Valentina e le altre

Scritto da , il 2015-07-31, genere etero

La Mattina

Sono le dodici del pomeriggio e sono già eccitato, lo sono dal momento in cui mi son svegliato questa mattina. In realtà questo succede ogni mattina, è questo lo spirito con il quale mi sveglio, involontariamente e allo stesso tempo come se questo sentir voglia di sesso  si fosse trasformato in  una dipendenza .Dipendenza di cosa? Non necessariamente di sesso ma di questo sentir voglia in se’, di sentirmi eccitato. Questo desiderio, questo stato d’animo è talmente forte da guidare la mia routine mattinale. Mi sveglio, scendo dal letto e vado direttamente in cucina a farmi l’espresso, in tempo record perché la voglia di sigaretta è oppressiva, porto il caffè in soggiorno, accendo il laptop, e controllo gli account delle mie modelle. Vi chiederete > Beh, diciamo che non mi riferisco qui alla “modella”, nel senso che comunemente è usato questi tempi per questo termine; non si tratta di modelle da sfilata, nessuna delle mie modelle non ha mai sfilato e molte di loro non  potrebbero mai farlo. Non sono abbastanza alte, magre, non hanno il viso da bambola Barbi, che si richiede per questo mestiere, questo tipo di modella, che sfila su un palcoscenico per mostrare la bellezza di un abito. In verità le mie modelle di abiti non ne indossano molto, almeno non al lavoro.

Si tratta di modelle di video chat. Ebbene sì, sono il proprietario di un piccolo studio di Video chat .

Ho ventotto anni, mi chiamo Matteo è gestisco quest’attività da più di tre anni.

Mi fumo due, tre sigarette mentre verifico le principali cose riguardo all’attività del giorno passato; innanzitutto che le ragazze abbiano raggiunto il target, il tempo trascorso in privato con i clienti, il rapporto di Valentina che verifica per me la correttezza delle conversazioni delle ragazze con i loro clienti, l’ora alla quale ciascuna di loro si è connessa, disconnessa dai server, etc.

Sono cinque ragazze in tutto. Per quanto riguarda il target, posso dire a malincuore che solamente  due di loro riescono spesso a raggiungerlo, sono le due ragazze più “vecchie”, lavorano con me da quando ho avviato l’attività e che a volte riescono a trascorrere fino a tre ore al giorno in privato con gli utilizzatori del sito.  Si tratta di Ludmilla e Michela. Ludmilla è russa, Michela è di Milano. Sono state tra le prime ragazze venute nella villa, al colloquio. Negli ultimi tre anni si son presentate circa un centinaio di ragazze, tra queste solo quindici di loro sono riuscite a passare con brio il colloquio, ma di tutte ricordo quasi tutto; non mi riferisco alle tette, gambe, culo, anche se  devo ammettere che alcune di loro mi son rimaste impresse nella mente anche per le loro doti fisiche.

Devo confessarvi che mi piace quello che faccio e mi ritengo anche bravo. Posso dire  di più,  che adoro sedermi su quel divano insieme a Valentina, davanti a loro chiedendo a loro di rilassarsi per poi porre domande riguardo a cose che molte di loro non hanno neanche sentito parlare. Quando parlo quindi di ricordi, mi riferisco più che altro, ai loro visi, alle loro espressioni di sorpresa, imbarazzo, a volte di piacere, alle loro risate, alle loro risposte spesso sbalordenti.

Mi ricordo che un giorno era venuta Sara, aveva circa trent’anni, si vedeva che era tutt’altro che timida, aveva un atteggiamento sfrontato; a un certo punto le chiesi se sapeva cosa fosse il pissing e  se fosse disposta a far vedere qualcosa di questo genere nel caso in cui un cliente glielo chiedesse.
Non ci pensò due volte, si triò giù i pantaloni, mutandine, mi afferrò per mano e mi chiese dov’era il bagno. La accompagnai in bagno, entrò nella doccia, allargò le gambe e tenendomi stretta la mano la lasciò andare.

Sì, mi è capitato di vivere anche momenti di questo genere nella villa.

Ho finito le sigarette, devo andare allo studio, quindi mi vesto e scendo. Mi fermo al negozietto all’angolo, dove la commessa, che mi conosce da anni, mi saluta come ogni mattina sapendo che comprerò un pacchetto di Davidoffe rosse, un  energizzante e degli spuntini. Elisa, la commessa, sulla ventina d’anni, mi saluta e mi sorride ogni mattina e mi augura buon lavoro perché non di cosa mi occupo, come non lo sanno neanche i miei vicini o i miei genitori che abitano in un’altra città, lontano da Milano. Loro pensano che io lavori come commercialista presso studio commerciale, è questo che gli ho raccontato.

Per far credibile il fatto che lavori come commercialista ho evitato di ostentare la macchina , gli abiti cari gli orologi di lusso e quant’altro.  

Nessun commercialista potrebbe cumulare tanti beni già fino all’età di 28 anni e i miei genitori non sono degli stupidi, quindi da un anno cerco di evitare di mostrare a loro il mio benestare materiale e anche perché , diciamo la verità, mi considererebbero un depravato, mi guarderebbero male. Eviterò per quanto possibile che questo accaddi.

Prendo la macchina e vado alla villetta che dista pochi minuti da Via Ferrari dove abito.

La villetta è composta di sei camere, tre bagni e due terrazzi ed ha anche un bel giardinetto, dove spesso prendo il pranzo con Valentina, a volte anche con le ragazze.

Ho già nominato più volte il suo nome, Valentina, quindi è giusto che faccia delle precisazioni al riguardo. Valentina è la mia ragazza, conosciuta tre anni fa tramite un’amica comune, come spesso succede. All’inizio fu difficile per lei accettare il mio lavoro, ma dopo un po’, non soltanto se ne fece una ragione, ma diventò la mia mano destra, e anche sinistra quando c’è bisogno. Lei mi assiste quando vengono le ragazze, spesso è lei che fa le domande, specialmente alle ragazze più timide, verifica che le loro conversazioni con gli utenti siano conformi al regolamento, ovvero che non diano informazioni personali che mettano a repentaglio l’attività o la loro sicurezza, mi assiste nella scelta delle decorazioni, dei giocattoli, dei costumi. Sapevo fin dall’inizio che avrei avuto bisogno di una ragazza come lei allo studio, soprattutto nella fase di ricerca e assunzione delle modelle. Mi resi conto subito che sarebbe stato meglio che le ragazze che applicavano per un posto di lavoro al mio studio fossero contattate al telefono da una ragazza.

Nonostante nessuno le obbliga di cliccare sull’annuncio postato in internet, molte di loro dimostrano di essere fin da subito meno estrovertite di quanto avrebbero voluto sembrare e questo lo si avverte  fin dal primo contatto telefonico. La loro voce si ammoscia, non sono più convinte di voler presentarsi al colloquio. E’ successo che alcune di loro hanno addirittura negato di sapere qualcosa di simile, molto convincenti, o almeno devono esserlo per la persona che magari è accanto a loro al momento della

chiamata. Già, perché può capitare di telefonare alla ragazza mentre lei è in presenza delle amiche, del fidanzato o altro.

Valentina sa mettere a suo agio la ragazza che per necessità, curiosità, sfida contro se stessa, speranza di arricchirsi in un breve tempo o per piacere, da il primo segnale di voler avventarsi in questo folle  lavoro.

Ebbene, persino io devo ammettere che è folle e vi racconterò delle intimità che vi porteranno a darmi ragione, ma prima di tutto voglio spiegare brevemente perché considero sia un lavoro che può essere compiuto da persone che hanno una particolare psiche, una molto forte e allo stesso tempo birichina.

 

Fare video chat, per la ragazza davanti al computer, non significa chiacchierare con la persona dall’altra parte del cavo di come ciascuno di loro due ha trascorso la propria giornata, dei propri problemi; non si tratta neppure di conversazioni intime, sul colore delle mutandine, dei capezzoli, se rosei o marroni.

Il ragazzo che si trova dall’altra parte del cavo, i capezzoli li sta già vedendo e se non li vede, quantomeno sa già il colore dell’intimo indossato dalla modella. Del tempo che fa fuori non gliene importa, a prescindere dal tempo è il tipo di persona che comunque trascorre parecchie ore dentro casa , e di quel tempo la maggior parte lo trovi davanti al computer sul sito. Per quanto riguarda i problemi personali, la modella non ne parlerà, prima di tutto perché più felice e serena riuscirà a sembrare, tanto più risulterà attraente e le sue possibilità di portare in privato il cliente, nell’are virtuale dove quest’ultimo inizierà a pagare, cresceranno.

Per quanto riguarda l’utente invece, a volte ne parla, dei suoi problemi. Sì, ci sono persone che accedono al sito per poter semplicemente dialogare con la ragazza abbordata il giorno o un mese prima, ma questo tipo di cliente è molto raro. Capita raramente che una ragazza becchi un cliente che inizi a raccontarle della moglie che non gli offre l’orale o l’anale e che si sente insoddisfatto, che racconti di come questa sua drammatica situazione domestica lo spinga ad accedete al sito e pagare tre euro al minuto per farsi due chiacchere e vedere un paio di tette senza chiedere altro.

Questo lavoro è folle perché non presuppone semplicemente parlare con sconosciuti, ma fare per loro tutt’altro, cose che la maggior parte della gente vede solo nei più sporchi filmini porno.

Conosco come sono impostate solitamente le conversazioni tra l’agente di uno studio e la potenziale modella. Questo cerca di spiegare alla ragazza come questo lavoro sia semplice e che basta portare una conversazione, magari a volte intima, con un utente americano, che comunque non andrà mai a conoscere personalmente e che soltanto occasionalmente  e solo se questo glielo chiedesse,  potrà e solo se consenziente, far vedere  parti intime di lei.

Sono assolutamente stronzate. Nessuno paga dai due ai quattro ero al minuto per parlare con una ragazza, per quanto bella lei sia.

I clienti vogliono “azione”, e non qualsiasi tipo di azione!

Ho deciso proprio per questo, insieme a Valentina, di non fare come altri gestori di video chat,  mentire le ragazze, bensì  mettere le cose in chiaro  dal primo atto, in fase di colloqui, spiegare loro di cosa si tratta e cosa dovranno essere disposte a fare se non vorranno finire per trascorrere dalle cinque alle dieci ore al giorno invano.

Ho considerato che è bene per loro che non perdano tempo facendolo perdere anche a me, perché come in qualsiasi attività, ma soprattutto in questo genere di attività, il tempo è denaro, nel mio caso ogni minuto lo è.

Arrivo alla villetta, parcheggio la macchina e salgo direttamente nella stanza adibita a ufficio, la più grande tra le sei, il salotto. Valentina è già lì davanti al computer con accanto la tazza di caffe e il portacenere.

La scrivania è sulla sinistra, vicina alla porta, di fronte c’è il divano, e sul lato sinistro della stanza c’è l’uscita sul terrazzo.

Si gira verso di me mi sorride, si alza e porta la mano destra nella quale tiene la sigaretta intorno al mio collo abbracciandomi.  Mi caccia la lingua dentro la bocca. È questa l’espressione che devo utilizzare, perché la Vale non bacia come una ragazza normale, no, lei mi ficca dentro la lingua direttamente e la muove in tutta la bocca, profondamente pigiando intensamente le labbra sulle mie. Non posso dire che non mi piace, ma a volte è scocciante; come analogia, sembra essere me quando le faccio il sesso orale e lasciando da parte il solito leccare, entro dentro con la lingua il più possibile; a volte mi sembra che lo faccia appositamente, come se volesse imitarmi.

- Come va?  Le chiedo

- Bene, sono arrivata tre ore fa. Hai dormito parecchio questa mattina, quanto sono partita russavi.

- Mi dispiace. Mi scuso io.

- Fa nulla orsacchiotto.

Mi siedo sulla poltrona e lei sopra di me. L’abbraccio teneramente, mi piace sentire il suo profumo misto  al aspre e profondo odore del sesso. Mi piace guardarla, mentre parla e mi racconta di quali modifiche vuole apportare. Lei viene con nuove idee sempre. Le scosto i lunghi capelli mori dall’orecchio e la bacio laddove è più dolce.

Penso che ci sia una parte, uno specifico punto del corpo, dove la donna è particolarmente dolce e lo puoi sentire accostandoci il viso; per me questo punto è sula collo, tre centimetri sotto l’orecchio e tre centimetri più dietro, vicino alla ricrescita dei capelli.

- Chi c’è di là? Le chiedo

- Anna, Letizia e come sempre, Ludmilla. Ah… poi è arrivata mezz’ora fa anche Francesca.

Appena pronunciato il suo nome, si gira verso di me, io mesticando disinteressato la gomma, fisso lo sguardo nello schermo. Sapevo già che avrebbe ricercato in me una reazione, che avrebbe voluto cogliere qualche mio sospiro o sorriso al sentire quel nome, Francesca, ma io non faccio trasparire nulla.
Francesca è l’ultima arrivata e secondo me è una promessa. Un metro e settanta, capelli neri e ricci, viso tondo, occhi neri, carnagione scura, gambe coniche, un culo grande e  rialzato all’indietro, con un po’ di cellulite, quanto basta per fare le cose interessanti. È arrivata a Milano da Napoli, l’ho assunta una settimana fa.

Valentina sa cosa mi piace, cosa no, e cosa mi fa impazzire. Ebbene, il culo e le tette di Francesca mi fanno impazzire.

Osservando l’assenza di una mia qualsiasi reazione si rigira verso il computer e continua a smaneggiare con il mouse caoticamente.

- Secondo me non sa far nulla, non so che l’hai presa a fare. Afferma lei convinta e visibilmente nervosa.

 

- Secondo me sei gelosa.  Le rispondo io aizzando zizzania .

 

- Secondo me dovresti star zitto, invece. La sua voce già diventa più seria.

 

- Perché devi fare cosi, Vale’?

 

Provo a darle un bacio Si scansa di scatto, è visibilmente arrabbiata, ma allo stesso tempo sa che non mi piace quando fa la difficile e soprattutto quando schiva i miei baci.

- Alzati allora! Le dico

Si alza dalle mie gambe, permettendomi di sollevarmi dalla sedia, mi accendo una sigaretta e vado a sedermi sul divano.

- Questa tua attitudine non agevola molto le decisioni che devo prendere qui, Valentina.

 

- Senti non iniziare con queste strozzate professionali, Matte’.

 

- Senti tu, non voglio litigare, lo sai che ti voglio bene.

 

- Si? Pensi che non abbia visto come la guardi?

 

- Come la guardo? Come le altre.

 

- No, la guardi come se la volessi mettere a novanta, come piace a te!

 

- E poi…? Metterla a novanta e cosa? 

Voglio stuzzicarla, anche se so che non è il giusto memento per farlo, è già incazzata per di più a causa di una situazione, a suo parere, molto grave.

- Smettila!

- No, dimmi Vale’, cose se volessi metterla a novanta e poi fare cosa? 

La mia mente malata è già andata a creare l’immagine di Francesca a pecora con quel bel culo grande e scuro aperto.

- Dillo Vale!

Non dice nulla, mi guarda incazzata, spegne nervosa la sigaretta, esce dalla stanza ed entra in bagno.

Una cosa che mi piace molto fare è testare i limiti delle ragazze, adoro fare questa cosa, soprattutto nei loro momenti di crisi, soprattutto con la Vale.

Mi fa sentir bene, mi fa sentire dominante nei loro confronti e mi eccita.

Prendo l’energizzante e vado di scatto verso il bagno, apro la porta, entro subito e chiudo a chiave.

Valentina è già sul cesso, con la gonna nera sotto le ginocchia e le calze abbassate.

- Cosa vuoi, vedermi come faccio la pipi?

 

- Perché no? Le rispondo io.

 

- Ti eccita? Mi chiede lei quadrandomi incazzata.

 

- Sembra che non sai quello che mi eccita e cosa no Vale…L’hai già fatta?

 

- Smettila….

 

- Ti ho fatto una domanda Valentina!

 

- No, non l’ho fatta. Contento?  Mi risponde lei scocciata.

Senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi mi slaccio i pantaloni, abbasso le mutande e le tiro fuori davanti agli occhi il cazzo già duro. Le prendo i capelli facendole una coda che tengo con la mano destra.

- Ora voglio che lo prendi in bocca mentre la fai.

Sbuffa, ma sa che mi piace essere autoritario e a lei anche piace.

Lo prende in bocca afferrandolo con una mano e inizia a muovere la testa avanti indietro.

Le tolgo la mano dal cazzo volendo penetrarla profondamente in bocca, ma prima di andare forte le chiedo;

- Forza, lasciati andare e lasciala andare.

La vedo come allarga leggermente le gambe e si china ancor di più.

Sento che inizia a lascia andare il getto nel water . Alzo la gamba sinistra portando il piede sul coperchio in mezzo alle sue gambe allargandole ancor di più e assumendo una posizione nella quale posso tenerla stretta al cazzo.

Inizio a pomparle la bocca forte e sento il suo getto di urina come  inizia ad andare a tratti a ritmo dei miei movimenti. Finisce di farla, si pulisce. Ci rivestiamo entrambi, la bacio e usciamo dal bagno.

Apriamo la porta e ritorniamo in soggiorno, incrociamo sul corridoio Michela che  era appena uscita dalla sua camera in accappatoio, ci saluta e  mi sorride vedendomi uscire insieme dal bagno, accorgendosi che Valentina cammina a testa bassa evitando il suo sguardo.

Vado verso la finestra per guardare verso il giardino, rilassandomi.

Valentina ricomincia come se nulla fosse successo;

- Inoltre non voglio che entri mai più nelle stanze delle ragazze mentre lavorano, Matte’! A cosa serve? Se vuoi controllarle ci sono le webcam! Non ti basta? Ieri sono venute da me Letizia e Anna a dirmi che sei entrato senza bussare né niente con la scusa di cercare il dildo rosso!

 

- Mi sono rotto di questa tua gelosia. - sbuffo io.

In realtà non ne ho mai abbastanza della sua gelosia, mi piace ingelosirla, vedere come s’incazza per poi fare face scopandola nervosamente.

Non ho assolutamente voglia di giustificarmi e le rispondo;

- Quindi ora iniziano a fare la spia? Bene! Cos’è, si sono offese che le ho viste nude dal vivo? Sono diventate pudiche tutto di un tratto? Strano, pensavo di avere un buon rapporto con le due lesbiche.

Letizia e Anna sono le due ragazze che offrono tra le altre cose anche spettacoli lesbi per i nostri clienti.

Un anno fa mi son reso conto che avrei dovevo variare i pacchetti offerti e allo stesso tempo che questa parte è indispensabile  in quanto ci sono molti utenti interessati a questo tipo di show.

- Ci sarà un motivo per il quale sono lesbiche! - continuo io alzando la voce, sperando che, dalla loro stanza le due grassocce mi sentano.





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