Una notte una viaggiatrice

di
genere
etero

Ciao ragazzi, ciao uomini. Ciao pervertiti e segaioli, fedifraghi e curiosi. Ciao … ragazze ;-), ipocrite e sfacciate, troie e perbeniste, dolci e affettuose.
Passavo di qui, per caso, e ho visto questo sito. Ho pensato: Mmmm interessante, quasi quasi vi racconto una delle mie tante avventure nella nostre splendide provincie italiane del nord. Per cui mi pagano… ovviamente.
Innanzi tutto, non vi tedierò con i particolari del mio corpo. Anche perché l’anonimato per me è tutto. Non vi masturbate dietro a particolari inutili, immaginatemi come più desiderate. Mora, alta, gambe lunghe e sinuose, culo alto e tette a coppa di champagne; o magari bionda, piccola piccola, compatta ma ben proporzionata, un sedere accogliente e un seno bello tondo e prosperoso. Fate voi.
E non vi racconterò neanche come ho conosciuto i miei partner, perché ripeto, l’anonimato è fondamentale nella mia vita. Quello che mi interessa adesso è che vi rilassiate, quindi mettetevi comodi, o comode, sganciatevi i pantaloni, o alzatevi la sottana, e prendete in mano il vostro caldo scoiattolino, o posizionate le dita sulla vostra farfallina rosa. Se preferite usate pure oggetti inanimati ;-)!
Insomma …. Azione. Ciak. Si gira.
In aperta campagna, a notte fonda, 5 macchine con i fari accesi mi illuminano, mentre 3 uomini e una donna mi prendono a calci. Sono scalzi, ma fa male uguale. Poi mi strappano i vestiti. Per strappare intendo strattonarmi per la camicetta e la gonna finchè la stoffa cede. Mi ritrovo nuda sui tacchi a spillo, un po’ disorientata, per terra e in ginocchio. Il primo uomo, il più giovane, si china, mi accarezza dolcemente il mento, poi mi da un manrovescio tale che mi ritrovo con la faccia sull’erba bagnata. La donna mi tira un altro calcio. Questa volta, mi fa davvero male. Sento il seno sinistro stritolato. ‘Stronza’ penso, ma non posso reagire. I 3 uomini mi alzano e mi prendono malamente per braccia, gambe e fianchi. Cercano di infilare i loro cazzi bianchicci dentro i miei orifizi. Sono degli imbranati, mi graffiano e mi fanno male ovunque. il più giovane riesce a entrarmi nella fica. Ma un altro tenta di infilarlo nel mio culo. Gli sguscio di mano e finisco, di nuovo, con la faccia a terra, mentre l’uomo più giovane, ancora dentro di me, mi capitombola sopra, e mi schiaccia l’utero col cazzo ritto infilato nella mia vagina. ‘Imbecilli’ penso.. Il terzo uomo, quello più vecchio, che mi teneva per le braccia, mi si butta a cavalcioni e tenta di infilarmelo in bocca. ‘Questo qui non è male” penso, mentre il suo cazzo mi finisce, prima in un occhio, poi cerca di scoparsi il mio naso, infine mi scava una voragine nella bocca, provocandomi un’ecchimosi al labbro e piantandosi come un paletto nel palato. Mi urlano di godere, di godere troia, di godere zoccola e anche di godere puttana. Mentre annego nella loro fantasia sento un vago solletico nella vagina, un male cane in bocca e sento l’ultimo uomo, che sembra un panzone ingravidato, che cerca di avere un orgasmo masturbandomi il culo con le dita. Per fortuna il primo mi viene in bocca molto velocemente, pochi attimi prima che il secondo mi schizzi sulle tette, e al terzo venga l’artrite alla mano sinistra. Si alzano tutti e tre soddisfatti e si battono le mani ridendo come una squadra di pallavolo dopo un punto. ‘Patetici’ penso. Faccio per rialzarmi, tutta sudicia e bagnata, e mi arriva un calcio nei reni. Mi piego in due dal dolore. La donna mi prende per le gambe, mi trascina per un paio di metri e mi monta a sedere sulla schiena. Mi prende per il mento e comincia a tirarmi i capelli come una criniera. ‘Che stronza’ penso. Sa che non posso reagire. Si alza e, mentre mi massaggio la testa dolorante, cercando di concentrarmi su pensieri più belli, come farmi leccare la fica da un bello stallone abbronzato, si lega un cazzo finto, di discrete dimensioni, alla vita, e si butta con tutto il suo peso sul mio culo. Quando il cazzo di gomma mi scivola nell’ano, con uno SKIOPH secco e deciso, la donna, non aspettandoselo, mi da una musata col mento sotto la scapola. Urlo di dolore. E comincia a scoparmi il culo. I tre uomini ci camminano intorno sogghignando, come un branco di lupi affamati, e spruzzandomi di urina quando capita, tanto per marcare il territorio. La donna mi scava nel culo per una ventina di minuti. Ci da giù che sembra matta. Spinge con quei fianchi flaccidi, che sembra in preda ad una crisi epilettica, dando sfoggio delle sue due lauree in filosofia e scienze naturali: ‘sei una puttana, zoccola, sei una troia, vacca, sei una cagna, scrofa’. Io, mostrando una certa stima per la sua profonda conoscenza dei sinonimi nella lingua italiana, la ringrazio: ‘si padrona, chiavami imperatrice, sfondami regina, trapanami dottoressa’: purtroppo non ho una cultura profonda come la sua. Poi i tre Caballeros cominciano a dare segni di stanchezza, anche perché si è fatto tardi e comincia a far freddo. Dopo ripetuti tentativi, riescono a convincere la mia anima gemella a staccarsi dal mio ano, ma prima di allontanarsi un bel ‘fanculo troia’ seguito da un calcione nel culo, non me lo toglie nessuno. Mi rigiro sull’erba a pancia in su. Ok, l’ammetto, sentivo male fino all’intestino crasso, da impazzire. Gli uomini si rivestono e PUFF mi lanciano una bella mazzetta di banconote. ‘Sei stata fantastica’ mi dicono. ‘Voi decisamente meno.’ penso. ‘Anche voi, meravigliosi, specie la donna’ gli dico, mandandole un bacio. Lei ricambia con il dito medio.
Quattro macchine ripartono. Ovviamente la quinta era la mia. Mi alzo, zuppa di piscio e sperma, apro la portiera, prendo le sigarette dalla mia borsa, poi, sempre sui miei tacchi di Prada, con la mia Jolanda al vento e il seno all’aria, mi siedo sul cofano dell’auto: culo dolente e sigaretta accesa.
‘Serve una crema rettale?’
Davanti a me sta un uomo con un sigaro in bocca, stivali a punta, jeans stretti, camicia a scacchi, gilet, e un cappello da cowboy.
‘ Se ti sei perso, il Texas è di là!’
‘Stavo in veranda a fumare, e che ti vedo, una storia d’amore appena sbocciata. Tra la signora e il tuo culo intendo.’
Veranda? Mi giro di spalle e vedo un portico illuminato a un centinaio di metri. Meno male mi avevano assicurato che era un posto isolato.
‘E ti sei fatto un bel filmino da caricare su youporn.’
‘Hai troppa autostima. Ma quando ho visto che quel dolce fiorellino della tua ragazza non si staccava dal tuo culo, sono venuto a vedere se serviva una mano’.
‘Se cerchi una scopata facile, mi dispiace, sono in pausa pranzo. Ripassa in orario d’ufficio.’
‘No grazie, il dottore mi ha vietato cibi grassi, sperma e urina maschili. Seguo un rigido regime alimentare.’ mi lancia un asciugamano ‘Tieni.’
‘Dopo due avvocati infoiati, un architetto impotente e una lesbica frigida, mi mancava un comico.’ Mi pulisco il viso e mi asciugo i capelli.
‘Puoi tenerlo. Come souvenir della splendida serata.’
‘Allora esistono i cavalieri di una volta.’
‘Lo puoi dire forte pupa.’
‘Grazie Secchione, ora ti saluto, non vorrei trovare traffico in tangenziale a quest’ora.’
‘Vorrei essere la pattuglia della polizia che ti ferma conciata così.’
‘Ho un ricambio, Freud!’
‘Come vuoi principessa. Ma see vuoi una doccia e un caffè caldo mi trovi laggiù. La strada è lunga fino a casa.’
‘Abito qui vicino.’
‘Certo.’
‘Cosa ti fa pensare che non abiti da queste parti, Sigmud.’
‘Perché quelle come te qui, da queste parti, le vediamo solo in TV’ e si avvia per casa.
‘Aspetta.’
Arrivati sotto il porticato di casa sua, mi volto ed è sparito. Mi arriva un getto di acqua così fredda che comincio ad urlare isteria ‘Ma sei un demente? È marmata.’
‘Ho parlato di caffè caldo, non di doccia calda.’
‘Brutto figlio di…’
‘Hah. Una signora come te, dire le parolacce.’
‘Pezzo di merda.’
‘ Contessa,Mica vorrete entrare conciata così in casa. Ho appena dato il cencio in terra e lucidato l’argenteria.’
‘Le scarpe ,genio’ lo guardo in cagnesco con le braccia incrociate sul petto ‘mi sono costate un occhio della testa’.
‘Quello col livido o senza? Lavati bene fuori e soprattutto dentro’ continua.
‘QUI??? Te lo puoi scordare.’
‘Regina, ho appena assistito alla tua visita rettale, e non mi sembravi tanto pudica. Comunque, se non vuoi puoi andare.’
Mi lavo accuratamente, sciacquando bene la bocca, strofinando con le mani la mia cavità vaginale e saggiando lo stato del mio ex-piccolo ano.
‘Ho una crema che fa miracoli per quello’. Chiude l’acqua ‘Tieni,’ mi lancia un altro asciugamano ‘Questo però ridammelo dopo, non vorrei pensassi che ti voglio viziare con tutti questi regali’.
Mi asciugo ed entriamo in casa.
‘Non con quelle.’
Mi tolgo le scarpe ormai da buttare. Poi ci sediamo in cucina e il cowboy mi prepara un caffè, questa volta caldo.
‘Con o senza zucchero?’
‘Senza, mi piacciono i sapori forti.’
‘Non avevo dubbi’
Sorseggio lentamente.
‘Senti Barbarella, sono un po’ vecchio, ma il nude look è una nuova moda in voga tra voi giovani?’
Mi alzo e gli pianto un piede nudo, e devo dire modestamente sexy, sul pacco ‘Senti, John Wayne, datti una mossa e mettiti al lavoro.’ gli dissi.
‘Ma non eri in pausa pranzo?’
Lo prendo per il colletto della camicia ‘Sono abituata a prendermi ciò che voglio.’
‘Quella dell’argenteria era una battuta, mi dispiace. Ma se vuoi ho un televisore in salotto. È un po’ vecchio ma funziona ancora bene.’
‘AaaaH. E chiudi quella bocca.’ Gli infilo la lingua in bocca così a fondo da fargli una rettoscopia. ‘Adesso spogliati e scopami come si deve. E dammi della puttana sennò non mi eccito.’
‘Una duchessa’
‘Ho detto puttana’
‘Senti, PUTTANA, posso usare anche dei sinonimi?’ mi dice spogliandosi.
‘Puoi usare quello che vuoi, basta che mi monti come uno stallone con la rabbia.’
Il cowboy nudo come un verme, ma con il cappello ancora in testa, mi scaraventa a terra e mi monta sopra come uno stambecco su una roccia.
‘Ho detto MONTAMI COME UNO STALLONE, non come un pony. E fallo con forza, smidollato, che mi sono rotta il culo delle checche.’
‘Mi sembrava che a romperti il culo fosse stata una lesbica.’ Mi prende per le caviglie e mi rivolta sul pavimento, facendomi sbattere la faccia sul parquet. Poi mi stringe per i fianchi e mi spinge il cazzo dritto in culo come un treno in galleria: ed era una galleria. Inizia a cavalcarmi con foga crescente, mentre con la le labbra, intanto io, lucido il pavimento.
‘E spingi con quel cazzo di cerino, Rin Tin Tin, che così mi fai il solletico.’ Gli urlo.
‘Ho capito, qui ci vogliono le maniere forti. Tu non ti muovere Zoccolandia’ Si alza e sparisce dalla stanza. Poco dopo torna con un pacco di roba che fa cadere per terra ‘Per domare un troia da competizione come te, ci vuole l’attrezzatura seria.’ Lancia un lazzo in aria e mi aggancia al collo. Mi innesta, di nuovo, il cazzo nell’ano come un diamante sull’anello nuziale, tira il lazzo. Il cappio mi si stringe al collo, togliendomi il respiro.
‘Hhyyyyyy Hhhaaaaaa, troiaaaaa! Hhyyyyyy Hhhaaaaaa!’ urla.
‘Cavalcami femminella, non sento un cazzo.’ gli dico con voce strozzata.
Tira il lazzo ancora più forte, e mentre mi piega la testa all’indietro fino quasi a staccarmela, sento la pelle del collo lacerarsi nel cappio. In ginocchio a gambe larghe, mi scopa nel culo come un dannato demonio, finalmente.
‘Resisti zoccolandia, che ne avrai per molte ore.’ Mi urla ‘Stringi i denti, puttana spanata’ e tira la fune.
Intanto io inveisco contro di lui, con la voce sempre più fioca dallo sforzo e dal dolore. ‘Mi sto per addormentare frocio, vuoi farmi godere oppure NO.’
Quando le vene, viola e gonfie, del mio collo stanno per esplodere, il cowboy si stacca dal mio culo. Con movimenti da vero rodeo mi slega mi libera la testa, ma solo per stringermi mani e piedi come un capretto.
‘Ma che cazz..’ mi scappa.
‘Duchessa di sto cazzo, Volevi cavalcare? Eccoti un intero rodeo.’
‘Appunto’ penso.
Mi monta a cavalcioni della fica e mi infila il cazzo dentro. A causa della posizione delle gambe, legate strette e puntate in alto, mi graffia la pelle delle grandi labbra come carta vetrata. Urlo di un dolore indicibile.
‘Fanculo stronzo, quello non è un cazzo, è un acciarino’ l’attrito del suo cazzo sulla mia carne viva mi fa lacrimare gli occhi. Sto per cedere quando il succo della mia fica eccitata comincia a scivolarmi tra le gambe, umettandomi la carne ferita. Comincio a godere. Un misto di dolore e gioia.
‘Spingi stronzo, spingi merda, vuoi godere solo teeee?’
Mi prende per la corda che teneva legate insieme le mie braccia e le mie gambe, e spinge in avanti con rabbia. Sento i tendini delle gambe strapparsi: il giorno dopo non avrei camminato dal dolore.
‘Stramaledetta vacca, mi hai proprio rotto il cazzo.’ si alza quasi in piedi puntellandosi a terra con le gambe tese come canguro infoiato e spinge di brutto. Sento il suo cazzo entrarmi nell’utero ed uscirmi dal culo. ‘Godi vacca, godiii. Hhyyyyyy Hhaaaaa, Hhyyyyyy Hhaaaaa.’
Mentre mi tiene per la fune, appesa come un pezzo di manzo appena macellato, col cazzo mi scopa come dio comanda e pretende.
Sento i primi spasmi di piacere salirmi, a scatti, dalle punte dei piedi. Risalirmi fino al culo, vorticarmi nelle viscere e piroettare lungo la spina dorsale fino a dentro il cervello. Salgono e scendono a ondate crescenti, finchè si tuffano tutte insieme nella mia fica, ed esplodono come una bomba al napalm di sperma. Urliamo insieme come un coro Salesiano di angeli indemoniati. I capillari della mia tana spanata pulsano al ritmo delle vene blu del suo cazzo duro come le corna di un toro. Il cowboy,finalmente, apre la diga alla base dei suoi testicoli, e mi inonda di sperma fino a farmi ruttare per lo stomaco pieno. Il mio orgasmo non finisce mai. Urlo, Urlo, urlo….
CIAFF. un ceffone da guinnes dei primati mi tatua ‘HAI ROTTO IL CAZZO’ sulla faccia.
‘Scusa, ma non la smettevi di urlare. Non sapevo che fare’.
‘Spero tu sia soddisfatto adesso’ gli dico
‘Alla grande Madame bagasciè.’
‘Bene, allora che ne dici di prendere LA SITUAZIONE A DUE MANI e pisciarmi addosso?’
‘Hai tuoi ordini Miss Cambridge’ si prende il cazzo con due mani e apre il rubinetto. ‘Un finale degno dei miglio blockbuster di Hollywood, zoccolandia’.
La piscia mi scende dritta in gola, in un arco perfetto. Manca solo l’arcobaleno. Quando mi sono dissetata mi ci lavo la faccia e i capelli: ho letto che fa bene alla pelle.
Quando il bagno termale finisce il cowboy mi slega mani e piedi. ‘Vado a prenderti un altro asciugamano. Zoccolandia, mi manderai in fallimento.’
Quando esce dalla stanza, faccio un respiro profondo e cerco di alzarmi da terra. Mi fa male tutto. Zoppico, a fatica, fino all’ingresso. Mi soffermo un momento davanti al riflesso del mio corpo sulla porta a vetri. Ho i capelli appiccicati, il trucco è colato fino al mento come la parodia di un pagliaccio, la gola cerchiata da una fascia rossa e sanguinante, le ginocchia e i gomiti sbucciati e la vagina ricoperta da sperma denso come chiara d’uovo montata. Giro la maniglia ed esco.
Quando metto in moto la macchina, mi volto un’ultima volta verso la fattoria. Il cowboy sta in piedi nudo, con il cappello in testa e un sigaro acceso in bocca. Mi fa un cenno di saluto militare e scuote la testa. Poi rientrò in casa.
Io mi accendo una sigaretta, ingrano la marcia e parto. Non mi fermò nessuna voltante di polizia, ma il sedile del guidatore è ancora macchiato.
Inquadratura della macchina che si allontana nella notte. Dissolvenza. Fine.
di
scritto il
2010-09-22
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