Il corso

Scritto da , il 2016-02-05, genere etero

Oramai tengo questi mini seminari da tanto tempo che non ricordo più neppure se all’inizio avevo l’entusiasmo che adesso sinceramente mi manca. Non trovare un riscontro oggettivo nei corsisti un pochino mi rattrista, anche perché metto in discussione le mie capacità di trasferire dei concetti, a volte anche complessi, nel migliore e più semplice dei modi. Per me, ovviamente. Oggi almeno mi hai fatto una sorpresa, e quando ho letto il tuo nome nella lista dei partecipanti ho subito sentito accellerare il cuore per un momento. Non so cosa ti interessi dell’argomento, ma sicuramente sono felice che tu sia qui con me. La mattina inizia lenta ed arrivi anche in ritardo, mi sa che una bella “punizione” non te la leva nessuno.
Fra un argomento e l’altro mi alterno da dietro la scrivania al fonte palco, muovendomi trasversalmente anche per indicare le soluzioni presenti in sala e di cui stiamo parlando. Capita così che “casualmente” ti venga vicino ma non ti dia retta, non voglio che tu capisca che da quando sei entrata non ho fatto altro che pensare a te ed all’effetto che mi fai. Per fortuna siete solo in tre ragazze e le altre, al pari degli uomini, non sono affatto interessate all’erezione che mi accompagna da quando ti sei seduta su quella seggiola. Cerco di appoggiare il mio sguardo su di te il meno possibile, solo lo stretto necessario, ma ogni volta trovo le perle scure che hai incastonate al posto degli occhi che mi fissano e, sarà suggestione, mi sembra anche che a volte sfreghi le cosce o ti mordicchi il labbro inferiore. Forse vorrei che tu lo facessi, o forse lo fai davvero, mi mandi in confusione e questo nodo alla cravatta mi sembra un cappio che mi soffoca. Continuo a parlare quasi meccanicamente, oramai sono così abituato che mi rendo conto di infilare sempre le stesse battute negli stessi argomenti e di rispondere quasi per inerzia alle solite domande che mi vengono poste. Sicuramente sarà il caso di cambiare il programma corsi e la scaletta, ma al momento, l’unica cosa che non vorrei cambiare sei tu seduta in quella sedia che mi guardi maliziosa.
Hai una camicetta aperta sulla scollatura, ma non così generosa da mostrare parte del tuo splendido seno, una giacchina con le maniche sollevate fino agli avambracci legata in vita dal bottone che divide idealmente il decoltè dal punto più intenso del tuo piacere. Una gonna con due cerniere che scendono di sbiego dalla vita e che trasformano gli spacchi di questa longuette a tuo piacimento, ed al momento solo appena aperte in modo che tu possa accavallare le gambe, strumento principe di seduzione per me (e lo sai !) guainate di nero trasparente e che culminano in due Mary Jane nere di pelle con tacco generoso. Sei bellissima e ti devo proibire di tornare così spudoratamente sexy al prossimo corso, altrimenti veramente tutti i neuroni a disposizione mi defluiscono immediatamente negli slip. Finalmente si avvicina la pausa pranzo e non voglio che ti alzi ed esca dalla stanza, ma non so come fare a fartelo capire, ragion per cui ad un certo punto ti fisso inequivocabile, con un’espressione che non lascia scampo a nessun fraintendimento e che più palese di così sarebbe incisa nella roccia. Avvampi, le gote diventano rosa carico e per un istante non reggi il mio sguardo. Ti sto dicendo che ho voglia di te, che ti scoperei anche adesso davanti a tutti, che mi piaci da morire e che mi fai impazzire. Messaggio che ricevi forte e chiaro. Adesso si strusci un pochino le cosce e non interessa ne a te e ne a me se gli altri hanno visto, hanno capito, hanno inteso quello che succederà di li a poco, perché l’unica cosa che ci interessa è che se ne vadano fuori da li e ci lascino soli. Subito !
Sorrido mentre li accompagno alla porta e tu, per fortuna, rimani seduta al tuo posto simulando un messaggio o altro, per far capire che sei momentaneamente impegnata. La chiudo a chiave e torno verso di te. Percorro quella distanza in una frazione di secondo e senza darti modo di realizzare cosa e come, sono già in ginocchio davanti a te che ti fisso ancora nello stesso modo di prima. Nessuno dei due dice nulla, non è necessario, i nostri corpi fremono e le nostre anime si sono già incontrate da tempo. Ti appoggio entrambe le gambe alla sedia, facendotele scavallare, con i palmi aperti dal ginocchio a salire, incontrando la resistenza delle due cerniere che si spalancano al passaggio della mia carezza. Sai che adoro le tue gambe, e quando arrivo alla balza delle calze ho un vero e proprio sussulto al cuore. Mi fai impazzire. Ti apro la gonna al massimo, sollevo il lembo che si è formato e prendendoti per la base delle ginocchia ti faccio inclinare il bacino in avanti, facendoti sedere in punta alla poltroncina. Mi appoggio le tue gambe sopra le spalle, dietro la testa, ed in un solo gesto ti sto già lappando l’interno coscia, giocando con la parte coperta e quella lasciata nuda dalla calza. Sento già la fragranza del tuo sesso fradicio, percepisco il calore della tua fica in fiamme sulle guancie mentre passo da una gamba all’altra, fino a che ti strappo le mutandine in un solo colpo, mentre affondo la lingua fra le tue labbra schiuse. Inarchi la schiena, respiri greve, mi arpioni il cranio con le dita e mi tiri a te. Frullo la lingua sul tuo clitoride gonfio e saporito, mentre aiutandomi con le dita percorro il tuo sesso in tutta la lunghezza e poi ti penetro, con una, due, tre di esse, rigirandole e rimestandole nelle tue viscere facendoti gemere e sussultare. Sei divina.
Stantuffo con la mano dentro di te, andando alla scoperta di ogni tuo anfratto, mentre abbocco il tuo clitoride e lo strazio fra le mie labbra e con la punta della lingua lo percorro, lo picchetto, lo lappo con la lingua a spatola e poi lo succhio, piano e forte, alternando anche il movimento delle mie dita. Riesci solo a gemere un “vengo” prima che i sussulti del tuo basso ventre e le contrazioni della tua fica mi confermino che sei preda di uno squassante orgasmo che ti fa perdere contatto con la realtà, trasforma il tuo respiro in greve e ti lacera la pelle con mille spilli incandescenti. Ti ho servio l’antipasto, ma è ora della portata principale. Mi sollevo sul busto sempre stando in ginoccio davanti a te e finalmente ti bacio, prendo possesso di quella bocca che sogno tutti gli istanti e che agogno da quando sei arrivata qui con me. Un bacio dolce, un bacio passionale, un bacio porco, un bacio di fuoco, un bacio che è tutta la mia essenza e la tua, un bacio che è direttamente noi stessi. Sembra non finire più, ma mi riprendo un attimo sentendo le tue mani armeggiare con la mia camicia, la cintura e la patta dei pantaloni. Mi liberi il sesso già turgido e quasi umido, ma è il quasi che non ti convince.
Con un gesto delle mani mi spingi dalle spalle verso terra, sorridendo, e poi ti alzi in piedi, con me steso ai tuoi piedi. Il lembo della gonna ti copre il sesso, prima esposto, ma lascia alla vista le tue calze ed il tuo sorriso malizioso. Sono la tua preda, completamente alla tua mercè. Ti accovacci accanto a me e senza darmi il tempo di realizzare lo prendi in bocca fino a dove puoi, cercando di deglutire anche i testicoli. Sento il tuo palato premere poderoso contro il mio glande gonfio, sento le tue guancie aderire alla mia asta come un guanto perfetto e soprattutto ti sento succhiare così forte e con così tanta foga che rimango solo rapito dalle sensazioni che mi dai. Sei incredibile, ed hai capito perché sogno sempre la tua bocca, non solo per i tuoi baci speciali, ma anche per il piacere che mi sai regalare quando la usi così su di me. Ti prendo la nuca e ti do il ritmo della succhiata, ma non abbiamo tanto tempo, ne siamo consci entrambi. Rompo il silenzio, mugugni e rantoli a parte, che c’è nella stanza con uno “scopami !” che non lascia molto spazio all’interpretazione. Non te lo fai ripetere due volte. Mi vieni sopra, alzi il lembo di quella gonna che vorrei toglierti ma che non posso, prendi in mano il mio cazzo paolazzo e lo punti alla base del tuo piacere, facendolo scivolare dentro di te mentre ti ci siedi sopra in un unico gesto, lento ma inesorabile. Sei magma, sei stretta, sei divina. Sento che ti apri al mio passaggio come una mela matura e dall’espressione del tuo volto e nei tuoi occhi capisco che lo stesso piacere totalizzante lo stai provando anche tu. Avanzi le ginocchia un pochino, ti chini verso di me ed inizi a muovere il bacino. Mi fai impazzire, e so di averlo già detto, ma non posso negare la realtà.
Comandi tu il gioco, vedo i movimenti circolari dei tuoi lombi accompagnare il piacere estremo che mi dona il tuo sesso bollente, mentre vorrei aprirti la camicetta e succhiarti le tette, ma so che non è possibile. Ti prendo per i fanchi ma mi allontani le mani, vuoi condurre tu completamente e non è un qualcosa che mi spiace. Anzi. Adesso i movimenti sono più decisi, più lunghi e profondi, sento che non ce la farò a lungo e forse neppure tu. Per fartelo capire mi sollevo con gli addominali per entrarti più in profondità e provo a dare due colpi di bacino ravvicinati, perché tu senta che sono al rush finale. Siamo in sintonia anche su questo. Ti abbassi su di me, appoggiandoti al mio petto con le mani aperte, ed inizi ad andare su e giù con foga, sempre più velocemente, sempre più in profondità. Succede tutto in un attimo. Sento la mia intera esistenza raccogliersi nel mio basso ventre e schizzarti dentro con una pressione ed una forza tale che ti deve essere arrivato direttamente al cervello. Sento gli spasmi peristaltici della mia asta continuare a regalarmi un orgasmo senza fine, e mi accorgo che stai venendo anche tu perché lo schizzo dentro ti ha dato il via a godere fino in fondo. La tua fica si contrae, i tuoi umori sono meno viscosi, il tuo sesso aderisce al mio come un calco per stampi, siamo un corpo ed un’anima in questo momento. Fortunatamente sono disteso altrimenti credo che cadrei tanta e tale è la forza con la quale il piacere che mi hai regalato mi sta squassando tutte le connessioni neuronali. Mi fai impazzire, oramai lo sai, ma riesci ogni volta a regalarmi queste sensazioni ed emozioni.
Dobbiamo ricomporci, oramai sono minuti che manchiamo dal gruppo, per cui a malincuore mi alzo, mi do un contegno e fai la stessa cosa tu. Mi avvicino e ti bacio ancora, più dolce e tenero adesso, poi spostandomi verso la tua guancia ti sussurro: “te ne prendo un paio di nuove la prossima volta”, riferendomi alle mutandine, ma tu sorridendo mi rinfranchi: “era un pochino che le indossavo, le avrei cambiate comunque”, regalandomi uno sguardo misto di gratitudine ed affetto. Apro le porte, a turno ci mischiamo fra la gente, forse se ne sono accorti, forse no, non è importante. L’unica cosa che conta per me è sapere che sei così unica ed eccezionale.

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