Nicola - Capitolo tre

Scritto da , il 2016-10-11, genere gay

Capitolo tre

Erano passati sei anni da quando avevo incontrato Nicola per la prima volta. Ero a metà dei miei vent’anni ed avevo iniziato a lavorare nel campo della finanza, un lavoro bellissimo con un salario decente, una bella macchina ed una piccola casa tutta mia in periferia della città, mentre Nic era passato attraverso gli anni dell'adolescenza, sempre difficili da attraversare, per emergere come un bel giovane, sicuro di sé, al limite della maturità. Durante i sei anni passati, nonostante vivessimo in città diverse, avessimo comunicato solo via e-mail e ci fossimo visti solamente due volte di persona, la nostra relazione era cresciuta, era fiorita e si era fortificata. Non sono ancora in grado di spiegarmi completamente come accadde; forse fu a causa della sua incredibile risoluzione a mantenere la promessa che un giorno saremmo stati insieme. Ma qualsiasi fosse la ragione e nonostante tutto possa sembrare impossibile, illogico ed incredibile, io scoprii di essermi profondamente innamorato di lui. E non solo perché era diventato un vero campione di uomo, con spalle larghe, braccia e gambe muscolose e con un’abbronzatura dorato-marrone grazie alle ore di pallavolo al sole; aveva anche una personalità sorprendente, la maturità e saggezza superiore a quanto avrebbe dovuto avere alla sua età oltre ad una natura semplice, onesta, ed aperta. Molte volte abbiamo avuto conversazioni profondissime e divertenti su internet che sono durate sino a notte tarda. Lui mi parlava dei suoi giorni di scuola e del suo amico Robbie, mentre io gli raccontavo dei ragazzi dell’università e poi, dopo essermi laureato ed aver trovato un lavoro, del mio lavoro. Mi sentivo così a mio agio e rilassato a parlare con lui e che la nostra relazione poteva solamente diventare più forte.

Nonostante la forza dei sentimenti che avevamo l'uno per l'altro, eravamo comunque esitanti nel rivelarli agli altri. Sapevamo che la gente era ‘anti-gay’ e che non ci avrebbero guardati troppo favorevolmente se avessero scoperto il nostro vero orientamento sessuale. Io avevo sentito storie orribili di omofobi che picchiavano, e anche uccidevano, i gay e non volevo che accadesse a me o a Nic. Ed il fatto che Nic fosse ancora un ragazzo peggiorava la questione, io sapevo come la società vedeva severamente qualsiasi genere di relazione intima tra un uomo ed un ragazzo. Era una situazione frustrante per ambedue, ma ci confortava il pensiero che non poteva durare per sempre.

Un pomeriggio ricevetti un e-mail eccitata da Nic: finalmente stava per compiere 18 anni. Il suo compleanno sarebbe stato tre settimane dopo, di domenica, e lui stava facendo in modo fare una grande festa a casa sua sabato sera. Disse che i suoi genitori avevano deciso di permettergli di avere la casa tutta per sé per quella notte e sarebbero andati dai nonni. Poiché stava ‘diventando un uomo’, pensava che fosse il momento perfetto per stare insieme finalmente. Gli sarebbe piaciuto che potessi andare alla sua festa e magari avrei potuto passare la notte con lui… Come lessi le sue parole, il mio cuore letteralmente accelerò come una macchina che va da 0 a 100 chilometri in 2 secondi! Il momento che avevo sognato, fantasticato tanto a lungo finalmente era arrivato. Stavo per finalmente per stare con l'uomo dei miei sogni. Immediatamente gli risposi, le mie dita pigiavano così rapidamente sulla tastiera che sbagliai l'ortografia di un sacco di parole. Naturalmente ci sarei andato e chiaramente avrei passato la notte con lui. Immediatamente cominciai a programmare: avrei dovuto partire sabato mattina, con l’autostrada avrei impiegato circa 4 ore, forse 3 e mezza se guidavo a gran velocità, e pensavo di potercela fare. Dovevo fare il pieno, chiedere al mio vicino di dar da mangiare al gatto e dare un occhio alla mia su casa mentre ero via, prendere degli snack per il viaggio… Passai il resto del pomeriggio in una bolla e lasciai il lavoro con una camminata tanto veloce che i miei colleghi mi chiesero ad alta voce se avevo vinto alla lotteria. Io scossi la testa e sorrisi mentre un pensiero ironico mi attraversava la testa: stavo per fare quello che tutti continuavano a dirmi: sistemarmi. Ma quello che non sapevano era che non sarebbe stato nel modo che si aspettavano.

Quella sera Nic ed io chattammo e parlammo di come presentarmi ai suoi amici; volendo tenere la nostra relazione segreta il più possibile, essere presentato a loro come il suo innamorato gay non era probabilmente la miglior idea! Desideravamo qualche cosa che ci permettesse di essere ragionevolmente intimi in pubblico senza che qualcuno sospettasse. Alla fine raggiungemmo un accordo: Nic mi avrebbe presentato ai suoi amici come suo cugino che non vedeva da sei anni. Per sostenere la mia nuova identità mi diede un po’ di informazioni sulla sua famiglia che avrei potuto usare se qualcuno avesse fatto delle domande.

Il sabato della festa finalmente arrivò. Io la notte prima avevo avuto la più intensa sessione di masturbazione in preparazione della cosa vera e non vedevo l'ora di incontrare Nic con la stessa eccitazione che un ragazzo ha mentre sta per aprire i regali di Natale. Quindi a dieci di mattina imboccai l’autostrada ed in breve i miei pneumatici stavano ingoiando i chilometri mentre correvo verso Nicola.

Arriavai alla sua città venti minuti prima del previsto e sorprendentemente senza prendere multe per eccesso di velocità. Il destino era decisamente dalla mia parte, pensai, mentre seguivo le indicazioni che mi aveva dato Nic. Finalmente entrai nel suo quartiere, poi nella sua via: Via dell’olmo. Guidai lentamente e guardavo i numeri delle case mentre passavo. Era un quartiere abbastanza tranquillo con grandi case, molte a due piani e la strada fu fiancheggiata da olmi, da cui il nome. La sua casa era al numero 37; dato che avevo passato il 16 e poi il 18 su di un lato, pensavo di andare nella direzione giusta, avvicinandomi sempre più a lui. Sembrò che passasse un'eternità prima di raggiungere i trenta. Finalmente vidi il 35; il prossimo era il suo. Rallentai quasi a fermarmi, e poi lo vidi. Stava mettendo delle borse nel bagagliaio di un Toyota e mi voltava la schiena. Indossava dei pantaloncini grigi larghi, sneakers nere ed una t-shirt dello stesso colore del berretto. Vedevo macchie di sudore sotto le sue ascelle quando alzò le braccia per chiudere il baule, si asciugò la fronte col dorso della mano, facendo volare gocce di sudore. Mi resi conto dalla quantità di sudore sul suo corpo che aveva fatto del lavoro pesante prima di caricare le borse nella macchina, probabilmente aveva spostato i mobili per la festa o qualche cosa del genere, perché dalle sue fotografie più recenti che mi aveva postato non dubitavo neanche per un momento che era forte e nella sua miglior buona forma.

Tutte queste osservazioni mi attraversarono la mia mente in un istante ma se ne andarono rapidamente ed un pensiero mi penetrò nella testa: stavo per rivedere Nic e questa volta finalmente avrei potuto stringerlo, baciarlo e… mi fermai lì; non era bene arrivare alla sua porta come un maniaco sessuale. Quindi presi un profondo respiro calmante, mi composi e mi preparai ad avvicinarmi alla sua macchina. In quell’istante lui si voltò e guardò verso di me. Immediatamente mi riconobbe; lo capii perché gli occhi quasi gli uscirono dalla testa. Sembrò stesse per lanciarsi verso di me, ma poi si girò improvvisamente e guardò la porta di casa dove era apparsa una donna; improvvisamente compresi perché stava mettendo le borse nella macchina: ero arrivato troppo presto ed i suoi genitori non erano ancora andati via! Me l'aveva abbondantemente chiarito che i suoi genitori non sapevano niente di me ed a loro non avremmo potuto far bere la storia del vecchio cugino. Quindi quando Nic tornò a girarsi e freneticamente mi indicò di allontanarmi, io ebbi lo stesso pensiero e spinsi il piede sull’acceleratore. Volai giù per la strada, gettai uno sguardo sopra la spalla e lo vidi girarsi verso sua mamma che si avvicinava e lo abbracciò per salutarlo. Mi fermai due case più in là, tirai il freno a mano e poi mi voltai sul sedile per guardare Nic. Lui continuava a guardare verso di me mentre mamma e papà gli davano le istruzioni dell’ultimo minuto e, sicuramente, un rapido discorsetto sulle conseguenze se fossero tornati ed avessero trovato la casa sottosopra. Poi il papà gli diede un rapido abbraccio e salì in macchina. Né sua mamma né suo papà si accorsero di me. Alcuni secondi più tardi la macchina si allontanò velocemente nella direzione opposta.

Nic agitò la mano in un finale e poco convincente saluto, poi si girò e letteralmente corse lungo la strada come se lo stesse inseguendo una muta di cani. Io armeggiai con la cintura di sicurezza, maledicendo il fatto di non averlo già fatto. Sfibbiai il maledetto aggeggio ed aprii tanto violentemente la portiera da pensare di averla rotta. Mi alzai e passò solo una frazione di secondo prima che lui mi investisse, mi avvolse con le sue braccia potenti stringendomi con forza, ansimava emotivamente. La mia testa girava quando lo strinsi fra le mie braccia, il sudore sotto della sua camicia mi fece incollare a lui e sentii il suo cuore che batteva all’impazzata. Non potevo credere che stesse accadendo davvero! Ma lui era lì, noi eravamo lì, finalmente uno nelle braccia dell'altro, stringendoci l'un l'altro come se non ci fosse un domani. Era vero, tutto vero ed improvvisamente sentii il desiderio di gridare come un bambino.
Alla fine, dopo quella che sembrò un’eternità, interrompemmo l'abbraccio e ci guardammo. Non erano necessarie parole, i nostri occhi e l'amore nelle nostre espressioni dicevano tutto quello che volevamo dire. Non riuscivo a credere quanto fosse diventato bello, con naso grazioso e zigomi definiti, i capelli biondo sabbia gli solleticavano la fronte, i suoi occhi grigio-verde che brillano leggermente annebbiati dalle lacrime di gioia, le sue labbra dolcissime che tremavano per l’emozione. Vedendolo di fronte a me pensai a tutte le foto che mi aveva spedito documentando come stava crescendo e compresi quanto poco una foto è veritiera. Non riesce, non può portare sentimento o emozione o pensieri. Qui, di fronte a me lui era così genuino e vivo e molto più desiderabile di quanto avrei mai immaginato. Credo che pensieri simili li ebbe lui perché inchinò la testa verso la mia per baciarmi. Io chiusi gli occhi e feci lo stesso, dopo tutto questo era quello che stavo aspettando da sei lunghi anni, ma un campanello cominciò a suonare nella mia testa: non ancora. Quindi alzai una mano tra le nostre labbra per fermarlo.
“Cugini!” Gli ricordai in un bisbiglio.
“Nessuno sta guardando!” Bisbigliò lui di ritorno e sentii della disperazione nella sua voce.
Ma poi qualcuno tossì dietro di lui ed una voce maschia disse: “Questo è un tuo fratello perduto da lungo tempo o qualche cosa del genere, Nic?” Gli occhi di Nic si allargarono, ma riguadagnò rapidamente la calma, respirò profondamente e poi si voltò.
Un ragazzo della sua età con una piccola borsa di palestra sulla schiena era su una mountain bike in fondo al sentiero della casa di Nic e ci guardava intensamente. Poi Nic lo riconobbe e sorrise. Era il suo miglior amico, Robbie.
“Ehi Rob!” Lo salutò, si diresse verso il ragazzo ed io lo seguii. Il ragazzo scese dalla bicicletta, la appoggiò a terra e strinse vigorosamente la mano dell’amico.
“Stai limonando con questo ragazzo?” Chiese guardandomi, ma capii che stava scherzando. Nic rise: “Nooo, questo è mio cugino, Gianni.” Poi si rivolse a me e mi presentò il ragazzo. “Gianni, questo è il mio miglior amico Robbie. Si è offerto di aiutarmi ad preparare per stasera.” Mi ricordai quello che Nic mi aveva detto del ragazzo che era il suo miglior amico: il suo nome giusto era Roberto, ma tutti lo chiamavano Robbie ed abitava ad alcuni isolati di distanza. Come Nic era un appassionato giocatore di pallavolo; infatti, i due erano divenuti amici giocando quello sport a scuola. Robbie era bello come Nic, occhi ghiaccio-blu, capelli neri pettinati con gel. Aveva un carattere spiritoso e burlone ed una lingua tagliente come un rasoio.
Mi si avvicinò e mi diede la mano che io strinsi; lui aveva una presa piuttosto forte.
“Felice di conoscerti.” Gli dissi.
“Anch’io. Quindi se ho ben capito voi non vi vedete da un po’?” Chiese.
“Sei anni!” Dichiarai mentre facevo l’occhiolino a Nic.
“Quanto tempo! Mi piacerebbe non vedere mio cugino per altrettanto tempo.”
“Non ti piace?” Chiesi.
“È un moccioso,” Rispose. “E quello è il suo lato buono!”
Noi ridemmo allo scherzo. Restammo in silenzio per un po’, poi Robbie mise le mani in tasca e gettando uno sguardo a Nic e chiese: “Allora, staremo qui tutto il giorno?”
Nic ed io ci rendemmo conto di essere imbambolati ma poi ci riprendemmo.
“Um, no.” Disse Nic rimettendo in ordine i pensieri: “Robbie, tu puoi portare la bicicletta in casa. Gianni, vuoi parcheggiare la macchina nel garage?” Io accennai col capo e poi sorrisi a Robbie prima di girarmi e dirigermi verso la mia macchina.
Mentre mi stavo allontanando sentii Robbie chiedere a Nic sottovoce: “Così lui è tuo cugino?”
“Sì.”
“Quanti anni ha?”
“Ventiquattro anni.”
Ci fu una breve pausa, poi Robbie chiese beffardamente: “Sei sicuro che non ci stavi limonando?”
Girai la testa e vidi Nic dargli un pugno sul braccio e ringhiare allegramente: “Taci idiota.” Robbie rise e poi i due scomparvero nella casa.
Mentre invertivo la marcia con la macchina e la portavo nel garage che Nic aveva aperto per me, mi sentivo preso da vertigini, stordito ed eccitato oltre ogni immaginazione. Sarebbe stato un fine-settimana magnifico.

Dopo che ebbi portato la mia borsa nella camera degli ospiti che era situata tra quella dei genitori e quella di Nic, Nic ed io ci sedemmo vicini sul letto mentre Robbie si faceva una rapida doccia per pulirsi prima della festa. Finalmente eravamo da soli; i nostri sogni finalmente stavano diventando realtà. Per un po’ ci siamo guardati negli occhi, guardando cosa era cambiato e cosa era rimasto lo stesso. Eravamo ambedue più vecchi, evidentemente, e più maturi: lui aveva 18 anni ed era sulla soglia della maturità, mentre io ora ero un uomo di 24 anni. Ma io penso che ambedue capivamo che la passione che si era accesa sei anni prima tra di noi ora stava bruciando più brillante che mai. E così esplorammo la profondità di quella passione col bacio che ambedue stavamo aspettando da così tanto tempo. Era un semplice bacio ma attraverso di lui dimostrammo l'uno all'altro la forza e la persistenza dell'amore che condividevamo e che speravamo di continuare a condividere a lungo nel futuro.
Ci separammo ed un senso di calma ed appagamento profondo ci avvolse. Tutto andava per il meglio ed io ero più felice che mai. Ma poi sentii qualche cosa di fastidioso in fondo alla mia mente, un morbido bisbiglio di una voce che seminava un dubbio nei miei pensieri: e Robbie? Lui e Nic erano grandi amici ed io l’avevo sentito non appena lo avevo incontrato quanto era intimo con Nic. E per qualche ragione improvvisamente sentivo la necessità di sapere quanto erano intimi. Forse era gelosia, forse era stupida paranoia, ma io dovevo sapere. Quindi gli chiesi di punto in bianco: “Sei attratto da Robbie?” Il giovane Nic di sei anni prima probabilmente si sarebbe richiuso a riccio se gli avessi fatto questa domanda, ritirandosi in se stesso e non rispondendo, ma il diciottenne Nic immediatamente capì perché gliel’avevo chiesto. Robbie, mi spiegò piano prendendo le mie mani nelle sue, era il suo miglior amico sin dalle medie. I due avevano fatto insieme ogni genere di scherzo come mettere una rana nella borsa della loro insegnante di storia e rubare le calze o altri articoli di vestiario più intimi, dalle borse di palestra degli altri ragazzi mentre loro stavano facendo la doccia dopo l’allenamento di pallavolo e mettendo poi gli articoli rubati nelle sacche di altri ragazzi ed altre birichinate così divertenti. Avevano dormito molte volte a casa uno dell'altro, giocato insieme a pallavolo per tutto il liceo, fatto di tutto insieme… Sebbene Robbie fosse bello e lui l'aveva visto nudo molte volte (e gli era piaciuto molto quello che aveva visto!), lui onestamente non aveva mai sentito alcun genere di attrazione sessuale verso l’amico. Robbie era un buon e intimo amico, nulla più, e non poteva chiedere di averne uno migliore.
Nic divenne silenzioso e mi guardò negli occhi, la sua faccia mostrava sincerità. Io accennai col capo capendo ora che le mie paure erano infondate ed erano state allontanate in maniera convincente. L'abbracciai dandogli attraverso quell’abbraccio i miei ringraziamenti. Quando ci separammo pensai alle cose che aveva raccontato, le cose che lui e Robbie avevano fatto a scuola, ed allegramente gli dissi che mi sembrava che la natura bricconesca di Robbie l’aveva cambiato perché io ricordavo che sei anni prima al campo era piuttosto timido ed introverso. Nic fu d'accordo con me, poi disse che Robbie era agitatissimo a scuola, ma pensava che la propria natura quieta aveva agito un po’ sull’amico, calmandolo nel corso degli anni. Gli dissi che mi sembrava che la loro amicizia aveva rivelato il meglio di ognuno di loro, e lui fu d'accordo. Disse che non avrebbe scambiato la sua amicizia con Robbie con qualsiasi cosa al mondo, ed io gli credetti.

“Qualche volta penso di dire a Robbie la verità su di me.” Mi disse mentre stavamo andando in cucina per cominciare a preparare per la festa: “Come il fatto che sia gay.”
“Perché non lo fai?” Gli chiesi. “Sembrate essere veramente buoni amici. Io non penso che lui ti abbandonerà per quello.”
“No, io penso di no. Lui è un grande amico, ed io gli sono veramente grato per la nostra amicizia. Ma lui è ancora un po’ selvaggio ed è un po’ chiacchierone. Ho paura che scoprendo quello che sono, poi lo sappiano tutti.”
“Ma ora avete finito la scuola, non è vero?”
“Sì, ma io conosco molti ragazzi, e non tutti sono favorevoli ai gay.” La sua faccia diventò scura mentre aggiungeva: “Alcuni dei ragazzi dicono che loro ucciderebbero ogni fottuto ‘culo’ che attraversi la loro strada. Queste sono le loro parole.”
Respirai a fondo, sospirai frustrato. Ero sempre stupito quando sentivo che nella società odierna ci fossero essere persone così retrograde. “Sì, qualche volta le cose possono essere difficili per ragazzi come noi.”
“Ragazzi come?” Nic ed io ci girammo alla voce di Robbie. Lui stava nella porta della cucina a braccia aperte, avvolto in un asciugamano. Il suo torace, notai, era ben muscoloso e definito come quello di Nic ed i capelli neri e bagnati pendevano quasi raggiungendo la punta del suo naso. Sotto l'asciugamano, le sue lunghe gambe erano coperte di peli scuri e teneva un piede sopra l’altro.
Gettai uno sguardo verso Nic mentre cercavo di pensare ad una risposta, ma lui arrivò prima. “Giocatori di pallavolo.” Disse tranquillamente: “Tu, io e Gianni giochiamo a pallavolo. Non tutti capiscono le complessità del gioco. Loro preferirebbero usare i piedi per colpire una palla.”
“Ma immagino che comunque userebbero le mani per le più piccole!” E Robbie portò una mano a livello dell’inguine e la mosse. Dannazione questo ragazzo è veramente buono, pensai, mentre morivo per le risate.
“Ora la doccia è libera, Nic.” Disse quando le risate si spensero.
“Sì, ne ho bisogno. Intrattieni Gianni per me, ok? Non ci metterò molto.”
“Sarà meglio!” Dissi indicando tutti i pacchetti di cibo che c’erano in giro. “Non vorrei sistemare tutta questa roba da solo!” Lui mi guardò e sbatté le ciglia, poi sorrise prima di andarsene.

Robbie mi si avvicinò, prese dei pacchetti, si girò e li posò sul mobile chinandosi in avanti, appoggiando poi le braccia alle gambe. Devo ammettere che mi eccitò un po’. Dopo tutto era bello come Nicola ed ora era a pochi centimetri da me avvolto solamente in un asciugamano bianco. ‘Resisti’ mi dissi. Tentare con il miglior amico del mio innamorato non era probabilmente la più brillante delle idee.
Mi schiarii la mente, poi mi concentrai sul da farsi. “Qualche idea di dove possa mettere questi?” Chiesi indicando le borse. Lui indicò pigramente con un dito un armadio a muro sull'altro lato della cucina. “Bene.” Attraversai la cucina, mi piegai ed aprii l’armadio che aveva indicato e trovai delle grandi ciotole di plastica marroni che potevano sembrare di legno. Le presi e stavo per alzarmi quando lui improvvisamente chiese: “Così tu sei gay?”
Tentai di rimanere più calmo che potevo, ma avevo il cuore in gola. Mi girai con un'espressione che sperai neutra: “Perché l’hai chiesto?” Risposi con sufficienza appoggiando le ciotole.
Attraverso il ciuffo di capelli bagnati che pendevano sul suo sopracciglio, vidi i suoi occhi blu ghiaccio fissarmi con una serietà mortale ed improvvisamente compresi che lui già sapeva la risposta alla sua domanda. E se conosceva la risposta voleva dire che probabilmente sapeva anche di Nic. Oh, non andava bene.
Cominciai a dire qualche cosa, mi fermai, ricominciai, ma lui mi interruppe prima che potessi farlo.
“Oh, devi sapere che uscendo dalla doccia ho udito per caso tu e Nic che parlavate. Lui disse qualche cosa sull’essere circa essendo gay e penso, dal modo che voi due state comportandovi, che anche tu lo sia.”
Il mio cuore cessò di battere. Lui aveva sentito Nic dire che era gay. Il suo miglior amico…
Improvvisamente le mie gambe divennero gelatina: “Qualsiasi cosa tu abbia sentito…” Balbettai appoggiandomi al mobile. Ma lui disse piano, quasi fra di sé: “Avevo ragione, non è vero? Voi ragazzi stavate pomiciando là nella strada.” Girò la testa verso di me, i suoi occhi che ancora una volta, penetranti, nei miei: “Così voi siete coppia o qualche cosa del genere?”
Non c'era possibilità di negare ora anche se ero furioso con me stesso per avere rivelato il nostro segreto, e specialmente al miglior amico di Nic.
“Sì.” dissi piano cercando di mantenere la voce più calma e salda che potevo: “Noi siamo una coppia, ma non stavamo pomiciando. Non ci vedevamo da sei anni…”
“Sì, l’hai già detto.” Mi interruppe copiando il mio tono calmo. “Cugini, huh?” Fece una pausa come se un nuovo pensiero lo colpisse: “Sei anni…quindi sarebbero 18 anni? E lui 12?” Mi bloccai attendendo l’inevitabile esplosione. Con mia sorpresa non successe. Invece Robbie disse sottovoce: ”Wow, molto etico. Te la facevi con lui quando aveva 12 anni?”
Io accennai col capo lentamente, incapace fare qualsiasi cosa d’altro tanto ero confuso per quello che stava dicendo, mentre tentavo disperatamente di capire dove voleva andare a parare.
“Il piccolo sodomita ha fatto sesso quando aveva dodici anni. E non m l’ha mai detto! Lo ucciderò!” Poi improvvisamente corse fuori dalla stanza. Se prima ero leggermente confuso, ora ero peggio di un Cubo di Rubix!

Corsi dietro di lui, facendo i gradini a due a due, improvvisamente con una grande paura per Nic. Sentii un grido provenire dal bagno, poi un forte crac come se la porta della doccia fosse aperta di colpo. Sentii Nic gridare: “No!” e ci furono rumori di baruffa. Aumentai la mia corsa e picchiai con la spalla contro l’angolo, ma non sentii il dolore, nella mia mente lampeggiavano immagini di Nic che lottava per la vita col suo miglior amico. Finalmente arrivai al bagno ma non riuscii a vedere poco attraverso il vapore. Riuscivo a vedere la sagoma di due forme sul pavimento che lottavano. Entrai gridando: “Nic!” Lui non rispose.
Poi sentii la voce di Robbie: “… hai fatto sesso e non me l’hai detto! Siamo grandi amici! Si suppone che ci diciamo tutto l'un l'altro!” Sentendo le sue parole ebbi la sensazione che non era come sembrava. Quando il vapore si dissolse vidi Robbie a gambe divaricate sopra Nic che stava sdraiato sullo stomaco, nudo e bagnato. Sembrava che Robbie avesse trascinato Nic fuori della doccia e l'avesse spinto sul pavimento tenendogli il braccio destro dietro la schiena, una mossa che mi ricordava un incontro di lotta.
“Ti piace, vero?” Gli rinfacciò, ma capii che stava scherzando. “Huh? Vero? Ragazzo gay?” Poi io sentii una cosa che mi fece respirare di sollievo: Nic stava ridendo. Piano e con grande difficoltà, ma stava ridendo. Chiaramente non era quello che sembrava. Non era una lotta per la vita, erano semplicemente due amici che lottavano. Sì, uno era completamente nudo e fradicio mentre l’altro non aveva che un leggero asciugamano intorno alla vita, ma non era nulla più che una allegra lotta.
Sospirai di sollievo mentre sentivo che tutti i muscoli mi si rilassavano: “Ok, dividetevi!” Dissi fintamente serio e mi mossi per tirare via Robbie da Nic. Lui e l’amico ridevano mentre aiutavo Nic a tirarsi in piedi.
“Tutto ok?” Gli chiesi piano.
“Sì, tutto ok. Ma penso che questo stronzo mi abbia ridotto le palle in poltiglia.” Si massaggiò le noci doloranti, poi fece scivolare un braccio bagnato intorno alla mia vita e mi strinse per assicurarmi cha andava tutto bene.
Robbie ci guardò con un sorriso strano: “Così voi due…argh, copriti per favore!” Poi si coprì gli occhi alla vista della virilità di Nic. “Non tutti i presenti sono in quel genere di cose.” Il tono faceto di Robbie disinnescò competentemente la situazione. Si tolse l’asciugamano mentre diceva: “Qui, prendi il mio asciugamano.” ma poi si fermò e disse: “No, aspetta, è una cattiva idea. Chi sa cosa mi farai poi.” Si girò e tastando nel vapore alla ricerca di un asciugamano sulla sbarra.
“Ti ho già visto nudo, Robbie!” Disse Nic indicandolo.
“Sì? Ed allora? Non voglio che nessun ragazzo gay guardi le mie parti private!” Dal suo tono era chiaro che stava scherzando. “Non ci posso credere…” Mormorò tra di sé ma abbastanza forte in modo che potessimo sentire, e senza dubbio era la sua intenzione. “Sono circondato da ragazzi gay!” Finalmente trovò un asciugamano e lo lanciò a Nic che rapidamente cominciò ad asciugarsi.
“Sembra che tu la stia prendendolo abbastanza bene.” Dissi rivolto a Robbie.
“Tu pensi?” Rispose con un mezzo ghigno: “Come ti sentiresti se scoprissi improvvisamente che il tuo miglior amico è gay? Abbiamo dormito insieme spesso quando eravamo ragazzi e qualche volta nello stesso letto! Non ci posso credere.”
“Se ti può aiutare” Gli disse Nic mentre si avvolgeva l'asciugamano intorno alla vita: “Non ti trovo per niente attraente.”
“Tu non mi trovi attraente?” Robbie sembrava sbalordito. “Santo cielo! Lui non mi trova attraente!” Poi si fece un po’ più serio mentre diceva: “Grazie a Dio che non mi trovi attraente! Ti avrei cavato gli occhi se avessi tentato di saltarmi addosso.” Nic rise a quell’uscita.
“Comunque, seriamente, Robbie-” dissi tentando di ritornare alla situazione: “Veramente è tutto ok?”
Lui mi guardò come se avessi fatto la domanda più stupida del mondo: “Naturalmente non ho problemi, stupido! Non sono come quelle persone che, come mi hai detto Nic?, ucciderebbero ogni checca che incontrassero!” La sua voce diventò seria: “Per essere onesto, Nic, avevo dei sospetti, ma mi dicevo che se tu avessi voluto che lo sapessi, avresti dovuto dirmelo. Tu mi piaci veramente come sei, non fingo, ma volevo che tu me lo dicessi, sai che non ho segreti con te.”
“Mi spiace, Robbie.” Nic rispose serio: “Lo sono veramente. Avevo solo paura di quello che qualcun’altro avrebbe potuto farmi se l’avesse saputo.”
“A causa della mia linguaccia?” chiese Robbie.
“Non volevo dire quello…” Cominciò Nic, ma Robbie lo fermò.
“No, l’hai fatto e hai ragione. Io ho una linguaccia. Qualche volta non riesco a farne a meno. Un pensiero entra nella mia testa ed esce dalla mia bocca, sai? Dentro e fuori. Così.” Poi divenne silenzioso e rimanemmo tutti fermi a guardarci l'un l'altro. Alla fine Robbie disse seriamente: “Io non dirò a nessuno di voi ragazzi se voi non volete. Lo prometto.”
“Grazie Robbie!” disse Nic. “Questo vuol veramente dire molto per me.” Si avvicinò al suo amico, esitò un secondo, poi l'avvolse in un abbraccio. Da parte sua, Robbie non esitò ed abbracciò il suo miglior amico e lo accarezzò sulla schiena. Si divisero ed io guardai interrogativamente Robbie.
“Vuoi anche tu un abbraccio?” Chiese con un tono nuovamente gioviale. Io alzai le spalle ma lui attraversò la distanza tra di noi con due passi ed avvolse le sue braccia intorno a me, i muscoli del suo torace si gonfiarono contro di me. Io feci lo stesso anche se mi sembrava un po’ strano.
Robbie indietreggiò e sospirò assorbendo lentamente le due rivelazioni ricevute da Nic che l’avevano colpito, poi guardò criticamente noi due: “Così l’avete veramente fatto quando Nic aveva 12 anni, uh?”
“Sì, l’abbiamo fatto.” Rispose Nic mentre le sue guance diventavano rosse per l’imbarazzo.
“Spero che fosse una cosa consenziente.” Disse Robbie, poi girò la faccia verso di me e mi fissò intensamente. “Perché se hai costretto il mio miglior amico…”
“Ero consenziente.” Disse rapidamente Nic, poi un sorriso comparve sul suo viso al ricordo di noi insieme sei anni prima. “E, è stato il meglio, la cosa più magica che mi sia mai successa.”
“Seriamente?” Robbie alzò un sopracciglio e non sembrava convinto. “Dopo tanto tempo siete ancora tanto felici!”
“Lo siamo!” Disse Nic voltandosi verso di me, la sua faccia era ardente. “Io sono felicissimo.” E mentre lo diceva pigiò le sue labbra sulle mie e mi baciò con forza.
“Oh cazzo!” Sentii Robbie esclamare dietro a Nic.
Quando interrompemmo l'abbraccio vidi gli occhi di Nic brillare più di quanto non avessero mai fatto.

Nelle ore seguenti prima del tramonto tutto fu preparato per la festa e Robbie ci intrattenne col suo fuoco di fila di scherzi ed il suo sarcasmo tagliente ma gioviale. Nic e Robbie si erano cambiati in vestiti più appropriati e casual: Nic una polo blu marina, jeans e sneakers blu, mentre Robbie aveva una camicia da golf crema a sottili strisce nere sulle maniche e pantaloni cachi. Se erano messi tutti e due un bel po’ di gel sui capelli acconciandoseli con strane punte!

Nic stava spostando i mobili in sala da pranzo e soggiorno quando l’avevo visto mettere i bagagli nella macchina dei suoi genitori, finimmo questo lavoro per creare spazio nel soggiorno per trasformarlo in una pista da ballo. Una volta fatto questo, aprimmo i sacchetti di pop corn e li vuotammo in ciotole di plastica e riempimmo di Coca cola in brocche ghiacciate. Non c'erano alcolici, Nic era astemio e così Robbie, inoltre Nic mi disse che i suoi genitori avevano vietato l’alcol.

Mentre finivamo notai che, nonostante l’improvviso ed inaspettato ‘coming out’ di Nic, i due sembrarono più intimi che mai ed io ero sinceramente felice per loro, specialmente per Nic che aveva un tale grande amico. Robbie aveva detto che aveva capito da molto di Nic ma che il suo essere gay era una cosa troppo piccola per poter rovinare la loro amicizia. I buoni amici ci sono per questo, aveva Robbie dichiarato, e non c'era ragione per ritrattare. Io trovai la sua dichiarazione particolarmente toccante ed ero onorato di conoscere quel ragazzo veramente magnifico.

Il primo degli ospiti di Nic arrivò poco prima che 7 dopo di che fu un fiume di arrivi. Erano tutti dei ragazzi non male, pensai. I ragazzi stringevano entusiasticamente la mano di Nic mentre le ragazze lo abbracciavano o lo baciavano leggermente sulla guancia. Si presentavano con regali di varie dimensioni, ben confezionati, alcuni con un piccolo biglietto, altri con un piccolo nastro che li avvolgeva. Lui mi presentò a tutti come suo cugino, come avevamo concordato, tuttavia Robbie ridacchiò un paio di volte a queste presentazioni quando noi tre eravamo da soli. Molto delle ragazze sembravano incantate nei miei confronti; infatti, dopo essere presentato a due brunette dalle gambe infinite, udii per caso una di loro dire a bassa voce all'altra: “È un vero fusto, no?” Mi spiace signore, pensai tra di me, ho paura che non otterrete molto da me.
Continuò così fino a che, alle 7 e 30 Nic si mise in piedi su una sedia, chiese silenzio, ringraziò tutti per essere venuti, chiese per favore di tentare di non rompere niente, poi disse che la festa poteva iniziare. A quell’annuncio Robbie fece partire la musica. Credo di non aver mai sentito, prima di allora, un suono così rumoroso. Cinque surround ed un sub –woofer spingevano così rumorosamente la musica nella notte che io potevo sentire le onde sonore attraversarmi. Presto fui preso nell'atmosfera della festa e mi trovai a ballare con tutti gli altri.

Dopo aver ballato a lungo lasciai la pista da ballo ed uscii dalla casa per cercare un po’ di aria fresca. Crollai su una delle sedie da giardino di plastica che avevamo portato dal cortile posteriore. Vicino al garage vidi un gruppo di 4 ragazzi che stavano fumando e parlavano sottovoce. Inclinai indietro la testa ed osservai il cielo notturno, lo scintillio delle stelle e le nubi che di tanto in tanto oscuravano la luna. Poco dopo sentii dei passi sull'erba, girai la testa e vidi Robbie che veniva verso di me. “Come va?” Mi chiese sedendosi sulla sedia accanto a me.
“Bene Robbie, ho solo caldo. E tu?”
“Anch’io ho piuttosto caldo. È come una sauna là dentro!” Si chinò in avanti in maniera cospirativa, mi fece segno di fare lo stesso ed abbassò la voce: “Senti, ho osservato il modo in cui tu e… vi comportate insieme. Io non penso che qualcun altro sospetti qualche cosa, ma conoscendo i ragazzi devo dirti che penso che vi stiate dimostrando troppo intimi. Dovreste essere cugini, ma i cugini non si comportano come voi state facendo! Se non volete seriamente che chiunque se ne accorga dovete evitare di guardarvi di sottecchi, di farvi l'occhiolino l'un l'altro e roba del genere.”
Rimasi un po’ scosso per le sue parole. Non mi sembrava che ci Nic ed io fossimo dimostrati molto intimi, ma decisi da quel momento di essere più accorto anche se sarebbe stato frustrante ed ingiusto.
“Grazie per avermelo detto.” Dissi con gratitudine a Robbie, poi aggiunse: “Ma è così evidente?”
“Come ti ho detto, siccome io lo so, per me è evidente. Per gli altri potrebbe non essere ovvio, ma non si sa mai.”
“Mi dispiace dover nascondere così i nostri sentimenti!”
“Ci sarà tempo per voi due dopo la festa!” Disse Robbie con un sorriso ironico.
“Ehi voi due, cosa state facendo?” Mi girai e vidi Nic che si avvicinava per poi accosciarsi accanto a noi: “La festa è dentro, sapete?”
“Stiamo prendendo un po’ d’aria.” Gli dissi. “E Robbie mi sta dando buoni consigli su come non far scoprire il segreto.”
“Sì?” Nic guardò a Robbie un po’ confuso.
“Solo comportarsi un po’ sotto le righe.” Spiegò Robbie e gli ripeté quello che mi aveva detto sui gesti e gli ammicchi.
“Cazzo, non mi ero accorto di fare così!” Disse Nic, scosso dalle osservazioni del suo amico come lo ero stato io. “Bene Robbie, credo che dovremo nominarti nostro uomo ufficiale anti-intimità. Dacci un pugno appena vedi uno di noi rifarlo, ok?”
“Nessun problema, fratello!” Disse Robbie con un ghigno: “Puoi contare su di me.” Poi vide qualche cosa, ed il suo ghigno si affievolì rapidamente. “Oh oh, guai in vista!”
Nic ed io seguimmo il suo sguardo e vedemmo un gruppo di ragazzi e ragazze che si dirigevano verso la casa di Nic.
“Oh grande!” Disse Nic con disgusto nella voce: “È Giacomo con i suoi amiconi.” Giacomo, mi spiegò, era la stella del calcio della scuola ed un vero cazzone. Era uno di quei anti-gay di cui aveva parlato ed aveva annunciato pubblicamente che avrebbe ucciso il gay che gli avesse attraversato la strada. Considerata la sua massa imponente e la sua natura, nessuno dubitava che scherzasse.
“Suppongo che tu non l’abbia invitato.” Dissi.
“Naturalmente no, ma sembra che abbia deciso di autoinvitarsi.”
“E sembra anche che abbiano comprato un bel po’ di alcolici!” Notò Robbie acidamente. “Grande, quello di cui abbiamo bisogno.”
“I miei genitori si incazzeranno se scoprono che c’è stato dell’alcol qui!” disse Nic. “Mi devo liberare di loro.” Si avviò mentre i nuovi arrivati raggiungevano i ragazzi che fumavano vicino al garage. Sentii uno dei fumatori dire forte: “Magnifico ragazzi, avete portato roba buona!”
Nic e Robbie si diressero verso Giacomo ed il suo gruppo. Io pensai di andare con loro, ma poi pensai che non era il caso di intromettermi. Vidi Nic avvicinarsi a Giacomo e parlargli, ma Giacomo rise. Poi Robbie disse qualche cosa, ma Giacomo era troppo ubriaco per prendere sul serio la minaccia di Robbie. Spinse da parte Nic, con grande divertimento della sua banda poi barcollando entrò in casa seguito dal suo gruppo di amici altrettanto ubriachi. I fumatori gettarono a terra i mozziconi ancora accesi ed anche loro seguirono Giacomo.
Nic e Robbie ritornarono da me furiosi.
“Lo stupido bastardo!” Ringhiò Nic. “Entrare in casa mia come se fosse il padrone.”
” Dobbiamo trovare un modo per farli andare via!” Disse Robbie.
“Pensi che non abbia creduto alla tua minaccia di chiamare la polizia?” Gli chiesi.
“No, evidentemente. Comunque non l’ho detto seriamente. L'ultima cosa che i genitori di Nic devono scoprire è che la polizia ha dovuto intervenire alla sua festa.”
“Vuoi che tenti di parlargli?” Mi offrii.
“Credo che così ubriaco probabilmente non ti sentirebbe neanche!” Disse Nic.
In quel momento sentimmo il rumore di un vetro fracassato. Nic si fece piccolo: “Oh merda!” Disse.
“Dobbiamo fare qualche cosa!” Dissi loro: “Prima che distruggano la casa.” Mi alzai e mi avviai decisamente verso la porta. Sentii che Robbie e Nic mi seguivano e Robbie disse: “Ho un cattivo presentimento.”
Sebbene avessi un'espressione arcigna e decisa sul viso, il mio cuore stava battendo all’impazzata. Sapevo quanto potessero essere pericolosi ed irragionevoli gli ubriachi e soprattutto io non ero per natura un tipo aggressivo. Non avevo idea di come affrontare la situazione ma pensai che essendo la persona più anziana presente dovevo far valere la mia autorità. Pregai perché fosse sufficiente.

Quando entrai nell’ingresso, due ragazze mi superarono nella direzione opposta e si fermarono quando incontrarono Nic.
“Grande festa Nic.” Gli disse una di loro: “ma dobbiamo andare.”
“Sì, Giacomo è nuovamente di quell’umore” Aggiunse la seconda ragazza: “E noi non vogliamo essere qui in giro quando cominceranno i fuochi artificiali. Ci spiace!” Abbracciarono velocemente Nic e fuggirono via. Questo non è un bel presagio, pensai. Nic mi guardò con espressione preoccupata. Io respirai profondamente per calmare i miei nervi ed il mio cuore, poi presi coraggio per il confronto inevitabile: “Andiamo!” Dissi a Nic e Robbie.
Entrammo insieme in soggiorno. La festa sembrava essere degenerata rapidamente in un'orgia ubriaca grazie a Giacomo. Un ragazzo ed una ragazza si stavano baciando appassionatamente su uno dei divani, dimentichi di tutto ciò che li circondava, mentre un gruppo di ragazzi ballavano ubriachi con in mano costosi bicchieri di cristallo pieni fino all'orlo di brandy. Quando Nic vide tutto questo impallidì e si lamentò: “I bicchieri da vino di cristallo di mia mamma!” Vedemmo anche che una delle cornici di un ritratto che era stata appesa al muro vicino alla scala, fracassata sul pavimento; era stato questo il rumore di vetro rotto che avevamo sentito prima. Notai che la maggioranza degli ubriachi erano del gruppo di Giacomo; la maggior parte degli invitati di Nic erano ancora sobri ed erano riuniti in gruppi vicino alle pareti, con in mano i bicchieri di plastica con bibite analcoliche e si parlavano l’un l’altro a bassa voce. Alcuni di loro avevano lo sguardo di chi sta tentando di decidere se unirsi alla baldoria di Giacomo o no. Come per istigare tutto questo, Giacomo era seduto su un divano con due ragazze che ridevano scioccamente accoccolate contro di lui e con un bicchiere di brandy in ogni mano. Vicino a lui stavano due dei suoi amici che stavano facendo ingollare brandy ad un ragazzo che lui aveva detto essere gay. Ridevano ed urlavano: “Tutte le checche dovrebbero bruciare all’inferno!” Io mi sentii ribollire a quelle parole odiose.

Giacomo ci vide e sghignazzò. “Nicky! Robbie! E tu tizio! Venite, unitevi alla festa!” Le sue parole erano appena comprensibili per effetto dell’alcol; infatti sembrava completamente andato. Questo non facilitava le cose. Io indicai a Robbie di spegnere la musica e nel silenzio seguì, cercando di farmi coraggio, avanzai e dissi in un modo che sperai fosse imponente:” Giacomo, tu ed i tuoi amici ubriachi non siete stati invitati a questa festa. Per favore vattene. Subito!”
Il vocio nella stanza cessò immediatamente. Improvvisamente tutti erano concentrati su di me. Sentii molte persone andarsene dalla porta dietro di me. Io li ignorai.
Ci volle un po’ prima che Giacomo comprendesse quello che gli stavo dicendo. Poi sorrise e disse in maniera quasi incomprensibile: “E questo chi è?”
“Mi chiamo Gianni.” Dissi lentamente: “Sono il cugino di Nic.” Poi un pensiero mi frullò per la testa: “E sono anche un poliziotto.” Mentii. Questo provocò che alcuni si muovessero lentamente nella stanza. Il silenzio era completo salvo il martellio del mio cuore nelle mie orecchie. “Non te lo chiederò un’altra volta!” Dissi freddamente. “Per favore vattene.”
Giacomo si guardò intorno, poi mi guardò e tentò di concentrarsi sulla mia faccia. “Bene poliziotto,” Disse: “Non voglio guai.” Fece una pausa, il suo viso divenne pallido. Poi tentò di concentrarsi di nuovo su di me e disse: “Dico, non avrai mica le manette con te? Sono solo qui con la mia ragazza.” E strinse la vita di una delle ragazze vicino a lui “Volevamo solo divertirci un po’ stasera.” io lo guardai di sottecchi confuso, poi improvvisamente l’intera stanza scoppiò in una risata. Giacomo aveva sul viso un gran sorriso, felice per l'attenzione che il suo scherzo gli aveva guadagnato. Si lanciò in gola un bicchiere di brandy, poi lo lasciò cadere nella direzione del tavolino vicino al divano. Si fracassò sul pavimento.
Io rimasi pietrificato sbalordito ed adirato. Non potevo credere che il bastardo mi avesse ignorato così. Ci stavo pensando, poi sentii la ragazza che Giacomo aveva chiamato la sua baby, dirgli: “È maledettamente un bel ragazzo. Scommetto che a letto è bravo come te.” Lei scoppio in una risata isterica, poi aggiunse come una riflessione tra sé e sé: “Ma nessuno è bravo come Nicky.”
Improvvisamente sulla stanza scese un silenzio mortale. Io mi girai a guardare Nic, e vidi un'espressione di orrore puro e semplice incisa sulla sua faccia.
Poi sentii qualche cosa si gelido che percorreva la mia spina dorsale: con una voce più fredda del giorno più freddo dell'inverno, più fredda di un iceberg, Giacomo ringhiò una sola parola: “Cosa?”
“Oops.” Disse allegramente la ragazza: “Ho parlato forte? Mi spiace Nic.”
“Cosa?” Ripeté Giacomo più forte e più ferocemente.
“Ehi baby, nessun problema…” Cominciò la ragazza con la voce che cominciava a tremare nel tentativo di calmarlo.
Improvvisamente Giacomo esplose: “Puttana!” Le gridò dandole un forte manrovescio che la fece sbandare in mezzo alla stanza. Dietro di me qualcuno gridò, poi tutti mi superarono cercando disperatamente di uscire dalla casa per evitare che Giacomo indirizzasse la sua collera verso di loro. Sentii i pneumatici stridere mentre i ragazzi si allontanavano.
Giacomo balzò in piedi lanciando il bicchiere di cristallo che aveva in mano, il contenuto spruzzò nella stanza prima che il bicchiere si fracassasse contro il muro. Si girò e lanciò a Nic un'occhiata di pura ira. Nic era diventato bianco come la morte, gli occhi allargati ed immobile come congelato.
“Ti sei sbattuto la mia donna, vero?” Gridò Giacomo con occhi da assassinio e due del suo gruppo, ubriachi com’erano, gli si misero ai fianchi ondeggiando malsicuri. Vidi che stava preparandosi a balzare verso Nic e gridai: “No!” Ma Giacomo era completamente andato, accecato dall’alcol, in una frazione di secondo attraversò la stanza e colpì Nic facendolo volare. Qualcuno gridò, forse Nic, poi tutto divenne confuso. Ricordo vagamente di essermi gettato dietro Giacomo, tentando disperatamente di tirarlo via da Nic che lui stava spietatamente coprendo di pugni. Robbie era accanto a me e colpiva i fianchi di Giacomo nel tentativo di farlo desistere dal suo assalto brutale.
Poi io sentii un pugno sbattere sul mio rene destro corretto mi piegai in due per il dolore e la sorpresa, gli occhi mi si riempirono di lacrime. I due amici di Giacomo si erano uniti alla rissa e stavano attaccandoci con pugni che, fortunatamente grazie al loro stato, non erano precisi e potenti come avrebbero potuto essere. Sentii un pugno colpirmi il lato della testa, facendomi vedere stelle, e posso essere grato al fatto che non mi colpì in pieno altrimenti mi avrebbe sicuramente messo ko.
Mi misi in guardia come un pugile, non avevo mai fatto niente del genere prima di allora, non avevo mai fatto a botte con nessuno. Respiravo affannosamente, il mio cuore sbatteva come un gong nelle mie orecchie e vedevo nero. Ma la cosa che mi guidava, che accendeva in me forza e coraggio accoppiati ad una rabbia violenta che non avevo mai saputo di possedere, era sentire Nic che singhiozzava mentre Giacomo lo batteva. Rivolsi a loro un rapido sguardo e vidi Nic che tentava debolmente di evitare i potenti colpi di Giacomo, fremette quando uno degli attacchi di Giacomo penetrò la sua difesa colpendolo alla testa. Volevo disperatamente aiutarlo ma riuscii a farlo solo una volta a causa del ragazzo traballante che avevo di fronte.
Scossi la testa per schiarirmi la vista e mettere a fuoco i pensieri. Ok, pensai, è probabile che io sia inesperto in risse da strada e nonostante il mio oppositore fosse grosso e forte con una costituzione fisica sportiva e forte, era completamente ubriaco. Dovevo approfittarne. Lui si slanciò selvaggiamente verso di me sottraendomi ai miei pensieri ed io alzai rapidamente un braccio per deviare il colpo, l'impatto mi colpì l’avambraccio. Il mio avversario barcollò un po' mentre colpiva di nuovo, e di nuovo io deviai il colpo. Tentò una terza volta, ed ancora una volta bloccai il suo pugno.
Notai che non era molto saldo sulle gambe e capii che questo poteva essere la mia salvezza: se avessi potuto farlo inciampare, ci avrebbe impiegato molto per recuperare e nel frattempo avrei potuto batterlo. Ma come farlo inciampare?
Non avevo molto tempo per formulare il mio piano, per quello che potevo mi stava attaccando di nuovo. Tirò indietro il braccio destro e poi tutto accadde come al rallentatore. Immediatamente compresi istintivamente che la potenza del colpo successivo sarebbe stato impossibile da schivare, se l’avessi preso sul braccio probabilmente me l’avrebbe spezzato a metà. Poi subito dopo un altro pensiero mi colpì: non tentare di deviare il colpo. Lo sforzo sarebbe stato troppo intenso per lui senza un punto d’appoggio e… sarebbe inciampato. Quindi mentre guardavo il pugno del mio oppositore partire, mi lasciai cadere sulle ginocchia e crollai sul pavimento mentre il suo pugno fischiava pochi centimetri sopra la mia testa. Il ragazzo aveva messo tanta energia in quell’attacco, aspettandosi di colpirmi, che quando non avvenne ed invece il suo braccio continuò ad andare avanti, il resto del suo corpo fu trascinato dalla foga. Quando barcollò su di me, afferrai l’opportunità colpendogli con un pugno lo stomaco e quando si piegò in due cercai il suo punto più vulnerabile: il suo inguine. Lo colpii là con un forte pugno. Lui immediatamente crollò in posizione fetale gemendo come in agonia e coprendosi con le mani le sue parti private. Mi alzai, esaltato per la vittoria, ma non c'era tempo di crogiolarsi; Nic aveva bisogno di me.
Corsi verso Giacomo e raggiunsi Robbie che era riuscito a battere il suo oppositore, che stava inanimato sul pavimento, e spostare Giacomo da Nic. Ma Giacomo era ben piantato e non voleva spostarsi. Ignorò i nostri attacchi e continuò a far piovere pesanti colpi su Nic, gridando adirato che avrebbe ammazzato la “fottuta, disgustosa checca.” Compresi che la scusa per attaccare Nic non era più che Nic era stato a letto con la sua ragazza; ora stava invece usando il suo odio per i gay come scusa per alimentare la sua rabbia. Pensai che probabilmente non sapeva che Nic era davvero gay, ma questo non sembrava fare alcuna differenza. Quando mi resi conto della sua omofobia, la mia rabbia crebbe ed il mio sangue ribollì. Quel ragazzo aveva bisogno di una lezione.
Aumentai l'intensità dei miei attacchi, lasciando che la furia desse forza ai miei colpi. Ma era come attaccare un muro di mattoni: il ragazzo era troppo muscoloso ed assorbiva i colpi. Quindi cambiai la mia strategia, gli avvolsi le braccia intorno al collo con una presa che lo costrinse ad abbandonare il suo attacco a Nic e provare a liberarsi dalla mia presa per portare aria nei suoi polmoni. Mi appesi al suo collo mentre lui mi colpiva ancora coi pugni nello sforzo di allontanarmi. Quando sentii che la sua forza cominciava a diminuire, vidi Robbie tirare indietro il braccio e, con un’espressione veramente intensa sulla faccia, lasciarlo volare. Lasciai andare Giacomo nel momento in cui il pugno di Robbie si abbatteva sulla mascella del ragazzo. Un momento più tardi si allontanò da Nic e crollò, il sangue fluiva dalla sua bocca e vidi che, alla fine, aveva cessato di lottare.
Robbie ed io lo alzammo. “Esci!” Gli comandai controllando a stento la rabbia nella voce. “E se scopro che hai attaccato qualcun altro che pensi sia gay, che lo siano o no, sarà meglio che tu ti guardi alle spalle perché verrò a cercarti.”
In qualche modo riuscì a mettersi in piedi, traballò un po', poi si diresse malsicuro alla porta. I suoi due compagni si erano ripresi a sufficienza per rimettersi in piedi e si strascinarono dietro di lui, uno di loro zoppicava leggermente. Giacomo ci guardò con espressione di odio, poi si rivolse alla sua ragazza che era l'unica altra persona ancora nella casa e che stava frignando sull'altro lato della stanza. “Puttana!” Le gridò: “Andiamo!” La povera ragazza terrorizzato non disubbidì. Gli si avvicinò rapidamente e si affrettò dietro di lui, fermandosi un momento quando passò davanti a Nic dicendo piano: “Mi spiace Nicky.”
“Jenna!” Gridò Giacomo da fuori. Lei si girò rapidamente e corse fuori. Qualche attimo più tardi ci fu uno stridio di pneumatici quando Giacomo e la sua banda se ne andarono lasciandoci finalmente in pace.

Robbie si strinse il pugno e disse quanto era dura la mascella di Giacomo, io mi lasciai cadere accanto a Nic e gli osservai il corpo per valutare il danno. Mentre lo facevo mi ricordai che stavo facendo una cosa che avevo fatto sei anni prima, dopo che Nic era caduto nel bagno quando ero entrato mentre si stava cambiando. Ma questa volta era decisamente una cosa più seria. Lacrime rigavano la sua faccia, aveva un taglio sopra l’occhio destro e la mascella sinistra era stata ferita. Anche il labbro inferiore era stato ferito ed il sangue gocciolava sul mento. Scesi più giù sul suo corpo e notai che c'era sangue che colava attraverso la camicia sulla spalla destra rendendo cremisi la camicia di jeans. Probabilmente era un regalo del grosso anello di Giacomo.
Robbie mi raggiunse accanto a Nic, la sua faccia era piena di preoccupazione. Lo guardai che anche lui aveva preso qualche colpo: l’occhio sinistro era gonfio e la mano che aveva schiaffeggiato la mascella di Giacomo era gonfia. Sembrava che io avessi subito minori danni, ero riuscito ad evitare colpi alla faccia, ma il mio rene destro mi faceva male come la parte della mia testa dove Giacomo mi aveva colpito nel tentativo di allentare la mia presa. Ma per il momento i danni di Nic erano la preoccupazione più incalzante.
“Ehi amico, sei ok?” Gli chiesi sottovoce.
“Sono stato meglio.” Gracchiò mostrando un piccolo sorriso: “Dio mi fa male la testa.”
“Quel taglio sembra piuttosto grave.” Gli dissi: “Penso che faremmo meglio a portarti all’ospedale per farti vedere. Andiamo.”
Gli offrii la mia mano e lo tirai delicatamente in piedi. Guardò in giro per la stanza: “I miei genitori mi uccideranno!” Disse piano. Tre degli otto bicchieri di cristallo che una volta erano stati sull’angoliera, erano stati fracassati, due da Giacomo. Il brandy uscito dal bicchiere che aveva lanciato attraverso la stanza aveva creato una macchia color crema sul muro e i resti stavano ancora colando sul pavimento. C'erano varie macchie sulla moquette del pavimento, quasi sempre di natura alcolica dall'odore, insieme a dozzine di cartacce e briciole. Una bottiglia di whisky era stata gettata per terra e la maggior parte del liquido era già colata sul tappeto. Sembrava che un piccolo tornado avesse attraversato la stanza.
“Huh, è il nostro nightmare!” Disse Robbie guardandosi intorno e tentando risollevare un po’ l’umore.
“Sì!” Disse Nic d'accordo, mentre sorrideva: “Purtroppo questo è reale.”

Era passata un’ora quando lasciammo l'ospedale. Avevano dato dei punti al taglio sulla fronte di Nic, mentre la ferita sulla spalla era stata pulita e bendata. Le ecchimosi sulla faccia e sul capo tuttavia avevano un aspetto orribile, sarebbero guarite e si sarebbero affievolite, c'era stato detto. Robbie nel frattempo teneva del ghiaccio sull’occhio gonfio, mentre la mano con cui aveva colpito la mascella di Giacomo era stata bendata strettamente.
Certo era stato un fine settimana magnifico, pensai acidamente tra di me mentre guidavo verso la casa di Nic. Avrei voluto rilassarmi nelle braccia del mio giovane innamorato, invece avevo praticamente lottato per la mia vita e la vita del mio innamorato, contro una banda di ubriaconi omofobici. Le cose non stavano andando decisamente secondo il piano.
Eravamo in macchina malinconicamente silenziosi da venti minuti, ognuno di noi chiuso nei suoi pensieri. Poi Robbie chiese come casualmente: “Così Nic, a proposito di quello che ha detto Jenna…” Fece una pausa, lasciando la frase incompleta, sollecitando una risposta dal suo amico. Io avevo dimenticato l’affermazione di Jenna di aver dormito con Nic; improvvisamente la mia curiosità fu sollecitata, insieme ad una sensazione di apprensione nervosa.
“Cosa ha detto Jenna?” Chiese Nic sottovoce.
“È vero? O era stata completamente ubriaca?”
Io gettai uno sguardo su Nic, vidi che mi stava guardando con un'espressione addolorata, ed improvvisamente seppi la verità, ed in quell’istante tutto cambiò.
“L’hai fatto, non è vero?” Gli chiesi tentando di non fare trapelare la sensazione di tradimento che come veleno c’era nella mia voce, sentendo la freddezza che sentivo sulla mia faccia. “Hai dormito con lei, vero?”
Lui allontanò lo sguardo, incapace di affrontarmi.
“Sì.” La sua voce era appena un bisbiglio.
“Perché?” Stavo lottando contro le mie emozioni, sentii come ci stessi affogando, sentii come se fossi risucchiato in un vortice furioso di rabbia, paura ed odio ed ero disperato. Lui mi aveva mentito; lui mi aveva detto che mi amava e che non mi avrebbe mentito ma lui aveva mentito. Era come un colpo nello stomaco e mi accorsi che il mio respiro stava diventando una serie di corti aneliti fastidiosi.
Quando Nic rispose lo fece con voce così bassa che riuscii a mala pena a sentire quello che diceva. Lui chiuse gli occhi, come se così facendo fosse aiutato ad alleviare il dolore delle ricordi ritornavano e disse: “Volevo tentare e provare a loro ed a me che non ero gay.”
È difficile descrivere come mi sentii a sentire le sue parole. Tradito, sì, ingannato, gettato via. Ma sentivo anche dal modo in cui Nic aveva detto a bassa voce quelle parole che era addolorato per aver fatto quello che aveva fatto. Aveva detto che aveva voluto solo dimostrare a tutti, ma anche a se stesso, che non era gay. Evidentemente la sua adolescenza non era trascorsa liscia come lui mi aveva fatto credere ed io compresi che quello che avevo predetto sei anni prima al campo estivo erano diventati realtà: i suoi sentimenti erano cambiati crescendo e lui non aveva pensato solamente a me; suppongo che fosse egoista avere creduto altrimenti. Il viaggio attraverso l'adolescenza non è mai facile e per un ragazzo che pensa di essere gay è anche peggio, specialmente quando gli altri intorno a lui, incluso il suo miglior amico, raccontano quanto è grande fare sesso con una ragazza e chiedendosi perché lui non l'aveva ancora provato. Sapevo bene come era difficile quel percorso, dato che l’avevo attraversato anch’io, così mentre Nic scopriva a noi la sua anima, il sentimento di tradimento gradualmente si indebolì e fu sostituito da tristezza e profonda comprensione.
Era orribile, spiegò, mentre cresceva tentando di capire come stava crescendo e la pubertà avanzava, perché non sentì come tutti gli altri ragazzi. Aveva goduto realmente di quello che lui ed io avevamo fatto al campo estivo, poi improvvisamente tutti avevano cominciato a dire che era una cosa disgustosa, che ragazzi che facevano quella roba avrebbero dovuto bruciare all’inferno. E i ragazzi come Giacomo e la sua banda avevano detto chiaramente quello che sentivano per i gay e quello che gli avrebbero fatto se ne avessero trovato uno, cosa che creò per Nic il peggior dilemma. Era così confuso e così solo, non poteva dirlo a Robbie per paura di essere evitato da lui. Così aveva deciso di non voler essere gay, che non voleva bruciare all’inferno, che sarebbe stato etero e normale. Ma temeva che questo volesse dire rompere la sua relazione con me ed aveva paura di come avrei reagito a quello che stava per fare, specialmente considerando come erano nati i suoi sentimenti per me in modo così semplice, chiaro e molto concreto. Quindi aveva deciso che mi avrebbe mentito, una delle cose più dure che avesse mai fatto, ed avrebbe detto che mi amava ancora, mentre in realtà tentava di trovare una ragazza con cui poter dormire, un atto che lui sperava gli avrebbe non solo assicurato che nessuno lo pensasse gay, ma lo avrebbe anche messo sul percorso dell’eterosessualità.
Sfortunatamente l'unica ragazza che stata interessata a lui era stata Jenna che era la ragazza di Giacomo. Per molti mesi l’aveva circuito chiedendogli di andare a letto con lei dato che si era stancata di Giacomo. Nic era esitante, temendo la nota collera di Giacomo, ma Jenna gli aveva assicurato che sarebbero stati guardinghi ed avrebbero mantenuto il segreto. Quindi Nic aveva accettato, ma solamente se lei avesse attestato a Giacomo che lui aveva dormito con una ragazza, provando così che non era gay. Lei era stata d'accordo e così lei e Nic si trovarono insieme una notte e lo fecero. Il giorno seguente lui aveva dichiarato a Giacomo che era stato a letto con una ragazza, e Jenna l'appoggiò dicendolo era una delle sue amiche di un'altra scuola che le aveva raccontato tutto. Quando Robbie gli aveva chiesto lumi, dopo aver sentito il rumor, Nic aveva mentito ed aveva detto che l’aveva fatto per provare a Giacomo da che parte stava. Aveva odiato di mentire a Robbie, perché i migliori amici devono dirsi tutto l’un l’altro, ma non poteva correre il rischio in qualche modo Giacomo venisse a saperlo. E Robbie gli aveva creduto, aveva creduto alla sua bugia.
Quindi nonostante la rete di falsità in cui Nic si era avvolto, sembrava che il muro stesse crollando.
A parte un piccolo problema: Nic aveva scoperto di essere era attirato dai ragazzi e, per quanto duramente tentasse, non poteva ancora dimenticare quello che era accaduto al campo estivo e come gli era piaciuto. Anche il sesso con Jenna impallidì rispetto a quell'esperienza. E nonostante tentasse di dimenticarmi, la sua mente fece del suo meglio per ritornargli immagini di me, fino a che un giorno comprese di essere gay, che non c'era niente che potesse farci e lui non poteva fare a meno di accettarlo. E lui lo fece, il suo incidente con Jenna avrebbe fatto pensare a tutti che era etero e la cosa gli andava bene. Ma, nel suo cuore, di cuori ne aveva uno alla volta e risolse rimanere fedele ad una persona, e sapeva che quando avrebbe raggiunto l'età corretta, quell’uomo l’avrebbe aspettato.
E quell'uomo era io.

La storia di Nic mi era scesa nel cuore e mi aveva scosso. Se non fossi stato guidando lo avrei avvolto con le mie braccia ermeticamente e non l’avrei lasciato andare. I miei occhi si stavano annebbiando ed io battei furiosamente le palpebre per mandare indietro le lacrime per non permettere loro di togliermi la visione della strada.
“Sono così spiacente di averti mentito.” Bisbigliò Nic: “A tutti e due.”

Questo racconto di è stato letto 3 0 6 8 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.