agrodolce racconto o alla stupenda stimolazione che imperterrita prosegui ad effettuare sul mio corpo.
"Alla percezione delle sue dita sul mio seno non ho più resistito. In fin dei conti ero eccitata anch'io come lo sei tu adesso e lui era pur sempre un uomo affascinante.
Così ho chiuso gli occhi e mi sono abbandonata alle sue carezze sempre più passionali.
Amore, toccami, senti.
Ero bagnatissima come lo sono adesso. Dovevo dar sfogo in qualche modo a tutta la tensione accumulata durante il colloquio.
Così quando ho riaperto gli occhi ed ho visto lui in piedi affianco a me con il pene turgido nei pantaloni non ho resistito.
Gli ho slacciato la cinturata ed ho goduto della sua erezione come sto facendo con te adesso. Ho preso il mio piacere finché non ha raggiunto il suo tra le mie labbra.
Poi si è ricomposto, lasciandomi in preda al desiderio, ed ha concluso l'incontro dicendo che mi avrebbe fatto sapere.
Così mi sono ricomposta anche io.
Per fortuna avevo l'impermeabile perché senza slip ero un lago.
Sono ritornata a casa e ti ho aspettato tutto il giorno con il desiderio di te.
Ora prendimi amore mio!
Fammi sentire tua, solo tua..."
E mettendoti a cavalcioni sopra il mio corpo fai scivolare il mio pene dentro di te.
Il tuo bacino si muove avanti e indietro in preda alla passione che ci unisce e ci pervade, finché non raggiungiamo assieme l'orgasmo.

Sdraiati uno affianco all'altro sudati e sfiniti ci abbracciamo.

"Era così importante per te questo lavoro?"
Chiedo dolcemente

"Quale lavoro?"
Domandi tu

"Quello per cui sei andata al colloquio oggi"
Ribadisco io

"Oggi non sono andata a nessun colloquio amore mio..."







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