Gli sconosciuti

Scritto da , il 2015-02-04, genere sentimentali

Guardi l'orologio appeso alla parete di fronte a te, segna le dieci e un quarto, fuori è buio.
Il locale è deserto, sei immerso nella penombra, il tuo sguardo passa distrattamente dalla porta d'ingresso alla barista intenta a pulire il bancone, sperando ingenuamente che da un momento all'altro possa accadere qualcosa che ti trascini fuori da quel piccolo e maleodorante bar, ma ovviamente nulla sembra muoversi, è tutto immobile, statico, perfino il tempo sembra essersi fermato e hai quasi l'impressione si sia trasformato in un pulviscolo invisibile che aleggia nell'aria, distante da tutto, un qualcosa a se, che non sembra toccarti.
Prendi la bottiglia di birra dal tavolo, allunghi il braccio come se dovessi compiere uno dei lavori più ardui che potessi fare in quel momento, ne bevi un sorso.
Sei seduto pigramente su quella sedia che reputi fin troppo piccola per te, ora che ci pensi non hai mai sopportato quelle sedie, in realtà l'intero locale non ti è mai andato a genio, ma una cosa la apprezzi senza dubbio, il silenzio, si impossessa dell'ambiente come fosse un dolce profumo, ne vorresti aspirare ogni essenza, te lo godi accennando un sorriso distratto.
Passano i minuti, uno dietro l'altro, si susseguono ordinati, non disturbando nessuno, arrivano le undici di sera e tu stai fissando la parete che si trova di fronte a te, un quadro di una donna seminuda, o meglio, una foto, in bianco e nero, dev'essere una modella, la grazia di quella figura stride con il contesto in cui è inserita, il suo destino è stato quello di trovarsi sopra il cartello con su scritto a pennarello nero "toilets", più sopra compare il piccolo orologio rotondo, un oggetto così anonimo, si accorda meravigliosamente con il resto del locale.
La porta d'entrata si apre, senti l'aria fredda sfiorarti il volto. ti giri, vedi una figura femminile dirigersi verso il bancone, il suo passo è incerto, è estremamente minuta, ti da l'idea di poter cadere al più debole tocco, di volar via ad un accenno di vento.
La osservi mentre ti passa davanti, guardi le sue gambe magre e slanciate, ti soffermi sul suo viso e ne rimani colpito, non possiede una bellezza appariscente, rumorosa, ma è armoniosamente dolce, due grandi occhi scuri donano un'infinita delicatezza a quel viso così piccolo, non creando nessun contrasto, le guance sono rosse, così come lo è la punta del naso, le labbra sono screpolate, la fronte è coperta da piccoli ricci neri che le cadono sulle sopracciglia folte, non curate.
Non togli lo sguardo da lei, che nel mentre si è seduta ad un tavolo in fondo alla sala. la sua persona ti ha incuriosito fin da subito, la osservi ancora una volta, le sue spalle magre escono fuori dallo schienale della sedia su cui è seduta in modo così composto, fai scorrere i tuoi occhi su di lei, leggeri, come se avessi paura di farti scoprire, in realtà ti stai godendo la sua presenza, la stai chiamando con il pensiero.
Sono le undici passate di un sabato sera che sembra protrarsi faticosamente e con enormi sforzi e tu condividi quella piacevole solitudine con una sconosciuta di cui sei terribilmente interessato, è molto giovane, sicuramente ben più di te, sai di non essere affatto un uomo dall'aspetto sgradevole, non ti sei mai fatto troppi problemi in nessun tipo di relazione con l'altro sesso, ma quella ragazza, così distante, dall'aria trasognata ti ha fatto dimenticare di trovarti nello squallido bar in fondo alla via , dove tu, tra l'altro, passi quasi ogni sera di ogni giorno su questa terra, il pensiero ti fa prendere gioco di te stesso in quell'istante.
Ti alzi, quasi spinto da un fondo di arroganza unita a quel tanto di noia che basta a farti abbandonare quella che fino a poco fa sembrava essere una posizione da statua, quasi fossi in perfetta simbiosi con quell'oggetto da arredo. Ti siedi davanti a lei, hai i suoi occhi addosso, non sembra preoccuparsi di avere uno sconosciuto a pochi centimetri di distanza, non dice una parola, si limita a scrutarti rimanendo lì dov'è, nel suo mondo chissà quanto distante dal tuo. La situazione in cui sei immerso ti sembra così surreale che non ci pensi neanche un istante ad usare un modo anche lontanamente convenzionale di approcciare un discorso.
Le chiedi se abbia voglia di fumare, lei ti guarda non apparendo turbata dalla tua presenza e da quella frase così tremendamente fuori posto, prende la sua borsa, si mette la giacca e ti segue.
Siete fuori, respiri profondamente, chiudi gli occhi per quella che sembra un'infinità, prendi il pacchetto di sigarette dalla tasca dei tuoi jeans, prima che lei potesse fare qualcosa le metti la sigaretta fra le labbra semichiuse, accendi, il fumo inizia a salire nell'aria.
Fumi insieme a lei, non le hai ancora chiesto come si chiama e non lo farai, ti incammini verso la strada che porta al tuo appartamento, lei rimane accanto a te, ti segue, il suo sguardo è rivolto verso l'alto, vorresti chiederle a cosa stia pensando, ma quella domanda quasi ti spaventa, non sai perché.
Ti fermi davanti ad un edificio grigio, uno dei tanti, apri la porta d'ingresso, la sua figura è ancora dietro di te, ha buttato la sigaretta sul marciapiede, accompagnata dall'ultima boccata di fumo entra insieme a te.
Prendete l'ascensore, le porte si chiudono, senti la sua voce chiederti quanti anni hai, tu la guardi negli occhi e con voce sommessa le rispondi semplicemente con la verità, 38.
Le porte si aprono, dopo pochi passi ti fermi, prendi le chiavi ed entri, l'appartamento è freddo, l'ambiente è illuminato dalla luce che viene da fuori passando per un'ampia finestra che si affaccia direttamente sulla strada. Ti giri verso di lei, la guardi, ti avvicini e la baci. Un lungo e silenzioso bacio, senti il suo respiro nella tua bocca, la stringi a te, stringi il suo corpo magro, non hai ancora acceso la luce, in fondo non ce n'è bisogno. Prendi il suo viso fra le mani, la baci di nuovo per non perderti nell'abisso dei suoi occhi neri.
Con un movimento improvviso si mette in ginocchio, ti guarda dal basso, ti chini a levarle il maglione di dosso, con un gesto si toglie il reggiseno, guardi il suo seno, lei non ha mai smesso di chiamarti, tiene gli occhi fissi nei tuoi.
Il suo seno è piccolo, non troppo, rimane in armonia con il resto del corpo, porta una mano all'apertura dei tuoi pantaloni, si sente il suono meccanico della zip che viene abbassata.
Sei ipnotizzato da quella ragazza, dal suo viso, dalle labbra che avvolgono il tuo membro, i suoi occhi non osano alzarsi ad incontrare i tuoi, ti lasci sfuggire un lieve sussulto. Appoggi una mano fra i suoi capelli, spingi il tuo bacino verso di lei, la tua mente si svuota, guardi il tuo membro scomparire dentro la sua bocca.
Le dici di alzarsi e di sedersi sul divano alla sua destra.
Questa dovrebbe essere la seconda volta che ti rivolgi a lei, forse la terza, quelle parole escono dalla tua bocca assumendo l'aspetto di un ordine, un comando, lei lo nota, si alza in piedi ed esegue. La guardi, senza pensarci ancora ti porti verso di lei, la prendi per un polso, la immobilizzi prima che si sieda, le togli i jeans, la sua pelle è chiara, morbida, viene illuminata dalla luce che si insinua dalla finestra andando a colpire il suo corpo coperto solo da un paio di mutande nere, sembra quasi che quella luce possa ferirla.
Stringi la sua figura, i suoi seni premono contro il tuo petto, sei sopra di lei, le fai scivolare l'intimo lungo le gambe, lo getti a terra.
Ti fermi, è inerme, spogliata da ogni veste, materiale e non; ti sta guardando, ti lasci penetrare dai suoi occhi, il suo viso si è colorato di rosso, respiri il profumo che emana.
Entri dentro di lei. Senti il suo calore, la prendi per i fianchi, lei sta godendo, è sotto di te e sta godendo, non sai chi sia, non conosci il suo nome né la sua età, ti nutri della sua flebile voce rotta dal piacere.
Stai facendo sesso con lei, la guardi ansimare sconvolta, con una mano prendi il suo seno, lo stringi con decisione. Le vieni dentro guardandola nelle sue pupille scure.

Stai fumando, osservi il suo corpo nudo, ancora tremante, rivestirsi frettolosamente. La segui con gli occhi fino all'uscio, esitante per qualche minuto e mentre sta per richiudere la porta dietro di se le chiedi il suo nome, la risposta esce in silenzio insieme a lei.

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