Il casolare

Scritto da , il 2016-01-20, genere dominazione

Il tassista che mi stava accompagnando non conosceva assolutamente il motivo per cui mi stavo addentrando
in una campagna così isolata ma molto probabilmente aveva intuito che di lì a poco avrei incontrato un uomo,
il mio abbigliamento non lasciava molti dubbi, ero troppo provocante per una gita in campagna, i suoi occhi
continuavano a scrutarmi nello specchietto retrovisore e immagino che qualche pensiero su di me lo stesse
sicuramente facendo.
Tutti questi pensieri mi stavano già scaldando; essere oggetto di desiderio da parte di uno sconosciuto mi
ha sempre eccitato, ed anche questa volta mi era piaciuto sentire il calore dei suoi occhi sul mio corpo.
Il vestito nero che indossavo si stringeva a me molto aderente mettendo in evidenza le curve in maniera provocante,
la gonna era molto corta e lasciava scoperte più di metà cosce, la scollatura spingeva verso l'alto il seno
e si può dire che del seno si doveva immaginare molto poco, completavano il mio look un paio di sandali con
il tacco alto, molto poco adatti alla campagna che vedevo dal finestrino del taxi ed una pochette nera sicuramente
più adatta ad una serata in centro che alla "scampagnata" che mi accingevo a fare.
Aumentavano i chilometri di distanza dalla città in maniera inversamente proporzionale alle abitazioni che
scorgevo lungo la strada sempre più assolata dalla giornata tipicamente estiva.
Dopo ancora 10 minuti di strada incominciai a scorgere in fondo alla strada un casolare di campagna, era una
grande costruzione in fondo al rettilineo che il taxi stava percorrendo, la mia mente abituata da tempo a
immaginare vie di fuga non aveva questa volta una facile soluzione se non una lunga corsa nella campagna attorno,
con la certezza di essere raggiunta con facilità da chiunque.
Mi stavo rendendo conto di quanto mi piacessero le situazioni ad alta tensione, il non sapere nulla di quanto
potesse accadermi e il non poter tornare indietro non avendo vie di fuga praticabili, i miei timori si
arrampicavano lungo la schiena insieme alla grande eccitazione di tutta questa situazione.
Arrivammo all'entrata del casolare e il tassista si fermò chiedendomi se dovesse entrare con il mezzo, credo fosse
per la curiosità di capire cosa avrei fatto lì, vestita in quel modo, gli dissi di no e che sarei scesa lì, pagai
il dovuto e lo salutai allontanandomi dal taxi, non mi voltai ma credo che i suoi occhi restarono fissi per un pò
sui miei fianchi che ondeggiavano sui tacchi; arrivata all'entrata sentii il motore accendersi e allontanarsi.
Non c'era cancello di entrata, l'accesso alla piazzetta del casolare era libero, non avevo avuto istruzioni quindi
il mio primo pensiero fu quello di entrare e dare un'occhiata per farmi un'idea della situazione.
Feci per avvicinarmi all'arco di ingresso quando notai appesa al muro una busta rossa, la presi e mi si gelò
il sangue quando vidi, pinzata sopra, la stampa di una mia foto che avevo inviato via mail al mio Padrone.
Avevo indosso solo un paio di tacchi e la scritta "schiava" ben evidente sopra il seno, mi guardai intorno per
vedere se c'era qualcuno; chissà da quanto era lì la busta e chissà se qualcuno l'aveva vista, scoprendo quanto
ero perversa nell'intimo.
Un brivido di umiliazione ed eccitazione mi percorse al pensiero di essere rimasta lì appesa alla mercè dello
sguardo di chiunque.
Aprii la busta e cominciai a leggere.

PER PRIMA COSA DEVI ESSERE COSCIENTE CHE NON SEI NIENT'ALTRO CHE UNA SCHIAVA
OGGI, SE LO SCEGLIERAI, DOVRAI ESSERLO FINO IN FONDO
DOVRAI ABBANDONARE OGNI POSSIBILITA' DI CONTROLLO
DOVRAI ABBANDONARTI A QUALSIASI MIA VOLONTA'
PIACERE E DOLORE SARANNO QUELLI CHE IO DECIDERO' DI DARTI E LI DOVRAI ACCETTARE
POTRESTI ESSERE VISTA DA SCONOSCIUTI CHE PASSERANNO DI QUA PER COME SEI NEI TUOI DESIDERI PIU' INTIMI
DOVRAI ACCETTARE IL RISCHIO
LA SITUAZIONE SARA' SEMPRE E COMUNQUE SOTTO IL MIO CONTROLLO; LO E' GIA'
QUESTO E' L'UNICO PENSIERO CHE DEVE SCORRERTI NELLA MENTE
SE SCEGLI DI PROSEGUIRE CAMMINA LUNGO IL MURO DESTRO ATTORNO AL CASOLARE
GIRATO L'ANGOLO TROVERAI UN GROSSO BAULE
ALL'INTERNO LASCERAI TUTTO QUELLO CHE INDOSSI NULLA ESCLUSO E TROVERAI TUTTO QUELLO CHE DOVRAI INDOSSARE

Sentivo le gambe tremare per la paura e l'eccitazione, sentivo il calore corrermi lungo tutto il corpo per la
situazione in cui sarei potuta buttarmi, non pensavo di farcela e la voglia di scappare via era enorme.
Comunque in quel momento ero ancora al sicuro e andare a vedere il baule era a questo punto necessario, avrei
potuto sempre tornare indietro.
La curiosità di capire cosa avesse pensato per me il mio Padrone era tanta quindi presi a camminare lungo il muro
verso l'angolo del muro perimetrale, i sandali mi creavano grossi problemi sul terreno sconnesso, decisi di
toglierli e portarli in mano.
Girato l'angolo scoprii che il baule era subito lì a pochi metri, era uno di quei vecchi bauli di inizio novecento,
una classica eredità dei nonni probabilmente.
Lo raggiunsi velocemente dopo aver testato la pesantezza della parte superiore dovetti accucciarmi per aprirlo
con tutte e due le mani, questa operazione donò lo spettacolo del mio perizoma a chiunque fosse stato dietro di
me a godersi la scena, la gonna salì e scese mentre effettuavo l'operazione di apertura.
Mi riaggiustai il vestito guardando ancora una volta se qualcuno stesse assistendo alla scena, non scorsi nessuno.
Ancora una vampata di calore dovuta all'essere indifesa agli sguardi di chiunque, magari un contadino che stava
facendo una pausa dal lavoro dei campi godendosi lo spettacolo.
Il perizoma ormai avrei potuto strizzarlo e raccogliere il calore del mio corpo in un bicchiere.
Mi riconcentrai sul baule e vidi all'interno un'altra busta rossa ed un sacchetto di tessuto nero chiuso da un
cordoncino rosso, lo soppesai non c'era altro nel baule quindi ciò che dovevo indossare era tutto lì dentro,
mi resi conto che il contenuto era quasi nullo.
Raggelai nuovamente alla vista di un'altra mia foto pinzata sulla busta, ricordavo di avergliela inviata qualche
settimana prima, ero bendata, avevo tacchi e autoreggenti nere, le mani ammanettate davanti che giocavano con un
vibratore dentro di me, stavolta sul petto la scritta a pennarello "tua troia".
La sicurezza che solo lui aveva potuto vederla si sciolse nel vedere anche questa foto lasciata lì alla mercè
di qualsiasi occhio indiscreto e curioso, ero nervosa ed arrabbiata con lui, ma sapeva bene che l'idea di essere
esposta mi spaventava più di tutto il resto e mi eccitava a tal punto da lasciarmi senza fiato.
Aprii questa nuova busta e cominciai a leggere.
Tirai un sospiro profondo per cercare di calmare il tremore delle mie mani.

E' ARRIVATO IL MOMENTO DELLA SCELTA PIU' DIFFICILE
SO CHE STAI TREMANDO E VORRESTI SCAPPARE VIA
SO QUANTO TI STAI ECCITANDO
SO CHE PRENDERE ORA LA DECISIONE DI PROSEGUIRE E' MOLTO DIFFICILE
IO SO TANTE COSE E TU PRATICAMENTE NULLA
PER PRENDERE QUESTA DECISIONE TU SAPRAI SOLO CHE LA SITUAZIONE E' TOTALMENTE SOTTO IL MIO CONTROLLO
SUCCEDERA' SOLO CIO' CHE VOGLIO IO
ORA SE VUOI PROSEGUIRE TOGLI TUTTO CIO' CHE INDOSSI E METTILO ALL'INTERNO DEL BAULE
TIENI CON TE SOLO IL SACCHETTO CHE HAI TROVATO
CHIUDI IL BAULE
SUL MURO E' APPESO UN LUCCHETTO USALO PER CHIUDERE IL BAULE LA CHIAVE E' NELLE MIE MANI
POTRAI RIVESTIRTI SOLO QUANDO IO LO VORRO'
ORA PUOI ENTRARE NEL CASOLARE IL CONTENUTO DEL SACCHETTO CHE HAI IN MANO TI SERVIRA' ALL'INTERNO
VAI VERSO IL CANCELLO CHE VEDRAI ALL'INTERNO A SINISTRA

Lui era impazzito e io lo stavo seguendo nella follia, non potevo farlo era troppo.
Riguardai la foto nelle mie mani e rimpensai a quanto avevo desiderato essere nelle sue mani, mentre ammanettata
giocavo con il vibratore, avevo provato talmente tanto piacere da crollare a terra, pregando che lui fosse lì
a scoparmi come meglio preferiva.
Ovviamente aprii subito il sacchetto per cercare di capire qualcosa in più di quello che mi sarebbe toccato,
una benda nera ed un paio di manette in metallo, nient'altro.
Troppi rischi e troppo pericolo, purtroppo anche troppa eccitazione, abbassai gli occhi e vidi che inconsciamente
le scarpe le avevo già appoggiate all'interno del baule.
Quante volte leggendo racconti e guardando su internet mi ero immaginata in una situazione così rischiosa e
mi ero toccata desiderando di essere totalmente senza vie d'uscita, in balia, ma le fantasie sono una cosa,
qui si parlava di realtà, di rischi reali e di non avere davvero vie d'uscita.
Mi chinai presi le scarpe pronta a tornare indietro e cercare un modo per ritornare sui miei passi; era
troppo per me.
Mentre giravo l'angolo lasciandomi alle spalle il baule mi guardavo intorno per cercare di scorgere il mio padrone,
stava sicuramente assistendo alla scena, lo stavo deludendo ma era troppo.
Presi il telefonino per cercare di chiamarlo ma niente in quella zona così isolata non c'era campo, ora come
tornare indietro era il mio unico problema.
Stavo ripassando nella mia testa tutte le giustificazioni che avevo per rinunciare, in effetti erano tante e,
secondo me, comprensibili, mi ritornarano in mente anche tante delle parole che avevamo fatto conoscendoci,
le sue preoccupazioni nel farmi sentire sempre al sicuro e le mie promesse di fiducia e ubbidienza.
Devo dire che la fiducia l'aveva sempre meritata, era una persona comprensiva e solare, aveva sempre avuto la
capacità di discernere i momenti in cui ero la sua compagna e quelli in cui ero la sua schiava.
Mai mi aveva messa in pericolo, mai era andato oltre i limiti, sorrisi mentre mi aggiustavo il vestito e mi
accorsi di quanto ero eccitata.
Mi balenò il pensiero di trovare un posto lontano da occhi indiscreti e toccarmi, sorrisi e pensai che alla fine
non c'era niente di male in quello e la voglia era tantissima visti gli stimoli che avevo avuto in quella giornata.
A come tornare indietro avrei potuto pensarci in seguito, magari a mente più lucida.
Entrai un poco all'interno dell'arco di entrata del casolare, c'era ombra e lì avrei potuto farlo controllando
che nessuno mi vedesse, non appena toccai gli slip per scostarli sentii quanto era grande la mia eccitazione,
sorrisi, pensai a quanto ero perversa ma non me ne vergognai.
Appena cominciai a toccarmi, incominciarono a incrociarsi nella mia mente le fantasie di quello che poteva essere
all'interno del casolare.
Non avevo mai provato nulla di simile toccandomi ero completamente immersa nelle fantasie che si facevano via via
sempre più intense ed estreme, non riuscivo a trattenere in nessun modo il piacere, le immagini e in alcun modo
riuscivo a fermarmi, incominciarono a tremarmi le gambe e sentivo salire un orgasmo fortissimo che mi avrebbe
fatto crollare a terra nuovamente come il giorno che feci quella foto.
Tutto si fece sfocato e l'unica immagine che ora si faceva sempre più forte nella mia mente era il primo incontro
con il mio padrone la sua voce decisa che mi imponeva di chiedergli il permesso di provare piacere mentre giocava
con un vibratore dentro al mio sesso.
Diventò normalità e la regola l'avevo sempre rispettata.
Mi resi conto di quanto aveva già previsto tutto, la mia riluttanza e la mia voglia di toccarmi lì sul posto, a
questo punto era chiaro che voleva vedere se così eccitata avrei avuto più forza nel giocare con lui o se avrei
deciso di infrangere la sua regola.
A quel punto la situazione fu più chiara e la decisione più semplice, l'unica cosa che avevo in testa erano le
sue mani su di me, lui che mi scopa come preferisce e che fa di me ciò che vuole, quel desiderio che avevo
provato facendo quella foto fu ancora più intenso e non riusciva a sparire dalla mia testa.
Ero pazza, completamente fuori di testa dal piacere ma mi fermai mi rimisi a posto slip e vestito e senza
altri pensieri corsi verso il baule.
Stavo impazzendo dal desiderio di essere sua completamente, senza se e senza ma, corsi verso il baule per la
paura che mi salissero nuovi dubbi e per accorciare i tempi del mio piacere che era rimasto intatto dentro di me,
arrivata al baule mi guardai un ultima volta intorno mi accucciai nuovamente per aprirlo, mi sembrò più leggero,
forse era l'effetto dell'adrenalina che scorreva dentro di me sempre più potente.
Non mi preoccupò più nulla ero fuori di me, misi le scarpe e la borsa nel baule, sfilai le mutandine e le buttai
dentro tirai un sospiro prima di sfilare il vestito e rimanere scoperta tolsi il reggiseno e buttai tutto dentro
il baule, ero nuda ora, pensai di fare tutto il più veloce possibile per accorciare i tempi di rischio.
Dopo aver preso il sacchetto nero chiusi il baule cercai con lo sguardo il lucchetto che trovai abbastanza
velocemente, prima di ripensarci misi il lucchetto e lo chiusi di scatto.
Il mio obbiettivo ora era arrivare il prima possibile dentro il casolare almeno un pò più lontano da occhi
indiscreti, cercai di fare il più veloce possibile ma sentii le forze nelle gambe venire meno, raggiunsi
l'arco d'entrata con le gambe che mi tremavano dalla paura e dal desiderio.
Il più era fatto, pensavo, mentre oltrepassavo l'entrata e cercavo con lo sguardo il cancello di cui parlava il
biglietto lo vidi subito a sinistra e scorsi anche un altra busta rossa appesa.
Mi avvicinai e lo presi, nessuna foto stavolta, solo la scritta "sei mia" sopra alla busta, la aprii e incominciai
a leggere.

LA SCELTA CHE HAI FATTO TI PORTERA' A LIBERARE LA PARTE PIU' INTIMA DI TE STESSA
AVRO' CURA DI TE
L'ULTIMO PASSO E' LASCIARMI TOTALMENTE IL CONTROLLO
INDOSSA LA BENDA E LE MANETTE DAVANTI A TE
APPOGGIA LA SCHIENA AL CANCELLO E TIENI LE MANI SOPRA ALLA TUA TESTA
ASPETTAMI STO ARRIVANDO

Ormai non ragionavo più sarei arrivata in fondo, buttai a terra la busta appoggiai la schiena al cancello, misi
la benda sugli occhi e chiusi le manette attorno ai miei polsi senza pensare, ero ancora libera comunque di
togliere la benda questo mi faceva sentire sicura al primo rumore avrei potuto comunque tenere sotto controllo
la situazione.
Tirai su le braccia e rimasi in attesa.
Avevo fatto a tempo a vedere che il cancello era in cattive condizioni, molto arrugginito al di là era buio e non
si poteva scorgere nulla.
Da furbetta che non ero, avevo lasciato un piccolo spiraglio in basso della benda per poter vedere quando sarebbe
arrivato il mio padrone e in più cercavo di sentire ogni minimo rumore il mio respiro era affannoso ma la
situazione era più o meno sotto controllo, se così si può dire.
Mi ero quasi abituata alla situazione e il silenzio attorno mi aveva tranquillizzato, fino a quel momento non
c'era nessuno intorno, dallo spiraglio potevo inoltre vedere se fosse entrato qualcuno, immersa com'ero nella
situazione sentii scoppiare il cuore all'improvviso quando dall'interno del cancello senti uno strattone alle
manette la chiusura di un lucchetto e il rumore di una catena che scorreva sul cancello tirandomi le braccia
in alto fino a farmi rimanere in punta di piedi.
Sinceramente non mi aspettavo arrivasse da dentro il cancello, abbassò la benda togliendomi la sicurezza di
quell'unico spiraglio, dopo sentii delle corde avvolgersi alle caviglie e le bloccò ai due lati lasciandomi
divaricata ed appoggiata a terra con solo le punte dei piedi.
Lui si allontanò e salì sempre di più la paura dentro di me, in realtà non ero riuscita neanche a capire se era
lui o qualcun'altro, ora davvero non si torna più indietro pensai, ma alla fine l'avevo voluto e scelto, non era
il momento di farsi venire dubbi, non sarebbero serviti, era il momento dell'ubbidienza totale, non c'era spazio
per altro.
Sentii dei passi davanti a me, ora potevo pregare di liberarmi era una possibilità.
Non ne ebbi il tempo, quello che mi sembrava uno straccio bagnato mi fu messo in bocca e bloccato con del nastro,
mentre delle dita passavano sui miei seni e sul mio sesso i brividi di piacere crescevano dentro di me.
Finalmente la sua voce mi tranquillizzò.
"Totalmente mia questo volevo e questo ho ottenuto" io annui emettendo un gemito
"Nella tua bocca c'è il sapore della tua eccitazione, è il tuo perizoma, e per tutto il tempo ti ricorderà
il motivo per cui sei arrivata fin qui"
Le sue dita continuavano a scorrere lentamente sul mio corpo accarezzandomi e provocandomi continui brividi.
"Hai tentennato, stavi per tornare indietro, questo comporterà una punizione, ma sei stata brava hai trovato le
forze ed il coraggio per seguire i tuoi istinti e di conseguenza me rispettando le mie regole questo comporterà
che mi assicurerò che tu possa provare anche piacere"
"Sei pronta?" disse accarezzandomi i capelli.
Annui ed emisi un altro gemito.
Sentii le sue dita accarezzare il mio sesso e due di esse entrare dentro di me, mi sentivo stravolta dal piacere
e la risata che sentii mi fece capire quanto fossi troia in fondo, mi ero voluta tutta questa situazione e ne ero
eccitata come mai mi era capitato.
Sentii entrare dentro di me qualcosa, era un vibratore che il mio padrone bloccò in qualche modo, lo accese ad
una velocità che mi sembrava vertiginosa, gli occhi mi si rigirarono e i gemiti si fecero sempre più affannosi.
"Sei impossibilitata a chiedere il permesso di godere quindi dovrai aspettare che sia io a dartelo hai capito?"
Feci più volte si con il capo presa dalle vibrazioni dentro di me, ma pensavo di non poter resistere molto.
Il morso di una frusta sottile sull'interno coscia mi fece trasalire e mi strappò un urlo dalla bocca soffocato
solo dai miei slip, fu un dolore intensissimo tanto che la paura di riprovarlo incominciò a farmi tremare la
coscia involontariamente, non riuscivo a fermarla.
Feci no con la testa nella speranza che si fermasse subito, ma mi blocco immediatamente un altro morso stavolta
sull'esterno dell'altra coscia, sentivo bruciare la pelle come mai avevo sentito.
Feci nuovamente no con la testa e una frustata arrivo sulla pancia.
Incominciai a gemere il più forte possibile per cercare di fermarlo.
Bruscamente mi prese le guance tra le dita e con voce calma mi disse "Non puoi fare nulla per fermarmi, sarò
io a decidere quando basta hai capito?"
Annui capendo che non si tornava indietro per davvero.
Armeggio con qualcosa davanti a me ed il vibratore salì ancora di intensità scuotendo ancor di più il dolore e il
piacere, non capivo veramente più nulla mi sentivo completamente avvolta dalle sensazioni che opposte che
stavo provando, persi il conto delle frustate dopo l'ottava anche perchè arrivavano sempre più velocemente, non
furono molte di più ma quei minuti mi sembrarono eterni.
Quando si fermò lo sentii avvicinarsi e incominciò nuovamente ad accarezzarmi il corpo, sentivo che seguiva i
segni delle frustate su di me, questa improvvisa dolcezza mi fece sciogliere definitivamente e sentii un piacere
fortissimo salire dentro di me, questa volta non l'avrei trattenuto sicuramente ma non sapevo come chiederlo.
Mentre saliva la paura che mi avrebbe punito nuovamente se avessi goduto senza il suo permesso, sentii la sua
voce.
"Certo che puoi godere tu non l'hai chiesto ma lo sta facendo il tuo corpo per te"
Alle sue parole esplose un piacere talmente forte in tutto il mio corpo che pensavo mi si spezzassero i polsi
nelle manette, ma mi sostenne lui in un abbraccio che mi sembrò infinito.
Decise di sciogliermi le caviglie e i polsi ma dovette tenermi su perchè non avevo la minima forza nelle gambe,
mi fece sedere a terra accompagnando il mio corpo e mi tolse il nastro e gli slip dalla bocca, le mie prime
parole furono "Grazie mio Padrone sono tua" e giuro che mi sembrarono le più istintive e sincere che abbia mai
detto in vita mia.
Mi accarezzò i capelli, mi tolse la benda e potei vedere a fianco a me i vestiti, pensai realmente di non metterli
e di seguirlo sempre così ma non ebbi la forza di confidargli il pensiero, dopo qualche minuto in cui mi ripresi
mi rialzai e mi rivestii completamente a parte gli slip, erano ancora evidenti i segni delle frustate ma non mi
importava, ero felice così.
Salimmo sulla sua macchina, mi sorrise e mi accarezzò nuovamente, mise in moto e partimmo per tornare in città.
Dopo qualche decina di metri mi accorsi che sul lato era parcheggiato il taxi su cui ero arrivata era vuoto ma
evidentemente il tassista era tornato indietro senza che me ne accorgessi, fui sicura che avesse visto tutto,
mi sentii scoperta e salì dentro di me la vergogna.
Il mio Padrone mi guardò, sorrise e disse "Ha visto la tua natura e ha provato piacere guardandoti, non devi
provare vergogna, solo piacere".
Annui e capì che non sarebbe stata l'unica volta in cui sarei stata esposta e forse era quello che volevo.

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