I segreti di Silvia (parte 3)

Scritto da , il 2016-03-21, genere tradimenti

Inevitabilmente il rapporto con Juan si interuppe. Nonostante la collega Noelia avesse spiegato come fossero andate le cose in quella doccia, o forse proprio per questo, lui cominció a essere piú freddo, decise che non valeva piú la pena continuare e sperare che il tutto continuasse.
Lei non lo andó a cercare, primo perchè non cercava nessuno e poi perchè anche lei non voleva proseguire. Si vedevano ogni tanto, per caso, si incrociavano e si salutavano amichevolmente, senza mai ricordare quello che c'era stato tra loro.
Per un po' lei evitó di pensare ad altri, tornó quella dei primi giorni, le uniche trasgressioni erano il topless e le toccatine dei colleghi.
Certo, era rimasta la Silvia di sempre, maliziosa e simpatica, affabile con tutti, sempre col sorriso stampato in viso e con la battutina pronta.
Era piena stagione, pienissimo di gente, i turni erano sempre peggiori, i momenti di divertimento in spiaggia erano ormai momenti di riposo. Fu sicuramente il momento più duro, in cui l'idea di rinunciare e tornare a casa dal suo ragazzo, gli venne in mente spesso. In piú dopo la parentesi di Juan, non faceva sesso con nessuno, se non con il suo prezioso vibratore.
Ci fu un avvenimento che cambió le cose: venne a sapere che c'era vacante un posto di receptionist madre lingua italiana nel resort. Poteva essere una bella idea per abbandonare il faticoso mondo delle cameriere dei piani, si informó e mandó il suo curriculum grazie al responsabile del personale, quello che la aveva accolta al suo arrivo. Le spiegó che stavano cercando urgentemente la sostituta di un receptionist che per problemi familiari era dovuta tornare in Italia e quindi era probabile che la potessero assumere, doveva fare il colloquio con un tal Fernando, responsabile delle risorse umane. Ci andó il pomeriggio successivo, rinunciando al relax pomeridiano al mare.
Decise di vestirsi come quando era arrivata con quel bel vestitino corto a fiori; sperava proprio di liberarsi dai turni infernali, avrebbe forse perso contatto con molti amici e colleghi, ma ne avrebbe conosciuto di nuovi.
Al colloquio con Fernando le sembró chiaro che avevano urgenza di coprire quel posto, lui era calmo e sorridente, sulla quarantina, spagnolo. Ben vestito, abbastanza alto, non particolarmente bello, ma un tipo interessante. Lei gli spiegò la voglia di cambiare mansioni e lui comprese bene la situazione, parlarono a lungo e lui sembrava sempre più interessato a conoscerla meglio.
-"Fidanzata?", chiese lui
-"Sì, fidanzata"
-"Anche lui qui a Ibiza?"
-"No, è rimasto in Italia·.
Fernando sorrise e cominció a affondare i colpi:
-"Aia! Due mesi qui, ne avrai combinate di tutti i colori"
-"In che senso?", chiese lei, nascondendo il fatto che in fondo aveva capito a cosa si riferiva.
-"Vabbè, con quel bel vestitino corto, avrai avuto mille pretendenti"
-"No, no, mi comporto bene io", disse nervosa abbozzando una risata.
-"Ma dai, ti cresce il naso. Davvero non hai fatto sesso con nessuno in questi 2 mesi?"
Lei cominciò a balbettare qualcosa, cercando di prendere tempo.
-"Capito, la risposta è sì, altrimenti avresti detto chiaro e tondo no", rise lui, redendola ancora piú imbarazzata.
Allora lei per scuotersi decise di essere sincera e disinvolta:
-"Qualcosa sì, siamo umani"
-"Ma sì e meno male, altrimenti sai che noia. Hai il sorrisino di una che a letto dev'essere un treno"
Lei rise, colpita dai dicorsi che si facevano sempre piú interessanti, nonostante la situazione imbarazzante.
-"Sentiamo, quanti fortunati hanno avuto il piacere di toglierti quel vestitino?"
-"Solo uno", disse lei, quasi scusandosi.
-"Ah quindi io sarò il secondo", disse lui aspettando una sua reazione.
-"Oddio che proposta diretta, non ero abituata"
-"Ma sì, non vuoi esser carina con me?"
Il discorso era abbastanza chiaro, essere carina con lui significava avere il posto di lavoro a cui lei teneva tanto.
-"Dipende da cosa significa essere carina con lei", aggiunse.
-"Guarda, tanto hai capito a cosa mi riferisco, sono sempre piuttosto diretto e tu sembri molto intelligente, quindi sarò chiaro: intanto perchè per proseguire il colloqui, non sfili le mutandine?"
Lei divenne rossa in volto e spalancó glo occhi, come se fosse la cosa più terribile mai sentita ma al tempo stesso la piú eccitante.
-"Ma parla sul serio?", provò a dire lei con un filo di voce, ma senza perdere il sorriso.
-"Sì, sono serissimo, sei davvero carina e mi piacerebbe fare qualcosa per te".
C'era una parte di lei che le diceva "sfilati le mutandine, non pensarci" e un'altra che invece voleva negoziare.
-"Io le posso sfilare, ma poi che succede?"
-"Bella riposta, mi piaci. Non succederà niente che tu non voglia che succeda, di questo puoi stare tranquilla".
Lo disse con un tono di voce che la rassicurò del tutto e qualche secondo dopo lei aveva già le mani sotto il vestitino, spìnta dalla voglia di questa nuova ed eccitante avventura.
-"Posso vederle le mutandine?", lei gliele porse e lui disse "te le restituisco dopo, intanto stai seduta ma mostrati un po'".
Inspiegabilmente sicura, sollevó un po' il vestito in modo tale che fosse visibile la mancanza di mutandine, aprendo leggermente le gambe.
-"Bene, perfetto"-disse lui sorridendo-"tra le caratteristiche che cerchiamo per la receptionist ci sono avere una bella passerina depilata e la facilità nel sfilarsi le mutandine".
Lei rise, sempre più a suo agio, come quando la prima volta non esitó a togliersi il reggiseno in spiaggia.
Inaspettatamente il colloquio proseguì quasi come prima, nonostante lei fosse senza slip.
Dopo un po', lui ricominció con le domandine maliziose.
-"Quella fighetta è golosa, vero?"Lei rise di gusto e disse "Abbastanza".
-"Si nota, poi se in astinenza ancora peggio, chi è stato il fortunato che ti ha scopata qui?"
-"No, veramente, ho fatto solo sesso orale", disse lei sinceramente.
-"Ah ma sei una brava fidanzatina allora, un po' succhia cazzi e basta no?".
Lei rideva di gusto in quella situazione assurda, mentre lui continuava ad aumentare i gradi delle sue domande.
-"Qundi passerina vergine a Ibiza, bisogna fare qualcosa", poi si alzó verso di lei, la fece alzare e accarezzò dolcemente la fighetta.
-"Dai, togli il vestito e rimani solo con le scarpe"
Lei si tolse il vestitino e disse "ma non entra nessuno qui?", lui ci pensò e disse
-"Giusto, aspettami, sdraiati sul divano, avviso che nessuno disturbi".
Lei si accomodó di lato, guardansi intorno, guardando l'ufficio.
-"Sembra strano che quella passerina non sia stata scopata per bene e quelle tette schizzate a dovere"
Lei rise e aggiunse "sulle tette ho preso parecchi schizzi, ma di un solo ragazzo" e quando si girò vide lui che le porgeva il pene, avvicinandolo alla sua bocca.
Si aggiustò i capelli e cominció a provarlo in bocca, a provarne il gusto. Prima la punta, poi le palle, poi tutto in bocca, come piaceva a lei.
Fu un attimo, lo vide muoversi, sdraiarsi dietro di lei e all'improvviso sentì il suo cazzo dentro, al che cacció un gemito di piacere. Lui rimase dentro qualche secondo, poi uscì e andò a prendere un preservativo e fu di nuovo dentro di lei, che tremava dal piacere e non pensava a nient'altro se non a godersi finalmente una bella scopata.
Silvietta, la dolce fidanzatina. Ne era passato del tempo dai saluti al fidanzato in aeroporto e dal primo topless. Chi avrebbe immaginato che la pestifera Silvietta finisse scopata in un divano di un ufficio in orario di lavoro.
Finalmente le sue belle tette ballarono perchè stava calvalcando e non ridendo e finalmente si prendeva una meritata e rinfrescante chiavata.
Aveva provocato mezza Ibiza col suo sorrisino angelicale ma aveva mandato in bianco quasi tutti. Questa era la punizione giusta e meritata. Scopata per ottenere un posto di lavoro, come una starlette della TV.
Ebbe due orgasmi, di cui il primo molto potente, prima che Fernando le riempisse il viso di sborra. Quando si ripulì tornó a casa tutta contenta, sculettando allegra, dimenticandosi perfino che le mutandine le aveva lasciate a Fernando.
Fu così che cambió lavoro, cominció a fare la receptionist e comincò a sfilare le mutandine piú spesso che in passato.

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