Ascensore

Scritto da , il 2016-11-10, genere tradimenti

(Racconto di fantasia) Era un pomeriggio di ottobre, ero appena uscita da casa di un’amica e aspettavo l’ascensore. Si avvicina un ragazzo, uscito dall'appartamento accanto, mi saluta e sorride, ricambio al sorriso un po’ imbarazzata. Mentre aspettiamo che arrivi l’ascensore mi sento osservata ma non so perché, non mi sento bella e nemmeno sono vestita come al solito in vestitino e tacchi. Non fa freddo ma fuori piove e per andare dalla mia amica avevo indossato un paio di leggings e una maglietta aderente ma lunga e, cosa rara, scarpe da tennis. Il ragazzo, però, mi fissa, me ne accorgo con la coda dell’occhio mentre scrivo al cellulare e certo la cosa non mi disturba, anzi. Un ragazzo più alto di me, biondo e occhi scuri, non sono abituata a guardare altri ragazzi da quando sono fidanzata, non che non giochi con lo sguardo ma l’interesse è tutt’altra cosa, ma la situazione, essere lì sola con uno sconosciuto carino che mi squadra, mi eccita e mi imbarazza allo stesso tempo.
Nel frattempo arriva l’ascensore, da gentiluomo, mi fa passare e mi chiede il piano. Gli rispondo piano terra e lui mi dice “io invece al secondo, sai abito qui ma ero da un amico”. Aspetto qualche secondo a rispondere non aspettando che mi rivolgesse la parola e gli dico “anch'io ero da un’amica” ma mentre rispondo l’ascensore ha un sobbalzo, si blocca e cado addosso a lui che mi guarda sicuro e sorridendo dicendomi “capita spesso, tranquilla, mando un messaggio al mio amico e ci pensa lui”. Lo guardo un po’ spaventata ma rassicurata e mi rialzo, mi porge la mano e mi dice “ci vorrà comunque una decina di minuti, piacere Luca”. Rispondo “piacere Sara, speriamo perché mi fa un po’ paura”. Mi sorride, si avvicina e mi stringe a lui. Avrei dovuto staccarmi ma mi sentivo al sicuro e poi il suo profumo…
Lui forse se ne accorge e mi guarda dicendomi “sei molto bella, una fortuna essere qui con te”, mi accarezza il viso poi il fianco e scende sulle gambe. Sento un brivido, non so cosa fare, dovrei fermarlo ma la paura, la situazione e lui, tutto questo insieme mi inizia a piacere. Si avvicina lentamente alle mie labbra e mi bacia, mi tocca e io lo lascio fare. Sento una mano sul seno stringere e l’altra sul sedere. Mi stringo a lui più forte, non sto pensando più a nulla, né alla paura né al fidanzato. Dopo poco scende, mi bacia prima il collo poi il seno, la pancia e inizia a togliermi la maglietta. Appena tolta mi gira di colpo, mi fa piegare leggermente, mi bacia la schiena, slaccia il reggiseno, lo toglie e mi stringe il seno facendomi sentire dietro la sua eccitazione. Lo voglio, non resisto più ma non voglio fare mosse. Lui però lo capisce mi abbassa di colpo i leggings lasciandomi in perizoma. Mi bacia il sedere e baciandomi le gambe mi toglie anche il perizoma lasciandomi nuda davanti a lui che mi guarda e mi dice “mi sei sembrata subito molto... calda”. Lo guardo eccitata e l’unica cosa che riesco a dirgli, sottovoce, è “non dietro”. Senza obiettare si abbassa i pantaloni e i boxer, mi accarezza la schiena con una mano, mi stringe il sedere e mi prende. Sono già un lago e non fa nessuna fatica ad entrare. Inizia a scoparmi prima piano poi sempre più forte e mi stringe a sé. Basta poco, ansimo sempre più forte finché vengo, lui lo sente e si blocca stringendomi il seno e facendomi sentire qualche secondo che non ha ancora finito. Senza uscire riprende a scoparmi, sempre più forte, stavolta pensa solo a se stesso e dopo pochi minuti si stacca, mi fa girare e mi prende una mano. Capisco subito e inizio a segarlo facendolo venire sul mio seno. Mi guarda sorride e prende un fazzoletto di carta dai pantaloni, me lo passa e mi sorride dicendomi “la prossima volta troviamo un posto migliore”. Non riesco a rispondergli, ma è piaciuto anche a me. Mi pulisco, mi vesto e poco dopo riparte l’ascensore. Guardo l’ora, è passata quasi mezzora, appena arriviamo al suo piano mi da un bacio sulle labbra e mi saluta. Scende e ringrazia il suo amico ma mentre le porte si chiudono sento chiaramente dirgli “poi ti racconto, grazie di aver aspettato…”. Mi sento strana ma eccitata, chissà se davvero ci sarà un’altra volta.

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