Il cambiamento (seconda parte)

Scritto da , il 2016-07-13, genere etero

Anche questo è un racconto vero, sperando di non perdermi troppo nel raccontare i miei pensieri.

Come avevo previsto è stata una lunga lunga notte. Sono quasi le quattro e ancora non ho chiuso occhio. Dio solo sa le lacrime che ho versato. Continuo a pensare a oggi.
Come ho fatto a tradire Luca? Cosa provo per lui? Credo affetto e un po' di compassione per quello che soffrirà a causa mia. Sarebbe meglio se dimenticassi co quello che è successo e restare con lui.
Cosa ne è stato dell'amore che provavo per lui? Era solo una cotta?
Sorrido al pensiero di tutte le avventure che abbiamo vissuto insieme. Le volte che abbiamo marinato la scuola per andare a guardare le nuvole distesi sul prato, per poi perderci per ore l'uno negli occhi dell'altra, finendo a fare l'amore teneramente.
Cosa ho appena rovinato? Non posso fingere con lui. Non se lo merita. Finirà tutto? Le lacrime segnano ancora le mie guance.
Ripenso a tutto quello che mi ha portato tra le braccia di Mario. Almeno fosse stato amore. Solo sesso.
Mi sveglio tardi. Sono tranquilla, come se avessi dormito tutta la notte, finché vedo una nostra foto: Luca. Merda. Forse è meglio se lo chiamo e lo lascio.
No. Sarebbe da codarda. Devo affrontarlo di petto. Credo sia a lezione. Gli scrivo un messaggio, dobbiamo parlare. Ci incontreremo per un aperitivo. Sono messaggi freddi, o forse è solo una mia impressione.
Subito dopo mi scrive Mario, si scusa per l'interruzione e mi invita a "pranzare" al motel.
Ho voglia di lui, della sua lingua, del suo sesso. Adoro il suo sapore.
Se veramente avrò il coraggio di lasciare Luca potrei scendere da lui. Gli spiego la situazione, ma lui insiste. Cerca di consolarmi, di darmi forza. Rimandiamo a domani. Alla fine mi distrae dalle mie preoccupazioni facendomi pregustare quello che vorrebbe fare al prossimo incontro.
La mattina passa veloce, tra lo studio e Mario. Così come il pomeriggio. Solo un messaggio di Luca mi ricorda della sua esistenza e del nostro appuntamento. Sono proprio una merda.
Che cosa gli dico?
Non ho nemmeno il tempo di sprofondare nei miei pensieri che è già ora. Il bar non è lontano, ci arrivo a piedi. Sono davanti alla porta del bar quasi senza rendermene conto.
Sospiro.
Entro.
Eccolo lì che mi aspetta e mi sorride, mi guarda negli occhi, non riesco a sostenere lo sguardo.
Ciao. Sono fredda. Mi odio. Ho bisogno di un alcolico qualsiasi per distendere i nervi.
Non ho mai lasciato nessuno.
Ho mille pensieri per la testa e un enorme nodo alla gola.
Sono poche le parole che riesco a sussurrare. Non nomino Mario. Sarebbe troppo per lui.
Mi esce un “scusa” strozzato.
Esco dal locale in lacrime.
Non si è neanche arrabbiato. Mi guardavi, con quei bellissimi occhi, sconsolato.
Avevi tutte le ragioni per insultarmi.
E invece no. Sei sempre stato carino e lo sei anche ora.
Sono una troia.
Scusa.
Entro in casa. Subito nel letto. Piango, piango fino a svenire, stremata.
I giorni seguenti trascorrono lenti tra lezioni e studio. Manca solo lui, che ormai era diventata la mia quotidianità. Una certezza accanto a me.
Continuo a sentirmi con Mario, tra un messaggio e l' altro, esce una sua fantasia: vorrebbe essere il mio dom.
So poco niente del BDSM, se non quel poco che si vede nei porno. Chiedo a lui e mi informo su vari siti. Promette di iniziare con calma, per vedere se mi piace e se sono adatta.
Mi fido e accetto.
Per ora vuole testare la mia disponibilità a essere la sua sub. Per prima cosa mi ordina di non indossare più i reggiseni. Mai.
Accetto. Per fortuna ho una misera seconda, ed è inverno. Sono al sicuro. Sotto i maglioni nulla traspare, neanche ad un occhio attento.
Tra una lezione e gli esami rimando l’appuntamento a la settimana successiva.
Ma la voglia è tanta. Ricominciamo a giocare in chat. Ci eccitiamo a vicenda. Sono un lago.
Arriva il giorno dell'incontro, Tanto Desiderato e immaginato.
Ho una miscela di emozioni dentro me. Molte si concentrano tra le mie cosce. Sono eccitata. E bagnata.
Da quando l'ho conosciuto succede spesso. Ogni volta che ripenso agli orgasmi che mi ha regalato.
Il viaggio è lungo. Ho meno pensieri che mi turbano, sono meno tesa, riesco a godermi ogni momento senza preoccupazioni.
Lo aspetto alla stazione. Il sole primaverile mi scalda la pelle, sono eccitata. Salgo in macchina.
Buongiorno Master.
Ci baciamo. Un lungo bacio pieno di desiderio.
Lo voglio dentro di me. Ora
Chissà cosa sta pensando quel vecchietto sul marciapiede, è scioccato, si vede. Una giovane ragazza che bacia un uomo brizzolato, più o meno della sua età. Potrei essere sua figlia.
Ci stacchiamo e mentre ripartiamo saluto il vecchietto con la mano.
Nel tragitto parliamo del più e del meno, mi chiede di Luca, rimango in silenzio fissando un punto lontano. Non voglio affrontare l’argomento, rovinerei l’atmosfera mettendomi a piangere.
Allunga la mano sulla mia coscia, mi volto e lo guardo negli occhi, so benissimo cosa vuole fare ora. Mi accarezza piano. Sale piano, solleva la gonna e inizia a toccarmi da sopra gli slip.
Mi ordina di toglierli. Ha una voce avvolgente, calda e profonda.
“Non chiudere mai le cosce in mia presenza, anche in pubblico.”
Obbedisco, cerco di memorizzare il suo comando. Continua la sua lenta tortura. Ora più intenso. Inizia a stringere il clitoride, lo pizzica e lo massaggia. Sento il piacere che sale piano, la mia attenzione è tutta su di lui, sui suoi movimenti. A ogni tocco fremo, godo sempre più. Allargo sempre di più le cosce, cerco il contatto, muovo sempre di più il bacino guidata dal piacere che mi pervade.
Sto per venire. Improvvisamente si stacca. Siamo arrivati al motel.
Mi deve due orgasmi interrotti. Con quello della settimana scorsa.
Facciamo appena in tempo ad entrare in camera che gli sono addosso e lo bacio. Ho voglia di farmi avvolgere dal suo profumo.
Mi solleva e mi butta sul letto. Si toglie solo la cravatta. Mi fa voltare, prona. Sento il suo peso. È a cavalcioni sopra di me.
Provo a liberarmi dalla sua presa, mi blocca.
"Visto che non riesci a stare un po' ferma ti lego i polsi. Se fai la brava. Altrimenti ti immobilizzo a gambe larghe sulla poltrona e ti lascio lì un'ora inerme, mentre ti ammiro, e oggi non ti farò godere. Starai ferma?"
Annuisco. Ci proverò.
Stringe forte la cravatta intorno ai miei polsi. È forte e delicato allo stesso tempo.
Attraverso la stoffa dei suoi pantaloni sento la sua erezione che spinge contro di me. Si strofina e mi eccita ancora di più
Provo a voltarmi per vederlo.
Si alza, esce dal mio campo visivo. Torna con il mio foulard. Mi benda e inizia a spogliarmi, solleva la maglietta sopra la testa. Sento che si allontana di nuovo. Mi lascia lì stesa sul letto per qualche minuto. Sento i suoi passi. A volte vicini, a volte lontani.
In chat avevamo immaginato questo incontro, ma ora non so cosa abbia in mente.
Eccolo. Mi fa voltare. Sono a pancia in su.
Mi apre le gambe. Inizia a sfiorarmi con le dita, avvicinandosi sempre più al mio sesso. Mi bagno ancora di più. Sento la sua lingua che risale piano.
Avvolge il clitoride. Il suo calore mi scalda. Ho le mani dietro alla schiena, Sono scomoda. Mi fa godere. Sollevo il bacino per sentirlo meglio. Con una mano sulla pancia prova a tenermi ferma. Con scarsi risultati. Mi volta ancora una volta.
"Ti avevo detto di stare ferma."
All'improvviso la sua mano colpisce il mio sedere, una, due tre volte. Fa male.
Colpi forti, ritmati, lenti. Poi sempre più forti. Sento elle lacrime segnare il mio volto.
Grido di fermarsi.
Un ultimo colpo. Forte. Sento bruciare.
Si allontana di nuovo.
Sento qualcosa di freddo dove mi ha appena colpito. È gel, credo. Mi massaggia delicatamente. Sento i pollici avvicinarsi al mio buchino. Si stende su di me. E mi sussurra nell'orecchio:
"Rilassati".
Ci provo. Anche se ho ancora la benda chiudo gli occhi. Potrei addormentarmi.
Un dito entra là dove pochi fortunati sono stati. Mi risveglio di colpo dal torpore. Dalla mia bocca esce un urlo di sorpresa. Si ferma per pochi secondi. Continua lentamente. Ansimo. Con l'altra mano inizia a masturbarmi il clitoride allo stesso ritmo. Senza fretta.
Ho un orgasmo lento e pacato.
Esce.
Toglie la benda e mi bacia con passione. Mi fa scendere dal letto. Mi tiene stretta per la treccia. Al guinzaglio, come una cagna, lo seguo. Mi chiede di accucciarmi con la lingua fuori. Sono di fronte allo specchio della camera.
“Vedi cosa sei? Sei una piccola cagna ai miei piedi”.
Lo fisso. Si toglie i pantaloni e la camicia. Finalmente.
Non è ancora completamente duro. Lo bacio sulla punta. È difficile senza mani. Lo prendo tutto in bocca. Sento la sua eccitazione salire, coccolo con la mia lingua la sua cappella, la bacio. Inizio a sentirlo gemere. Prende la mia testa con le mani e mi spinge fino in fondo, fino alla gola.
Guida lui i miei movimenti. Veloci e profondi. Fatico a respirare. Cerco di staccarmi. Si allontana e mi dà uno schiaffo, lo guardo stupita.
"Sei mia. Decido io cosa tu debba fare, come farmi godere. Ora mettiti alla pecorina e aspettami."
Dov'è finita la sua gentilezza? È un altro uomo. Sicuro e distaccato.
Mi prende il viso tra le sue dita e mi solleva. Bruscamente mi getta sul letto. Non voglio mi punisca, lo voglio ancora dentro di me. Mi metto come mi ha ordinato, con qualche difficoltà.
Con un colpo mi riempie nuovamente con il suo cazzo. Mi mette una mano sulla testa, mi preme sul letto e inizia a spingere. Sente che sono al limite. Si blocca.
" Sei la mia cagna .Non venire fino a che te lo dico io. Ci conto. Altrimenti ti punisco."
Cerco di riprendere il controllo del mio corpo.
Riprende. Scivola con la mano libera sul mio clitoride. Sto per venire.
Resisto.
Tira la treccia. Mi scopa ancora più ferocemente.
Credo che le mie urla si sentano anche alla reception.
Con un ringhio profondo mi ordina di venire.
Finalmente! Mi rilasso. Sento il piacere invadermi tutto il corpo e la mente.
Vengo.
Oddio.
Questo sì che è un orgasmo!
Sento il suo seme dentro di me.


Che pace.

Le gambe cedono.
Lui si accascia su di me.
Rimaniamo così.
Si alza e mi slega. Massaggia i polsi segnati dalla corda, ci baciamo.
Ora lo riconosco. È tornato Mario, non il mio Master.
Vorrei rimanere così per tutta la notte.
È ora di tornare. Non voglio staccarmi dalle sue labbra. Sto così bene con lui.
È ora. Si alza. Un lungo bacio.
Vorrei ricominciare da capo.
Ancora e ancora.

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