Travolgente Ambizione - Capitolo Finale

Scritto da , il 2016-03-22, genere etero

Capitolo Finale

Entrai nella hall dell’azienda e guardai il corridoio a sinistra che portava giù in basso dov’era lei, un groppo mi strinse la gola, avrei voluto imboccarlo e piombare nella sua stanza gridandole il mio amore ben conscio che ne avrei ricevuto l’ennesimo degradante rifiuto.
Se avessi avuto una, una sola misera speranza di non essere buttato fuori a calci giuro lo avrei fatto, ma sapevo che per lei ero solo una nullità, una sgradita parentesi di una fulgida ascesa ai vertici dell’azienda, mi fermai un istante e poi girai verso l’ascensore dei piani alti.
Quando entrai nella mia vecchia stanza i miei colleghi si alzarono e vennero ad abbracciarmi, pacche sulle spalle si alterarono a domande a cui non avrei mai potuto dare risposta, anche la segretaria si lasciò andare ad un anomalo affettuoso abbraccio che mi manifestò il suo sincero affetto per poi riprendere immediatamente il suo ruolo di asettica e professionale impiegata.
Aprì un cassetto e prese due buste che si affretto a portarmi “sono per lei, è la posta di stamane”. La prima portava il logo aziendale la seconda il timbro “riservata”, un brivido mi percorse la schiena, decisi di aprire prima quella con il logo.
“E’ con piacere che Le comunichiamo che con effetto immediato Ella ricoprirà la carica di Creative Director presso la nostra sede di Cagliari, etc. etc.
CAGLIARI ?!? ma come Cagliari, era ai confini del mio universo conosciuto, noooo non potevano farmi questo, vivevo a Milano da sempre, i miei amici, la mia famiglia, maledetto Antinoni e maledetto me che avevo accettato quell’assurdo incarico, lo volevo quel posto ma non tanto da sacrificare tutto ciò che avevo.
Le mani si strinsero sul quel foglio accartocciandolo in un violento quanto inutile gesto d’ira, lo gettai di lato e presi l’altra busta, la mia fronte era madida di sudore.
Veniva dal dott. Antinoni e diceva pressappoco così: Non posso che compiacermi con Lei per i risultati raggiunti nell’incarico assegnato. Ha dimostrato ancora una volta quella grinta e determinazione che l’hanno da sempre contraddistinta tra il nostro personale facendo di lei la persona più qualificata per assumere l’incarico nella nostra nuova sede di Cagliari, sono certo che la destinazione prescelta non susciti in lei l’entusiasmo che avrebbe avuto restando in sede ma, se la può consolare, si tratta di un incarico biennale al termine del quale ritornerà mantenendo la sua carica.
Da Manager non posso che provare gratitudine per il servizio che ha reso a me ed alla mia azienda ma da uomo… a nessun marito piacerebbe quello che ha fatto lei.
Sono certo comprenderà e condividerà le consequenziali scelte che ho fatto, buon lavoro.
Maledetto, che tu sia maledetto Dott. Antinoni, se ti avessi conosciuto prima… la moglie te l’avrei trombata solo per farti dispetto, e poi a seguire anche tua madre e tuo padre se fosse stato necessario a ferirti.
Mi ritrovai a sorridere ripensando agli assurdi pensieri fatti in una smorfia di dolore mista a lucida follia.
Il giorno dopo, nel pomeriggio, ero atterrato a Cagliari ed una macchina aziendale mi aspettava in aeroporto, il mio ruolo lo prevedeva, almeno questo pensai. Anche l’appartamento faceva parte dei benefit a cui avevo diritto, lo trovai comodo e spazioso con un ampio terrazzo vista mare da cui si poteva ammirare uno splendido tramonto.
Una rapida doccia e poi a cena in un ristorante a pochi passi da casa, la mia prima e pensai non ultima cena da solo, in una città che per quanto bella mi sembrava aliena, aliena al mio mondo alle mie amicizie e a quanto avevo amato fino a quel momento.
Tornai a casa presto avvolto dai pensieri e stanco dal viaggio che avevo affrontato, mi infilai a letto ed accesi la tele, mi addormentai dopo pochi istanti.
La sveglia suonò e mi destai da una notte di incubi, una doccia veloce ed il mio abito fresco di lavanderia, l’auto aziendale mi aspettava sotto casa. Il sole riscaldava la pelle già alle 7.30 e l’aria era tersa, aspirai il profumo del mare misto ad odore di ginestre, pensai che tutto sommato due anni sarebbero passati in fretta e quel posto aveva un fascino che non ero riuscito a cogliere la sera prima, ne fui turbato e favorevolmente impressionato.
Entrai in azienda, mi salutarono tutti con un reverenziale cenno del capo, dalla guardia giurata ai funzionari che incontrai salendo fino al 5°, uscii dall’ascensore e mi venne incontro la segretaria di piano, che strano pensai, ero convinto che fossero un tutt’uno con la sedia che le ospitava, mai vista una in piedi, mi pregò di seguirla e giungemmo ad una porta su cui spiccava una targhetta luccicante con su scritto “Dott. Andrea Marangio – Creative Director”, l’aprì ed entrò facendomi strada.
Varcai la soglia, la stanza era fortemente illuminata dalla luce solare proveniente dalle ampie vetrate, vidi al centro una figura femminile in rispettosa attesa. Le gambe si bloccarono come costipate in un blocco di cemento e il respiro di fermò, come se all’improvviso avessero risucchiato tutta l’aria dalla stanza, sentivo solo il cuore battere, assordante nella mia testa.
Un impeccabile Tailleur grigio fasciava quel corpo perfetto poco sopra il ginocchio, bella come il sole che le attraversava i riccioli rossi donandole riflessi dorati, i suo occhi illuminati risplendevano di un verde smeraldo nel quale mi persi incapace di qualsivoglia azione.
Mi venne incontro tendendomi la mano “ A nome dello staff le porgo il benvenuto, Dott. Marangio”, non mossi un solo muscolo rimasi impietrito a fissarla e dopo alcuni istanti riuscii a dire con voce strozzata “Dottoressa Frassi… cosa ci fa lei qui?” Il suo sguardo mutò passando da cordiale a perplesso “Prego ?!? Credo ci sia un’ equivoco, probabilmente mi confonde con un’altra persona, sono la Dottoressa De Ponti… per Lei.. Eleonora, la sua assistente personale”. Mi prese delicatamente il braccio in un invito a seguirla dietro la scrivania “Tra mezz’ora abbiamo un briefing con il personale, mi indicò la pulsantiera accanto al telefono “il mio tasto è quello li, accanto a quello della segretaria, se ha bisogno di me chiami pure, sono nella stanza accanto” accennò un saluto con il capo ed uscì.
Rimasi solo, imbambolato ed assorto nei miei pensieri, era lei ne ero sicuro, non poteva essere diversamente, anche la voce era la sua, il tono diverso, dolce, suadente, per niente autoritario.
Istintivamente mi portai le dita al colletto tirandolo con forza per far passare l’aria che mi riempì i polmoni in un respiro profondo, di scatto mi avviai verso la sua stanza, aprii la porta, entrai e la richiusi avendo cura di azionare il blocco, lei era di spalle, armeggiava sulla scrivania, non si girò e disse “la stavo aspettando”, dimenò leggermente il suo culo da sogno mentre continuava a rovistare le carte, mi avvicinai e le artigliai i fianchi, mi poggiai facendole sentire tutta la mia eccitazione, lei abbasso il capo accentuando il contatto che c’era tra noi poi bisbigliò “cosa posso fare per lei, Dottore?”
Sentivo le vene del collo pulsarmi, ansimavo in preda ad un’eccitazione mai provata prima, le mie mani cercarono i suoi seni che strinsero con forza mentre il cazzo le premeva sul culo, lei inarcò la schiena ed il collo fu a pochi centimetri dalla mia bocca che vi calò su vorace mordendolo, la sentii fremere tra le mani e quando i suoi occhi incontrarono i miei le dissi “ ho solo voglia di far l’amore con te”.
Lei si girò e si mise a sedere sulla scrivania, tirò su la gonna ed aprì le gambe, non aveva gli slip, la sua fica dischiusa era già madida di umori, mi attirò a se “Non vedo l’ora Dottore…. La prego…. Ho già aspettato abbastanza”.

Fine

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